Riunione BCE a Firenze, Lagarde lascia tassi fermi per terza volta consecutiva. I tagli sono finiti o no?

Laura Naka Antonelli

30 Ottobre 2025 - 18:44

Annuncio tassi BCE post riunione Firenze di oggi. “Grazie mille”, così Lagarde a Panetta (Bankitalia). La diretta di Money.it. Si parla anche di Italia.

Riunione BCE a Firenze, Lagarde lascia tassi fermi per terza volta consecutiva. I tagli sono finiti o no?

I tassi di interesse dell’area euro rimangono dove sono. Lo ha annunciato oggi, giovedì 30 ottobre 2025, la BCE di Christine Lagarde, al termine della riunione di due giorni del Consiglio direttivo, che si è tenuta nella cornice di Firenze.

I tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale dell’Eurozona sono rimasti inchiodati rispettivamente al 2%, al 2,15% e al 2,40% per la terza volta consecutiva.

Tassi BCE, Lagarde conferma lo status quo e ripete il mantra

L’esito della riunione della BCE era stato ampiamente scontato dai mercati, che avevano rivolto la loro attenzione verso quanto avrebbe detto oggi, in conferenza stampa, la presidente Lagarde.

Ma, dalle risposte che la numero uno della Banca centrale europea ha dato ai giornalisti, non è emersa alcuna novità particolare.

Il mantra “ la BCE si trova in una buona posizione ”, onnipresente nelle precedenti riunioni di settembre e di luglio in cui i tassi non sono stati toccati, è stato ribadito, e anche un bel po’ di volte.

A essere rimarcato da Lagarde è stato anche il fatto, ormai noto da anni, che la Banca centrale europea non ha alcuna intenzione di seguire un percorso prestabilito dei tassi.

Le sue decisioni continueranno a dipendere dai dati macro. Su questo punto la presidente della BCE si è mostrata di nuovo ferma, puntando il dito contro l’incertezza che permea il tessuto economico mondiale e che la obbliga a essere prudente e a non poter fare grandi anticipazioni sulle future mosse di politica monetaria.

Il risultato è che Lagarde non ha alcuna fretta di muoversi.

Da Lagarde nessuna fretta di muoversi con inflazione attorno al target e PIL euro resiliente

Contrariamente ad altre banche centrali, come la Fed di Jerome Powell e la Bank of England, che si trovano ancora a combattere contro la persistenza dell’inflazione, l’Eurotower versa in una posizione quasi invidiabile, che non rende necessario agire in una direzione o nell’altra.

L’inflazione dell’Eurozona, sebbene a settembre abbia accelerato il passo, viaggia infatti attorno al target della BCE, pari al 2%, mentre il PIL si sta confermando anche più resiliente delle attese, a dispetto di tutti coloro che da mesi chiedono a Lagarde di intervenire in modo più deciso per proteggere l’economia dell’area da una possibile forte erosione che potrebbe essere scatenata dai dazi USA di Donald Trump.

Certo, la crescita del PIL dell’area euro rimane su base trimestrale appena superiore allo zero per cento, praticamente pari allo zero virgola. Ma questo zero virgola evidentemente e per ora basta alla BCE di Lagarde, anche perché è anche superiore a quanto preventivato dagli economisti.

La prova del nove è arrivata proprio oggi, poche ore prima dell’annuncio della BCE sui tassi da Firenze, con la pubblicazione della lettura preliminare dell’indicatore da parte dell’Eurostat.

Nel terzo trimestre del 2025, il PIL dell’Eurozona è salito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, più del +0,1% atteso dal consensus degli analisti.

Su base annua, la crescita del PIL dell’Eurozona è stata pari a +1,3%, in rallentamento rispetto all’espansione precedente dell’1,5%, ma meglio anche in questo caso di quanto stimato dagli economisti, ovvero di un incremento dell’1,2%.

Una situazione ottimale per Lagarde che, di nuovo, ha rivendicato la buona posizione in cui versa la BCE, che può continuare a permettersi di rimanere con le mani in mano.

Ma per quanto?

Forse anche per un bel po’, sottolineano alcuni esperti, nel mettere in evidenza le stesse dichiarazioni proferite durante la conferenza stampa dalla presidente dell’istituzione, che ha fatto notare come il settore dei servizi continui a espandersi, e come le attese siano di spese per consumi delle famiglie che dovrebbero blindare la crescita del prodotto interno lordo dell’area euro.

Certo, il contesto globale, ha ricordato Lagarde, rimane una zavorra. Ma i rischi al ribasso sulla crescita del PIL “si sono smorzati”, sia per i progressi che sono stati compiuti nelle trattative commerciali sui dazi avviate tra gli Stati Uniti di Donald Trump e i partner commerciali degli USA, sia per la tregua, per quanto a rischio, in Medio Oriente.

Detto questo, Lagarde ha ammesso che i rischi che incombono sull’inflazione “ sono più incerti del solito ”. Da un lato, “ un euro più forte potrebbe abbassare più velocemente l’inflazione ” mentre, dall’altro lato, “le spese maggiori per la difesa” che l’UE si è impegnata a sostenere potrebbero far salire i prezzi nel medio periodo.

In tilt anche gli esperti. Lagarde verso rialzi tassi o nuovi tagli in arrivo?

Le forze che condizionano la politica monetaria della BCE sono dunque così tante e talmente contrastanti che non meraviglia il fatto che ci siano alcuni economisti che non escludono il ritorno dei tagli dei tassi e altri che invece prevedono la conferma dello status quo per tante altre riunioni della BCE, se non addirittutra l’avvento di una nuova fase caratterizzata dai rialzi dei tassi.

La verità, insomma, è che nei prossimi mesi e nelle prossime riunioni di politica monetaria potrà succedere di tutto.

E così, se è vero che non mancano previsioni che puntano addirittura al ritorno a una politica monetaria fatta di strette monetarie da parte della BCE, a partire dal prossimo anno, c’è chi sottolinea che un ulteriore taglio, nel corso del 2026, non può e non dovrebbe essere escluso.

La stessa Mission Accomplished di Lagarde, che ha riportato il tasso di inflazione attorno al suo target del 2%, potrebbe d’altronde avere breve durata, dal momento che è probabile che i conti che la BCE ha fatto con le conseguenze disinflazionistiche dei dazi di Trump si rivelino non del tutto esatti.

Certo, non mancano fattori che danno ragione a Lagarde, che continua a credere più nel pericolo di un possibile nuovo aumento delle pressioni inflazionistiche che nel palesarsi di spinte fin troppo disinflattive: l’attività delle imprese, così come emerge dall’esito dei sondaggi a cui partecipano i direttori di acquisto, sta accelerando il passo e, a migliorare, è anche il sentiment in Germania.

Tra le aziende si rileva in sostanza un maggiore ottimismo, legato al fatto che l’incertezza sull’entità dei dazi di Trump che aveva caratterizzato la prima parte dell’anno è stata in parte spazzata via dall’accordo sulle tariffe raggiunto tra il presidente americano e la numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Vero però anche che, a fare da contraltare a questi messaggi positivi, ci sono dati che indicano come l’industria continui a soffrire e come, ovviamente, per effetto dei dazi di Trump, le esportazioni dell’Europa verso gli Stati Uniti stiano scendendo in modo significativo.

Come se non bastasse e come previsto, aumentano infine le prove del nove della strategia della Cina di invadere il mercato dell’area euro di prodotti che non può vendere negli Stati Uniti, a causa delle tensioni commerciali tra Pechino e Washington. Tensioni che, a dispetto dei proclami del presidente americano Donald Trump sbandierati a seguito dell’incontro con l’omologo Xi Jinping, sono destinate a persistere.

Tutti questi elementi continuano ad avallare il timore paventato più volte da alcuni economisti, che hanno avvertito come Lagarde si sia cullata fin troppo sugli allori, anche se ha tagliato i tassi di interesse dell’area euro ben 8 volte, nell’anno compreso tra il 6 giugno del 2024 e il 5 giugno del 2025.

Tra l’altro, è stata la stessa Lagarde a lanciare diversi alert, nel corso delle ultime settimane, su possibili shock in arrivo per l’economia e per i mercati, presentando anche la bolla speculativa che, in caso di esplosione, potrebbe innescare l’avvento di una nuova crisi finanziaria.

Sui mercati e tra gli strategist si è parlato così più volte del pericolo che la BCE possa commettere un errore madornale.

Dunque? Dunque le stesse previsioni degli esperti su quanto potrà accadere nelle prossime riunioni della Banca centrale europea sono contrastanti seppur si stia facendo strada l’opinione secondo cui sarebbe prematuro decretare la fine dell’allentamento monetario firmato dall’Eurotower.

I commenti degli esperti post annuncio tassi BCE

Di seguito alcuni commenti che sono stati rilasciati a seguito del BCE Day di oggi di Firenze.

Andrea Campisi, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management, ha fatto notare come nel BCE Day siano arrivati due dati macro sostanzialmente hawkish: da un lato la pubblicazione del PIL del terzo trimestre francese, uscito sopra le attese, e dall’altro lato “il dato sull’inflazione spagnola, che ha stupito al rialzo, in quanto trainata dai prezzi dell’energia e dai trasporti aerei”.

Nel ricordare che “oggi Lagarde ha confermato che il livello attuale dei tassi è coerente con il target d’inflazione al 2%, che i rischi per la crescita sono marginalmente diminuiti mentre sull’inflazione restano bilanciati, con attese di una discesa sotto target nel 2026 e una risalita verso il target nel 2027, sostenuta dagli impulsi fiscali”, Campisi ha scritto nella nota a commento del BCE Day che “la diminuzione dell’incertezza da tariffe lascia ora spazio alla verifica sugli impatti delle stesse, motivo per il quale sarà chiave l’incontro di dicembre in cui verranno aggiornate le proiezioni di crescita e inflazione, a fronte anche di maggiore chiarezza sul piano fiscale tedesco, la crisi politico-fiscale francese e la velocità di crociera dell’economia dell’Eurozona”.

La possibilità che la BCE torni a tagliare i tassi, in ogni caso, esiste.

Il gestore di Pictet AM ha sottolineato infatti che, a suo avviso, “in questo contesto, caratterizzato da incertezza, traiettoria d’inflazione sotto le attese, export gravati da tariffe e un cambio rafforzatosi del 12%, restiamo dell’idea che il mercato debba scontare una probabilità superiore a quella corrente (10%) di un possibile taglio nei prossimi 3-6 mesi, a sostegno della crescita, al pari di quanto fatto dalla Fed nella serata di ieri. Ai dati di novembre e dicembre la conferma, o meno, che il livello dei tassi corrente sia neutrale, come identificato da Lagarde”.

Simile l’opinione di Simon Dangoor, Head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management, che ha commentato la decisione sui tassi annunciata dalla BCE di Christine Lagarde scrivendo nero su bianco di ritenere che
la possibilità di un taglio dei tassi a dicembre o nella prima metà del 2026 sia sottovalutata, anche se il nostro scenario di base rimane quello che vede la BCE mantenere i tassi invariati nel prossimo futuro ”.

Dangoor ha segnalato che “i dati rimangono contrastanti, mentre il possibile rallentamento dell’espansione fiscale della Germania potrebbe ridurre le prospettive di crescita e placare alcuni dei falchi del Comitato”.

A questo punto, tutto è rimandato a dicembre, mese in cui la BCE presenterà “le proiezioni economiche per il 2028: se queste dovessero indicare un’inflazione inferiore alle attese per il terzo anno consecutivo, i membri più accomodanti spingeranno per un taglio dei tassi il prima possibile ”.

L’annuncio sui tassi euro dalla BCE dopo riunione Firenze, la diretta di Money.it

Money.it ha seguito la diretta del BCE Day di oggi, giovedì 30 ottobre 2025.

L’annuncio della BCE sui tassi, che sono stati lasciati invariati per la terza volta consecutiva, ha fatto seguito alla riunione dei banchieri centrali che si è tenuta stavolta non nella sede di Francoforte ma, su invito di Bankitalia, a Firenze.

A tal proposito, in Italia è già montata la polemica su alcune dichiarazioni che la presidente dell’Eurotower Christine Lagarde ha rilasciato, in particolare durante la sua visita a sorpresa al mercato di Sant’Ambrogio del capoluogo toscano.

Lagarde ha poi incontrato ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sempre a Firenze, concludendo il primo giorno della riunione dell’istituzione con un discorso proferito in occasione della cena a cui è stata invitata da Fabio Panetta, numero uno della Banca d’Italia.

Sotto i riflettori la frase con cui la numero uno della banca centrale ha paragonato l’Europa alla cupola di Brunelleschi.

Occhio intanto alla reazione dei mercati alla decisione della BCE di confermare i tassi e alle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa da Lagarde.

Piazza Affari, Ftse Mib ancora in ribasso ma in ripresa da minimi intraday. Stellantis -10%, Campari +11%

Piazza Affari rimane in rosso, anche se riduce le perdite delle ore precedenti, quando il Ftse Mib era capitolato fino al -0,90% circa. L’indice segna dopo la conclusione della conferenza stampa di Christine Lagarde un ribasso dello 0,44% a quota 43.069,23 punti. In evidenza ancora il tonfo di Stellantis, che si confermano le azioni peggiori dell’indice con un tracollo superiore a -10%. Volano invece le azioni Campari, in rally di oltre l’11% dopo la pubblicazione della trimestrale.

Con resilienza PIL euro, Schroeders punta a tassi BCE invariati fino al 2026. A meno che...

Irene Lauro, economista della divisione dedicata all’area euro di Schroders, ha commentato così la decisione della BCE di lasciare i tassi di interesse dell’Eurozona fermi per la terza volta consecutiva:

“Il mantenimento dei tassi di interesse da parte della BCE segnala fiducia nell’efficacia della propria politica. La crescita del PIL (del’Eurozona) è migliorata allo 0,2% nel terzo trimestre e i dati PMI di ottobre indicano un momentum più forte per l’ultimo trimestre, in linea con la nostra previsione secondo cui la crescita dell’Eurozona sta finalmente guadagnando slancio. L’incertezza politica in Francia potrebbe pesare sull’economia del Paese, ma altrove le prospettive stanno migliorando e suggeriscono che la politica monetaria sta avendo un effetto sull’economia reale. Il forte rimbalzo dell’attività nel settore dei servizi indica che i consumatori stanno spendendo di più, mentre anche il settore manifatturiero è destinato a registrare una ripresa, sostenuto dai maggiori stimoli fiscali tedeschi grazie all’aumento degli ordini nel settore della difesa. Restiamo fiduciosi che la crescita si rafforzerà nel corso del prossimo anno, a sostegno della decisione della BCE di mantenere i tassi invariati fino al 2026. Tuttavia, se l’inflazione dovesse risultare inferiore alle attuali proiezioni, la BCE potrebbe seguire l’approccio di gestione del rischio della Fed e procedere a un taglio preventivo dei tassi. Per ora, le prospettive per l’Eurozona sono cambiate in positivo, un cambiamento gradito dopo mesi di stagnazione”.

Tassi BCE, terminata la conferenza stampa in cui hanno preso la parola Lagarde e Panetta (Bankitalia)

Terminata la conferenza stampa che ha visto la presidente della BCE Christine Lagarde e il governatore di Bankitalia Fabio Panetta rispondere alle domande dei giornalisti, che hanno avuto per oggetto non solo la decisione sui tassi presa oggi dalla Banca centrale europea, ma anche le potenzialità e i costi dell’euro digitale, i presunti rischi alla stabilità finanziaria che potrebbero essere rappresentati dalla tassazione che il governo Meloni ha imposto alle banche italiane e la stessa crescita dell’economia italiana. Alle domande su questi ultimi dossier, relativi all’Italia, ha risposto il numero uno della Banca d’Italia, Fabio Panetta.

Bankitalia Panetta, economia italiana continua a crescere. E l’Italia è un creditore netto

“Abbiamo bisogno di maggiori informazioni riguardo alla crescita del PIL dell’Italia”. Così il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, commentando il trend del PIL dell’Italia e facendo notare che l’economia italiana continua a crescere, nonostante i vari fattori che hanno pesato sulla crescita, così come su quella di altri Paesi. “L’economia si è confermata molto più resiliente di quanto previsto fino a due-tre anni fa”, ha sottolineato il banchiere.

Panetta ha menzionato anche il trend al ribasso del deficit-PIL del Paese, che dovrebbe scendere al di sotto del 3% e ciò che “è passato inosservato”, ovvero il il surplus della bilancia dei pagamenti dell’Italia. “ L’Italia è un creditore netto : ogni anno diamo parte dei nostri risparmi, sfortunatamente, a Paesi esteri”.

Lagarde su euro digitale. La moneta è un bene pubblico. Panetta, parlare più dei benefici che dei costi dell’euro digitale

Money remains a public good ”. Così ha detto Lagarde, sottolineando come la moneta sia “ un bene pubblico ”. Nel commentare il dossier relativo all’euro digitale, la presidente della BCE ha detto che la sua missione è quella di garantire che l’euro rimanga un bene pubblico, facendo notare come le banche centrali svolgano il ruolo “custodi” del denaro. “La nostra missione è che il denaro rimanga un bene pubblico e che l’euro digitale goda della stessa fiducia delle banconote. Stiamo lavorando a questo obiettivo”, ha rimarcato la presidente della BCE.

Sui possibili costi di un euro digitale per le banche, Panetta ha sottolineato che “non sarebbe saggio parlare dei suoi costi, prima di parlare dei suoi benefici”.

Detto questo, il costo dell’adozione dell’euro digitale non sarebbe così alto. Chi pagherebbe questi costi? Il numero uno di Bankitalia ha sottolineato che i costi dipenderebbero dalla competizione tra le istituzioni finanziarie, facendo notare che la nascita stessa dell’euro digitale promuoverebbe una maggiore concorrenza tra le banche.

Panetta (Bankitalia) risponde a domanda su impatto misure governo su banche

Nel prendere la parola e nel commentare le condizioni in cui versano le banche italiane, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha motivato il miglioramento del settore bancario di questi ultimi anni, rimarcando che gli istituti di credito vantano una buona redditività e sottolineando che “ non prevediamo rischi di instabilità finanziaria ” con le misure che sono contenute nella legge di bilancio 2026, in particolare con quella tassazione che è stata decisa dal governo Meloni, anche perché si tratta di una tassazione “limitata.

Lagarde, rischi al ribasso sulla crescita del PIL si sono smorzati

I rischi al ribasso sulla crescita del PIL si sono smorzati”. Così Lagarde nel corso della conferenza stampa, mettendo in evidenza la resilienza dell’economia dell’area euro.

Lagarde ripete il mantra e cita PIL euro migliore delle attese “BCE in una buona posizione”.

Siamo in una buona posizione, anzi, grazie all’ospitalità di Bankitalia, siamo in una posizione magnifica ”, ha detto Lagarde, rispondendo alla domanda di una giornalista. In termini di politica monetaria, la presidente della BCE ha rimarcato che la posizione in cui versa la BCE è dunque “ buona ”, rimarcando quello che è diventato uno dei suoi mantra.

La presidente dell’Eurotower ha menzionato anche il dato sul PIL dell’area euro relativo al terzo trimestre del 2025 che è stato pubblicato nella giornata di oggi, e che ha messo in evidenza una crescita dello 0,2%, battendo le stime. Di conseguenza, “ non mi lamenterei sulla crescita (del PIL ” anche se “potremmo fare meglio”. Se la buona posizione in cui si trova la Banca centrale europea è qualcosa di fisso? Lagarde ha ribadito che “guarderemo ai vari dati che arriveranno dal fronte macroeconomico e ci assicureremo che rimarremo in questa buona posizione”.

BCE, Lagarde presenta rischi al rialzo e al ribasso sull’inflazione

Nel presentare i rischi al rialzo e al ribasso che incombono sull’inflazione dell’area euro, Lagarde ha sottolineato che “un euro più forte potrebbe far scendere l’inflazione più delle attese”. Dall’altro lato, “le spese per la difesa potrebbero aumentare l’inflazione nel medio termine”.

Lagarde ricorda accelerazione inflazione a settembre, outlook continua a essere più incerto del solito

La presidente della BCE Lagarde ha ricordato che nel mese di settembre l’inflazione dell’area euro è salita del 2,2%, accelerando il passo rispetto al mese precedente, a causa del ridimensionamento del calo dei prezzi energetici. Lagarde ha ricordato che anche l’inflazione core si è rafforzata al ritmo del 2,4%.

Nel sottolineare che gli indicatori relativi all’inflazione continuano a puntare a una inflazione che nel medio termine dovrebbe attestarsi attorno al target della BCE del 2%, Lagarde ha sottolineato che le pressioni inflazionistiche dovrebbero indebolirsi a causa di alcuni fattori, come il rallentamento atteso per la crescita dei salari.

In ogni caso, “l’outlook sull’inflazione continua a essere più incerto del solito a causa della volatilità ” legata alle dinamiche relative al commercio globale (leggi dazi Trump).

Iniziata conferenza stampa di Christine Lagarde, la presentazione di Panetta (Bankitalia)

Iniziata la conferenza stampa di Christine Lagarde, la presidente della BCE. A dare il via alla conferenza stampa è stato il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, che ha ricordato che questa è la quarta volta che l’Italia ospita una riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea. “Grazie mille”, ha esordito poi Lagarde, ringraziando Panetta e lo staff della Banca d’Italia per l’ospitalità con cui ha accolto il Consiglio direttivo dell’istituzione.

Tassi BCE, Goldman Sachs AM commenta: possibilità taglio tassi dicembre o inizi 2026 sottovalutata

Simon Dangoor, Head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management, commenta così la decisione sui tassi appena annunciata dalla BCE di Christine Lagarde:

“Riteniamo che la possibilità di un taglio dei tassi a dicembre o nella prima metà del 2026 sia sottovalutata, anche se il nostro scenario di base rimane quello che vede la BCE mantenere i tassi invariati nel prossimo futuro. I dati rimangono contrastanti, mentre il possibile rallentamento dell’espansione fiscale della Germania potrebbe ridurre le prospettive di crescita e placare alcuni dei falchi del Comitato. Il meeting di dicembre prevede la presentazione delle proiezioni economiche per il 2028: se queste dovessero indicare un’inflazione inferiore alle attese per il terzo anno consecutivo, i membri più accomodanti spingeranno per un taglio dei tassi il prima possibile”.

Piazza Affari rimane in rosso post annuncio tassi BCE, Wall Street giù. Meta affonda del 12% post conti

Subito dopo l’annuncio della BCE, che ha deciso di confermare i tassi di interesse dell’Eurozona per la terza volta consecutiva, il Ftse Mib continua a riportare un trend al ribasso. L’indice della borsa di Milano segna un calo dello 0,67%, a quota 42.953,54 punti. Il verdetto sui tassi era stato ampiamente scontato dai mercati.

Prende il via intanto la giornata di contrattazioni di Wall Street. Trend al ribasso per l’indice Dow Jones, che cede lo 0,33%, a quota 47.458 punti circa. Male anche lo S&P 500, che arretra dello 0,54%, a 6.853 punti circa. Peggio fa il Nasdaq Composite, che sconta le performance negative delle azioni Meta e Microsoft dopo la pubblicazione delle trimestrali da parte delle due Big Tech americane.

Collassa in particolare il titolo Meta, che affonda del 12%, dopo avere annunciato di prevedere spese in conto capitale per questo anno 2025 comprese tra 70 e 72 miliardi di dollari, più alte rispetto al precedente range previsto, compreso tra $66 miliardi e $72 miliardi.

Meta, colosso dei Magnifici 7 così come anche Microsoft, ha annunciato di avere concluso il terzo trimestre del 2’025 con un EPS a quota 7,25 su base adjusted, meglio dei $6,69 attesi dal consensus. In crescita il fatturato, che si è attestato a $51,24 miliardi, meglio dei $49,41 miliardi attesi. La Big Tech ha tuttavia annunciato anche che sui conti ha pesato un onere straordinario pari a $15,93 miliardi.

Le notizie positive non sono tuttavia mancate, se si considera che il fatturato di Meta, in crescita del 26% su base annua, è salito al ritmo più forte dal primo trimestre del 2024. Meta ha reso noto di prevedere per il quarto trimestre ricavi compresi tra $56 e $59 miliardi.

Il comunicato della BCE relativo alla decisione sui tassi di interesse dell’area euro

Così si legge nel comunicato che la BCE ha pubblicato per annunciare la decisione presa oggi sui tassi di interesse dell’Eurozona:

“Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. L’inflazione resta prossima all’obiettivo del 2% a medio termine e la valutazione delle prospettive di inflazione condotta dal Consiglio direttivo si conferma pressoché invariata. L’economia ha continuato a crescere malgrado il difficile contesto mondiale. Il vigore del mercato del lavoro, la solidità dei bilanci del settore privato e le passate riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo rimangono fattori importanti alla base della capacità di tenuta dell’economia. Tuttavia le prospettive sono ancora incerte, soprattutto a causa delle attuali controversie commerciali e tensioni geopolitiche a livello mondiale.

Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, il Consiglio direttivo seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi.

Tassi di interesse di riferimento della BCE

I tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rimarranno invariati al 2,00%, al 2,15% e al 2,40%, rispettivamente.

Programma di acquisto di attività (PAA) e Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP)

I portafogli del PAA e del PEPP (pandemic emergency purchase programme) si stanno riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.

Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Inoltre, lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi.

La Presidente della BCE illustrerà i motivi di tali decisioni nella conferenza stampa che avrà luogo questo pomeriggio alle 14.45 (ora dell’Europa centrale)”.

La BCE lascia tassi invariati per la terza volta consecutiva

La BCE ha annunciato di avere lasciato invariati i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rispettivamente al 2%, al 2,15% e al 2,40%.

Tra i market mover di oggi l’accordo commerciale tra gli USA di Trump e la Cina di Xi Jinping

Oggi, giovedì 30 ottobre 2025, non è ’solo’ il giorno in cui la BCE annuncerà la propria decisione sui tassi di interesse da Firenze.

Sotto i riflettori anche la grande notizia che interessa il fronte geopolitico e commerciale, ovvero l’accordo che è stato siglato tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping sui dazi.

Così commenta l’intesa Raphael Gallardo, Chief Economist di Carmignac:

“Come previsto, quanto concordato tra Trump e Xi a Busan rappresenta più un quadro preliminare per una tregua di un anno che un trattato commerciale, e ancor meno un grande accordo strategico. I risultati ottenuti segnano concessioni significative da entrambe le parti.

Concessioni da parte degli Stati Uniti:

  • Dimezzamento dei dazi del 20% sul fentanyl in cambio di promesse vaghe da parte di Xi di ridurre le spedizioni dei precursori dell’oppioide.
  • I dazi reciproci restano al 10% anziché al 36% per un anno.

L’estensione della Entities List USA alle controllate possedute al 50%+ viene però rinviata di un anno.

Concessioni da parte della Cina:

  • Ripresa immediata delle importazioni di soia e altri prodotti agricoli USA.
  • Vaghe promesse di acquisto di energia statunitense.
  • Finalizzazione dell’accordo su TikTok.
  • Controlli all’export su terre rare e altre materie prime critiche rimandati di un anno.

Ciò che emerge è il passaggio da una serie di tregue di 90 giorni a un orizzonte temporale annuale. È chiaramente un elemento positivo, che sosterrà il sentiment dei mercati, anche se restano alcune riserve. Primo, al momento non è stato firmato nulla. La chiusura arriverà durante la visita di Stato di Trump a Pechino in marzo. Fino ad allora, potrebbe verificarsi un nuovo, imprevisto riacutizzarsi delle tensioni (ricordate il pallone spia cinese?). Secondo, a parte il taglio dei dazi al 10%, questo accordo ci riporta semplicemente alla tregua di Ginevra raggiunta a maggio, prima dell’escalation relativa alla regola del 50% e della ritorsione attraverso i controlli sulle terre rare. Infine, mancano dai risultati i principali punti critici della rivalità. Nessuna concessione USA su Taiwan, nessuna concessione cinese sulla Russia, nessuna discussione sulle vendite di chip avanzati americani. Tutti temi che saranno certamente stati trattati, ma senza esito. Siamo quindi ben lontani da un “grande accordo”. Restiamo dunque in un processo di “decoupling controllato” dopo 40 anni di relazione economica simbiotica. Sulla carta torniamo a maggio a Ginevra, ma nel frattempo entrambe le parti hanno premuto una volta il “pulsante nucleare”: gli USA hanno chiuso le scappatoie sulla Entities List e la Cina ha giocato la carta delle terre rare. Questi passaggi hanno messo in moto dinamiche irreversibili. Gli Stati Uniti hanno avviato a velocità massima la ricostruzione della propria filiera delle terre rare. La Cina ha mostrato al quarto plenum che le priorità del prossimo piano quinquennale sono ancora una volta la costruzione di un’economia di guerra resistente alle sanzioni. Siamo quindi ancora diretti verso una collisione programmata tra le due superpotenze, e ciò che hanno appena deciso è una tregua provvisoria di un anno. Le tensioni quasi certamente torneranno a crescere dopo una cerimonia di firma ben coreografata a marzo. I mercati dovrebbero godersi questo periodo di pace fredda finché dura”.

Che succede allo spread BTP-Bund e ai rendimenti in attesa annuncio tassi BCE

Occhio a cosa sta avvenendo nel mercato dei Titoli di Stato italiani e dell’area euro, in attesa dell’annuncio sui tassi da parte della BCE. Lo spread BTP-Bund si aggira attorno a 77 punti base, a fronte di rendimenti dei BTP a 10 anni che avanzano di 4 punti base, salendo al 3,42%, e rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni, che mettono a segno un rialzo di 3 punti base, al 2,65%. In crescita di 3 punti base anche i rendimenti degli OAT francesi, che segnano un rialzo al 3,43%, confermandosi anche oggi più alti dei rendimenti dei BTP, come è accaduto più volte a seguito dell’azzeramento dello spread Italia-Francia a 10 anni e di un suo ulteriore calo, per la prima volta nella storia dell’area euro, anche in territorio negativo.

Il trend dei futures su Dow Jones, S&P 500, Nasdaq post annuncio tassi Fed

Dopo la chiusura contrastata di ieri di Wall Street a seguito dell’annuncio della Fed sui tassi, i futures sui principali indici azionari degli Stati Uniti registrano un lieve ribasso.

Poco al di sotto della parità i futures sui listini S&P 500, mentre i futures sul Nasdaq Composite cedono lo 0,12%.I contratti sull’indice Dow Jones arretrano dello 0,32%.

Ieri il Dow Jones Industrial Average ha concluso la sessione segnando una flessione pari a -74,37 punti, o dello 0,2%, a 47.632, mentre lo S&P 500 ha chiuso sostanzialmente piatto, a quota 6.890,59. Il Nasdaq Composite ha invece sovraperformato, salendo dello 0,55% al valore di chiusura record di 23.958,47, grazie ai buy scattati in particolare sulle azioni Nvidia, grandi protagoniste con la notizia relativa alla capitalizzazione di mercato di ben 5 trilioni di dollari che il colosso dei chip per l’AI è riuscito a raggiungere.

Mercato forex, euro-dollaro poco mosso. Il biglietto verde forte sullo yen

Sul mercato del forex, il rapporto euro-dollaro EUR-USD oscilla attorno a quota $1,1606, dopo essere stato zavorrato alla vigilia dai buy sul dollaro USA scattati dopo le parole proferite dal presidente della Fed Jerome Powell, nella conferenza stampa che ha seguito l’annuncio sui tassi sui fed funds. Il dollaro rimane in solido rialzo nei confronti dello yen, con il rapporto USD-JPY che avanza dello 0,70% circa, attorno a JPY 153,86.

Il biglietto verde è piatto invece verso la sterlina UK, con il cambio sterlina-dollaro, GBP-USD a quota $1,3181.

Il Ftse Mib di Piazza Affari accelera al ribasso, giù anche le altre borse europee

A fronte dell’indice Ftse Mib che accelera al ribasso, scendendo dello 0,90% circa, in evidenza tra le borse europee la performance degli altri principali indici azionari, che riportano perdite inferiori rispetto a quella sofferta dal listino benchmark di Piazza Affari.

L’indice Dax della borsa di Francoforte segna un calo dello 0,17% circa, mentre il Cac 40 della borsa di Parigi arretra dello 0,70%.

Il Ftse 100 della borsa di Londra lascia sul terreno lo 0,47% circa, mentre l’indice di riferimento dell’azionario europeo, lo Stoxx Europe 600, soffre una flessione dello 0,43%.

Piazza Affari in ribasso in attesa annuncio tassi BCE

In attesa dell’annuncio sui tassi della BCE di Christine Lagarde, il Ftse Mib di Piazza Affari segna una flessione dello 0,70% circa, scendendo a quota 42.950,50 punti.

I trader non guardano solo al grande market mover della giornata di oggi, rappresentato dal BCE Day, ma anche ad alcune notizie che sono state riportate nelle ultime ore da diverse aziende italiane, nel pieno della stagione delle trimestrali.

Tra i titoli male soprattutto Stellantis che, dopo la pubblicazione dei numeri relativi ai ricavi e alle consegne del terzo trimestre del 2026, vede le proprie azioni affondare di oltre il 6%.

In evidenza anche i sell che si abbattono su Prysmian dopo la pubblicazione dei conti, mentre a impedire al Ftse Mib di cadere ulteriormente è sicuramente la febbre esplosa sulle azioni Campari. In evidenza a Piazza Affari anche la nuova grande mossa di UniCredit , la banca guidata dal CEO Andrea Orcel.

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