Riunione della BCE nella cornice di Firenze. Cosa deciderà di fare sui tassi la presidente Christine Lagarde post Fed Day? Le previsioni che stupiscono.
La riunione della BCE ormai è qui, e da un po’ fioccano diverse previsioni sulla decisione sui tassi dell’area euro che sarà annunciata dal Consiglio direttivo della Banca centrale europea, presieduto da Christine Lagarde dopodomani, giovedì 30 ottobre 2025, direttamente da Firenze.
Stavolta, la riunione di politica monetaria dell’istituzione si terrà infatti nella cornice del capoluogo toscano, con la Banca d’Italia che farà gli onori di casa.
Il meeting - il penultimo di questo anno 2025 - prenderà il via nella giornata di domani, mercoledì 29 ottobre, per concludersi dopodomani con l’annuncio delle decisioni assunte da Lagarde & Co.
I mercati e gli analisti non hanno dubbi sull’esito di questa riunione. Le previsioni puntano tutte sulla conferma dello status quo sui tassi da parte della BCE per la terza volta consecutiva, dopo i nulla di fatto delle riunioni precedenti di luglio e di settembre.
Questo significa che il Consiglio direttivo della Banca centrale europea guidata dalla presidente Christine Lagarde confermerà per l’ennesima volta i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rispettivamente al 2%, al 2,15% e al 2,40%.
Nell’attesa, è arrivata intanto una notizia sorprendente sulla possibile direzione dei tassi.
Per la precisione, da un sondaggio lanciato da Bloomberg è risultato che il tasso di riferimento, ovvero quello sui depositi, potrebbe rimanere inchiodato all’attuale 2% per ben due anni. Altro che speranze di nuove sforbiciate.
Previsioni riunione BCE da Firenze, Lagarde verso nulla di fatto sui tassi per terza volta consecutiva
Come di consueto, l’annuncio sui tassi di interesse dell’Eurozona arriverà con la pubblicazione di un comunicato ad hoc da parte della BCE alle 14.15 ora italiana.
Successivamente, alle 14.45, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde risponderà in conferenza stampa alle domande dei giornalisti.
L’annuncio sui tassi della BCE arriverà nel Day After il Fed Day previsto per la giornata di domani, mercoledì 29 ottobre 2025.
I mercati staranno digerendo ancora, dunque, le decisioni sui tassi sui fed funds che saranno state annunciate dalla Banca centrale americana, in una fase storica in cui i banchieri centrali continuano a calcolare i danni che le rispettive economie soffriranno a causa dei dazi imposti dall’amministrazione americana di Donald Trump.
L’impressione, messa in evidenza anche dall’FMI nell’ultimo World Economic Outlook (WEO) stilato, è che le conseguenze dei dazi di Trump sui fondamentali dell’economia globale saranno meno disastrose di quanto temuto.
Non per niente, sebbene nel caso della Fed le previsioni siano decisamente diverse rispetto a quelle stilate per il verdetto della BCE, c’è qualcuno che lancia avvertimenti su un pericolo che, in primis la Banca centrale USA, starebbe di nuovo sottovalutando.
Nessuno mette la mano sul fuoco sulle previsioni. Ma c’è chi ormai vede stop definitivo tagli tassi BCE
In generale, nessuno è pronto a mettere la mano sul fuoco sulle previsioni che continuano a essere stilate dalle istituzioni finanziarie e dagli esperti di tutto il mondo, mentre sono le stesse istituzioni finanziarie, inclusa la BCE, a lanciare alert sul rischio rappresentato dall’arrivo di nuovi eventuali shock.
Si naviga insomma a vista e l’intenzione dei banchieri centrali è quella di andare avanti su questa strada, senza azzardarsi a fare un passo più lungo della gamba.
Sia la numero uno della BCE Christine Lagarde che Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, hanno già dimostrato diverse volte di guardarsi bene dall’annunciare le traiettorie future dei tassi, rispettivamente dell’area euro e degli Stati Uniti.
Allo stesso tempo, e a dispetto dello stesso alert su una bolla speculativa lanciato da Lagarde, la BCE potrebbe aver deciso di non muoversi più sui tassi, e non solo in occasione di questa imminente riunione.
Qualche analista ha addirittura pronosticato il momento in cui i tassi dell’area euro torneranno a essere non tanto tagliati, ma alzati.
Tassi BCE, l’esito sorprendente del sondaggio. Lagarde ferma fino al 2027?
Veniamo alla notizia sorprendente che riguarda la possibile evoluzione dei tassi di interesse dell’area euro, arrivata con la diffusione dei risultati di un sondaggio che è stato lanciato da Bloomberg. Risultati che sono stati riassunti nell’articolo “ECB to Hold Interest Rates at 2% for Next Two Years, Poll Shows”.
Tradotto: “Il sondaggio rivela che la BCE lascerà i tassi (sui depositi) fermi al 2% nell’arco dei prossimi due anni”, ovvero fino al 2027.
Altro che nuove sforbiciate al costo del denaro dell’area euro, dunque, a dispetto delle colombe, che più volte hanno lanciato attenti vari a Lagarde sul rischio di spinte disinflazionistiche; così come altro, anche, che un ritorno a una politica monetaria incentrata sui rialzi dei tassi, a dispetto in questo caso dei cosiddetti falchi.
Detto questo, tra gli economisti interpellati da Bloomberg, i falchi e le colombe non sono certo mancati.
Un terzo degli intervistati ha detto infatti di ritenere che i tassi dell’Eurozona saranno tagliati almeno un’altra volta, mostrandosi così fiduciosi nell’arrivo di una nona sforbiciata, dopo gli 8 tagli che sono stati annunciati dall’Eurotower nell’anno di allentamento della politica monetaria, compreso tra il 6 giugno 2024 e il 5 giugno di questo anno 2025.
Il 17% degli intervistati ha dichiarato invece di prevedere uno o più rialzi dei tassi, dunque strette monetarie, entro la fine del 2026.
Quasi tutti hanno concordato sul fatto che determinanti saranno le prossime previsioni sul PIL e sull’inflazione dell’area euro che saranno annunciate nell’ultima riunione della BCE dell’anno 2025, dunque a dicembre e che includeranno anche, e per la prima volta, l’outlook per il 2028.
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Tutte le sfide a cui fa fronte la BCE, da tensioni USA-Cina a caos Francia a paura bolle speculative
Guardando al breve periodo, il messaggio arrivato dal sondaggio di Bloomberg è chiaro. È improbabile che il Consiglio direttivo della BCE guidato da Christine Lagarde apporti modifiche in un senso o in quello opposto ai tassi di interesse dell’Eurozona.
D’altronde, è stata la stessa Lagarde a ripetere che la politica monetaria dell’Eurotower si trova al momento in una “buona posizione” e che il livello dei tassi è in sostanza appropriato a far fronte a eventuali nuove sfide. Sfide che Bloomberg elenca, facendo notare che non sono assolutamente poche.
Tra quelle principali, le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina, che stavolta hanno come Pomo della discordia le terre rare e i semiconduttori; la crisi in cui è sprofondata la Francia di Emmanuel Macron, che si ripresenta periodicamente con la caduta del governo di turno che non sta in piedi dalla sua nascita, in quanto di minoranza.
A questi interrogativi se n’è aggiunto anche un altro, ovvero il dubbio nei confronti della reale capacità del governo di Berlino di Friedrich Merz di sfornare quel bazooka fiscale imponente che tutta l’Europa aspetta ormai da un bel po’ di mesi.
Le sfide non finiscono qui, visto che il possibile rinvio del nuovo sistema di scambio delle emissioni in Europa - nuovo ETS europeo (Emissions Trading System), componente cruciale del Green Deal dell’Unione Europea - rischia di esercitare pressioni sull’inflazione europea nei prossimi anni.
Per non parlare poi del rischio costituito, più che dalla possibile formazione, direttamente dalla esplosione di bolle speculative, che si sarebbero già formate a causa di buy scatenati fioccati su alcuni asset, che hanno reso le rispettive valutazioni ormai insostenibili.
Sfide tutte importanti, che tuttavia fanno fronte a una situazione in cui, così come ha fatto notare Lagarde, i pericoli di breve termine che incombono sulla crescita dell’economia e sull’inflazione appaiono ampiamente bilanciati. La BCE insomma non ha fretta di muoversi sui tassi, e i grandi dubbi riguardano più cosa accadrà al di là del breve termine.
Inflazione euro, attenti al dato. La prudenza della BCE di Lagarde è giustificata?
Detto questo, dal sondaggio è emerso un dettaglio che ha dato ragione alla prudenza di Lagarde nel considerare la possibilità di tagliare ancora i tassi, ovvero l’aumento del numero di economisti preoccupati più per una inflazione pronta a riscattare al rialzo, che a scendere.
La preoccupazione è tra l’altro avallata dall’ultimo dato relativo all’inflazione dell’Eurozona, che ha messo in evidenza, nel mese di settembre, un ritmo di crescita su base annua, pari al 2,2%, che si è confermato il più alto in cinque mesi e che è risultato superiore al target di inflazione della BCE, pari al 2%.
L’attenti della BCE sarebbe dunque giustificato.
Guardando alla politica monetaria della BCE nel brevissimo, ovvero a quanto emergerà dalla riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale, che prenderà il via domani, mercoledì 29 ottobre 2025, occhio al commento rilasciato a Bloomberg da Nerijus Maciulis, responsabile economista di Swedbank.
L’esperto ha fatto notare che “l’inflazione (dell’Eurozona) rimane vicina al target (della BCE, pari al 2%)” e che, “sebbene alcuni indicatori relativi alla crescita (del PIL) abbiano traballato negli ultimi mesi, niente avalla ancora un cambiamento dell’orientamento della politica monetaria”.
Secondo Maciulis, dunque, “Lagarde potrebbe ripetere il suo principale messaggio arrivato con la riunione di settembre”, dopo l’alt ai tagli della fine di luglio, ovvero che “ci troviamo in una buona posizione”.
Da questa riunione della BCE che si terrà nella cornice di Firenze, insomma, non dovrebbe arrivare nessun grande annuncio.
Ma Lagarde ha davvero finito di tagliare i tassi? L’avvertimento opposto sul calo dell’inflazione
Nell’attesa del verdetto sui tassi della BCE, ha detto la sua anche Shaan Raithatha, Senior Economist di Vanguard Europe, scrivendo in una nota che, a seguito della “riunione di giovedì, quasi certamente la BCE manterrà invariato il tasso di deposito al 2%”, visto che “i dati sull’attività delle ultime sei settimane sono stati sostanzialmente in linea con le aspettative, l’euro è rimasto stabile e la maggior parte dei decisori politici della BCE ha ribadito che la politica monetaria è ’adeguata’”.
L’economista ha tuttavia confermato come, contrariamente a chi continua a lanciare avvertimenti sui rischi al rialzo che incombono sull’inflazione, la minaccia di una disinflazione fin troppo accentuata permane eccome.
“ I prezzi dell’energia hanno però continuato a diminuire, rappresentando un rischio al ribasso per le previsioni di inflazione della BCE, che già scontano un leggero scostamento rispetto all’obiettivo del 2%”, ha fatto notare infatti l’esperto, aggiungendo che “condividiamo l’opinione di Simukus secondo cui un taglio per motivi di gestione del rischio potrebbe essere prudente” e aggiungendo che “la nostra previsione di base è che la BCE manterrà i tassi invariati per tutto il resto del 2025 e il 2026”.
Allo stesso tempo, ha scritto l’economista senior di Vanguard Europe, “i rischi sono orientati verso un ulteriore allentamento ”.
I fattori chiave a cui gli investitori devono guardare in vista di annuncio riunione BCE del 30 ottobre
Shaan Raithatha ha presentato i fattori chiave a cui gli investitori dovrebbero guardare per capire cosa farà la BCE di Christine Lagarde sui tassi:
- Dati recenti: gli indicatori ad alta frequenza sia dell’attività economica sia dell’inflazione dall’ultima riunione della Bce a settembre sono stati sostanzialmente in linea con le aspettative. Detto questo, c’è stata una leggera delusione sulla Germania, in particolare per il forte calo della produzione manifatturiera ad agosto. Lo staff della BCE prevede una crescita dello 0% per l’area euro nel terzo trimestre, quindi la possibilità per una reazione a sorpresa accomodante guidata dalla crescita è alta.
- Prezzi dell’energia: nel frattempo, l’euro è rimasto sostanzialmente stabile, ma i prezzi del Brent sono scesi del 3% e quelli del gas naturale TTF del 7%. Se questa tendenza dovesse persistere, ciò comporterebbe un ulteriore calo dello 0,2-0,3% dell’indice dei prezzi al consumo complessivo a metà del 2026. Con la BCE che prevede già un’inflazione headline complessiva media dell’1,7% nel 2026, cresce il rischio di un calo significativo dell’inflazione.
- ETS2: Si ipotizza inoltre che il nuovo sistema di scambio delle quote di emissione dell’Ue (ETS2), la cui attuazione è attualmente prevista per l’inizio del 2027, potrebbe subire ritardi. Ciò potrebbe costringere la BCE a rivedere al ribasso anche le previsioni sull’inflazione headline per il 2027.
- Commenti della BCE: la maggior parte dei responsabili politici della Bce ha ribadito che il Consiglio rimane in una “buona posizione” e che i rischi per le prospettive di inflazione sono “bilaterali”.
Attenzione alle indicazioni dovish sui tassi e alle aspettative sull’inflazione
Nel ricordare che la “presidente Lagarde ha continuato a mostrare una preoccupazione limitata per il rischio di un’inflazione inferiore alle attese”, l’economista di Vanguard Europe ha osservato anche che, “dato l’andamento attuale dei prezzi dell’energia, condividiamo i recenti commenti di Simukus, che ha chiesto un ’taglio per la gestione del rischio’, e di Villeroy, che ritiene che la prossima mossa sarà ’un abbassamento piuttosto che un aumento’ ”.
Vero anche, ha ammesso Raithatha, che “ulteriori tagli richiederebbero probabilmente un catalizzatore”, aggiungendo che, “Lagarde ha dichiarato pubblicamente che la BCE non dovrebbe modificare la propria politica monetaria in risposta a piccole deviazioni dell’inflazione dall’obiettivo”.
L’economista ha concluso la nota riflettendo sulle aspettative di inflazione, e facendo notare che “ il tasso dello EUR 5y5y inflation forward swap - che riflette le aspettative d’inflazione media a cinque anni, tra cinque anni -, è attualmente compreso tra il 2% e il 2,1% ”, così come anche il fatto che, “negli ultimi tre o quattro mesi (questo tasso) ha registrato una tendenza al ribasso”.
Dunque, “ l’inflazione inferiore all’obiettivo nella prima metà del 2026, determinata dal calo dei prezzi dell’energia, potrebbe esercitare un’ulteriore pressione al ribasso in questo senso”, motivo per cui, “a nostro avviso, aspettative di inflazione a medio termine pari all’1,8% o inferiori giustificherebbero almeno un ’taglio precauzionale’ ”.
Insomma, la BCE di Lagarde secondo il consensus lascerà i tassi invariati per la terza volta consecutiva nella imminente riunione di Firenze del 29-30 ottobre.
Per quanto concerne quanto accadrà dopo, sebbene non manchino previsioni sui tassi hawkish, l’impressione è che le colombe continuino a resistere e a trovare motivi che avallano l’arrivo di un nono taglio del costo del denaro.
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