Prysmian crolla dopo i conti: occasione d’acquisto? Il titolo è a +137% da aprile e punta ai 127 euro

Claudia Cervi

30 Ottobre 2025 - 11:16

Dopo un trimestre record, Prysmian perde oltre il 5% in Borsa ma resta tra i migliori titoli del 2025. +137% dai minimi di aprile. Per gli analisti, l’upside può arrivare al 45%.

Prysmian crolla dopo i conti: occasione d’acquisto? Il titolo è a +137% da aprile e punta ai 127 euro

Prysmian crolla dopo i conti, arrivando a perdere oltre il 5% a Piazza Affari. Eppure è stato il terzo trimestre migliore di sempre per la regina dei cavi made in Italy.

I risultati hanno superato le attese, ma non abbastanza per alimentare un ulteriore rally, dopo il +137% dai minimi di aprile. In un contesto in cui i tassi d’interesse iniziano a calare e l’attenzione si sposta su nuovi temi (dall’intelligenza artificiale alle infrastrutture digitali) molti si chiedono se la storia di Prysmian sia arrivata a una pausa naturale o se stia iniziando un cambio di ciclo più profondo. È il classico bivio di Borsa: tenere, vendere o cogliere la correzione come opportunità?

I numeri chiave del trimestre e dei primi nove mesi 2025

Ecco i dati più significativi approvati dal Consiglio di Amministrazione:

  • Ricavi trimestrali: 5,03 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 4,54 miliardi del terzo trimestre 2024 (+9,2% organico).
  • EBITDA: 644 milioni, +19,3% rispetto ai 540 milioni di un anno fa.
  • Utile netto trimestrale: 596 milioni, +244,5% rispetto ai 173 milioni del terzo trimestre 2024.
  • Crescita per divisione:
  • Transmission +39%, spinta dai progetti in energia rinnovabile.
  • Power Grids +14,8%, grazie alla forte domanda in Nord America ed Europa.
  • Digital Solutions +13,3%, sostenuta dall’integrazione di Channell.
  • Electrification +2% nel segmento Industrial & Construction, con il Nord America a +10%.
  • Specialties in calo del 3%.
  • Ricavi nei primi nove mesi del 2025: 14,68 miliardi di euro, +5,7% rispetto ai 12,36 miliardi del 2024.
  • EBITDA dei nove mesi: 2,099 miliardi, in forte aumento rispetto a 1,269 miliardi precedenti.
  • Utile netto dei nove mesi: 1,022 miliardi, quasi raddoppiato rispetto ai 575 milioni del 2024, anche grazie alla plusvalenza di 354 milioni legata alla cessione della partecipazione in Yofc.
  • Consolidamenti: i risultati includono l’integrazione di Encore Wire (da luglio 2024) e Channell (da giugno 2025).

Il miglior trimestre di sempre (eppure il titolo scende)

Prysmian ha archiviato un terzo trimestre da record, con ricavi a 5,03 miliardi di euro, sopra il consensus di 4,86 miliardi, e una crescita organica del 9,2% contro il 7,8% previsto. L’EBITDA rettificato ha toccato 644 milioni, un dato superiore dell’1% alle stime, con margini al 12,8%. Le divisioni Renewable Transmission e Power Grids hanno trainato i risultati, rispettivamente con un balzo del 39% e del 15%, mentre la parte Electrification ha mostrato qualche segnale di stanchezza.

L’azienda ha anche alzato la guidance per il 2025, prevedendo un EBITDA fino a 2,43 miliardi e un flusso di cassa oltre 1,1 miliardi. In teoria, notizie da “buy”. In pratica, il titolo è sceso.

Risultati “solidi, ma con un’asticella sempre più alta”, scrive Jefferies. Citi , Jefferies e Barclays confermano comunque il rating positivo, sottolineando la qualità del business e la centralità del gruppo nella transizione energetica. Ma evidentemente le aspettative erano ancora più alte. Non a caso, le banche d’affari indicano target price fino a 127 euro e upside potenziale del 45%.

Segnale di pausa o cambio di rotta per gli investitori?

Dietro le vendite si nasconde una domanda più ampia: Prysmian è vittima del proprio successo? Dopo un rally di oltre il 130%, è naturale che qualcuno incassi, ma il tono del mercato sembra più profondo di una semplice presa di profitto.

Per chi investe, il messaggio è duplice. Da un lato, il business di Prysmian resta robusto, ancorato a megatrend di lungo periodo come l’elettrificazione e lo sviluppo delle reti. Dall’altro, il titolo potrebbe aver già scontato gran parte di questo scenario. In altre parole, non è la crescita a mancare, ma l’effetto sorpresa.

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