Lo spread BTP-OAT si azzera dopo l’ennesima caduta del governo francese, stavolta di Francois Bayrou. Francia sotto attacco, i bond vigilantes non perdonano.
Quanto era stato pronosticato già diverse settimane fa si è avverato. L’ennesimo crollo del governo francese, stavolta di Francois Bayrou, e il conseguente scatto al rialzo dei rendimenti degli OAT, ovvero dei bond di Parigi, porta lo spread Italia-Francia, per la precisione lo spread BTP-OAT a 10 anni, ad azzerarsi.
Raffica di smobilizzi sugli OAT, lo spread Italia-Francia si azzera
La carica di sell sui Titoli di Stato transalpini, attaccati dai bond vigilantes, porta i rendimenti decennali a volare di 7 punti base, secondo le rilevazioni di Bloomberg, al 3,48%, stesso livello a cui viaggiano oggi i rendimenti dei BTP a 10 anni, che avanzano di appena 1 punto base, e che si posizionano anch’essi al 3,48%. Risultato: lo spread tra i due Paesi vale ora zero.
In crescita oggi anche i rendimenti degli altri bond europei, sebbene a ritmi decisamente più ridotti, come dimostra il caso dei BTP, rispetto allo scatto di quelli francesi.
I rendimenti dei Bund tedeschi avanzano di 2 punti base, al 2,66%, i rendimenti dei Bonos spagnoli crescono di 1 pb al 3,24%, mentre quelli dei Titoli di Stato dell’Olanda mettono a segno un progresso di 1 pb al 2,82%.
Pressione rialzista, ma senza alcun segnale particolare di stress, anche per i rendimenti dei bond portoghesi, in crescita di 1 pb, al 3,07%. E avanzano di appena 1 punto base i rendimenti dei bond della Grecia, che si posizionano al 3,32%.
In sostanza, sono gli OAT e i BTP a confermarsi ora i bond dell’area euro più rischiosi di tutti.
Detto questo, con i rendimenti degli OAT che finiscono, all’indomani della caduta del governo Bayrou, a eguagliare il valore dei rendimenti dei BTP, il governo Meloni può cantare ora un’altra ’vittoria’: quella dell’azzeramento, per l’appunto, dello spread Italia-Francia, prospettiva che era stata già messa in conto dagli analisti nelle ultime sessioni, quando l’ennesimo collasso di un governo di Parigi era stato dato per scontato.
L’Italia continua a brindare. Non solo VS Francia, la grande rivincita con scivolone spread BTP-Bund
La rivincita dell’Italia su chi, prima che l’esecutivo italiano guidato da Giorgia Meloni si insediasse alla fine del 2022, l’aveva data già per spacciata a seguito della caduta del governo Draghi, è stata ricordata più volte dal governo italiano.
In evidenza, alla fine di agosto, il comunicato con cui il MEF, Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti, ha ricordato la discesa dell’altro spread, quello che misura il rischio dell’Italia - e che secondo alcuni non sarebbe in realtà neanche più il parametro a cui guardare per valutare l’affidabilità del Paese - ovvero lo spread tra i rendimenti dei Bund tedeschi e i BTP, sempre a 10 anni.
In meno di un anno, il differenziale è arrivato a bucare continuamente soglie psicologiche chiave: prima quella nota come target di Giorgetti, poi la soglia di 100 punti base, che ha entusiasmato così tanto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al punto da portarla a fare una gaffe che ha fatto praticamente la storia.
Lo spread BTP-Bund a 10 anni è scivolato successivamente anche sotto quota 90 e 80 punti base, fino ad affondare, come ha ricordato il MEF, a 71 punti base, così come si legge nella nota, che non ha mancato di menzionare anche la forte caduta dello spread Italia-Francia, prima dell’azzeramento di oggi, martedì 9 settembre 2025:
“Lo spread (BTP-Bund) che a settembre 2022 – poco prima dell’insediamento del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti – aveva raggiunto i 251 punti base, ha toccato i 71 punti base il 15 agosto 2025. Il 27 agosto anche il differenziale tra OAT francesi e BTP italiani si è assottigliato al minimo storico a circa 5,5 punti base. Un effetto visibile e misurabile del lavoro responsabile svolto dall’esecutivo in questi primi 3 anni”.
Con la continua crisi di Parigi, e con l’azzeramento dello spread Italia-Francia di oggi, si può dire certamente una cosa: l’Italia è percepita ora dai mercati come quella Francia ormai ex virtuosa che, ai tempi della crisi dei debiti sovrani di 15 anni fa, a fianco della Germania di Angela Merkel, aveva più volte tirato le orecchie a Roma, facendosi vanto dei suoi conti pubblici. Conti pubblici che invece ora sono disastrati anche qui.
Se gli OATs sono finiti più volte sotto attacco è, di fatto, proprio per il timore che l’assenza di un governo stabile a Parigi impedisca alla Francia di varare misure necessarie e imprescindibili per far scendere i livelli del suo deficit e del suo debito: livelli che il governo di Bayrou voleva contenere con una manovra tuttavia di lacrime e sangue, che ha finito tuttavia con il firmare la sua condanna a morte.
Il debito di Parigi si è attestato a giugno a 3,3 trilioni di euro, pari al 114% del PIL.
Si tratta di una percentuale ancora più bassa dei livelli dei debiti pubblici di Grecia (153%) e di Italia (138%). Ma, contrariamente alla Francia, questi due Paesi vantano una situazione di avanzo di bilancio e soprattutto stanno facendo i compiti assegnati dall’Unione europea con il Patto di Stabilità e crescita. Parigi, invece, di nuovo orfana di un governo, quei compiti non è neanche in condizione di farli.
leggi anche
L’Italia umilia la Francia a colpi di spread

Cosa dicono gli analisti. Prospettive di breve e lungo termine. Il commento di Scope Ratings
Sull’attenti scattano così sia i bond vigilantes che gli analisti. In evidenza il commento di Raphael Thuin, Head of Capital Markets Strategies di Tikehau Capital dal titolo “La Francia entra in una zona di turbolenze politiche dopo la bocciatura del governo Bayrou”.
Nel riassumere la situazione in cui versa Parigi, con l’Assemblea nazionale che ieri, lunedì 8 settembre, ha scritto la parola fine al governo Bayrou, rifiutando di accordare la fiducia e aprendo così una nuova fase di incertezza politica in Francia, Thuin ha fatto notare che “sebbene questo scenario fosse stato anticipato da alcuni investitori, i prossimi giorni saranno determinanti per valutare la capacità del Paese di stabilizzare il proprio quadro politico e rassicurare i mercati sulla propria traiettoria di bilancio ”.
Il responsabile della divisione di strategie di mercato dei capitali di Tikehau Capital ha parlato di un “orizzonte politico segnato dall’immobilismo e dalla prudenza ”, sottolineando che, “a breve termine, nessun partito sembra in grado di conciliare il programma di disciplina di bilancio atteso dai mercati, in particolare dagli investitori obbligazionari, con il capitale politico necessario per attuarlo”.
L’alert tuttavia non è totale:
“Tuttavia, il rischio di un massiccio slittamento dei conti pubblici appare limitato: una maggioranza parlamentare rimane comunque favorevole alla riduzione dei deficit, anche se le divisioni tra i partiti ne ostacolano l’attuazione concreta. In questo contesto, lo scenario più probabile rimane quello di un prolungamento dell’instabilità attuale. I deficit dovrebbero restare elevati, senza una prospettiva chiara di riduzione, mentre l’immobilismo politico potrebbe consolidarsi. Questa situazione non dovrebbe però provocare una rottura economica improvvisa. I fondamentali dell’economia francese, sebbene indeboliti, restano resilienti, e lo status quo potrebbe prevalere nei prossimi mesi”.
Detto questo, guardando alle prospettive di più lungo termine, l’esperto ha identificato il rischio della Francia di “ navigare a lungo tra immobilismo politico e lento deterioramento dei propri fondamentali economici ”.
La verità dunque è che, “pur non essendo atteso, nel breve termine, alcuno shock improvviso, l’accumularsi delle incertezze potrebbe, nel medio periodo, pesare sulla crescita e sulla credibilità del Paese ”.
La nota si conclude sottolineando che “la possibilità di uscire da questa impasse dipenderà tanto dalle scelte interne - in particolare dalla capacità di formare un governo stabile - quanto dalla pazienza degli investitori nei confronti di dinamiche negative che erodono la credibilità nazionale ”.
Focus anche sul commento di Thomas Gillet, direttore della divisione Sovereign and Public Sector di Scope Ratings, che ha sottolineato che “il collasso del governo francese, il secondo in meno di un anno, è un fattore credit negative per la Francia ”, i cui rating e outlook assegnati da Scope sono pari rispettivamente ad AA- e a stabile.
La caduta del governo di Bayrou, spiega Gillet, “esacerba l’instabilità politica del Paese e le sfide legate al suo debito”, visto “ il grande deficit, pari al 5,8% del PIL nel 2024 , e a causa della traiettoria crescente del debito” stesso.
Per Gillet, il debito-PIL di Parigi continuerà tra l’altro a crescere “ superando la soglia del 120% nei prossimi anni, oltre il 113% del PIL del 2024 , che è stato tra l’altro già superiore di 15 punti percentuali rispetto a quello del 2019”.
L’esperto di Gillet conclude la nota, avvertendo che, considerando entrambi gli scenari di un nuovo primo ministro nominato dal presidente francese Emmanuel Macron - che sarebbe il quinto in quattro anni - e di nuove elezioni, le seconde in due anni, “ il contesto politico frammentato, la crescente polarizzazione politica e il calendario elettorale sono tutti fattori che giocano contro un compromesso politico sulle riforme di bilancio, fattore che aumenta il rischio di una impasse politica e di una debolezza dei conti pubblici nel medio termine”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA