Tassa extraprofitti banche, governo Meloni insiste. Ecco la stangata in arrivo con la manovra

Laura Naka Antonelli

10 Ottobre 2025 - 15:29

Niente da fare. Nell’Italia di Meloni si continua a parlare ancora degli extraprofitti. Ultime previsioni su stangata in arrivo per il settore.

Tassa extraprofitti banche, governo Meloni insiste. Ecco la stangata in arrivo con la manovra

Niente da fare: in tempi di legge di bilancio, come ormai da tradizione per il terzo anno consecutivo, si torna a parlare di una probabile nuova edizione della tassa sugli extraprofitti delle banche italiane.

Non importa che in qualsiasi dizionario economico-finanziario che si rispetti la parola “extraprofitti” non venga contemplata; non importa, a quanto pare, neanche il fatto che quella famosa proposta del prelievo a carico delle banche che venne annunciata nell’agosto del 2023 e che scatenò una raffica di sell storica sulle azioni delle banche italiane quotate a Piazza Affari, venne sostituita alla fine da una versione talmente “light” da far fare una figura alquanto misera al governo Meloni, e alla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, di persona, aveva lanciato una vera e propria crociata contro quelle che aveva definito “ rendite di posizione ”. Frase tra l’altro recentemente smentita dal presidente dell’ABI (Associazione bancaria italiana), Antonio Patuelli.

Governo Meloni al lavoro su nuova tassa extraprofitti banche?

Il governo Meloni non avrebbe intenzione di rinunciare a quello che spera sia rimasto ancora un suo cavallo di battaglia da presentare alla platea nutrita dell’elettorato sovranista e populista, che si appresta tra l’altro a dire la sua nel corso delle prossime elezioni regionali. Cavallo di battaglia che ormai scalpita in modo decisamente più fiacco rispetto a due anni fa, visto il dietrofront lampante di Palazzo Chigi dal testo originario della tassa, e visto che la paternità della narrativa delle banche brutte e cattive è ormai più del M5S di Giuseppe Conte che dei partiti della maggioranza.

Tuttavia, la Lega di Matteo Salvini, come è emerso dalle dichiarazioni rilasciate dallo stesso vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, così come dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti - che ha spiegato di recente tra le altre cose cosa intende per “pizzicotti” al settore bancario - non demorde, nonostante ci sia chi ammette di avere preoccupazioni per la solidità del settore, guardando al 2026 e al 2027, citando due paure.

E così, ormai a cadenza quotidiana, si parla dell’entità del nuovo contributo di solidarietà che le banche italiane potrebbero essere chiamate a versare per finanziare la manovra a cui Palazzo Chigi sta lavorando.

I calcoli del Centro Studi di Unimpresa, governo studia tassa da 3 miliardi

In evidenza il calcolo che è stato presentato dal Centro Studi di Unimpresa che, in un’analisi ad hoc, ha pronosticato il copnto che il governo Meloni si appresta a chiedere al settore. “Governo studia tassa da 3 MLD, prelievo 4-6% su extraprofitti 2024 ”. Il titolo del rapporto, praticamente, anticipa tutto.

Balza comunque subito all’occhio che si continua tuttora a parlare di extraprofitti delle banche.

Il testo degli esperti di Unimpresa chiarisce il disegno del governo Meloni:

“Il governo punta a introdurre, con la prossima legge di bilancio, una nuova tassa sugli extraprofitti bancari in grado di garantire un gettito tra 2,5 e 3 miliardi di euro, a fronte di 46 miliardi di utli complessivi realizzati dal settore nel 2024. La nuova imposta, a carattere temporaneo per il biennio 2025-2026, colpirebbe la quota di utli eccedente la media triennale 2020-2022, individuando così la componente effe;vamente ’straordinaria’ derivante dal rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla BCE. La base imponibile includerebbe margini d’interesse e commissioni nette, e non soltanto il differenziale di tasso, con un’aliquota compresa tra il 4% e il 6%, applicata in forma progressiva in base alla dimensione e alla redditività degli istituti”.

Da queste prime fasi che si leggono, che riassumono praticamente il piano di Meloni, emerge come l’esecutivo, pur in un contesto in cui la BCE di Christine Lagarde ha smesso da parecchio di alzare i tassi di interesse dell’Eurozona (l’ultima stretta monetaria risale al settembre del 2023, quindi a due anni fa), dando il via a una politica monetaria diametralmente opposta, ovvero al ciclo dei tagli dei tassi (ben otto in tutto fino al 5 giugno 2025), continui a far riferimento a quell’effetto che le strette monetarie varate nel 2022 e nel 2023 hanno avuto sulla redditività delle banche italiane. Un effetto a quanto pare disdicevole.

È questo quanto emerge anche dall’analisi del Centro studi di Unimpresa, che spiega al contempo che il nuovo prelievo concepito da Meloni & Co. “si baserebbe su una struttura più solida e tecnicamente coerente rispetto al prelievo del 2023”: un prelievo che gli esperti dicono chiaramente che si è rivelato “inefficace e pressoché nullo nei risultati fiscali”.

Nuovo prelievo extraprofitti banche, Unimpresa presenta nuova versione dopo “esperimento fallimentare”

La nuova versione della normativa, che andrebbe a colpire gli extraprofitti, “garantirebbe al Tesoro un’incidenza media pari al 5-6% degli utili bancari annuali, senza intaccare i coefficienti patrimoniali (CET1 né alterare la capacità di erogazione del credito”.

Si tratterebbe dunque di un impianto normativo ispirato al “ modello spagnolo ”, teso a sfornare una tassa “più equa, sostenibile e tecnicamente efficace”, con un intento doppio: “Da un lato garantire un contributo straordinario da parte del settore bancario, che nel 2024 ha realizzato utili complessivi per circa 46 miliardi di euro; dall’altro reperire risorse — stimate tra 2,5 e 3 miliardi — da destinare a misure sociali e di sostegno al credito”.

Unimpresa non ha mancato di ricordare quanto successe nella terribile estate del 2023, esattamente nell’agosto 2023, quando la precedente imposta si rivelò “un esperimento fallimentare”.

La notizia di quel “prelievo del 40% sull’aumento del margine d’interesse rispetto agli anni precedenti” finì infatti per generare “ forti turbolenze sui mercati, con una perdita di quasi il 9% in Borsa per i principali istituti di credito italiani in un solo giorno”.

Identificato dall’associazione anche il vulnus di quel disegno, ovvero il “ suo carattere punitivo ” e la “base imponibile eccessivamente rigida”.

Praticamente, a essere tassata era “ la crescita dei ricavi da interessi, senza considerare l’aumento dei costi di raccolta, quindi senza misurare il reale incremento degli utili”.

La proposta, come si sa, fece un grande buco nell’acqua, venendo “rapidamente modificata, con l’introduzione di un tetto massimo pari allo 0,1 delle attività ponderate per il rischio e con la possibilità, per le banche, di evitare il versamento, destinando l’importo equivalente a riserve di capitale”.

Risultato: “ L’impatto sui conti pubblici fu pressoché nullo ”.

La nuova tassa extraprofitti a cui sta lavorando il governo Meloni presentata da Unimpresa

Memore di quel flop, che alla fine generò una tassa fantasma, secondo il Centro Studi di Unimpresa il governo Meloni starebbe meditando così su una “nuova ipotesi di intervento, in discussione per il 2025”, che presenta “caratteristiche molto diverse”, così elencate:

  • La base imponibile non sarebbe più limitata al margine d’interesse, ma comprenderebbe l’insieme dei profitti derivanti da interessi e commissioni, calcolata rispetto a una media triennale (2020-2022) che consentirebbe di isolare la componente «straordinaria» degli utili.
  • L’aliquota, compresa tra il 4% e il 6%, sarebbe di gran lunga inferiore rispetto a quella del 2023, con un effetto meno distorsivo e più sostenibile.
  • La misura potrebbe essere progressiva: le grandi banche sistemiche sopporterebbero la quota maggiore del contributo, mentre gli istituti di dimensioni minori e a vocazione territoriale ne sarebbero in parte esentati.
  • Altro elemento di differenziazione: la struttura e la finalità del prelievo. La nuova tassa avrebbe durata biennale (2025-2026), non sarebbe deducibile ai fini IRES e sarebbe versata in due rate, una semestrale di acconto e una finale di conguaglio.
  • Il prelievo non inciderebbe sul capitale regolamentare delle banche né sui coefficienti patrimoniali, evitando così effetti negativi sulla solidità del sistema e sulla capacità di erogare credito.

Le banche italiane che sarebbero maggiormente colpite dalla nuova tassa sugli extraprofitti

La natura progressiva di questa nuova tassa sugli extraprofitti ha portato il Centro Studi di Unimpresa a identificare le banche italiane che sarebbero maggiormente colpite da questa imposta:

“Gli istituti maggiori - Intesa Sanpaolo, UniCredit, Monte dei Paschi di Siena, BPER e Banco BPM - contribuirebbero per oltre due terzi del gettito complessivo, mentre le banche territoriali e cooperative sarebbero in gran parte escluse”.

Ribadito il fatto che, “diversamente dalla tassa varata nel 2023, che prevedeva un prelievo del 40% sull’aumento del margine d’interesse e un tetto massimo dello 0,1% delle attività ponderate per il rischio, la nuova formulazione avrebbe una base più ampia, un’aliquota più bassa e un impatto più prevedibile. I versamenti sarebbero effettuati in due rate semestrali, con acconto e conguaglio, e senza possibilità di compensazione con riserve di capitale”.

Centro Studi Unimpresa, nuova tassa extraprofitti banche “non un atto punitivo”

Il Centro Studi di Unimpresa ha concluso la presentazione della possibile nuova tassa sugli extraprofitti delle banche, mettendo in evidenza che, “dal punto di vista politico ed economico, la misura verrebbe presentata non come un atto punitivo ma come un contributo straordinario di solidarietà da parte di un settore che ha beneficiato ampiamente della politica monetaria restrittiva della Banca centrale europea” (leggi rialzi dei tassi).

Una volta attuata, la tassa consentirebbe al governo Meloni di raccogliere risorse, hanno fatto notare ancora gli esperti, che “potrebbero finanziare interventi mirati a favore di famiglie, mutuatari e piccole e medie imprese, riequilibrando gli effetti del ciclo dei tassi e contribuendo alla stabilità complessiva del sistema finanziario”.

Tutto ciò significa che, “mentre la tassa del 2023 fu percepita come un provvedimento improvvisato e populista, la nuova impostazione punta a un approccio calibrato, realistico e temporaneo, in grado di garantire un gettito certo senza compromettere la redditività e la competitività delle banche italiane”.

Crociata della Lega di Salvini e Giorgetti contro le banche. Il titolare del Tesoro ora parla di “mega profitti”

Nel frattempo, la crociata, soprattutto della Lega, contro i troppi utili incassati dalle banche italiane è continuata.

Matteo Salvini da un po’ ha citato l’ammontare a suo avviso monstre dei profitti degli istituti di credito italiani, facendo anche una gaffe sulle cifre di UniCredit, la banca italiana guidata dall’amministratore delegato Andrea Orcel che deve essergli praticamente invisa, dal momento che l’ha definita anche “banca straniera”.

Negli ultimi mesi, altre dichiarazioni del titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti hanno fatto paventare un attacco contro gli stessi dividendi.

In evidenza lo scontro puntuale, come era avvenuto negli anni precedenti, tra la Lega di Salvini e Forza Italia, con il segretario di quest’ultima Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Affari esteri, che si è fatto invece strenuo paladino del settore, definendo alcune proposte roba da Unione sovietica, a fronte del “cedano parte degli utili” che Salvini ha continuato a ribadire.

Ventilata anche la possibilità di una tassa sui buyback delle banche, mentre tra le varie possibilità anche quella di un nuovo possibile rinvio della possibilità delle banche italiane di convertire le DTA in crediti fiscali.

Insomma, nell’Italia di Meloni si è detto in questi ultimi giorni di tutto e di più, con la parola extraprofitti che si è fatta sentire più volte. Qualche giorno fa, la precisazione del ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti, che invece ha deciso di optare per il termine di “mega profitti”, continuando comunque ad assediare il settore.

Iscriviti a Money.it