Banche italiane e manovra, nuovo schiaffo dal governo Meloni?

Laura Naka Antonelli

17 Settembre 2025 - 10:32

Nuovi rumor su una possibile mossa da parte del governo Meloni hanno zavorrato le azioni delle banche italiane. Quale sarebbe l’opzione al vaglio per finanziare la manovra.

Banche italiane e manovra, nuovo schiaffo dal governo Meloni?

Non c’è alcun dubbio sul fatto che il governo Meloni le stia pensando tutte, e da anni, per trovare il modo in cui chiamare all’appello le banche italiane per finanziare le leggi di bilancio che puntualmente deve varare per l’anno successivo.

Sono ormai tre gli anni, dal 2023 a quello attuale del 2025, in cui ad agosto spuntano dal cilindro di Meloni nuove idee per costringere il settore bancario italiano a iniettare moneta nelle manovre di turno.

A sponsorizzare le varie opzioni, in prima linea, c’è sempre la Lega di Matteo Salvini, mentre paladino delle banche italiane è diventato ormai il leader di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani.

Dalla tassa sugli extraprofitti (flop) a rumor tassa sui buyback e su congelamento delle DTA

Dalla tassa sugli extraprofitti annunciata nel 2023, che tanto ha scosso Piazza Affari nell’agosto di quell’anno, e che poi si è confermata la classica montagna che ha partorito un topolino, al contributo di solidarietà deciso nel 2024 per la legge di bilancio del 2025, a oggi, le ipotesi su cui ha ragionato il governo Meloni per attingere alle casse delle banche italiane si sono sprecate. Tra queste, anche una mossa contro le stock options.

Nuove manovre contro le banche sono rispuntate quest’anno, prendendo anche la forma di una ipotetica tassa sui buyback, in linea con quanto aveva tra l’altro detto il ministro dell’Economia e delle Finanze (MEF) Giancarlo Giorgetti, quando aveva manifestato un certo disagio nel commentare la pioggia dei dividendi che le banche italiane, grazie alla loro solidità, distribuiscono ai loro azionisti.

Nelle ultime settimane, ripetute sono state le dichiarazioni che, puntualmente, sono arrivate per l’appunto soprattutto dal leader della Lega, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha citato a volte numeri facendo anche un po’ di confusione. Dal canto suo, Tajani ha definito le nuove minacce che aleggiano a Piazza Affari roba da Unione sovietica.

L’ultima novità ruota attorno alla conversione delle DTA in crediti di imposta

Nelle ultime sessioni, è poi saltata fuori una novità: il nuovo possibile rinvio della possibilità delle banche italiane di convertire le DTA in crediti fiscali.

Proprio questa ipotesi ieri ha messo sotto pressione le azioni degli istituti di credito quotate a Piazza Affari, zavorrando in particolare MPS, la banca che più di tutte fiuta la possibilità di convertire in crediti di imposta le sue DTA, che non sono poche: 1,3 miliardi quelle su cui può contare con l’acquisizione, ormai fatta, di Mediobanca, e altre DTA presenti nel suo bilancio per un valore di 1,6 miliardi.

Non sarebbe certo il primo congelamento delle DTA deciso dal governo Meloni. Oltre che con il contributo di solidarietà l’anno scorso è stato stabilito anche il rinvio della possibilità da parte delle banche di trasformare per l’appunto le DTA (acronimo di “deferred tax assets”, imposte differite attive in crediti di imposta, stabilendo un loro congelamento per il 2025 e il 2026.

E’ stato in particolare un articolo di Bloomberg a riportare le indiscrezioni, secondo le quali il governo Meloni starebbe valutando l’opzione di spostare ancora più in là la data: indiscrezioni che erano circolate in realtà già nel mese di agosto.

Congelamento DTA banche italiane, cosa dicono gli analisti e il messaggio delle azioni a Piazza Affari

Equita ha riassunto i rumor, precisando al contempo “che fonti del Tesoro riportano tuttavia che l’indiscrezione al momento è solo una delle opzioni in corso di valutazione e che un’eventuale decisione finale dovrà essere concordata con il settore”. Di fatto, dal MEF di Giancarlo Giorgetti sono state rilasciate dichiarazioni che hanno sottolineato che “al momento non ci sono quantificazioni numeriche” e che “dobbiamo ancora sederci con le banche e discutere la questione”.

Sta di fatto che fonti stampa, ha fatto notare la SIM milanese, si sono soffermate sul dossier, segnalando che “l’eventuale intervento riguarderebbe le tempistiche di utilizzo delle DTA, con un’ulteriore proroga della sospensione (già prevista per il biennio 2025-26 dalla manovra dello scorso anno) ” e che “l’estensione, di uno o due anni, garantirebbe allo Stato un gettito aggiuntivo stimato di €1-1,5 miliardi l’anno”.

La notizia positiva è che, almeno secondo Equita SIM, una soluzione del genere non dovrebbe “generare impatti materiali per il settore.

Dello stesso avviso gli analisti di Intermonte, che ieri hanno così commentato la possibilità di una ennesima mossa del governo Meloni contro le banche italiane, senza lanciare tuttavia alcun allarme. L’eventuale manovra, hanno puntualizzato, “ non andrebbe a intaccare le DTA ‘off-balance‘, le quali permettono di avere una plusvalenza fiscale dopo la linea dell’utile pre-tasse e, di conseguenza, di abbattere il carico fiscale a livello di conto economico ”.

Si tratterebbe di una opzione che “ andrebbe a sospendere la compensazione tra crediti e debiti fiscali fino al 2027 ”, anno a partire dal quale la compensazione comunque “potrebbe riprendere”.

Fatto sta che, nella giornata di ieri, le azioni delle banche italiane hanno scontato la diffusione delle indiscrezioni, con i titoli MPS che hanno sofferto più di tutti, dal momento che, nel conquistare con la sua OPAS Mediobanca (ma il dossier va comunque avanti proprio in questi giorni) e nel superare una soglia chiave, la banca senese ha raggiunto l’obiettivo che aveva messo nel mirino, relativo all’accelerazione dell’utilizzo delle DTA.

Oggi MPS torna a perdere terreno dopo un tentativo di recupero.

L’indice di riferimento Ftse Italia Banche rimane sotto pressione, oscillando attorno a quota 31.490 punti, dopo aver perso alla vigilia, a seguito della diffusione dei rumor da parte di Bloomberg, l’1% circa.

Attenzione anche alle azioni delle altre banche italiane quotate sull’indice Ftse Mib di Piazza Affari: UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, BPER.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO