Le due banche italiane che battono ampiamente il test della BCE

Laura Naka Antonelli

31 Ottobre 2025 - 14:29

Gli annunci delle due banche italiane, che hanno presentato una solidità ben superiore a quella richiesta dalla BCE. Tutti i numeri.

Le due banche italiane che battono ampiamente il test della BCE

In evidenza i nuovi annunci arrivati nelle ultime ore da due banche italiane che hanno non solo centrato, ma anche battuto i i requisiti di capitale fissati dalla BCE nell’ambito del test noto come SREP.

Lo SREP, va ricordato, è il processo di revisione e valutazione prudenziale che la Vigilanza della Banca centrale europea lancia, come spiega la stessa BCE, “ per valutare i rischi delle banche e verifica la loro capacità di gestirli in maniera adeguata”.

Si tratta di una attività che “consente di analizzare in modo coerente i profili di rischio delle banche e assumere decisioni sulle misure di vigilanza necessarie”.

Praticamente, come sottolinea l’Eurotower:

“Le autorità di vigilanza svolgono un regolare esercizio di valutazione e misurazione dei rischi a livello di singola banca. Questo momento fondamentale dell’attività di vigilanza, denominato “processo di revisione e valutazione prudenziale” (supervisory review and evaluation process, SREP), consiste nel sintetizzare i risultati emersi dall’analisi per un dato anno e nell’indicare alla banca le azioni da intraprendere. Nello specifico, lo SREP mette a fuoco la situazione dell’intermediario in termini di requisiti patrimoniali nonché di gestione dei rischi. Nella decisione SREP, che l’autorità di vigilanza invia alla banca a conclusione del processo, si definiscono gli obiettivi fondamentali per fronteggiare le problematiche riscontrate. La banca deve quindi effettuare un intervento correttivo nei tempi previsti”.

Gli ultimi annunci in tema SREP vedono protagoniste le due banche italiane UniCredit e Banco BPM, che hanno comunicato di rispettare ampiamente i requisiti di capitale che sono stati stabiliti dalla BCE.

I due istituti hanno prima annunciato i requisiti patrimoniali che sono stati stabiliti per ciascuno di essi dalla Banca centrale europea, nell’ambito dei test SREP, annunciando poi i numeri che dimostrano come quei target siano stati superati in modo significativo.

I requisiti patrimoniali, vale la pena di ricordare, sono quelli che riguardano i livelli di CET1, Tier1 Ratio e Total Capital Ratio che le banche dell’area euro devono rispettare.

L’annuncio di UniCredit, requisiti patrimoniali ben oltre quelli fissati dalla BCE

UniCredit ha annunciato di “rispettare ampiamente i requisiti di capitale fissati dalla BCE”, presentando parametri ben al di sopra di quelli stabiliti.

La banca ha precisato inoltre, a seguito della comunicazione della BCE, il requisito patrimoniale Pillar 2 Capital Requirement (P2R) rimane fissato a 200 punti base, ricordando che, a seguito della “ CRD V art. 104a, le banche devono soddisfare il requisito patrimoniale di Pillar 2 (P2R) con almeno il 75% del capitale di classe 1 e almeno il 56,25% del capitale primario di classe 1 (CET1) ”.

Vale la pena di sottolineare che per CRD V si intende la direttiva (UE) 2019/878, più comunemente chiamata CRD V (“Capital Requirements Directive V”), direttiva dell’Unione europea che disciplina i requisiti patrimoniali, di vigilanza prudenziale e di governance delle banche.

Riguardo a quanto stabilito dalla BCE, la banca gestita dal banchiere romano Andrea Orcel ha comunicato che, a partire dal 1° gennaio del 2026, i requisiti di capitale su base consolidata che dovrà rispettare sono i seguenti:

  • 10,24% per quanto riguarda il CET1 ratio.
  • 12,11% per il Tier 1 ratio.
  • 14,61% per il Total Capital ratio.

UniCredit ha spiegato poi che i coefficienti di capitale sopra riportati, ovvero il CET1 Ratio, il Tier 1 Ratio e il Total Capital Ratio includono il Combined Buffer Requirement, da soddisfarsi con strumenti di capitale primario CET1, composto da:

  • 2,50% di Capital Conservation Buffer (CCB).
  • 1,25% di O-SII buffer.
  • 0,50% di Countercyclical Capital Buffer (CCyB).
  • 0,36% di Systemic Risk Capital buffer (SyRB).

Riguardo all’O-SII buffer, Piazza Gae Aulenti ha puntualizzato che, “a seguito di una recente comunicazione della Banca d’Italia sull’identificazione di UniCredit come Other Systemically Important Institution (O-SII), la riserva di capitale richiesta dal 1° gennaio 2026 sarà pari all’1,25%, in calo rispetto all’attuale 1,50% ”.

La banca ha infine annunciato di aver battuto ampiamente i requisiti fissati dalla BCE, se si considera che, al 30 settembre 2025, i coefficienti patrimoniali della banca su base consolidata si sono attestati al:

  • 14,76% CET1 ratio (rispetto per l’appunto al 10,24% richiesto dai requisiti della BCE.
  • 16,46% Tier 1 ratio (rispetto al 12,11% stabilito).
  • 19,09% Total Capital ratio VS il 14,61% richiesto.

Test SREP, anche Banco BPM supera “ampiamente i requisiti patrimoniali” fissati dalla BCE per il 2026

A superare “ampiamente i requisiti patrimoniali” che sono stati fissati dalla BCE per il 2026 è stata anche Banco BPM, l’ormai ex preda di UniCredit, dopo che l’OPS promossa da quest’ultima per la sua conquista che è saltata in aria.

Così la banca italiana guidata dal CEO Giuseppe Castagna:

“Banco BPM rende noto di aver ricevuto da parte della Banca Centrale Europea (“BCE”) la notifica della decisione prudenziale (“SREP decision”), contenente gli esiti del processo annuale di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process – SREP)”.

Il Banco ha sottolineato che, considerate le analisi e le valutazioni effettuate dall’Autorità di Vigilanza, la BCE ha
determinato per il 2026 un “ Pillar 2 Requirement (P2R) ” complessivo pari al 2,25%, confermando così il valore valido per il 2025.

Di conseguenza, ha aggiunto Piazza Meda, il requisito a livello di Common Equity Tier 1 ratio che la banca deve rispettare su base consolidata a partire dal 1° gennaio 2026 sarà pari al 9,511%.

BAMI ha precisato che questo requisito, stabilito dalla Vigilanza BCE a seguito del test SREP, include:

  • Il requisito minimo di Pillar 1 pari al 4,50%.
  • Un requisito di capitale Pillar 2 (P2R) all’1,266%.
  • La riserva di conservazione del capitale al 2,50%.
  • La riserva O-SII buffer allo 0,50%.
  • La riserva di capitale anticiclica allo 0,056%.
  • La riserva di capitale a fronte del rischio sistemico (systemic risk buffer, SyRB) pari allo 0,689% che, ha spiegato Banco BPM, è in rialzo rispetto al valore dell’anno precedente (0,378%) sulla scia dell’entrata a regime del meccanismo di phasing previsto, in sede di introduzione di tale buffer, dall’Autorità di Supervisione.

Banco BPM ha reso noto inoltre che, in linea con quanto stabilito dalla BCE con il test SREP, a essere rispettati dovranno essere anche i seguenti requisiti che sono stati fissati sul Tier 1 capital ratio e sul Total Capital Ratio:

  • 11,433% in termini di Tier 1 capital ratio.
  • 13,995% in termini di Total capital ratio.

La buona notizia, come nel caso di UniCredit, è che il Gruppo Banco BPM supera ampiamente tutti questi requisiti prudenziali visto che, alla data del 30 giugno 2025, i coefficienti patrimoniali su base fully phased erano i seguenti:

  • 13,32% Common Equity Tier 1 ratio, rispetto al requisito fissato dalla BCE, pari al 9,511%.
  • 15,49% Tier 1 ratio rispetto al requisito pari all’11,433% richiesto.
  • 18,40% Total Capital ratio, ben oltre il 13,995% stabilito dall’autorità di vigilanza.

Banco BPM ricorda il cuscinetto di capitale SyRB applicato alle banche italiane da Bankitalia

Banco BPM ha fatto anche alcune precisazioni sui requisiti da rispettare ricordando che, in merito alla riserva O-SII buffer, “la Banca d’Italia, con comunicazione del 22 ottobre 2025, ha identificato il gruppo bancario Banco BPM come istituzione a rilevanza sistemica (Other Systemically Important Institution, O-SII) autorizzata in Italia anche per il 2026”.

La banca gestita da Castagna ha aggiunto di collocarsi, come lo scorso anno, all’interno della seconda classe e che dunque dovrà mantenere, dal 1° gennaio 2026, un buffer O-SII pari allo 0,50 per cento delle esposizioni ponderate per il rischio.

Per quanto concerne la riserva di capitale a fronte del rischio sistemico (systemic risk buffer, SyRB) pari allo 0,689%, che deve essere rispettata, il Banco ha spiegato che “sempre la Banca d’Italia, con comunicazione del 26 Aprile 2024, ha deciso di applicare a tutte le banche autorizzate in Italia un SyRB pari all’1,0 per cento delle esposizioni ponderate per il rischio di credito e di controparte verso i residenti in Italia”, comunicando che “tenendo conto delle esposizioni in essere al 30 giugno 2025, la percentuale media applicata in termini di capitale è pari allo 0,689%”.

La riserva in questione, (systemic risk buffer, SyRB), è stata attivata di fatto da Bankitalia alla fine di aprile del 2024 per “aumentare la resilienza del sistema bancario italiano”, come hanno ricordato Massimo Molinari e Luca Moller, nel report pubblicato “Analisi dell’impatto dell’attivazione del SyRB sulle quotazioni azionarie delle banche italiane”.

Così la Banca d’Italia, nello spiegare il modo in cui la riserva di capitale è stata stabilita, ricordando i benefici della sua costituzione per l’economia italiana:

“La nuova riserva è stata fissata a un livello che, retrospettivamente, avrebbe consentito alle banche di assorbire le perdite registrate in passati episodi di stress (2006-2022) e non riconducibili a fattori di rischio già coperti da altri requisiti micro e macroprudenziali. In caso di shock, le banche potrebbero utilizzare il capitale vincolato con il SyRB, con benefici sia per gli intermediari sia per l’intera economia: le banche vedrebbero ridotta la loro probabilità di default e, più in generale, subirebbero una minore pressione a comprimere l’offerta di credito, contribuendo per questa via a ridurre l’entità della contrazione economica associata allo shock”.

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