Un’altra stoccata a UniCredit e alle banche da Salvini. Ma qualcosa non torna

Laura Naka Antonelli

01/08/2025

Prima nel mirino c’erano gli extraprofitti delle banche (che non esistono). Ora sono proprio gli utili, in particolare di UniCredit, che non vanno proprio giù a Salvini.

Un’altra stoccata a UniCredit e alle banche da Salvini. Ma qualcosa non torna

Niente da fare, evidentemente è più forte di lui: il vicepremier, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, quegli utili corposi che le banche italiane continuano a incassare, non li regge proprio.

Il segretario della Lega è ritornato ad affrontare la questione delle banche che macinano troppi utili, in occasione di un discorso che ha proferito ieri, da Cervia, alla Festa della Lega Romagna.

Svolta conto corrente, “le banche ogni tanto non sono la soluzione del problema, sono il problema”

Nell’illustrare i traguardi che sono stati raggiunti dal governo Meloni, Salvini ha ricordato che l’esecutivo ha messo a disposizione “ decine di miliardi di euro per cercare di portare un pochino più su gli stipendi ”, ammettendo al contempo di sapere perfettamente che “non è abbastanza”, in quanto “ con l’inflazione, con il caro bollette, col Covid, con la guerra in Ucraina, con la guerra in Medio Oriente, gli stipendi del 2025 non sono adeguati a quelli che erano gli stipendi degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quindi non basta che ci siano tanti posti di lavoro, anche gli stipendi devono crescere di conseguenza”.

Il vicepremier si è soffermato a quel punto sulle possibili soluzioni dei vari dossier, su cui sta riflettendo la Lega.

Da un lato, il leader del Carroccio è tornato a promuovere la pace fiscale. Dall’altro lato, ha colto l’occasione per accanirsi di nuovo contro le banche, non prima di avere attribuito alla Lega il merito di aver varato di recente un provvedimento che costringerà gli istituti di credito ad aprire un conto corrente a chiunque ne faccia richiesta.

La carrellata di accuse contro il settore bancario firmata da Matteo Salvini non è mancata. Il leader della Lega ha detto che, a suo avviso, “ le banche ogni tanto non sono la soluzione del problema, ma sono il problema ”.

Grazie alla Lega, tuttavia, qualche passo avanti ora è stato fatto, visto che noi, ha continuato il vicepremier, “ abbiamo sancito l’obbligo per le banche di dare il conto corrente a chiunque lo richieda, perché c’erano banche che non ti davano neanche il conto corrente se avevi avuto dei problemi”.

E il punto è che “oggi senza conto corrente sei un uomo morto: stipendio, pensione, problemi medici”.

Utili banche nel mirino, Salvini VS UniCredit. Ma la cifra non è quella giusta

Poi, l’affondo del leader della Lega Matteo Salvini contro i profitti delle banche:

“Avete letto gli utili delle banche di questi primi sei mesi? Non faccio nomi e cognomi. UniCredit, primi sei mesi di quest’anno: 10 miliardi e mezzo di utile. Ma non gli utili delle banche popolari o del credito cooperativo degli anni ’80, che facevano utile perché prestavano i soldi all’imprenditore giusto: questo aveva successo e te li restitutiva. Adesso son buono anche io a fare il banchiere come fanno loro. Presto poco, non a chi ha bisogno, ma a chi ha già garanzie sufficienti, e se qualcosa va male è lo Stato che mi garantisce e mi rimborsa”.

Le critiche non sono finite qui:

Eh, amico mio, di fare il banchiere così son buono anche io, motivo per cui stiamo ragionando non su una tassa, perché la parola tassa mi fa accapponare la pelle ”, ha affermato Salvini, andando avanti: “Ma stai facendo decine di miliardi di euro di utili perché, andate a controllare a casa, quanto vi viene di interesse sui soldi che avete sul conto corrente? Zero virgola. Quanto vi chiede la banca se andate a chiedere un mutuo o un fido domani in banca: 4? 5? 6? 7? E’ chiaro che, se a quelli che mi danno i soldi do lo zero virgola di interessi e a quelli a cui do i soldi chiedo il 5% di interessi, faccio miliardi di utile ”.

Occhio però al fact checking. UniCredit non ha fatto 10,5 miliardi di euro di utili nei primi sei mesi dell’anno, ma ne ha incassati 6,1 miliardi.

La cifra che Salvini ha citato esiste, ma corrisponde alle previsioni sull’utile netto che UniCredit ritiene di incassare in tutto il 2025, dunque alla guidance. E c’è una differenza di ben sei mesi, e di più di 4 miliardi di euro. Che conterà, magari, anche per il ministro.

I numeri veri sono tutti incisi nei risultati di bilancio che UniCredit ha presentato a Piazza Affari il 23 luglio scorso, all’indomani della decisione di ritirare l’OPS lanciata nel novembre del 2024 su Banco BPM.

Ma ora niente tassa, Salvini: la parola “mi fa accapponare la pelle”

Accuse (le ennesime) contro UniCredit a parte, Matteo Salvini ha rilanciato in sintesi la crociata contro le banche italiane, che più volte il governo Meloni ha messo nel mirino.

Detto questo, stavolta il leader del Carroccio non ha brandito l’arma di eventuali tasse da imporre sul settore, facendo un palese dietrofront rispetto ai tempi in cui, insieme alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al governo italiano, aveva chiesto una vera e propria tassa sugli extraprofitti delle banche.

Così ieri il ministro, parlando da Cervia:

Non una tassa, ma un contributo volontario spontaneo delle banche, da dare e distribuire a tutti gli altri lavoratori e impreditori italiani. Questo è qualcosa a cui stiamo lavorando e son convinto che lo porteremo a casa”.

Insomma, quegli utili che le banche italiane continuano a incassare, evidentemente Matteo Salvini proprio non riesce a digerirli, soprattutto dopo che il tentativo del governo Meloni di due anni fa di punire il comparto bancario con una tassa sugli extraprofitti ad hoc ha fatto praticamente, e anche in tempi brevi, un buco nell’acqua.

Più esattamente, quella proposta di due anni fa, che ha scosso i nervi di Piazza Affari - scatenando subito una furia di sell sulle azioni delle banche italiane -, è stata del tutto annacquata, poco meno di due mesi dopo, quando è stata sostituita da una versione a dir poco più light. Versione che ha offerto agli istituti di credito una scorciatoia per pagare una cifra pari praticamente a zero, dando loro la possibilità, in luogo del pagamento dell’imposta, di destinare una somma pari a due volte e mezzo il valore della tassa per rafforzare il loro patrimonio. Scorciatoia che, ovviamente, hanno deciso di prendere tutti gli istituti di credito.

Cronaca della tassa sugli extraprofitti delle banche di Meloni che ha fatto flop

L’ennesimo flop della proposta originaria c’è stato nell’autunno del 2024, quando l’ala che rappresenta i più ferventi sovranisti del governo Meloni ha provato a ripresentare l’imposta sotto un’altra versione, per poi dover incassare un nuovo no, in particolare da parte di Forza Italia di Antonio Tajani, ed essere così costretta a rassegnarsi a ingoiare il rospo del cosiddetto contributo di solidarietà.

In quelle settimane, Salvini era tornato di nuovo alla caica, commentando così ai microfoni di Sky:

Non c’è bisogno di una patrimoniale. Io parlo di banche, perché le banche l’anno scorso hanno avuto 40 miliardi di utili" e, se proprio “bisognerà chiedere qualcosa a qualcuno, magari per aumentare ancora di più gli investimenti in sanità, anche se questo è il governo che ha fatto il massimo storico d’investimenti in sanità e magari la CGIL non se n’è accorta”, aveva detto il ministro dei Trasporti.

Mission Non Accomplished tuttavia visto che, a causa dell’opposizione manifestata da Forza Italia - negli stessi giorni in cui qualcuno aveva ammonito che a pagare una tassa sugli extraprofitti sarebbero stati alla fine soprattutto i clienti delle banche - per l’ennesima volta, e per il secondo anno consecutivo la montagna di Meloni partoriva un topolino, stavolta chiamato contributo di solidarietà.

È chiaro tuttavia che Salvini a quella battaglia non ha mai voluto rinunciare, ben consapevole del fatto che quei profitti che le banche italiane continuano a incassare, perfino in un momento in cui non c’è più l’assist dei rialzi dei tassi della BCE, che tanto nel 2022 e nel 2023 avevano blindato la redditività del comparto, fanno storcere il naso a diversi italiani. E consapevole anche da un po’ che a rivendicare ora la paternità di un disegno volto a punire le banche italiane, più che la maggioranza di governo, è ormai il M5S di Giuseppe Conte.

Di qui, la decisione di puntare di nuovo il dito contro gli utili delle banche, anche se stavolta l’impressione è che sia stato lui stesso ad abbassare l’asticella, non proponendo più una tassa, ma un contributo volontario del settore. Ma i contributi delle banche sono stati già decisi lo scorso autunno.

Consapevole in ogni caso dell’irritazione del popolo italiano contro il mondo delle banche, il leader della Lega ha deciso comunque di continuare a cavalcare l’onda del populismo finanziario, accusando le banche non più di fare gli extraprofitti - è stato lo stesso governo Meloni, alla fine, a decidere l’anno scorso di non parlare più di qualcosa che, di fatto, nel dizionario economico non esiste - ma di fare addirittura utili.

E non è certo un caso che il nome tirato fuori da Salvini sia stato quello di UniCredit, la banca che ha fatto andare letteralmente su tutte le furie il governo Meloni: la “stranieraUniCredit, così come lui stesso l’ha bollata che, nel novembre del 2024, si è permessa di lanciare una OPS su Banco BPM . Banco BPM che qualcuno ha definito anche banca della Lega, asserzione comunque smentita dal CEO del Banco Giuseppe Castagna che, nei sogni di Palazzo Chigi, avrebbe dovuto ricoprire piuttosto il ruolo di promessa sposa di MPS-Monte dei Paschi di Siena.

Si sa come è andata poi a finire: sulla scia della decisione del governo Meloni di applicare all’OPS il golden power (tanto difeso fino a pochi giorni fa dal titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti), l’OPS che tanto ha dato ai nervi è saltata, almeno per ora.

Ma, evidentemente, a Salvini questo non è bastato, considerato questo ultimo nuovo affondo contro Piazza Gae Aulenti: questa volta colpevole di aver continuato a macinare utili. Con la cifra esatta degli utili che si è confemata un particolare che, evidentemente, il ministro ha ritenuto superfluo andare a verificare.

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