Dalla Lega Salvini e Giorgetti rincarano la dose contro le banche italiane. No di Forza Italia: “minacciare di tassare i cosiddetti extraprofitti potrebbe spaventare i mercati”.
Niente da fare: le banche italiane colpevoli di avere incassato a quanto pare troppi utili continuano a essere chiamate a finanziare la manovra, ovvero la legge di bilancio 2026, a cui il governo Meloni sta lavorando.
Nuove dichiarazioni affinché gli istituti di credito versino alcuni miliardi sono state rilasciate nel fine settimana dal vicepremier, leader della Lega e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini e, ancora prima, dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.
Oggi, lunedì 22 settembre 2025, a dispetto della promozione del rating sul debito pubblico dell’Italia da parte di Fitch, fattore di cui le banche italiane dovrebbero beneficiare, le azioni del settore sono sotto pressione.
In evidenza i cali dei titoli UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, BPER, MPS, Mediobanca, quotati sul Ftse Mib di Piazza Affari.
MPS e Mediobanca rimangono sotto i riflettori in attesa di capire cosa accadrà nei prossimi giorni cruciali, in cui arriveranno importanti annunci sull’esito dell’OPAS lanciata dal Monte dei Paschi di Siena su Piazzetta Cuccia. Nel frattempo, commenti sul dossier sono stati rilasciati dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
Giorgetti ha al contempo parlato, insieme al leader della Lega, anche della necessità che le banche italiane facciano il loro dovere, finanziando in sostanza la manovra finanziaria.
Banche italiane sotto il torchio di Salvini, l’attacco contro utili e dividendi e il conto presentato
Dal palco di Pontida, il leader della Lega Matteo Salvini ha lasciato intendere quanto le banche dovrebbero in teoria versare, nello specifico per la realizzazione di alcune misure da lui auspicate per la legge di bilancio 2026, come per il suo piano casa e per la realizzazione di altri obiettivi, tra cui l’estensione a tutti la flat tax, aumentare e la cancellazione 170 milioni di cartelle esattoriali per liberare 20 milioni gli italiani dal “giogo di un fisco non sempre amico”.
“Servono soldi?. Ebbene, siccome tutti nei momenti difficili sono chiamati a fare sacrifici, sono sicuro che le banche italiane daranno il loro contributo per aiutare chi non ce la fa. Le banche italiane che l’anno scorso hanno guadagnato più di 46 miliardi e penso che chiederemo un contributo non alle piccole banche dei territori, ma a quelle grandi banche che hanno fatto più di 500 milioni, più di mezzo miliardo di utili su interessi che chiedono a voi e commissioni che chiedono a voi”.
E ancora Salvini: “Io non penso che se invece di guadagnare 46 miliardi, per poi distribuirsi i dividendi da centinaia di milioni di euro, ne guadagneranno solo 42 o 43, qualcuno in quei palazzi della finanza e del potere avrà difficoltà a fare la spesa ”.
Insomma, per il leader della Lega, " chi può deve dare una mano , ad esempio aiutandomi da ministro a mettere i soldi necessari per un piano caso per permettere ai figli e ai nipoti degli italiani di comprare una casa e di costruirsi una famiglia ”.
Anche Giorgetti VS le banche, il titolare del MEF spiega il “pizzicotto” al settore
A rincarare la dose anche il titolare del Tesoro ministro Giancarlo Giorgetti, tornato a colpire le banche italiane con parole alquanto forti, nel corso di un videocollegamento con il festival di Open sul ruolo che le banche italiane potrebbero dover rivestire nel finanziare la legge di bilancio.
Anche in questo caso, l’ironia non è mancata, “ i banchieri, visto quello che guadagnano, non hanno motivo di essere preoccupati ”.
“Una volta ho detto ’pizzicotto’. Qualcuno l’ha presa male. Ma a casa mia da piccoli i pizzicotti erano qualcosa anche di affettuoso, non erano esattamente uno sberlone. Io dico semplicemente: l’Italia ha un sistema, se c’è coerenza e coesione e cooperazione tra le varie istituzioni possiamo fare tante cose E anche lo standing del sistema bancario italiano è migliorato in questi anni. Grazie anche alla collaborazione del governo. Quindi tutti quanti sanno già, io penso, e anche chi opera nel sistema bancario immagina già, che tipo di contributo possa dare ”.
Un contributo che, in base alle parole di Salvini, potrebbe (o almeno dovrebbe, secondo il leader della Lega) valere fino a 3 miliardi di euro circa, calcolando la differenza tra quei 46 miliardi che il vicepremier ha ricordato facendo riferimento agli utili delle banche italiane e quei 42 o 43 miliardi che gli istituti a suo avviso potrebbero comunque continuare a incassare senza, a suo dire, che i banchieri abbiano difficoltà a fare la spesa.
Cifra, quella di 3 miliardi di euro, che la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla fine dell’estate del 2023, aveva affermato di voler raccogliere con la famosa tassa sugli extraprofitti, che poi divenne fantasma.
Forza Italia dice no e continua a blindare le banche,
Ma il no a qualsiasi imposta che vada a ledere gli interessi delle banche è stato ribadito dall’altro partito di maggioranza del governo Meloni: Forza Italia, guidato dal vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani.
A blindare le banche italiane è stata ieri Deborah Bergamini, deputata e vice segretario nazionale di Forza Italia, nel corso di un intervento a Firenze, dei candidati del partito alle prossime elezioni regionali toscane.
“È un peccato che da alcuni alleati, da trent’ anni al nostro fianco nel tutelare le istanze del tessuto economico italiano, arrivi l’invocazione di tassare gli ’extraprofitti’ bancari. È necessario spiegare di nuovo agli amici del centrodestra, con cui condividiamo da sempre tante battaglie per l’Italia del ’fare’, per quali motivi si tratta di una proposta doppiamente autolesionista ”.
Bergamini ha spiegato che “ il peso di una tenaglia fiscale sugli extraprofitti ricadrebbe sui consumatori: costi più alti sui conti correnti, aumenti delle commissioni sui servizi ”, aggiungendo che “le banche ’bersaglio’ sarebbero anche le popolari e di credito cooperativo, fondamentali per l’accesso al credito sui territori”
Ma, ha aggiunto Bergamini, “non credo che nel centrodestra qualcuno voglia colpire i risparmi delle famiglie o le piccole imprese. Altro aspetto: soltanto minacciare di tassare i cosiddetti extraprofitti potrebbe spaventare i mercati, e creare ritrosie a investire in Italia ”.
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Bergamini, tassa extraprofitti è un obiettivo della sinistra
“Tassare gli extraprofitti non è un obiettivo connaturato al centrodestra liberale, ma è proprio di quella sinistra dirigista che ha sempre affidato all’offensiva fiscale la risoluzione di tutti i problemi. Se dovesse passare il concetto oggi con le banche, domani potrebbe essere applicato a qualsiasi comparto di imprese che fanno utili. Cosa accadrebbe, per esempio, con un’amministrazione regionale di sinistra come è quella attuale in Toscana? Semplice: non ci sarebbe remora a istituire, su quel modello, una tassa regionale a scapito di chi produce, con la scusa di trovare le coperture per qualche finalità assistenzialista del territorio. Vogliamo davvero un centrodestra che apre la strada a logiche da socialismo reale?
Non è nel nostro DNA. Le banche possono certamente essere chiamate a dare il loro contributo, come già avvenuto in passato, ma attraverso il confronto e non con un’ostile operazione impositiva”.
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