Banche italiane, pacchia finita? Le due paure più grandi per il 2026 e 2027

Laura Naka Antonelli

2 Ottobre 2025 - 17:10

Le dichiarazioni arrivate oggi in occasione della Giornata del credito che si sta svolgendo a Roma. Attenzione al prossimo biennio, le sfide sono due.

Banche italiane, pacchia finita? Le due paure più grandi per il 2026 e 2027

Anni difficili in arrivo per le banche italiane? A quanto pare sì. Oggi, giovedì 2 ottobre 2025, parlando in occasione della Giornata del credito in corso a Roma, il presidente dell’ABI Antonio Patuelli ha ammesso di guardare con preoccupazione a come si metteranno le cose nel corso del prossimo bienno, ovvero negli anni 2026 e 2027, per il settore bancario italiano.

Il 2025 è un anno di passaggio ma il 2026 e il 2027 saranno molto sfidanti” per le banche, ha avvertito il numero uno dell’Associazione bancaria italiana, citando due timori:

  • L’effetto dei dazi imposti dall’amministrazione USA di Donald Trump sulle esportazioni delle aziende.
  • Il rischio che le banche incassino un ammontare inferiore di commissioni, a danno dunque dei loro ricavi e in sostanza dei loro utili.

Patuelli (ABI) presenta le sue due paure per le banche nel 2026-2027. La prima è il rischio di più NPL

Parole sue, il numero uno dell’ABI Antonio Patuelli ha detto che i prossimi due anni, 2026 e 2027, “saranno caratterizzati dai rischi dell’export dovuti ai dazi”, tra l’altro già presenti, così come anche dalla “possibilità che vi siano minori utili da commissioni”, a causa del calo dei tassi di interesse già varato da più di un anno dalla BCE di Christine Lagarde. Un calo che ha preso la forma di ben otto sforbiciate del costo del denaro, dunque dei tassi di interesse dell’area euro, annunciate tra il 6 giugno del 2024 e il 5 giugno del 2025.

Patuelli ha fatto notare che “in queste settimane iniziano a vedersi gli effetti dei dazi ” sulle esportazioni e sulle aziende, aggiungendo che, “se ci sono rischi di crisi per le imprese, conseguentemente anche le banche ne potrebbero e ne potranno soffrire ”.

La frase di Patuelli fa riferimento ovviamente al tema degli NPL, acronimo di Non Performing Loans, crediti non performanti o anche crediti deteriorati, che rischiano di tornare a erodere i bilanci delle banche italiane, in caso di crescita.

Il rischio è da non sottovalutare visto che, se alcune aziende esportatrici clienti degli istituti di credito finiranno per pagare una crisi a causa dei minori ricavi incassati con le vendite dei loro prodotti negli Stati Uniti di Trump - scenario più che plausibile, sulla scia dei dazi imposti dal presidente americano - le banche rischieranno di non veder rimborsati i crediti a esse erogati.

Un rischio che dunque dovrà essere monitorato nel prossimo biennio porta il nome di NPL.

La seconda paura è legata alle decisioni della BCE sui tassi dell’area euro. Non più un assist per gli NII

L’altra paura di Antonio Patuelli è legata alla politica monetaria della BCE, in quanto il trend delle banche sarà condizionato dal nuovo contesto dei tassi, indiscutibilmente meno generoso con le banche, a causa dei tagli già annunciati da Lagarde e in realtà ora messi in pausa.

Patuelli ha però parlato di un trend, per le banche italiane, che “dipenderà dal contesto generale”, aggiungendo che “vedremo se il cavallo berrà nel nuovo contesto dei tassi ”.

Riguardo proprio all’effetto dei tassi di interesse decisi dalla BCE sulle banche, di fatto sia per le italiane che in generale per quelle dell’area euro, il momento d’oro è ormai alle spalle, se per momento d’oro si intende quello in cui la politica monetaria della Banca centrale europea sosteneva i ricavi del comparto, attraverso la spinta che i continui rialzi del costo del denaro davano ai margini di interesse degli istituti.

La situazione si è ribaltata da un po’, a causa della grande svolta di politica monetaria inaugurata dalla Banca centrale europea più di un anno fa, che ha preso la forma dei tagli dei tassi, e che ha rimosso di conseguenza un importante fattore di supporto a favore del comparto, che produceva i suoi effetti positivi soprattutto sugli NII (Net Interest Income, margini netti di interesse) del settore.

Detto questo, come hanno dimostrato gli utili relativi al primo semestre del 2025, nel caso dell’Italia le banche hanno dato una innegabile grande prova di resilienza, continuando a macinare in alcuni casi utili e ricavi a livelli record.

Come stanno le banche italiane? I numeri record degli ultimi bilanci di UniCredit, Intesa, MPS & Co.

Basta riassumere, in attesa della stagione delle trimestrali delle banche italiane, i risultati semestrali degli istituti di credito più importanti in Italia, quotati sul Ftse Mib di Piazza Affari.

Insomma, per ora non si può ancora decretare ufficialmente la fine della pacchia almeno degli utili per le banche italiane, anche se le sfide sicuramente non mancano, come ha messo in evidenza il numero uno dell’ABI, Antonio Patuelli che, di recente, si è messo sotto i riflettori anche per aver fatto notare al governo Meloni quanto il settore non goda di quelle rendite di posizione menzionate spesso dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e che molte siano le tasse che versa. Questo, a fronte delle continue richieste di contributi da parte delle banche italiane alla legge di bilancio 2026 che arrivano dalla Lega di Matteo Salvini.

(in fase di scrittura)

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