Legge di Bilancio 2026 dall’Isee al Fisco, dall’Irpef alle pensioni cosa cambia

Patrizia Del Pidio

14 Ottobre 2025 - 09:58

La Legge di Bilancio 2026 dovrebbe contenere molte novità che riguardano le tasse, i bonus, la famiglia e pensioni. Vediamo tutte le modifiche in arrivo e le nuove misure della manovra.

Legge di Bilancio 2026 dall’Isee al Fisco, dall’Irpef alle pensioni cosa cambia

Si lavora sulla Legge di Bilancio 2026. La manovra di fine anno dovrà essere pubblicata entro il 31 dicembre 2025 per entrare in vigore dal 1° gennaio del prossimo anno. Le misure da inserire nel testo della legge devono fare i conti, come ogni anno, con le risorse disponibili poiché non ci sono coperture per poter attuare tutto.
Nonostante le moltissime misure avanzate e proposte, quindi, per forza di cose si dovrà dare una priorità alle cose ritenute più necessarie. Una degli interventi ritenuti più urgnti dall’esecutivo è il taglio dell’Irpef al ceto medio, ma i provvedimenti su cui si sta ragionando sono molteplici e comprendono:

Legge di Bilancio 2026

Sta prendendo forma il complesso delle norme che faranno parte della prossima manovra di fine anno e nelle intenzioni del Governo una delle priorità è rappresentata dal taglio dell’Irpef al ceto medio che, insieme alla rottamazione, dovrebbe portare l’intervento più corposo dal punto di vista fiscale.

Entro fine anno è atteso anche un intervento sul fronte previdenziale e anche se non ci si aspetta una vera e propria riforma delle pensioni iniziano a trapelare le prime indiscrezioni sui lavori in corso in ambito previdenziale. Quali sono le novità sostanziali che porterà la Legge di Bilancio 2026? Anche se è ancora presto per anticipare i provvedimenti ufficiali che potrebbero essere inseriti nel testo, si può iniziare a fare qualche stima visto che l’attuale esecutivo ha sempre sottolineato l’importanza che riveste la famiglia.

Famiglia e Isee, cosa cambia con la LDB?

Nella prossima manovra, per l’attenzione che l’esecutivo pone sulla famiglia, è previsto anche un intervento sull’Isee per escludere dal calcolo del valore l’abitazione principale.
L’esclusione su cui si sta lavorando è, però, selettiva e legata al valore catastale dell’immobile. Anche se non è stato ancora definito il tetto massimo entro cui agire, si potrebbe pensare che possa essere fissato a 100.000 euro.

Per il pacchetto famiglia le risorse stanziate oscillano tra 500 milioni e un miliardo che dovranno servire ad aumentare la natalità nel nostro Paese. Le misure in corso avviate, in tal senso, dalle precedenti manovre verrebbero confermate anche per il 2026 tra le quali ricordiamo:

  • il mese in più di congedo parentale facoltativo retribuito all’80% che si somma ai due mesi già previsti;
  • il bonus mamme con almeno due figli.

Si sta lavorando anche sulle detrazioni fiscali in base al quoziente familiare per garantire un beneficio fiscale maggiore ai nuclei familiari in cui sono presenti più componenti e nello specifico un maggior numero di figli.

Taglio Irpef al ceto medio

In una delle recenti interviste rilasciate dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, appare chiaro che la priorità dell’esecutivo è quella di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio. Anche quest’anno, quindi, il focus della manovra sarà incentrato sull’Irpef visto che il Governo auspica un intervento a favore della fascia di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 euro. Si tratta dei cittadini che, attualmente, sono maggiormente esposti al peso del Fisco. Se i primi interventi fiscali sono stati a favore della fascia di popolazione che ne aveva più bisogno con l’accorpamento del primo e secondo scaglione Irpef, ora l’attenzione si concentra sul ceto medio.

Leo specifica che la riduzione delle imposte non dovrà più penalizzare il ceto medio, ovvero l’ossatura del sistema economico italiano. Secondo il viceministro, infatti, chi ha redditi tra 40.000 e 50.000 euro l’anno non può essere considerato una persona ricca. Proprio su questa fascia di reddito si ipotizzava un intervento con l’ampliamento del secondo scaglione fino a 60.000 euro e con la riduzione della seconda aliquota Irpef dall’attuale 35% al 33%, ma l’intervento costerebbe troppo.

Rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali

Nella stessa intervista citata in precedenza, Leo ricorda i traguardi raggiunti con la riforma fiscale in corso con 16 decreti attuativi pubblicati in Gazzetta Ufficiale, tre esaminati e sei testi unici di cui cinque approvati in via definitiva e uno preliminarmente.

A preoccupare, però, è il magazzino delle cartelle esattoriali che, ormai, ha superato la soglia dei 1.300 miliardi di euro. L’obiettivo è quello di sfoltire questo mostruoso magazzino andando a distinguere le cartelle esigibili da quelle che non sono recuperabili. Ed è proprio in questo frangente che si parla anche della nuova rottamazione quinquies. La misura dovrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio 2026, ma sempre rimanendo coerenti con il quadro delle coperture a disposizione.

La nuova rottamazione dovrebbe avere un piano di ammortamento che non raggiungerà le 120 rate in 10 anni inizialmente annunciate. Si sta ipotizzando, infatti, di prevedere un massimo di 108 rate in 9 anni (o in 96 rate in 8 anni) con importo minimo delle rate fissato a 50 euro.

Per non permettere l’utilizzo della sanatoria ai cosiddetti furbetti, si sta pensando di limitarla solo a determinati contribuenti, sebbene stia avanzando l’ipotesi di affiancare la rottamazione, dedicata ai debiti più alti, con un saldo e stralcio (totale o parziale) dei debiti più bassi e per le famiglie più in difficoltà.

Pensioni nella Legge di Bilancio 2026

Un capitolo importante della manovra di fine anno è sempre dedicato alle pensioni sulle quali iniziano a trapelare notizie. Le prime indiscrezioni indicano che potrebbero essere accantonate definitivamente le quote, compresa la 103 che probabilmente non sarà prorogata, intervenendo in ambito previdenziale in modo diverso.

In primis c’è l’intenzione di bloccare l’aumento di tre mesi legato all’aspettativa di vita Istat, previsto per il 2027. L’intervento costerebbe, però, circa 3 miliardi di euro e proprio per questo si sta ipotizzando di realizzare un blocco selettivo escludendo l’aumento solo per le categorie più fragili come precoci e usuranti.

Dall’altra parte l’intenzione per consentire una maggiore flessibilità in uscita sembra essere quella di ampliare l’ambito di intervento della pensione a 64 anni che oggi è riservata solo a coloro che ricadono nel sistema contributivo puro (chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1996 o chi opta per il computo in Gestione Separata) anche a chi ricade nel sistema misto. La pensione sarebbe calcolata, per tutti, solo con il sistema contributivo, ma, visto che la misura richiede anche un requisito di importo, si sta ragionando sul permettere di raggiungere la soglia di accesso anche utilizzando il Tfr e i capitali accumulati nei fondi pensione.

Tredicesima e straordinari senza tasse

Una delle proposte avanzate negli ultimi giorni, che rispolvera idee già emerse negli anni passati, è quella di ridurre la pressione fiscale che grava sui lavoratori dipendenti. L’idea è quella di detassare straordinari, lavoro nei giorni festivi e tredicesima.

A promuovere il provvedimento è il vice premier Antonio Tajani che definisce la misura come «un po’ azzardata», ma sicuramente non campata in aria.
Al momento per i premi produttività è prevista una tassazione al 5% per importi fino a 3.000 euro: il beneficio è limitato a chi ha redditi che non superano gli 80.000 euro.

L’idea è quella di estendere la tassazione agevolata anche a tredicesima, straordinari e lavoro festivo con una sorta di flat tax per tutto il lavoro che non è ordinario e per la mensilità aggiuntiva.

Il peso dell’intervento sarebbe abbastanza elevato, ma lo scopo da raggiungere con la detassazione è duplice: aumentare il potere di acquisto degli stipendi e far ripartire l’economia stagnante del nostro Paese. L’ipotesi prevede anche di detassare gli aumenti contrattuali, ma anche in questo caso estendere la misura a tutti i lavoratori costerebbe troppo.

Libri scolastici detraibili

Una delle voci di spesa legate all’istruzione che pesa maggiormente sui bilanci familiari è quella sostenuta per l’acquisto dei libri di testo che, attualmente, non è detraibile.

Si tratta di una spesa che pesa diverse centinaia di euro per ogni figlio che studia. Al momento le spese scolastiche sono detraibili al 19% su un tetto massimo di spesa di 1.000 euro (elevato dai precedenti 800 euro dalla Legge di Bilancio 2025), ma il beneficio fiscale è applicabile a tasse di iscrizione e frequenza della scuola, corsi e laboratori organizzati per l’ampliamento dell’offerta formativa, trasporto scolastico, mensa e gite. I libri scolastici e il materiale di cancelleria non sono inclusi. La modifica vorrebbe far rientrare anche queste spese in quelle detraibili.

Buoni pasto: la soglia esentasse si alza

In manovra potrebbe trovare posto anche l’ampliamento della soglia di esenzione per i buoni pasto. L’ipotesi è di innalzarla da 8 a 10 euro al giorno.

Oggi la soglia di esenzione è fissata a 4 euro per i buoni cartacei e a 8 euro quella per i buoni pasto elettronici. Aumentare la soglia di esenzione porterebbe un indubbio vantaggio per i lavoratori, ma ne godrebbe anche il sistema economico complessivo. Secondo le prime stima un intervento di questo genere porterebbe nelle tasche dei lavoratori dai 400 ai 500 euro l’anno.

Gli altri interventi

Nella legge di Bilancio dovrebbe entrare anche uno specifico provvedimento che consentirà il cambio del medico di base direttamente in farmacia, senza doversi recare alla Asl.

Prevista anche una deroga per la liberalizzazione di dehors di bar e ristoranti che è stata prevista durante il periodo di pandemia. La deroga, che dovrebbe rimanere in vigore fino al 31 dicembre 2025, potrebbe essere prorogata fino al 30 giugno 2027. Resta inteso che nel corso del prossimo anno il Governo dovrà adottare le misure apposite per riordinare le concessioni di aree pubbliche.

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