Come verrà applicata la nuova tassa di due euro alle spedizioni che arrivano in Italia da Paesi extra Ue e da quelle che partono dal nostro Paese? Le novità degli emendamenti.
La nuova tassa sui pacchi low cost che arrivano dai Paesi extra Ue e che colpirà in modo particolare i colossi del fast fashion come Shein e Temu, presto diverrà realtà.
Con gli emendamenti presentati alla Legge di Bilancio 2026, infatti, la maggioranza precisa che i 2 euro che si dovranno pagare, gravano sia sui pacchi in partenza dall’Italia sia quelli in arrivo. La modifica è stata resa necessaria dal fatto che prevedere il prelievo di 2 euro solo sui pacchi in arrivo dall’extra Ue si sarebbe configurato come un dazio (e decidere sui dazi è compito dell’Unione Europea).
A chiedere di tassare i milioni di pacchi che ogni mese arrivano in Italia dalla Cina sono Camera della moda e Confindustria Moda per evitare il dumping, ovvero l’effetto provocato dall’importazione di merci a prezzi molto più bassi di quelli praticati nel mercanto interno. Un sottocosto cinese che, di fatto, si sta impadronendo di tutti i mercati esteri.
La nuova tassa minaccia di gravare sugli ordini effettuati da Shein e Temu ed è prevista dalla Legge di Bilancio 2026. La maggioranza ha previsto di introdurre nella manovra un contributo aggiuntivo da sostenere per chi ordina, per importi inferiori a 150 euro, da Paesi extra Ue.
Con la novità si vogliono colpire in particolare i colossi cinesi del fast fashion per favorire il Made in Italy. Inizialmente la tassa sulle vendite online era stata proposta dall’Unione europea: la misura rientrava in un quadro più ampio di bilancio settennale per l’Ue (2028-2034) che doveva finanziare le esigenze primarie dell’Unione Europea, ma diversi Stati si erano opposti facendo perdere vigore all’iniziativa.
La novità tutta italiana
Le nuove tasse per i piccoli ordini extra Ue, che puntano dritte a colossi come Shein, Temu o AliExpress, invece, sono volute dalla maggioranza di Governo italiana. Gli acquisti online sui siti del fast fashion cinese potrebbero subire un incremento di costo a causa del nuovo contributo.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Russo chiarisce
Se si sta costruendo una “muraglia cinese”, la risposta è no. Stiamo contrastando fenomeni di contraffazione e concorrenza sleale. Pensiamo all’ultra fast fashion che ha portato lo scorso anno 12 milioni di pacchi al giorno in Europa senza alcun controllo, perché sotto la soglia dei 150 euro
Russo chiede che la misura entri in vigore immediatamente e non fra qualche anno. A voler mettere un punto sulla concorrenza sleale cinese non è solo l’Italia, ma anche Austria, Belgio, Spagna, Francia, Grecia, Ungheria e Polonia che hanno chiesto alla Commissione europea di rafforzare la mobilitazione nei confronti delle piattaforme del fast fashion.
Quello che preoccupa maggiormente i governanti dei paesi Ue (e dell’Italia), però, non va ricercato molto nell’etica, quanto nel danno che questi prezzi ridotti causano alla libera concorrenza per le aziende europee in cui vigono molti limiti per quanto riguarda tutela dei lavoratori e l’uso di materiali sicuri.
Il Ministro Giorgetti da tempo spinge su questa linea rimarcando che “Servono regole europee forti e veloci per arginare l’aggressione extraeuropea che sta invadendo con prodotti a basso costo e senza rispetto delle regole il nostro mercato ”.
Oltre ai dazi doganali
Le misure di contrasto al dominio dei colossi cinesi come Shein, Temu prendono il via da un’indagine della Commissione europea volta a valutare se rispettino le misure richieste dal Digital services act. L’altra misura allo studio è la riduzione della attuale soglia di 150 euro per l’applicazione dei dazi doganali introducendo una tassa di gestione di 2 euro per ogni pacco proveniente da Paesi extra Ue di importo inferiore ai 150 euro (quelli che quindi sfuggono ai dazi doganali).
Attualmente per le spedizioni di valore fino a 150 euro non si applicano i dazi, ma la modifica porterà a prevedere una tassa di gestione su questi pacchi. Inizialmente si era pensato di eliminare le soglie di esenzione dai dazi doganali per le spedizioni di valore fino a 150 euro per applicare dazi anche sulle spedizioni di importo più basso con percentuali che variano dal 5 al 17%.
Eliminazione soglia dazi doganali
La riforma del Codice doganale prevede l’introduzione di un nuovo sistema di tassazione. Il primo passo è l’eliminazione delle soglie di esenzione dai dazi doganali per le spedizioni di valore fino a 150 euro. Saranno applicati dazi doganali anche sulle spedizioni di importo più basso.
L’impatto maggiore della novità si avrà sull’acquisto di fast fashion (calzature e abbigliamento) che le grandi piattaforme commerciali con sede principale in Asia vendono direttamente nell’Unione Europea.
Per capire la portata dobbiamo capire cosa sono i dazi doganali, si tratta di imposte che colpiscono la circolazione dei beni da uno Stato all’altro. Sono riscossi dalle autorità doganali per conto del governo allo scopo di proteggere l’economia locale. Si tratta quindi di una misura protezionistica.
La quasi totalità dei dazi doganali è a carico dell’importatore. I diritti doganali vanno in genere versati prima dello svincolo delle merci in dogana nel Paese di destinazione. Quando viene ordinato un pacco dalla Cina, resta bloccato alla frontiera fino a quando non viene versato il tributo. In genere il tributo viene pagato prima dal venditore che, di conseguenza, si occupa di versare le somme tramite il trasportatore, ma anche se costoro sono i soggetti che materialmente pagano, i dazi restano a carico dell’acquirente/importatore.
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