L’euro è salito ai massimi da inizio febbraio scorso sopra 1,1460 sul dollaro. Bank of America suggerisce di chiudere gli short, in vista di un rally fino a 1,20
L’euro ha chiuso ieri la quarta seduta consecutiva in guadagno nei confronti del dollaro americano, spingendosi quasi a 1,1470 ai massimi da oltre tre mesi. La moneta unica sta beneficiando del miglioramento dei dati macroeconomici nell’Eurozona, in particolare il pil di alcuni paesi periferici (Spagna su tutti) e gli indici di fiducia di imprese e consumatori, ma soprattutto della debolezza generalizzata del biglietto verde, che sta decisamente tirando il fiato dopo aver mostrato il miglior bull trend dai tempi di Bretton Woods nel 1944.
Alcuni broker e banche d’affari stanno consigliando ai propri clienti di chiudere le precedenti posizioni short sul cambio, in quanto il trend rialzista emergente attualmente in corso sul cambio potrebbe ridurre al lumicino i profitti incamerati sulla carta nell’ultimo anno grazie al posizionamento short. Giovedì mattina McNeil Curry, strategist valutario di Bank of America Merrill Lynch, ha annunciato la chiusura della posizione corta sul cambio a 1,139, aggiungendo che ora la quotazione potrebbe clamorosamente spingersi fino a 1,20.
Questo livello rappresenta tra l’altro il 50% del ritracciamento di Fibonacci di tutta la gamba rialzista iniziata a maggio 2014 e conclusasi a metà marzo scorso intorno a 1,0460 (minimo più basso dal 2003). Tuttavia non sarà facile assistere a un rally così robusto, sia perché l’euro ha già guadagnato più del 7% nell’ultimo mese sia perché andrebbero superate barriere tecniche rilevanti poste sin da ora tra 1,1450 e 1,1550. Restano negativi sul cambio, invece sia Goldman Sachs che Morgan Stanley: le due banche americane sono convinte che l’euro possa scendere a 0,90 entro fine 2016.
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