Riforma pensioni: le novità per i lavori di cura nel 2018

Alessandro Cipolla

12 Gennaio 2018 - 09:48

Nella riforma delle pensioni sono previste diverse novità in merito ai lavori di cura, vediamo cosa cambierà nel 2018 per chi assiste un parente con gravi invalidità.

Riforma pensioni: le novità per i lavori di cura nel 2018

Riforma pensioni: porta buone notizie questo 2018 per i lavori di cura, con delle importanti novità che vanno a riguardare sia la possibilità di accesso all’Ape Social sia di usufruire della Quota 41 riservata ai lavoratori precoci.

Mentre la legge Fornero continua a tenere banco al centro del dibattito politico di questa campagna elettorale, nella riforma delle pensioni appena approvata sono passate importanti cambiamenti, in positivo, per quanto riguarda i lavori di cura.

Riforma pensioni: le novità per i lavori di cura

Prima del via libera alla riforma delle pensioni, che è stata inglobata nella legge di Bilancio 2018 approvata in via definitiva poco prima di Natale, le agevolazioni previdenziali per i lavori di cura riguardavano soltanto i parenti di primo grado conviventi.

Questi dovevano accudire, da almeno sei mesi, un parente di primo grado convivente che rientrasse nei parametri di grave disabilità determinati dalla legge 104/92. Questo è quanto recita a riguardo l’articolo 3 comma 3.

Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione.

Con la riforma delle pensioni i paletti dei lavori di cura sono stati allargati anche ai parenti di secondo grado conviventi, qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.

Anche i parenti di secondo grado impegnati in lavori di cura potranno quindi accedere ai benefici dell’Ape Social e della Quota 41. Nel primo caso, si tratta di un anticipo pensionistico a costo zero che può essere richiesto dopo il compimenti dei 63 anni con un minimo di 30 anni di contributi. Una madre poi potrà avere uno sconto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni.

La Quota 41 invece riguarda i lavoratori precoci, ovvero quelli che hanno svolto almeno 12 mesi di lavoro, anche non continuativo, prima del compimento dei 19 anni. La possibilità qui è di andare in pensione dopo 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

Chi potrà accedere

Dopo lunghi mesi di trattative, alla fine la riforma delle pensioni che è stata licenziata dal governo può essere considerata abbastanza scarna. I pochi fondi a disposizione hanno di fatto limitato la capacità di intervento dell’esecutivo.

Le novità più rilevanti sono arrivate in tema di età pensionabile e soprattutto di Ape Social. Passato un po’ in secondo piano, questo provvedimento di estensione dei benefici dei lavori di cura anche ai parenti di secondo grado è una novità molto importante.

Stando alla tabella dell’Inps, sono considerati parenti di primo grado padre, madre, figlio e figlia. Quelli di secondo grado invece sono nonno, nonna, nipote, fratello e sorella. Tutti questi gradi di parentela sono quelli che rientrano ora nei lavori di cura.

Se prima quindi per esempio un figlio o una figlia che assisteva un genitore con gravi disabilità poteva usufruire dei vantaggi dei lavori di cura, adesso anche un fratello che si occupa del parente convivente può andare in pensione anche tramite l’Ape Social oppure la Quota 41.

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