Pensioni, ecco cosa ci sarà nel cedolino in pagamento tra il 3 e il 5 gennaio

Simone Micocci

14 Dicembre 2025 - 09:54

Pensioni, cosa ci sarà nel prossimo cedolino? Aumenti e trattenute, ecco tutte le spiegazioni.

Pensioni, ecco cosa ci sarà nel cedolino in pagamento tra il 3 e il 5 gennaio

Il mese prossimo la pensione arriverà con leggero ritardo. Come confermato dal calendario con le nuove date di pagamento, infatti, eccezionalmente a gennaio la pensione viene pagata non il primo ma il secondo giorno bancabile del mese.

Se consideriamo che il primo è festivo, il secondo giorno bancabile utile è fissato al 3 gennaio che tuttavia è un sabato: questo significa che la pensione arriverà solo per chi ha optato per il pagamento alla posta, anche se in contanti, mentre in banca bisognerà attendere il lunedì successivo, 5 gennaio.

Fatta chiarezza su quando arriva la pensione di gennaio è bene soffermarci su cosa c’è nel cedolino. Dalla rivalutazione al conguaglio, mentre per quanto riguarda gli aumenti riconosciuti dalla legge di Bilancio 2026 - in particolare per il taglio dell’Irpef e per l’incremento al milione - molto probabilmente bisognerà attendere i prossimi cedolini.

Gli aumenti della rivalutazione

Nel cedolino di gennaio 2026 cambiano gli importi delle pensioni per effetto della rivalutazione annuale legata all’inflazione.

Il tasso provvisorio di perequazione per il prossimo anno è pari all’1,4%. L’aumento, però, non sarà uguale per tutti. Come previsto dalla normativa, infatti, la rivalutazione non si applica in modo uniforme sull’intero importo della pensione, ma segue il meccanismo a scaglioni agganciato al trattamento minimo. In pratica, l’adeguamento pieno dell’1,4% spetta solo sulla quota di assegno che rientra entro 4 volte il minimo, pari nel 2025 a 2.413,60 euro lordi mensili. Oltre questa soglia, la percentuale di rivalutazione si riduce progressivamente: sulla parte compresa tra 4 e 5 volte il minimo l’aumento scende all’1,26%, mentre sulla quota eccedente le cinque volte il minimo si ferma all’1,05%.

Questo significa che le pensioni medio-basse beneficeranno dell’incremento pieno dell’1,4%, mentre per gli assegni più elevati l’aumento effettivo risulterà più contenuto, perché calcolato solo in parte sull’indice pieno.

A questi aumenti, poi, si aggiunge la rivalutazione straordinaria per le pensioni il cui importo non supera il trattamento minimo, che nel 2026 dovrebbe salire a circa 611 euro; un incremento che garantirà nelle migliori delle ipotesi un bonus fino a 100 euro l’anno.

Il conguaglio della pensione

Accanto al piccolo aumento legato alla rivalutazione, la pensione di gennaio può riservare anche una sorpresa negativa. È infatti questa la mensilità in cui l’Inps effettua il conguaglio fiscale, ossia il ricalcolo definitivo di Irpef e addizionali sulla base di quanto il pensionato ha realmente percepito nel corso del 2025.

Durante l’anno le trattenute vengono applicate in modo presuntivo, ipotizzando un reddito costante. Se però nel corso dei mesi sono state erogate somme aggiuntive - come arretrati, ricostituzioni o conguagli una tantum - l’imposta effettivamente dovuta può risultare più alta. Il riepilogo avviene a dicembre e, se emerge un debito, il recupero scatta automaticamente sulla pensione di gennaio, con trattenute che in alcuni casi possono ridurre sensibilmente l’importo del cedolino, fino anche ad azzerarlo. Se il debito è elevato, il recupero può proseguire anche a febbraio.

Per i pensionati con redditi più bassi è però prevista una tutela: se il reddito annuo da pensione non supera i 18.000 euro lordi e il debito Irpef è superiore a 100 euro, l’Inps è tenuta a rateizzare il recupero, distribuendolo da gennaio a novembre. In questo modo l’impatto sul singolo cedolino risulta più contenuto e sostenibile.

Le altre imposte

A partire dal rateo di gennaio, sulle pensioni fiscalmente imponibili tornano ad applicarsi, oltre all’Irpef mensile, anche le addizionali regionali e comunali in saldo riferite al 2025. Si tratta di trattenute che erano state sospese nel cedolino di dicembre e che riprendono regolarmente con il nuovo anno, incidendo sull’importo netto della pensione.

Non tutte le prestazioni, però, sono interessate da queste trattenute: ne restano escluse le pensioni e gli assegni di invalidità civile, gli assegni sociali e tutte le prestazioni non soggette a imposizione fiscale per specifiche ragioni, come i casi di detassazione per residenza all’estero o le pensioni riconosciute alle vittime del terrorismo.

È importante chiarire poi che, nel cedolino di gennaio, l’Irpef continuerà a essere calcolata applicando le aliquote attualmente in vigore, cioè il 23%, il 35% e il 43%. Il previsto taglio dell’aliquota del secondo scaglione, dal 35% al 33%, non ha ancora effetti operativi e potrà essere applicato solo dopo l’approvazione definitiva della legge di Bilancio. Di conseguenza, eventuali benefici fiscali legati alla riforma dell’Irpef non saranno visibili nella pensione di gennaio, ma arriveranno solo con i cedolini successivi.

Iscriviti a Money.it