Sai che anche nel 2026 ci sono degli sconti che ti consentono di anticipare l’uscita dal lavoro? Ecco quali sono e di quanto riducono età anagrafica e contributi.
Anche nel 2026 ci sono degli sconti che consentono di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro. Nonostante l’addio a misure come Quota 103 e Opzione Donna, non mancano le opportunità per andare in pensione con meno anni o contributi rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero.
Solitamente, infatti, per andare in pensione serve aver raggiunto 67 anni di età con 20 anni di contributi, oppure per la pensione anticipata basta aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica.
A fianco a queste opzioni ce ne sono poi altre riservate a coloro che avendo iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 hanno la pensione maturata interamente con il contributivo: da una parte l’opzione di vecchiaia, un’opportunità riservata a coloro che hanno lavorato per pochi anni. Con questa misura, infatti, si va in pensione a 71 anni, con 5 anni di contributi. Al suo fianco l’opzione anticipata, dove invece si smette di lavorare a 64 anni di età, con 25 anni di contributi e un assegno almeno pari a 3 volte il valore dell’Assegno sociale.
Ci sono però, come anticipato, degli sconti che consentono di alleggerire, seppur leggermente, i requisiti richiesti per andare in pensione. E sono tutte confermate anche nel 2026: vediamo quali sono.
Pensione di vecchiaia con 5 mesi di anticipo
Anche nel 2026 non è sempre necessario attendere i 67 anni per andare in pensione di vecchiaia. Per alcuni lavoratori resta infatti confermato lo sconto di 5 mesi sull’età anagrafica, grazie all’esclusione dall’ultimo adeguamento alle aspettative di vita scattato nel 2019.
La deroga non è generalizzata e riguarda solo chi ha svolto per gran parte della carriera lavori particolarmente faticosi o pesanti, come individuati dalla normativa su lavori usuranti e gravosi. In questi casi, il diritto alla pensione matura già a 66 anni e 7 mesi.
Lo sconto sull’età, però, è accompagnato da un requisito contributivo più elevato: per accedere alla pensione anticipata di vecchiaia non bastano i 20 anni ordinari, ma ne servono almeno 30.
Dal punto di vista dell’importo, non sono previste penalizzazioni dirette, ma l’uscita anticipata comporta l’applicazione di un coefficiente di trasformazione leggermente più basso, con una riduzione contenuta dell’assegno rispetto a chi attende i 67 anni pieni.
Ma attenzione: questa deroga alla pensione di vecchiaia cesserà di esistere dall’1 gennaio 2027.
Pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi
Anche nel 2026 resta la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni con soli 15 anni di contributi, in deroga al requisito ordinario dei 20 anni. È una misura storica, introdotta dalla riforma Amato del 1992 e mai cancellata dalle successive riforme previdenziali, compresa la Fornero.
La prima deroga è riservata a chi aveva già maturato almeno 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992. La seconda deroga riguarda invece i lavoratori che, sempre entro il 31 dicembre 1992, avevano ottenuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi. Non è necessario che tali contributi siano stati effettivamente versati: ciò che conta è l’autorizzazione rilasciata dall’Inps, che certifica una situazione previdenziale già allora ritenuta meritevole di tutela.
La terza deroga, oggi la più utilizzata, è pensata per chi ha avuto una carriera lunga ma discontinua. Rientrano in questa ipotesi i lavoratori con almeno 25 anni di anzianità assicurativa e con almeno 10 anni, anche non consecutivi, caratterizzati da una contribuzione inferiore alle 52 settimane annue. In pratica, si tratta di chi ha lavorato a lungo, ma con molti periodi part-time, stagionali o di lavoro frammentato.
La possibilità non riguarda però tutti i lavoratori. Le deroghe Amato sono riservate esclusivamente a chi può vantare almeno un contributo settimanale versato entro il 31 dicembre 1995 e soddisfa specifiche condizioni legate alla propria storia contributiva. Proprio per questo, con il passare del tempo, la platea di chi può beneficiarne si sta progressivamente riducendo.
Sconto fino a 16 mesi per le lavoratrici madri
Tra le poche novità introdotte dalla legge di Bilancio 2025 sulle pensioni c’è un rafforzamento dello sconto anagrafico riconosciuto alle lavoratrici madri nel sistema contributivo. Una misura che resta valida anche nel 2026 e che consente di anticipare l’accesso alla pensione di vecchiaia rispetto ai 67 anni ordinari.
La normativa parte da una previsione già esistente, introdotta dalla legge Dini del 1995, che riconosce alle donne uno sconto di 4 mesi sull’età pensionabile per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi. Grazie alla legge di Bilancio 2025, però, il limite massimo viene innalzato a 16 mesi per le lavoratrici con almeno quattro figli.
Di conseguenza, una madre con quattro o più figli può accedere alla pensione di vecchiaia con oltre un anno di anticipo rispetto al requisito ordinario, fermo restando il possesso dei requisiti contributivi previsti dalla singola opzione di pensionamento.
Ma attenzione: questo sconto si applica esclusivamente alle lavoratrici il cui assegno è calcolato interamente con il sistema contributivo, quindi a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 o a chi rientra nel computo della Gestione separata. In alternativa allo sconto anagrafico, resta possibile optare per un coefficiente di trasformazione più favorevole, ma senza ulteriori ampliamenti rispetto alle regole già in vigore.
Pensione di vecchiaia anticipata per i disabili
Tra gli sconti confermati anche nel 2026 rientra quello riconosciuto ai lavoratori con disabilità. In presenza di un’invalidità pari o superiore all’80%, accertata in relazione alla mansione svolta al momento del pensionamento, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia con un anticipo significativo rispetto ai 67 anni ordinari.
Nel dettaglio, il diritto alla pensione matura a 61 anni per gli uomini e a 56 anni per le donne, fermo restando il requisito contributivo minimo di 20 anni, che non subisce riduzioni.
A questo beneficio si affianca un’ulteriore agevolazione sul piano contributivo. I lavoratori con un’invalidità almeno pari al 74% possono ottenere, per ogni anno di lavoro effettivo svolto, il riconoscimento di 2 mesi di contribuzione figurativa, fino a un massimo di 5 anni complessivi. Questa maggiorazione è valida sia ai fini del diritto alla pensione che, per chi ha contributi versati prima del 1° gennaio 1996, anche per il calcolo dell’importo dell’assegno.
Sconto contributivo per l’Ape sociale
Tra gli sconti confermati anche nel 2026 rientra quello previsto per le donne che accedono all’Ape sociale. La misura consente l’uscita anticipata dal lavoro a partire da 63 anni e 5 mesi di età, a condizione di appartenere a una delle categorie tutelate: disoccupate, invalide almeno al 74%, caregiver o addette a lavori usuranti.
In via ordinaria, per accedere all’Ape sociale sono richiesti 30 anni di contributi, che salgono a 36 per chi svolge mansioni gravose o usuranti. Per le lavoratrici madri, però, la normativa prevede uno sconto contributivo pari a 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni.
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