Pensioni, l’età pensionabile non aumenterà nel 2027: ne è convinto il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Il governo interverrà nel 2026 per bloccare il meccanismo previsto dalla Fornero.
Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro, ha rilasciato un’intervista a La Stampa parlando di ciò che il governo intende fare con pensioni e riforma Fornero. Un’intervista che, ammetto, mi lascia dubbioso se non altro perché il sottosegretario promette ancora una volta il blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile con le speranze di vita che invece non sembra essere nei piani del governo Meloni, come dimostra il testo della legge di Bilancio 2026.
Sembra quasi che, almeno per quanto riguarda le pensioni, all’interno del governo Meloni ci siano due diverse forme di pensiero: da una parte la Lega che vorrebbe una maggiore flessibilità in uscita, come tra l’altro è andata a professare durante tutta la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2022 in cui si è parlato di “addio alla legge Fornero”, e dall’altra invece la volontà di una presidente del Consiglio che non ritiene l’aspetto previdenziale una priorità.
Intervenire oggi sulle pensioni significa esporsi a un doppio rischio. Da un lato quello economico, perché regole di uscita più permissive potrebbero compromettere l’equilibrio del sistema previdenziale. Dall’altro quello europeo, poiché Bruxelles osserva con grande attenzione ogni modifica che l’Italia introduce in materia di pensioni.
Ecco perché l’intervista di Durigon, che parla anche della possibilità di proroga di Quota 103 e Opzione Donna, al momento non presente in legge di Bilancio, stona con quella che è la realtà dei fatti. Perché ancora una volta si rimanda il discorso del blocco dell’età pensionabile, cosa che il sottosegretario fa da mesi ormai, fin da quando uscì la notizia di un incremento di 3 mesi a partire dal 2027.
Pensioni, “non lavoreremo fino a 70 anni”
Alle condizioni attuali i requisiti di pensionamento si adeguano ogni 2 anni alle speranze di vita. Pertanto, considerando le previsioni Istat, dopo l’incremento complessivo di 3 mesi nel biennio 2027-2028 ci sarà una crescita di 2 mesi ogni 2 anni, il che in prospettiva potrebbe far sì che le persone restino al lavoro fino all’età di 70 anni.
Un’ipotesi che il sottosegretario al Lavoro - nonché vicesegretario della Lega - Claudio Durigon, si sente di escludere. Vero che oggi in legge di Bilancio non figura il blocco dell’adeguamento, ma Durigon comunque rivendica quanto fatto dal governo visto che l’incremento di 3 mesi verrà dilazionato in 2 anni, scattando 1 mese nel 2027 e 2 mesi nel 2028.
Il che darà il tempo al governo di intervenire per bloccare l’aumento con la prossima legge di Bilancio 2027, per quanto intenzione della Lega sarebbe quella di farlo fin da subito. D’altronde, “i conti dell’Inps sono in buona salute e il nostro sistema previdenziale è assolutamente sostenibile”: per questo motivo il governo “ha tutto il tempo per annullare questo aumento nel corso del 2026”, come confermato anche dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Lo stop alla Fornero, quindi, potrebbe arrivare il prossimo anno. E Durigon ne fa una vera e propria sfida personale:
Prometto che al più tardi nel 2026 introdurremo la sospensione totale dell’aumento dell’età pensionabile per cui poi nel 2027 non ci sarà alcun aumento.
Va detto che non è la prima volta che lo promette: già in passato - minimizzando sui costi di una tale operazione, Durigon aveva escluso la possibilità che davvero dal 2027 si potesse andare in pensione più tardi. Il sottosegretario quindi mantiene la stessa linea di pensiero, mentre il governo sembra aver preso una strada differente.
Quale alternativa alla legge Fornero?
A dimostrazione del fatto che il presidente del Consiglio non ha così tanta voglia di intervenire sulle pensioni, o perlomeno di farlo a discapito di altre misure, c’è anche il fatto che in legge di Bilancio 2026 manchi la proroga di misure come Quota 103 e Opzione Donna.
Il prossimo anno, quindi, le alternative alla legge Fornero saranno sempre meno. E Durigon ammette: nonostante la presenza di “vari emendamenti”, non tutti sono convinti che “sia utile intervenire”.
Il sottosegretario quindi conferma che sulla flessibilità in uscita molto probabilmente si farà un passo indietro. L’unico obiettivo reale prevede il rifinanziamento dei contratti di espansione, quello strumento che negli anni scorsi ha favorito l’uscita anticipata dal lavoro con il supporto dell’azienda. “Ci sono alcuni settori in sofferenza a cui potremmo estendere il contratto di espansione”, spiega Durigon, una strada necessaria visto che l’Italia presenta ancora un’alta percentuale di Over 60 impiegati e che solo favorendo il ricambio generazionale è possibile far entrare più giovani nelle imprese “in modo da rendere più efficienti nel momento in cui sta prendendo sempre più piede l’intelligenza artificiale”.
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