Pensioni, allarme sostenibilità. La riforma della previdenza secondo gli esperti riuniti a Futuro Italia

Simone Micocci

4 Dicembre 2025 - 20:22

Un’analisi dal confronto “Futuro Italia” su come cambieranno le pensioni: sostenibilità, crescita, innovazione, previdenza complementare secondo esperti, istituzioni e mondo produttivo.

Pensioni, allarme sostenibilità. La riforma della previdenza secondo gli esperti riuniti a Futuro Italia

Oggi, giovedì 4 dicembre, presso la Sala De Gasperi della sede di Esperienza Europa “David Sassoli” si è tenuto il confronto a porte chiuse Futuro Italia, un incontro organizzato da Remind riservato ai rappresentanti delle istituzioni, del mondo produttivo e della società civile. Un appuntamento che, per autorevolezza dei partecipanti e varietà dei temi affrontati, ha offerto uno sguardo importante sulle priorità economiche e sociali dei prossimi anni.

Tra i presenti figuravano nomi di primo piano: da Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ad Alberto Bagnai, presidente della Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali. E ancora, Gaetano De Vito, presidente di AssoHolding, Alberto Oliveti, presidente Adepp ed Enpam, Mario Pepe, presidente Covip. Il tutto accanto ai vertici di Sogei, Enel, Cdp, Invimit, Aeroporti di Roma, Gruppo FS e Corte dei Conti. Un parterre che ha permesso un confronto trasversale tra industria, finanza pubblica, mercato del lavoro, previdenza e innovazione tecnologica.

Ma uno dei temi più ricorrenti, trasversale a quasi tutti gli interventi, è stato quello delle pensioni: sostenibilità del sistema, adeguatezza delle future prestazioni, ruolo della previdenza complementare, formazione delle nuove generazioni e impatto dell’invecchiamento demografico sulla crescita economica. È proprio su questo punto - ossia su come cambierà la previdenza nei prossimi anni e quali interventi sono ritenuti necessari dagli esperti - che si è concentrata la parte più rilevante del dibattito.

Pensioni a rischio? Ecco da cosa dipende

Dal confronto è emersa una linea condivisa: il futuro del sistema pensionistico dipenderà dalla capacità dell’Italia di crescere in modo stabile, innovare e rafforzare il proprio capitale umano.

Come ha osservato Marcello Cattani di Farmindustria, il tema previdenziale non può essere separato dal contesto economico: “Senza stabilità e investimenti non può esistere un sistema previdenziale solido”. La competitività dell’Italia, ha ricordato, passa dal rafforzamento delle filiere strategiche - in particolare quelle ad alta intensità tecnologica - e da un impegno strutturale nella formazione delle nuove generazioni.

Per Cattani, infatti, “la salute è ormai una materia prima strategica”, e il Paese deve dotarsi degli strumenti per competere su ricerca e innovazione.

Sul versante più propriamente previdenziale, Alberto Bagnai ha richiamato l’attenzione sul nodo demografico e sulla necessità di garantire prestazioni adeguate in un quadro di invecchiamento accelerato. Il presidente della Bicamerale ha evidenziato come una riduzione indiscriminata della spesa rischierebbe di generare effetti controproducenti:

Tagliare la spesa pensionistica può indebolire la domanda interna e dunque la crescita, compromettendo proprio la sostenibilità che si vorrebbe difendere.

Da qui anche la riflessione sulla necessità di monitorare attentamente gli effetti del metodo contributivo e di individuare strumenti che salvaguardino l’adeguatezza dei trattamenti futuri.

Un tema quest’ultimo ripreso anche da Alberto Oliveti, presidente Adepp ed Enpam, che ha ricordato come il sistema previdenziale debba reggersi su quattro pilastri: sostenibilità, solidarietà, adeguatezza ed equità tra generazioni.

Oliveti ha insistito sulla centralità della previdenza complementare, sottolineando che “oggi non possiamo pensare che un giovane investa come chi è vicino alla pensione”, e richiamando l’urgenza di migliorare la cultura finanziaria del Paese per permettere scelte previdenziali più consapevoli.

Dal dibattito, continuato con gli altri relatori, è emersa la convinzione che la riforma della previdenza non possa limitarsi a un intervento tecnico sui requisiti o sui coefficienti, ma debba inserirsi in una strategia più ampia che includa crescita, produttività, formazione e innovazione. Solo così sarà possibile garantire un sistema pensionistico capace di rimanere sostenibile senza sacrificare l’adeguatezza delle prestazioni future.

Gestione del rischio, governance e sostegno alla ricerca per garantire stabilità al sistema

Nel dibattito sulla sostenibilità del sistema previdenziale ha trovato spazio anche un tema spesso trascurato ma centrale: la qualità delle imprese in cui gli enti di previdenza investono. Il presidente di AssoHolding, Gaetano De Vito, ha richiamato l’attenzione sul ruolo cruciale della governance e della gestione del rischio nel determinare la solidità del tessuto produttivo italiano, da cui dipende in larga parte la stabilità finanziaria della previdenza.

De Vito ha spiegato come AssoHolding operi per “attenuare il rischio d’impresa lungo tutta la filiera, dalle startup alle società quotate”, con l’obiettivo di fornire agli investitori - inclusi fondi e casse previdenziali - strumenti che permettano di valutare con maggiore precisione la continuità aziendale. Un concetto chiave, secondo il presidente, è che il rischio non è distribuito in modo uniforme: imprese con una governance solida, successioni generazionali ben strutturate e una filiera patrimoniale chiara offrono garanzie molto maggiori rispetto a realtà meno organizzate.

Per De Vito, sostenere il sistema previdenziale significa anche rafforzare il sistema produttivo, intervenendo sulle vulnerabilità che possono generare instabilità finanziaria nel lungo periodo. In questo quadro, la ricerca e sviluppo assumono un ruolo determinante:

Se vogliamo che gli investimenti restino in Italia, dobbiamo incentivare la ricerca, perché la tecnologia è l’unico vero argine alla delocalizzazione di capitale e competenze.

Questo ha inoltre evidenziato l’importanza di politiche pubbliche che favoriscano lo sviluppo tecnologico, anche attraverso meccanismi come il tax credit per la ricerca e partnership pubblico-private, capaci di accelerare l’innovazione e rafforzare la competitività delle imprese italiane. Un ecosistema produttivo più solido e più innovativo, ha osservato, non solo attrae investimenti, ma genera anche le condizioni per una maggiore stabilità contributiva, fondamentale per la tenuta del sistema pensionistico.

Pensioni, è il momento di agire?

Il confronto di Futuro Italia ha mostrato quindi che la sostenibilità del sistema pensionistico è il risultato di un equilibrio che comprende diversi fattori, dalla competitività del sistema produttivo, alla capacità di innovare, la gestione dei rischi aziendali, la solidità dei conti pubblici e la qualità delle politiche per il capitale umano.

Dagli interventi è emersa una linea comune: senza crescita economica, investimenti in ricerca, imprese solide e una previdenza complementare più efficiente, nessuna riforma potrà garantire nel lungo periodo pensioni adeguate e sostenibili. Allo stesso tempo, il progressivo invecchiamento della popolazione rende sempre più urgente definire un modello previdenziale capace di tutelare le generazioni future senza indebolire la domanda interna e la coesione sociale.

In questo scenario, istituzioni e mondo produttivo sembrano indicare una direzione condivisa: costruire una strategia condivisa che possa puntare a stabilità e innovazione. Una sfida complessa, ma inevitabile. Perché - come emerso chiaramente nel dibattito - la sostenibilità della previdenza rappresenta il cuore della tenuta economica e sociale dell’Italia nei prossimi decenni.

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