Pensioni, ecco cosa cambia dall’1 gennaio 2026

Simone Micocci

20 Novembre 2025 - 10:04

Nuove regole per le pensioni da gennaio 2026: ecco cosa cambia davvero per requisiti e importi.

Pensioni, ecco cosa cambia dall’1 gennaio 2026

Le regole per la pensione cambiano dall’1 gennaio 2026, per effetto di un combinato disposto tra cosa dice l’attuale normativa e le novità introdotte dal governo Meloni in legge di Bilancio.

Nonostante il testo della Manovra sia ancora in esame in Parlamento, dove si apprestano a essere votati i primi emendamenti, non sembra che possano esserci ulteriori cambiamenti in merito a quanto già deciso per le pensioni, tanto che sembra che persino la Lega abbia rinunciato alla possibilità di ripristinare quelle misure di flessibilità che spariranno da gennaio 2016.

Nel dettaglio, i cambiamenti per le pensioni vanno dagli importi ai requisiti per andarci, per quanto va detto che si tratta di novità non particolarmente rilevanti come quelle che invece ci aspettano nel 2027, quando a cambiare saranno tanto le regole di calcolo - attraverso l’introduzione di coefficienti di rivalutazione del montante contributivo molto probabilmente più penalizzanti rispetto a quelli attuali - quanto l’età pensionabile per effetto dell’adeguamento con le speranze di vita.

Ma concentriamoci sulle novità più prossime: ecco come le pensioni cambiano a inizio del nuovo anno.

Andare in pensione, addio a Quota 103 e Opzione Donna

Per un altro anno l’età per la pensione di vecchiaia resta pari a 67 anni (nell’attesa dell’incremento che scatterà nel gennaio 2027). Così come non cambiano i requisiti per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne).

E resta anche l’Ape Sociale, la forma di pensionamento anticipato che consente di smettere di lavorare all’età di 63 anni e 5 mesi percependo nel contempo un’indennità sostitutiva del valore di massimo 1.500 euro. Una misura riservata però solo a coloro che rientrano in uno dei profili che necessitano di una maggior tutela, quali disoccupati, invalidi, caregiver e lavoratori usuranti e gravosi.

A sparire dall’1 gennaio 2026 sono invece Quota 103 e Opzione Donna, due misure che in questi anni hanno contribuito a rendere meno severa la legge Fornero per quanto si rivolgano di fatto a un numero ridotto di persone.

La prima, Quota 103, consente ancora oggi il pensionamento anticipato all’età di 62 anni, a fronte di 41 anni di contributi. Per andarci anche nel 2026 servirà aver raggiunto tutti i requisiti entro il 31 dicembre di quest’anno.

Opzione Donna invece aveva già subito una brusca riduzione della platea delle lavoratrici potenzialmente interessate negli anni scorsi, quando il governo Meloni portò il requisito anagrafico a 61 anni (con 35 anni di contributi) limitando l’accesso alla misura solo invalide, caregiver o licenziate (o in procinto di) da grandi aziende. Oggi per andare a Opzione Donna serve aver maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2024: questa soglia non verrà spostata di un anno come fatto nelle manovre precedenti, ecco perché la misura è destinata a sparire.

Le nuove regole sulla tassazione delle pensioni

Dall’1 gennaio 2026 le pensioni - così come gli altri redditi soggetti a imposta - beneficiano delle nuove regole fiscali introdotte dalla manovra, dove l’aliquota Irpef per il secondo scaglione, quello che comprende i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, viene portata dal 35% al 33%.

Un risparmio del 2% per la parte di pensione che rientra in questo scaglione, fino a un risparmio massimo quindi di 440 euro l’anno. Ad esempio, per una pensione di 40 mila euro annui sono 240 euro di vantaggio annuo, mentre per chi ne prende solo 30.000 euro il risparmio è molto limitato: appena 40 euro l’anno.

Le nuove regole sull’incremento al milione

Nella legge di Bilancio è riconosciuto un aumento di 20 euro sull’incremento al milione, ossia la maggiorazione sociale che si applica tanto sulle pensioni quanto sulle misure assistenziali come le pensioni di invalidità civile e l’Assegno sociale, che oggi porta l’assegno a raggiungere quota 739 euro.

Il prossimo anno, considerando anche la rivalutazione delle pensioni, dovrebbe invece raggiungere circa i 770 euro.

La rivalutazione degli importi

Lo abbiamo anticipato: a gennaio 2026 c’è anche la rivalutazione degli importi delle pensioni, meccanismo con cui questi vengono adeguati al costo della vita. A oggi non sappiamo ancora qual è il tasso che verrà applicato, ma le anticipazioni parlano di una percentuale compresa tra l’1,4% e l’1,7%.

A seconda dei casi, quindi, ci sarà un aumento che ad esempio su 1.000 euro di pensione può andare dai 14 ai 17 euro al mese, mentre su 2.000 euro l’aumento sarà compreso tra i 28 e i 35 euro.

La rivalutazione straordinaria

C’è però una cattiva notizia. Oggi sugli importi delle pensioni il cui importo non supera il valore del trattamento minimo, circa 603 euro al mese, si applica una rivalutazione straordinaria pari al 2,2% dell’importo lordo percepito.

Ecco, questa misura rimane ma la percentuale viene ridotta: l’aumento straordinario, infatti, scende all’1,5%, riducendo così il valore dell’aumento riconosciuto dal governo Meloni. Se a questo aggiungiamo però l’aumento dell’incremento al milione - di 20 euro al mese - ne risulterà un importo comunque maggiore rispetto a quanto percepito nel 2025.

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