Pensioni, da gennaio 2026 possono andarci tutte queste persone. L’elenco dei requisiti

Simone Micocci

4 Dicembre 2025 - 09:40

Chi va in pensione a gennaio 2026? Ecco l’elenco dei requisiti aggiornato alla luce delle ultime novità previste dalla legge di Bilancio.

Pensioni, da gennaio 2026 possono andarci tutte queste persone. L’elenco dei requisiti

Le regole per l’accesso alla pensione sono ormai definite, pertanto è arrivato il momento di fare chiarezza su come e chi ci va nel 2026. Va subito sottolineato che non ci sono grandi differenze rispetto allo scorso anno: possono smettere di lavorare, quindi, tutti coloro che dall’1 gennaio 2026 raggiungono i requisiti richiesti per la pensione di vecchiaia e anticipata, come pure per alcune delle forme di flessibilità previste dal nostro ordinamento.

A proposito di flessibilità va detto che nel 2026 ci sono, almeno per il momento visto che il testo della Manovra non è ancora definitivo e quindi potrebbero esserci delle modifiche grazie agli emendamenti che verranno approvati in Parlamento, meno alternative alla legge Fornero. A oggi, infatti, manca la proroga di Opzione Donna e Quota 103, due misure che seppur in misura limitata hanno rappresentato un canale di uscita alternativo alle regole ordinarie di pensionamento.

Ma quali sono le persone che possono andare in pensione nel 2026? Sintetizzando possiamo dire che sono tutti coloro che soddisfano i requisiti presenti nel seguente elenco.

Pensioni, ci vai nel 2026 se soddisfi questi requisiti

Nel 2026 il sistema previdenziale italiano entrerà in una sorta di anno di transizione, un passaggio intermedio tra la fase attuale, quella segnata dalle deroghe e dagli scivoli temporanei, e la nuova stagione che si aprirà dal 2027 con l’adeguamento generalizzato dell’età pensionabile alla speranza di vita. Come anticipato, infatti, legge di Bilancio 2026 non modifica i requisiti per l’anno prossimo, ma allo stesso tempo ha lasciato decadere due delle principali vie di anticipo degli ultimi anni: Quota 103 e Opzione Donna.

Il risultato è un quadro formalmente stabile, ma sostanzialmente più rigido, dove le possibilità di lasciare il lavoro prima dei 67 anni si riducono e l’età media effettiva di uscita è destinata a salire, probabilmente intorno ai 65 anni, rispetto ai 64,8 registrati nel 2024.

Pensione di vecchiaia

Nel 2026 la porta ordinaria rimane immutata: si esce a 67 anni, a condizione di avere almeno 20 anni di contributi. Questo significa che potranno andare in pensione tutti coloro che compiono 67 anni nel 2026, cioè i nati nel 1959 (e, naturalmente, chi è nato prima ma non aveva ancora raggiunto i contributi minimi).

Tuttavia, per chi ricade interamente nel sistema contributivo, vale a dire chi non ha versato contributi prima del 1996, resta anche il vincolo che l’importo maturato non sia inferiore all’importo dell’Assegno sociale.

Pensione di vecchiaia per lavoratori gravosi

Anche questa particolare forma non cambia nel 2026. I lavoratori che svolgono mansioni considerate gravose possono lasciare il servizio a 66 anni e 7 mesi con almeno 30 anni di contribuzione.

Ne deriva che potranno accedere nel 2026 coloro che hanno compiuto 66 anni e 7 mesi entro l’anno: quindi, in sostanza, i nati entro maggio 1959. Ma attenzione perché questo è l’ultimo anno utile per lo sconto: dal 1° gennaio 2027 anche per loro scatterà il requisito pieno dei 67 anni.

Pensione di vecchiaia contributiva

La soglia più alta del sistema resta quella dell’uscita a 71 anni, accessibile solo a chi ha almeno 5 anni di contributi, tutti maturati dopo il 31 dicembre 1995. Si tratta della via che riguarda soprattutto chi ha carriere discontinue, ingressi tardivi nel mondo del lavoro o periodi contributivi molto frammentati.

Nel dettaglio, nel 2026 andranno in pensione con questa regola i nati nel 1955.

Pensione di vecchiaia anticipata per invalidità

Anche questa misura resta invariata. Possono accedervi i lavoratori dipendenti con almeno l’80% di invalidità accertata e 20 anni di contributi.

Il requisito anagrafico cambia per uomini e donne. Nel primo caso, la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità si applica per gli uomini nati nel 1965, una volta raggiunti i 61 anni. Per quanto riguarda le donne, invece, sono le nate nel 1970 a poterci ricorrere, più precisamente al compimento dei 56 anni.

Pensione anticipata ordinaria

Anche nel 2026 si può uscire dal lavoro indipendentemente dall’età anagrafica, purché si siano maturati 42 anni e 10 mesi di contributi nel caso degli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Di conseguenza, potranno andare in pensione gli uomini che hanno iniziato a lavorare nel 1983, e le donne che hanno iniziato nel 1984, a condizione che abbiano mantenuto carriere continue o quasi.

Pensione anticipata contributiva

Chi è interamente nel sistema contributivo può uscire a 64 anni nel 2026, ma solo se l’assegno stimato raggiunge almeno tre volte l’Assegno sociale (soglia che scende a 2,8 volte per le lavoratrici con un figlio e a 2,6 volte per chi ne ha almeno due).
A questi requisiti si aggiunge l’obbligo di avere almeno 25 anni di contributi, tutti successivi al 1996.

Potranno utilizzarla, in teoria, i nati nel 1962, purché la loro carriera sia stata continua e sufficientemente retribuita da garantire il requisito economico, che resta l’ostacolo principale.

Quota 41 per i lavoratori precoci

Il meccanismo che consente il pensionamento con 41 anni di contributi - e indipendentemente dall’età - rimane attivo anche nel 2026, ma è riservato solo a chi può vantare almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima dei 19 anni ed è in una condizione di tutela specifica: disoccupazione, invalidità pari o superiore al 74%, caregiver, addetti a lavori gravosi.

Le generazioni coinvolte nel 2026 sono quelle che hanno iniziato a lavorare giovanissime, quindi con primo versamento entro il 1985.

Quota 97,6 per gli usuranti

Resta invariata anche la formula dedicata ai lavori usuranti: si può uscire quando la somma tra età e contributi raggiunge 97,6, con almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi.

Nel 2026 potranno accedervi i lavoratori che hanno raggiunto i 61 anni e 7 mesi nell’arco dell’anno e che possono vantare una carriera contributiva avviata intorno alla metà degli anni ’80.

Isopensione e scivoli aziendali

Rimane disponibile anche l’isopensione, lo strumento che consente l’uscita fino a 7 anni prima della pensione ordinaria, a condizione che l’azienda abbia almeno 15 dipendenti e che si assuma l’intero costo dell’anticipo, versando contributi e assegni fino al raggiungimento dei requisiti.

Nel 2026 può dunque riguardare lavoratori molto prossimi alla soglia dei 60 anni, ma solo all’interno di specifici accordi aziendali.

Ape Sociale

Anche l’Ape Sociale resta in vigore nel 2026 e continua a rappresentare una delle principali vie di uscita per ultra-sessantenni in condizioni di maggiore fragilità.

Servono 63 anni e 5 mesi di età e un montante contributivo che varia dai 30 ai 36 anni a seconda della categoria: disoccupati, caregiver, invalidi dal 74% in su e addetti alle mansioni gravose.

Possono beneficiarne, nel 2026, le lavoratrici e i lavoratori nati entro luglio 1963.

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