Sei nato tra gli anni ’60 e ’70? Preparati all’aumento dei requisiti per l’accesso alla pensione. Ecco la tabella che ti spiega quando ci andrai.
Nel 2026 vanno in pensione coloro che sono nati nel 1959, i quali compiono i 67 anni di età richiesti per l’opzione di vecchiaia.
Possono smettere di lavorare, però, anche coloro che sono nati negli anni ‘60, a patto che soddisfino i requisiti necessari per la pensione anticipata, sia per quella ordinaria - che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età anagrafica - che per quella riservata ai contributivi puri (chi ha esclusivamente contributi versati dopo l’1 gennaio 1996) che consente di andarci a 64 anni con 25 anni di contributi e un assegno pari ad almeno 3 volte il valore dell’Assegno sociale.
Tuttavia, visto anche l’addio a Quota 103 e Opzione Donna, le prospettive per la pensione di chi è nato tra gli anni ‘60 e ‘70 non sono delle migliori visto che nei prossimi anni è già stata annunciata una crescita dell’età pensionabile per effetto di quel meccanismo che adegua i requisiti di pensionamento alle speranze di vita.
Già per il 2027, anno in cui quindi compiono i 67 anni di età i nati nel 1960, è in programma un rinvio dell’uscita attraverso la revisione dei requisiti di pensionamento che porterà a ritardare l’accesso alla pensione di 1 mese, per poi salire ancora di 2 mesi nel 2028.
E attenzione, perché dal 2029 è previsto un ulteriore aumento, non ancora ufficializzato, visto che l’Istat dovrebbe accertare un incremento di altri 2 mesi dell’età pensionabile. A tal proposito, il governo, con l’ultima legge di Bilancio, ha già dato dimostrazione di quanto sia complicato bloccare questo adeguamento. Ecco perché la prospettiva, per coloro che sono nati tra gli anni ‘60 e ‘70 - e ancora peggio per le successive generazioni - non è delle migliori, per utilizzare un eufemismo.
Quando andranno in pensione i nati tra gli anni ’60 e ’70
Stabilire quando andrà in pensione chi è nato tra gli anni ’60 e ’70 ci porta a ragionare sulla traiettoria futura dei requisiti anagrafici.
Nel 2026, come anticipato, il sistema rimane fermo all’età di vecchiaia a 67 anni, motivo per cui l’ultima generazione che riesce a rientrare nei requisiti invariati è quella del 1959. Già dal 2027 però si apre una fase diversa: l’età pensionabile torna a crescere seguendo gli adeguamenti alla speranza di vita. E se il primo passo sarà ancora moderato, appena 1 mese in più, dal 2028 in avanti la curva si farà più evidente. I nati nel 1961, infatti, si confronteranno invece con un requisito più alto di 2 mesi, mentre nel 2029 il traguardo si allontanerà ancora di 2 mesi per i nati nel 1962. È un meccanismo graduale, ma continuo, che con ogni probabilità caratterizzerà tutta la prossima decade. Tant’è che dopo il 2029 lo scenario più realistico – e coerente con quanto già osservato - è quello di un incremento stabile di 2 mesi ogni biennio: un passo nel 2031, un altro nel 2033, e così via.
Il risultato è che la generazione degli anni ’60 entrerà nella pensione di vecchiaia con un ritardo crescente rispetto allo standard dei 67 anni, mentre quella degli anni ’70 vedrà un differimento ancora più marcato, come si può notare dalla tabella successiva.
| Anno di nascita | Età pensione di vecchiaia | Anno presunto di pensionamento |
|---|---|---|
| 1960 | 67 anni e 1 mese | 2027/2028 |
| 1961 | 67 anni e 2 mesi | 2028/2029 |
| 1962 | 67 anni e 4 mesi | 2029/2030 |
| 1963 | 67 anni e 4 mesi | 2030/2031 |
| 1964 | 67 anni e 4 mesi | 2031/2032 |
| 1965 | 67 anni e 6 mesi | 2032/2033 |
| 1966 | 67 anni e 6 mesi | 2033/2034 |
| 1967 | 67 anni e 8 mesi | 2034/2035 |
| 1968 | 67 anni e 8 mesi | 2035/2036 |
| 1969 | 67 anni e 10 mesi | 2036/2037 |
| 1970 | 67 anni e 10 mesi | 2037/2038 |
| 1971 | 68 anni | 2039 |
| 1972 | 68 anni | 2040 |
| 1973 | 68 anni e 2 mesi | 2041/2042 |
| 1974 | 68 anni e 2 mesi | 2042/2043 |
| 1975 | 68 anni e 4 mesi | 2043/2044 |
| 1976 | 68 anni e 4 mesi | 2044/2045 |
| 1977 | 68 anni e 6 mesi | 2045/2046 |
| 1978 | 68 anni e 6 mesi | 2046/2047 |
| 1979 | 68 anni e 8 mesi | 2047/2048 |
Aumentano anche i requisiti per l’anticipo
Come spiegato a inizio articolo, le uniche vie per anticipare l’uscita dal lavoro restano quelle previste dalla pensione anticipata, come quella ordinaria che consente di lasciare il lavoro senza attendere l’età di vecchiaia ma richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Questo requisito nei prossimi anni seguirà lo stesso percorso della pensione di vecchiaia: a partire dal 2027 potrà salire di 1 mese, nel 2028 di altri 2, nel 2029 di ulteriori 2, e così via con aumenti stimati di 2 mesi ogni biennio. In altre parole, completare 42 anni e 10 mesi potrebbe non bastare più e l’asticella potrebbe spostarsi a 42 anni e 11 mesi, poi a 43 anni e 1 mese, e progressivamente oltre.
Lo stesso discorso vale per la pensione anticipata contributiva. Oggi consente l’uscita a 64 anni, a condizione di aver maturato almeno 25 anni di contributi e un assegno pari ad almeno tre volte l’Assegno sociale. Ma anche questo requisito anagrafico è destinato ad adeguarsi alla speranza di vita: dai 64 anni attuali si potrebbe passare a 64 anni e 1 mese, poi a 64 anni e 3 mesi, e successivamente a incrementi più consistenti, secondo lo stesso ritmo previsto per la pensione di vecchiaia. Chi prevede di andare in pensione con questa modalità deve quindi tenere conto del fatto che l’età di uscita non rimarrà stabile nei prossimi anni.
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