Il Governo contro le partite IVA, tra nuove tasse e adempimenti

Rosaria Imparato

20/01/2020

20/01/2020 - 13:12

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Con la Legge di Bilancio 2020 e il Decreto Fiscale collegato il Governo ha preso posizione contro le partite IVA: non solo con la stretta sulle compensazioni, ma anche con l’abrogazione di iper e super ammortamento, i nuovi requisiti del regime forfettario e la mancata proroga della cedolare secca per i locali commerciali.

Il Governo contro le partite IVA, tra nuove tasse e adempimenti

Il Governo prende posizione contro le partite IVA, e a dimostrarlo ci sono le misure della Legge di Bilancio 2020 e del decreto fiscale collegato.

Il problema di questa manovra, infatti, è che colpisce duramente il lavoro autonomo, con una serie di misure che alimentano il dualismo con i lavoratori dipendenti.

Prima tra tutte, la stretta sulle compensazioni, che da sola vale circa 5 miliardi di euro e complica la vita di migliaia di contribuenti, che non potranno usare in compensazione i propri crediti d’imposta per la maggior parte del 2020.

Anche l’abrogazione del super e dell’iperammoramento si traduce in un disincentivo a investire in beni strumentali, rallentando la modernizzazione del sistema produttivo.

Com’è noto, l’introduzione di nuovi requisiti per rimanere/entrare nel regime forfettario 2020 potrebbe significare l’esclusione di oltre 10.000 partite IVA dall’applicazione della tassa piatta.

Brutte notizie, infine, per chi deve pagare l’affitto: la cedolare secca al 21% per i locali commerciali non è stata prorogata dalla Legge di Bilancio per il 2020.

Insomma, per le partite IVA si prospetta un anno tutto in salita.

Il Governo contro le partite IVA: la stretta sulle compensazioni

La Legge di Bilancio 2020 non si è dimostrata particolarmente amica delle partite IVA.

Tra le tante novità per le imprese, infatti, con la manovra finanziaria di quest’anno viene alimentato il divario che c’è tra i lavoratori autonomi e quelli dipendenti.

Il problema è che in Italia c’è una forte diffidenza nei confronti del lavoro autonomo, che continua a essere trattato come fonte di evasione fiscale e poco rispetto delle norme.

La misura più signifcativa, che da sola vale quasi 5 miliardi di entrate per il Governo, è la stretta sulle compensazioni.

Con la novità introdotta dal Decreto 124/2019, dal 29 dicembre 2019 l’obbligo di compensazione con modello F24 telematico è stato esteso ai sostituti d’imposta, e anche per il recupero di somme come il bonus Renzi ed i rimborsi del 730.

Le principali novità introdotte sono contenute nell’articolo 3, “Contrasto alle indebite compensazioni”, e riguardano due aspetti:

  • anche per le compensazioni IRPEF, IRES ed IRAP di importo superiore a 5.000 euro sarà necessaria la preventiva presentazione della dichiarazione dei redditi (con il relativo visto di conformità);
  • il modello F24 per le compensazioni dovrà essere inviato in modalità telematica anche dai sostituti d’imposta e dai non titolari di partita IVA.

I nuovi adempimenti sono diventati operativi 60 giorni dopo l’entrata in vigore del Decreto Fiscale, così come previsto dallo Statuto del Contribuente.

Così come già previsto per l’uso in compensazione dei crediti IVA, anche per quelli relativi alle imposte sui redditi e relative addizionali (IRPEF, IRES e IRAP) di importo superiore a 5.000 euro sarà necessario presentare:

  • presentare la dichiarazione di riferimento (con visto di conformità);
  • attendere 10 giorni dalla data di presentazione della dichiarazione.

Nella sostanza l’effetto della nuova stretta alle compensazioni fiscali sarà che i crediti maturati da imprese e professionisti saranno di fatto congelati per più di metà dell’anno.

La stretta sulle compensazioni, partita come misura per la lotta all’evasione fiscale, si è trasformata in un prestito forzoso alle partite IVA, che dovranno aspettare mesi prima di poter utilizzare in compensazione somme spettanti di diritto.

Governo contro le partite IVA: addio iper e superammortamento

Un’altra misura che peserà molto sulle tasche dei contribuenti è l’abrogazione del super e dell’iper ammoramento.

Per il Governo si prevede un’entrata di circa 400 milioni di euro nel 2020, ma in realtà la trasformazione delle due agevolazioni in credito d’imposta potrebbe disincentivare gli investimenti in beni strumentali.

Per l’iper ammortamento il credito d’imposta sarà del 40%, mentre per il super ammortamento sarà del 6%.

La conseguenza è che il processo di modernizzazione del sistema produttivo italiano potrebbe subire una battuta d’arresto, e rimanere indietro rispetto alla competizione internazionale.

Come evidenziato dall’On. Alberto Gusmeroli della Lega intervistato da Money.it durante il “Forum Commercialisti 2020” organizzato da ItaliaOggi, dietro la trasformazione di iper e super ammortamento si nasconde una doppia tassa.

Questo perché prima con il super e l’iper ammortamento si pagavano sia meno tasse che meno contributi previdenziale, mentre ora, essendo un credito fisso in percentuale sulla spesa sostenuta, lo sconto può ridurre solo l’imposizione diretta.

Partite IVA e le novità sul regime forfettario 2020

A mettere ulteriormente alla prova le partite IVA sono i nuovi requisiti richiesti per rimanere/entrare nel regime forfettario 2020.

Oltre ad aver abolito la flat tax al 20% per ricavi e compensi fino a 100.000 euro, la manovra ha individuato due nuovi requisiti per la tassa piatta al 15% fino a 65.000 euro:

  • limiti di spesa di 20.000 euro per il personale dipendente e per i collaboratori;
  • limite di 30.000 per reddito da lavoro dipendente o da pensione.

È in particolare quest’ultimo requisito ad allarmare oltre 10.000 titolari di partita IVA ammessi al regime forfettario nel 2019 senza particolari vincoli nel caso di contemporanea titolarità anche di redditi da lavoro da dipendente o assimilato.

Con le nuove regole introdotte dalla manovra finanziaria 2020, però, dovranno rinunciare al lavoro autonomo, o pagare una maggiore tassazione.

Sull’entrata in vigore dei limiti per il regime forfettario per i dipendenti sono attese novità dal Ministero dell’Economia nei prossimi giorni.

Anche se la manovra ha lasciato la fatturazione elettronica facoltativa (seppur premiata), dal 1° gennaio 2020 c’è un nuovo adempimento a cui tutti gli esercenti dovranno far fronte, anche minimi e forfettari: l’obbligo dello scontrino elettronico.

Governo contro le partite IVA, addio alla cedolare secca per i negozi

Non solo nuove tasse nella Legge di Bilancio: la stangata può arrivare anche da una mancata proroga.

In questo caso ci riferiamo al mancato rinnovo della cedolare secca al 21% per i locali commerciali.

Il regime agevolato sugli affitti non è stato confermato per il 2020, e ovviamente la conseguenza è che aumenterà sia il costo degli affitti che delle spese in generale sostenute dai proprietari.

La tassa piatta del 21% è applicabile soltanto ai contratti commerciali firmati entro la fine dell’anno 2019 e registrati entro 30 giorni dalla data di stipula.

Il dietrofront del Governo ha lasciato sconcertato il Presidente di Confedilizia, Spaziani Testa, visto che la tassazione agevolata è stata introdotta solo nel 2018 e per un buon motivo, ovvero contrastare il problema dell’esercito di negozi sfitti.

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