Professionisti tutti evasori: la Legge di Bilancio 2020 danneggia le partite IVA

Rosaria Imparato

22 Novembre 2019 - 17:27

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La Legge di Bilancio 2020 non è stata scritta tenendo in considerazione i lavoratori autonomi, anzi danneggia le partite IVA. Sembra che, per il Governo, i professionisti siano tutti evasori: l’intervento di Marina Calderone all’evento del 22 novembre a Roma.

La Legge di Bilancio 2020, almeno per come è formulata nella sua versione attuale, danneggia le partite IVA.

Questa è la situazione messa in evidenza da Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, durante l’evento “Festival del Lavoro: anteprima 2020” del 22 novembre che Money.it ha seguito in diretta.

I consulenti del lavoro incontrano la politica per discutere della mancata attenzione ai professionisti e alle imprese da parte della Legge di Bilancio 2020 e del Decreto Fiscale collegato.

Il problema è duplice: innanzitutto il contesto generale di partenza, per cui la prima difficoltà che la manovra doveva risolvere era scongiurare l’aumento dell’IVA.

Il secondo scoglio è superare la diffidenza nei confronti del lavoro autonomo, che continua a essere trattato come fonte di evasione fiscale e poco rispetto delle norme.

Professionisti tutti evasori: la Legge di Bilancio 2020 danneggia le partite IVA

Lavoratori autonomi, professionisti e partite IVA vengono enormemente danneggiati dalla Legge di Bilancio 2020 per come è attualmente formulata.

L’intervento di Marina Calderone all’incontro dei consulenti del lavoro con la politica restituisce una chiara immagine di come la manovra penalizzi le partite IVA, trattandone i titolari come se fossero tutti evasori fiscali.

L’evento, tenutosi nella mattinata del 22 novembre presso l’Auditorium Antonianum, e che Money.it ha documentato in diretta grazie a inviati sul posto, è organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ed è nato proprio per discutere sulla mancata tutela di imprese e professionisti da parte della Legge di Bilancio e dal Decreto Fiscale numero 124/2019 collegato.

Varie le criticità di questa manovra, a partire dal contesto di partenza: la Legge di Bilancio doveva, innanzitutto, scongiurare l’aumento dell’IVA, e quindi disattivare le clausole di salvaguardia.

L’aumento dell’IVA avrebbe messo in ginocchio anche imprese e professionisti, escludendoli dal mercato.

Eppure, la manovra avrebbe potuto fare di più per le partite IVA, che invece rimangono poco considerate, visto che non sono previste misure a loro a favore.

E quando vengono considerate, sottolinea Marina Calderone, vengono fatti più danni che altro, visto che a loro è riservato il trattamento da grandi evasori fiscali e la reputazione di chi non lavora nel pieno rispetto delle norme.

Il problema, sottolinea Marina Calderone, è che vengono riproposti sempre gli stessi schemi, basati soprattutto sul dualismo tra dipendenti e autonomi. Ma i titolari di partita IVA producono PIL e reddito, come i lavoratori dipendenti.

E proprio come i lavoratori dipendenti, gli autonomi hanno tante tasse da pagare e contributi da versare.

Durante l’evento del 22 novembre a Roma si è parlato anche del tema delle compensazioni, chiedendo modifiche a riguardo nel Decreto Fiscale.

Per la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro è

“inaccettabile per quegli autonomi che già subiscono ritenute d’acconto e che ogni mese hanno importante drenaggio di risorse e denari che si potrebbero reinvestire nell’attività.”

Legge di Bilancio 2020: limite contanti e pagamenti elettronici non risolvono l’evasione fiscale

Durante l’incontro tra consulenti del lavoro e gli esponenti sia del Governo che dell’opposizione si è parlato anche delle misure antievasione previste nella Legge di Bilancio e nel Decreto Fiscale collegato.

Tra queste, i controlli sui conti correnti che si fanno più invasivi tramite strumenti come il risparmiometro e il nuovo limite all’uso del contante.

Per Marina Calderone però il rischio è “farci sentire cittadini di serie B”, e non si può pensare di risolvere un problema grave come quello dell’evasione fiscale mettendo un limite all’uso del denaro contante.

Inoltre, va considerato il contesto italiano nel suo insieme. Se da un lato è giusto guardare alle innovazioni tecnologiche e all’intelligenza artificiale applicate al fisco, dall’altro viviamo in un Paese in cui ancora non c’è la banda larga ovunque.

Come si può, in una situazione del genere, obbligare ai pagamenti elettronici se sono tanti i professionisti che si trovano a lavorare in centri senza connessione internet?

Tanti gli spunti di discussione offerti dalla Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, uno su tutti: serve maggiore focus sul lavoro e sul miglioramento della tecnologia prima di imporre mezzi di uso non comune.

Altrimenti, il rischio è quello di lasciare indietro un parte consistente della popolazione.

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