Limite pagamento contanti a 2.000 euro: sanzioni e novità dal 1° luglio

Rosaria Imparato

1 Luglio 2020 - 12:52

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Il nuovo limite per il pagamento in contanti è ufficialmente in vigore: la nuova soglia massima è 2.000 euro, destinata a scendere a 1.000 euro da gennaio 2022. Ecco le novità in arrivo e le sanzioni per chi non rispetterà il nuovo limite.

Limite pagamento contanti a 2.000 euro: sanzioni e novità dal 1° luglio

Limite pagamento contanti 2020, il nuovo importo è fissato a 2.000 euro: questa è la soglia massima per le transazioni cash, destinata a scendere ancora dal 1° gennaio 2022, quando il limite sarà di 1.000 euro.

Per il prossimo anno e mezzo, quindi, la soglia è fissata a 2.000 euro.

L’introduzione del nuovo limite all’uso del contante era già stato stabilito dal decreto n. 124/2019 collegato alla Legge di Bilancio, come ulteriore strumento nelle mani del Governo per la lotta all’evasione fiscale.

Negli ultimi 20 anni il tetto per le operazioni in contanti è cambiato svariate volte. È stato il Governo Monti a scendere per la prima volta a 1.000 euro alla fine del 2011 e fino al 2015.

Prima invece, tra il 2008 e il 2010, il limite era fissato a 12.500 euro per i pagamenti in contanti. Il piano attuale è quello di tornare alla soglia massima 1.000 euro a partire dal 2022, ma ci si arriverà gradualmente.

Superando la soglia stabilita di 2.000 euro, dal 1° luglio 2020 scattano sanzioni salate: fino a 50.000 euro per operazione.

Inoltre, l’emergenza sanitaria ha dato una spinta non indifferente ai pagamenti tracciabili: complice la chiusura forzata di moltissime attività, in tanti hanno puntato alla vendita online.

Anche per disposizioni governative -ovvero per limitare il più possibile i contatti non necessari e per mantenere la distanza di sicurezza- i pagamenti con bancomat sono stati caldamenti raccomandati. Questo spiega anche il successo di molte applicazioni per il mobile payment (cioè pagare attraverso il cellulare).

La norma del decreto Fiscale si inserisce in un ampio quadro di misure antievasione che il Governo Conte ha messo tra le priorità del proprio operato basandosi su due grandi pilastri: da un lato la lotta al contante e dall’altro l’incentivo per i pagamenti tracciabili.

Lo scopo è di far emergere l’economia sommersa in ottica di lotta all’evasione, ma anche di stimolo alla modernizzazione della società e dell’economia.

Si colloca all’interno di questa strategia anche la lotteria degli scontrini, la cui entrata in vigore è stata prorogata al 1° gennaio 2021 a causa della pandemia.

Vediamo dunque come cambia il limite dei pagamenti in contante e quali sono le sanzioni in cui si incorre quando non si rispettano gli importi stabiliti.

Nuovo limite pagamento contanti dal 1° luglio 2020: importo, sanzioni e novità

Il limite all’uso dei contanti dal 1° luglio 2020 è pari a 2.000 euro, salvo per il money transfer, per i quali la soglia massima resta fissata a 1.000 euro.

Tale limite comporta che:

  • fino a 1.999 euro è possibile dare soldi in contanti ad un’altra persona/azienda;
  • da 2.000 euro in su è necessario l’utilizzo di strumenti tracciabili (bonifico bancario, carta di credito, ecc.) per poter trasferire risorse da un soggetto ad un altro.

Le sanzioni in caso di violazione del limite all’utilizzo dei contanti sono state recentemente riformate dal D.Lgs. 90/2017. Anche sull’importo previsto nel caso di pagamenti superiori al nuovo limite sono da segnalare alcune novità introdotte dal Decreto Fiscale 2020:

Soglia limite pagamento contanti 2020 Sanzioni parti contraenti Sanzioni professionisti obbligati alle segnalazioni
Fino a 250.000 euro Da 2.000 a 50.000 euro Da 3.000 a 15.000 euro
Oltre 250.000 euro Da 15.000 a 250.000 euro Da 3.000 a 15.000 euro

Le sanzioni vengono commisurate all’effettivo importo della violazione commessa.

La normativa attualmente vigente prevede quindi il divieto di pagare ad uno stesso soggetto e nella stessa giornata, importi in contanti pari o superiori a euro 2.000.

Tuttavia, la stessa normativa consente il pagamento rateizzato in contanti di operazioni economiche che - fisiologicamente - si prestino a tale situazione: si pensi, per esempio, alle cure mediche dal dentista.

Limite pagamenti in contanti: dal 2022 l’importo massimo sarà 1.000 euro

Fino allo scorso anno il limite all’uso dei contanti era fissato a 3.000 euro. Come sopra anticipato, la riduzione è una delle novità introdotte dal Decreto Legge n. 124/2019, provvedimento in ambito fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2020.

Nel 2022 si tornerà quindi al limite ai pagamenti in contante stabilito dal Governo Monti, ma il passaggio sarà graduale:

  • fino al 30 giugno 2020 si poteva pagare in contanti fino a 3.000 euro;
  • dal 1° luglio è scattata la nuova soglia, fissata a 2.000 euro;
  • un’ulteriore stretta è prevista dal 2022, quando il limite sarà dimezzato e passerà a 1.000 euro.

La progressività della stretta all’uso del contante da parte del Governo Conte è il frutto di compromessi e trattazioni tra il Movimento 5 Stelle e Italia Viva, i quali non si trovano d’accordo col limite del denaro liquido.

Sulla “liberalizzazione” o limitazione all’uso dei contanti si gioca da sempre una vera e propria battaglia politica e, con il Governo Lega-M5S, era stata paventata l’ipotesi di un’abolizione totale di qualsiasi tipologia di limite ai pagamenti con denaro cash.

Il cambio di Governo ha stravolto le carte in tavola, e uno dei punti che tiene insieme M5S e PD è la volontà di combattere l’evasione, fenomeno per il quale è ritenuto indicativo l’elevato uso del contante.

Partendo quindi dal presupposto che, almeno per il momento, sembra davvero difficile che accada, quali sarebbero i pro e i contro di un’abolizione del limite per il pagamento in contanti?

Limite contanti: i pro e i contro di un’eventuale abolizione con l’esempio europeo

Non è facile dare una risposta univoca considerando la complessità del tema trattato, ma dati alla mano proveremo a rispondere.

In Europa ci sono Paesi come Germania e Austria che non hanno alcun limite all’uso dei contanti, oppure che ce l’hanno ma a livelli abbastanza alti. L’assenza del limite ai pagamenti in contanti però non comporta un alto tasso di evasione fiscale, o comunque il livello non è paragonabile a quello monstre in Italia.

Una prima considerazione è necessaria: la ratio legis delle normative che comportano il limite all’uso dei contanti per i pagamenti è proprio quella di ridurre il rischio di evasione fiscale, oltre che di riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.

Dall’altro lato, ci sono molti studi empirici che evidenziano come i Paesi con un limite anche non eccessivamente basso all’uso dei contanti riescono a contrastare meglio le associazioni criminali dedite al riciclaggio.

Circa due anni fa, per esempio, l’ex ministro Pier Carlo Padoan (economista che ha lavorato all’Ocse e al FMI) disse che il limite ai contanti accompagnato da incentivi all’uso di pagamenti tracciabili ha prevedibili effetti positivi sui consumi.

La stessa Agenzia delle Entrate, nonché la dottrina giuridico-tributaria prevalente affermano da sempre che:

l’uso eccessivo del contante rende possibile una buona parte dell’evasione e che le organizzazioni mondiali dedite a criminalità organizzata, riciclaggio e corruzione hanno la vita più facile grazie all’assenza di limiti all’uso dei contanti”.

Le opinioni in merito sono divergenti, e molti contribuenti e professionisti si schierano per l’eliminazione di qualsiasi vincolo all’uso del contante.

C’è però da dire che l’Italia è un Paese strozzato dall’evasione, dove è ancora oggi elevatissimo il fenomeno del lavoro nero (vedremo quale sarà l’effetto della doppia sanatoria prevista dal decreto Rilancio, che però è prevista solo per braccianti e lavoratori domestici).

Per ora dunque siamo molto lontani da ogni ipotesi di eliminazione di vincoli, limiti e segnalazioni nel caso di uso o movimentazione sospetta di denaro liquido.

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