Ci sono limiti ai soldi che si possono versare sul conto corrente? Quando si rischia che scatti un controllo del Fisco? Vediamo i limiti che pochi conoscono.
Quanti soldi si possono versare senza controlli del Fisco sul proprio conto corrente? Negli ultimi anni i controlli dell’Agenzia delle Entrate si sono intensificati e ogni contribuente potrebbe essere esposto al rischio di un accertamento fiscale. Se fino a qualche anno fa le attenzioni dell’amministrazione tributaria erano concentrate su imprese, aziende e professionisti, ora la lente di ingrandimento del Fisco non si pone più limiti e grazie all’Anagrafe dei conti correnti risulta molto semplice evidenziare anomalie dai movimenti effettuati sul conto corrente.
I versamenti che si effettuano sul proprio conto corrente sono soggetti a controlli da parte del Fisco? Esiste un limite di versamento contanti da non superare per non avere problemi con l’Agenzia delle Entrate? Da quando i conti corrente sono finiti sotto l’occhio attento dell’amministrazione tributaria qualsiasi cittadino si pone domande su quello che potrebbe far scattare un accertamento fiscale.
Anche il cittadino più onesto, per evitare seccature e problemi, tende a evitare tutto quello che allerta Il Fisco. In parte perché quasi nessuno vorrebbe che altri siano a conoscenza delle operazioni del proprio conto corrente, ma soprattutto perché nei controlli fiscali è prevista l’inversione dell’onere della prova: non è l’Agenzia delle Entrate che deve dimostrare che c’è stata evasione fiscale, ma è il contribuente a dover dimostrare il contrario.
Il limite all’utilizzo dei contanti
Il limite per i versamenti senza controlli non va confuso con il limite nel trasferimento dei contanti visto che nel 2025, quello tra privati, è rimasto inalterato a 5.000 euro. Di fatto, quindi, si possono usare i contanti per pagare importi fino a 4.999 euro o per trasferire denaro da un soggetto all’altro. Per chi non rispetta questa soglia le sanzioni previste sono molto salate e vanno:
- da 1.000 a 50.000 euro per importi fino a 250.000 euro;
- da 5.000 a 250.000 euro per importi superiori.
Per trasferire soldi per importi superiori a 5.000 euro è necessario l’utilizzo di mezzi tracciabili come carta di credito/debito, bonifico o assegno.
Il fatto che esista un limite all’uso dei contanti per pagamenti e trasferimenti di denaro solleva dubbi anche sui versamenti. Se si devono versare più di 5.000 euro in contanti ci sono limitazioni o rischi che si corrono? Se questo limite non influisce, ne esiste qualcun altro?
Versamenti in contanti, esistono limiti?
La legge non prevede alcun limite nel versamento di contanti nei propri conti o libretti. In questo caso, infatti, non si parla di trasferimento di contanti a soggetti terzi, visto che i soldi rimangono in possesso alla stessa persona. In caso di versamenti anche ingenti, quindi, non si rischia alcuna sanzione.
L’articolo 49 del decreto legislativo 231 del 2007, infatti, al comma 1 recita:
È vietato il trasferimento di denaro contante e di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, siano esse persone fisiche o giuridiche, quando il valore oggetto di trasferimento, è complessivamente pari o superiore a 3.000 euro. Il trasferimento superiore al predetto limite, quale che ne sia la causa o il titolo, è vietato anche quando è effettuato con più pagamenti, inferiori alla soglia, che appaiono artificiosamente frazionati e può essere eseguito esclusivamente per il tramite di banche, Poste italiane S.p.a., istituti di moneta elettronica e istituti di pagamento, questi ultimi quando prestano servizi di pagamento diversi da quelli di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), numero 6), del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11.
Al comma 3-bis, poi, il limite di 3.000 euro è elevato a 5.000 euro a decorrere dal 1° gennaio 2023. Se si legge bene il comma 1 dell’articolo 49, in ogni caso, parla solo ed esclusivamente di trasferimento di denaro contante tra soggetti diversi e non menziona mai il caso in cui lo stesso soggetto trasferisca somme superiori al limite in sue forme diverse di risparmio.
Limiti dei versamenti, a cosa stare attenti
Non trattandosi di un trasferimento a terzi dei soldi, quindi, si è liberi di versare qualsiasi cifra in banca, ma questo non significa che non si debba fare attenzione.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze sulla questione del limite di utilizzo dei contanti, ha specificato con la circolare 2 del 16 gennaio 2012, che i prelievi e i versamenti al di sopra della soglia non costituiscono una violazione automatica della disciplina che limita l’utilizzo dei contanti, a meno che non esistano elementi concreti che facciano supporre il contrario. Proprio per questo motivo le banche, anche in presenza di versamenti e prelievi superiori a 5.000 euro non sono tenute a effettuare la comunicazione della violazione della disciplina sul contante.
Anche se non esistono dei divieti espliciti,se un soggetto effettua un prelievo o un versamento per importi superiori a 10.000 euro (somma totale da considerare nell’arco di un mese), la banca deve inviare una comunicazione all’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (per l’antiriciclaggio).
Questa comunicazione potrebbe far scattare un campanello di allarme nell’Agenzia delle Entrate che potrebbe decidere di procedere con controlli più attenti che potrebbero portare a un accertamento fiscale. Il primo passo, quando c’è un dato che all’Agenzia non torna, è quello di controllare la dichiarazione dei redditi del contribuente per capire se la somma in questione è stata assoggettata a tassazione.
Versare, quindi, somme in contanti troppo elevate potrebbe esporre al rischio di dover in qualche modo giustificare la provenienza del denaro e dimostrare che si tratti di una cifra già tassata o che sia frutto di donazioni, risarcimenti e altre forme esenti da tassazione.
Se si deve, quindi, versare una somma importante sul proprio conto corrente è sempre bene ricordare che ci si potrebbe trovare nella scomoda situazione di dover dimostrare la provenienza del denaro. In questo caso, visto che il limite di 10.000 euro è riferito al mese, o si può optare per un versamento in due mesi distinti o ci si deve premunire di adeguata documentazione che, nel caso di controlli, aiuti a dimostrare la provenienza del denaro.
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Versamenti sul conto corrente
Come abbiamo visto non esiste un vero e proprio limiti per i versamenti che si effettuano sul proprio conto corrente. L’Agenzia delle Entrate, però, ha il potere di avviare delle indagini bancarie sui conti correnti dei contribuenti e, se trova dati che si discostano dalla dichiarazione dei redditi presentata, potrebbe chiedere al contribuente di spiegare da dove proviene il denaro in questione.
Il Testo Unico sulle imposte sui redditi, infatti, prevede che tutti i versamenti contanti che si effettuano sul proprio conto, vanno considerati come redditi e come tale vanno tassati se non sono stati inseriti nella dichiarazione annuale.
Ovviamente un contribuente sottoposto a controllo ha la possibilità di dimostrare che si tratti di somme già tassate o esenti da tassazione, ma proprio per questo è importante avere la prova documentale di ogni versamento che si effettua. E se si tratta di contanti frutto di risparmio? Il consiglio è quello di non accumulare somme importanti prima di procedere al versamento in conto corrente, perché altrimenti si potrebbero avere problemi nel dimostrare che si tratta di soldi risparmiati.
Sia i versamenti, sia i prelievi non giustificati danno luogo alla presunzione bancaria in forza della quale le somme interessate sono considerate come compensi e ricavi non dichiarati. Come abbiamo detto in questi casi c’è l’inversione della prova: il contribuente deve dimostrare l’irrilevanza di ogni operazione contestata ai fini fiscali. In questo caso la prova non può essere fornita con presunzioni semplici, ma serve una prova certa.
Questi documenti possono essere forniti da avvocati o notai (nel caso siano stati redatti dei contratti), dalle ricevute di eventuali vincite, da operazioni che hanno a che fare con cambiali, assegni o polzze visto che si tratta di documenti che dimostrano la movimentazione finanziaria.
La paura di ogni contribuente nei confronti di un accertamento fiscale sulle movimentazioni bancarie è fondato sul fatto che appare impossibile riuscire a giustificare ogni singola operazione (prelievi e versamenti sono attività abituali sul conto corrente). Proprio per questo motivo l’Agenzia delle Entrate nella circolare 32/E del 2006 ha chiarito che non si possono trascurare “le eventuali dimostrazioni, anche di natura presuntiva, che trattasi di spese non aventi rilevanza fiscale sia per la loro esiguità, sia per la loro occasionalità, e, comunque, per la loro coerenza con il tenore di vita rapportabile al volume di affari dichiarato“.
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