TTIP, l’accordo commerciale tra USA e UE che rischia di stravolgere l’Europa

Vittoria Patanè

21/05/2014

Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un accordo per il libero scambio tra USA e Europa che si sta negoziando tenendo le popolazioni Europee totalmente all’oscuro di tutto. Ecco in cosa consiste e quali conseguenze potrebbe avere.

TTIP, l’accordo commerciale tra USA e UE che rischia di stravolgere l’Europa

Qualcuno lo chiama truffa, qualcun altro opportunità. Tra le due tesi solo un enorme, ingombrante silenzio.

Sul Ttip, Transatlantic Trade and Investment Partnership, si sa poco e nulla. Eppure è un accordo che rischia di rivoluzionare totalmente le nostre vite. Ma non tra 10,20 o 30 anni, subito. Perché se la tabella di marcia dei negoziati verrà rispettata, gli effetti li vedremo già a partire dal prossimo anno.

Che cos’è il Ttip?
È uno degli accordi commerciali più complessi e ampi mai tentati. Lo scopo è quello di creare un mercato unico per merci, investimenti e servizi tra Stati Uniti e Unione Europea attraverso l’abolizione dei dazi e l’uniformazione di leggi e regolamenti internazionali. In poche parole: tutto ciò che verrà considerato un ostacolo al libero scambio tra USA e UE sarà abolito. E non parliamo solo di alta finanza e multinazionali. Sul tavolo ci sono argomenti come:

“ l’accesso al mercato per i prodotti agricoli e industriali, gli appalti pubblici, gli investimenti materiali, l’energia e le materie prime, le materie regolamentari, le misure sanitarie e fitosanitarie, i servizi, i diritti di proprietà intellettuale, lo sviluppo sostenibile, le piccole e medie imprese, la composizione delle controversie, la concorrenza la facilitazione degli scambi, le imprese di proprietà statale”.

Questo è il poco che si sa, quanto è dato conoscere. Perché sul negoziato vige la massima segretezza. I documenti sui quali si lavora sono accessibili solo ai tecnici, al Governo USA e alla Commissione Europea che se ne occupa su mandato segreto degli Stati Membri. Escluso invece il Parlamento Europeo che però, grazie al trattato di Lisbona, in teoria avrà diritto ad esprimere il suo parere con una votazione finale, ma non potrà proporre alcun emendamento. Si o No, queste le uniche scelte.

I pericoli del Ttip
Politici e governanti tessono le lodi del Ttip: aumenterà il PIL dello 0,5/1%, spingerà al rialzo il reddito pro-capite e creerà posti di lavoro in tutta Europa. Previsioni che tuttavia sembrano scontrarsi con la realtà. Non è ancora chiaro infatti il motivo per il quale una maggiore concorrenza al ribasso sui costi dovrebbe favorire la ripresa del Prodotto Interno Lordo.

I pericoli del Ttip, in base agli aspetti che si conoscono, sembrano infatti essere due, collegati tra loro.

In primo luogo, l’uniformazione di regole e controlli al ribasso. È questo il motivo per il quale gli USA hanno escluso dal negoziato i mercati finanziari, perché le regole statunitensi sono molto più severe delle nostre e appianare i regolamenti significherebbe rimuovere le barriere più rigide imposte dall’amministrazione americana. Per noi però, questo meccanismo potrebbe produrre delle conseguenze ancora più gravi. Prendendo come esempio l’agricoltura, in America si coltivano Ogm, è consentito l’uso di ormoni nell’allevamento di animali destinati all’alimentazione, non esiste la denominazione di origine controllata. Tutte quelle norme che per l’Europa sono vitali verrebbero così rimosse in nome del “bene comune”. Lo stesso vale per i servizi (che negli USA sono in mano ai privati, mentre da noi continuano ad essere appannaggio dell’amministrazione pubblica) o per l’ambiente, anch’esso soggetto oltreoceano a regole meno severe.

Il secondo pericolo del Ttip riguarda la cosiddetta clausola ISDS che prevede che se norme, standard e regolamenti nazionali o europei vigenti andassero a contrastare gli interessi degli investimenti delle imprese, i singoli Stati Nazionali dovrebbero affrontare corti di arbitrato e pagare multe salatissime. L’ISDS infatti rappresenta un insieme di regole volte a legiferare sui conflitti tra Stato e imprese, permettendo a queste ultime di scavalcare le giurisdizioni nazionali, rivolgendosi ai tribunali internazionali.
Per capire cosa comporta nei fatti questa pratica, immaginate se una multinazionale americana decidesse di mettere in discussione le leggi di uno dei 28 Stati UE forte della sua presenza in Europa. Il Ttip potrebbe dunque rivelarsi solo un mezzo per aggirare le norme scomode vigenti nei vari settori.

Le conseguenze per l’Europa
Quanto appena detto può essere tradotto a livello pratico. Dal punto di vista economico a trarre maggiori vantaggi dal Ttip saranno gli Stati Uniti. Perché? Perché il dazio medio che le merci europee versano per entrare in America è pari al 3,5%, mentre quello contrario ammonta al 5,2%.

Per non parlare di sanità e istruzione, che negli USA sono appannaggio dei privati. Se questi privati decidessero di concorrere in Italia o in Europa, i nostri sistemi verrebbero letteralmente scardinati. Inutile poi contemplare la possibilità che un’università pubblica italiana investa negli USA per aprire ospedali, Asl, ecc. Un’ipotesi tanto utopica quanto irrealizzabile.

Altro aspetto da mettere in evidenza riguarda l’export. L’accordo sul libero scambio favorirebbe ovviamente i paesi esportatori (ricordate la polemica sull’export tedesco?), mentre gli stati più deboli (come il nostro) rischierebbero una vera e propria colonizzazione.

Di esempi del genere se ne potrebbero fare molti. Il Ttip, così impostato, rischia di diventare un meccanismo che stravolgerà il sistema economico, sociale e commerciale europeo, favorendo ancora una volta gli interessi dei potenti a discapito delle singole realtà nazionali. Il silenzio sicuramente non aiuta. Il rischio vero, in questo momento, è che la situazione divenga chiara agli occhi di tutti quando ormai sarà troppo tardi.

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