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Federlazio: questione fiscale priorità assoluta
martedì 24 settembre 2013, di
Stanchezza, pessimismo e la sensazione che il futuro continuerà ad essere complicato: gli imprenditori del Lazio tracciano un quadro della condizione economica nella regione e chiedono alla politica risposte efficaci e tempestive.
Federlazio
A condurre l’indagine è stata Federlazio, l’associazione delle piccole e medie imprese della regione. Lo studio fotografa la situazione vissuta nella prima metà di quest’anno da 350 Pmi, analizzando ciò che vedono per il futuro e quali interventi metterebbero all’ordine del giorno.
Per i prossimi sei mesi gli imprenditori della regione si aspettano una situazione molto complessa: dovrebbe contrarsi un po’ il mercato europeo, con un miglioramento della situazione sul fronte della domanda intera e una modesta ripresa della domanda di prodotti e servizi dai paesi extraeuropei. Ma non basta.
Per dirla con un’immagine, il cielo si starà anche rischiarando ma gli imprenditori laziali preferiscono aspettare prima di chiudere gli ombrelli.
La situazione resta critica
“Le statistiche sembrano dirci che la crisi sta frenando la sua corsa e che il ritmo di contrazione dell’economia è in leggera attenuazione” ha riassunto Maurizio Flammini, presidente di Federlazio, “sembra che qualcosa si stia muovendo, solo che le nostre imprese non se ne accorgono”.
E infatti l’umore degli imprenditori laziali resta nero. Il 64,8 per cento delle aziende dice al momento di non intravedere alcuna via d’uscita dalla crisi: un numero in salita di quasi venti punti percentuali rispetto alla precedente indagine.
Occupazione e tasse, situazione critica
Solo il 9% delle aziende ha incrementato il proprio personale, mentre aumenta di poco la percentuale di quelle che l’hanno ridotto (si passa dal 24,1% al 25,8%).
La maggior parte degli imprenditori laziali (il 66,7% contro il 61,8 della precedente rilevazione) conta di mantenere inalterato il proprio organico. Ma c’è un inquietante rovescio della medaglia: il 20% ammette di correre seri rischi di chiusura nei prossimi sei mesi.
I problemi sono sempre quelli: ritardo nei pagamenti, sia dei privati, sia della Pubblica amministrazione e credit crunch da parte degli istituti di credito. Ma la vera urgenza si chiama pressione fiscale: sono le tasse a paralizzare l’attività delle imprese, più del costo del lavoro e più della burocrazia.
La Regione Lazio, dunque, ha messo a punto alcune misure apprezzate dal mondo imprenditoriale (ad esempio lo sblocco di parte dei pagamenti della PA), ma l’intervento che le aziende aspettano con più ansia è proprio una riduzione del carico fiscale. Un aspetto sul quale non ci sono dubbi. “A una nostra esplicita domanda su quale fosse l’azione che il governo regionale dovrebbe prioritariamente mettere in atto per uscire dalla crisi” ricorda Federlazio, “il 67% delle risposte sono andate proprio in questa direzione".
Politica distante
“L’auspicio”, aggiunge ancora Flammini, “è che la giunta regionale voglia raccogliere i segnali che la Pmi sta lanciando alle Istituzioni”, perché tra tasse, burocrazia e fatturati in calo le aziende non possono più permettersi di sostenere anche i costi della mala politica.
Il numero uno degli industriali laziali lo dice chiaro e tondo: “Le imprese, e le Pmi in modo particolare, sono ormai stanche di provvedimenti che si annunciano ma che non vengono mai adottati o di provvedimenti invece adottati ma che si sarebbe fatto meglio a non adottare, sono stanche di un quadro politico nazionale così atipico da non riuscire ad esprimere una progettualità di medio-lungo periodo”.