BCE e fine del QE: prospettive e timori dell’area euro

Ufficio Studi Money.it

07/01/2019

07/01/2019 - 09:34

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Il programma di stimolo monetario della Banca centrale europea è giunto al capolinea. Con il 2019 si apre la nuova era del post QE, tra incertezze e preoccupazioni

BCE e fine del QE: prospettive e timori dell’area euro

Il 22 gennaio 2015 la BCE iniziava il suo programma di Quantitative easing che, fra una critica e l’altra, è sopravvissuto nel corso degli anni rafforzando la credibilità dell’istituto centrale con sede a Francoforte.

A distanza di quattro anni da quella data, il programma di allentamento monetario della banca centrale è di fatto terminato. Con il 31 dicembre scorso, infatti, il QE è definitivamente tramontato e la BCE non acquisterà più titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona lasciando scoperte Italia, Francia e Spagna per un massimo di 64 miliardi di euro di obbligazioni.

Tuttavia l’Eurotower non sparirà completamente dallo scenario. Già lo scorso giugno il Presidente in carica, l’italiano Mario Draghi, aveva annunciato che i titoli governativi già detenuti a Francoforte che arriveranno a scadenza saranno sostituiti con altre obbligazioni di pari importo.

La BCE dunque continuerà a reinvestire per tutto il tempo necessario, con lo scopo di mantenere condizioni di liquidità favorevoli. Questo per lo meno fino alla fine del mandato di Mario Draghi che scadrà nell’ottobre di quest’anno.

BCE grande assente nelle future aste di titoli di Stato

Per tutto questo tempo l’Eurotower è stata la protagonista principale alle aste dei titoli governativi. Ora la mancanza di un compratore affidabile e certo, rappresenta un elemento di preoccupazione per gli investitori, specie sul fronte obbligazionario, dove si stima un rialzo dei rendimenti.

Draghi continuerà a monitorare attentamente la situazione macroeconomica dell’area euro, specialmente i dati riguardanti l’inflazione. Infatti, non è da escludere una riattivazione del QE o una rinuncia del rialzo dei tassi di interesse, previsto già per il 2019, nel caso in cui l’inflazione dovesse rivelarsi inferiore ai target prefissati. L’istituto di Francoforte punta ad una inflazione tendente al 2%.

Un’altro strumento nel cassetto degli attrezzi della BCE rimane anche una nuova tranche di Tltro. Nei precedenti meeting il numero uno della Banca centrale ha affermato che rientra nell’arsenale delle misure espansive utilizzabili, ma senza sbilanciarsi ulteriormente.

Secondo l’agenzia di rating Moody’s, Spagna e Portogallo sono meglio posizionate rispetto l’Italia per gestire la transizione all’era post QE. L’Italia al contrario è quella vista peggio e questo nuovo scenario potrebbe incidere con rimborsi crescenti sui titoli di Stato per via dell’aumento dei tassi di interesse.

Questo scenario di conseguenza potrà incidere negativamente anche sul deficit e sui programmi di spesa del governo, già oggetto di tensione con l’UE da diversi mesi.

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