L’annuncio sui tassi dalla Fed e la novità sul QT. Wall Street peggiora con le parole di Jerome Powell. Money.it segue gli aggiornamenti in tempo reale.
Il penultimo verdetto sui tassi del 2025 della Fed è appena arrivato. Oggi, mercoledì 29 ottobre 2025, la Banca centrale americana guidata dal presidente Jerome Powell ha annunciato come da attese di aver tagliato i tassi USA di 25 punti base.
I tassi sui fed funds sono così scesi dalla precedente forchetta compresa tra il 4% e il 4,25%, al nuovo range tra il 3,75% e il 4%.
In evidenza, nel comunicato diramato dalla Fed, anche la decisione di mettere il punto al Quantitative Tightening, ovvero al programma che la Banca centrale americana ha lanciato per mettere a dieta il proprio bilancio, precedentemente gonfiato dalla quantità record di Treasury e di altri asset che l’istituzione aveva acquistato con i piani di QE-Quantitative easing.
La fine del QT, si legge nel comunicato, avverrà nel mese di dicembre. Una notizia dovish, questa dello stop al QT, che è stata tuttavia più che compensata dalle dichiarazioni di nuovo piuttosto hawkish che sono state rilasciate dal presidente della Fed Jerome Powell, nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi.
Per l’ennesima volta, così come aveva fatto anche nella precedente riunione di settembre, che era culminata nella prima riduzione dei tassi USA in nove mesi e dell’anno 2025, Powell ha infatti messo in riga le colombe, affossando le speranze e le scommesse su un nuovo possibile taglio, oltre a quello annunciato oggi, nell’ultimo meeting dell’anno: quello in calendario nel mese di dicembre.
Tassi Fed, Powell taglia tassi USA al 3,75%-4% ma frena subito le speranze su altra riduzione a dicembre
Per non dare adito a dubbi, il numero uno della Fed Jerome Powell ha proferito una frase riferendosi proprio all’ultimo mese dell’anno, chiarendo fin dall’inizio della conferenza stampa che “un ulteriore taglio dei tassi a dicembre non è affatto scontato, tutt’altro ”.
Non solo: il banchiere centrale che, per tutto il 2025, ha dovuto fare i conti con gli improperi e le ingiurie tuonati dalla colomba numero uno degli Stati Uniti, ovvero dal presidente americano Donald Trump, ha ammesso la presenza di tensioni in seno alla Federal Reserve, indicando che esistono “opinioni fortemente divergenti” su come dovrà agire la banca centrale nella prossima riunione di politica monetaria.
D’altronde, anche la riunione di oggi del FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, non deve essere andata del tutto liscia, visto che la scelta di abbassare di nuovo i tassi di 25 punti base ha ricevuto 10 voti favorevoli e due contrari.
A opporsi alla decisione di far scendere i tassi alla nuova forchetta compresa tra il 3,75% e il 4% sono stati Stephen I. Miran, l’esponente dovish scelto direttamente da Donald Trump, che avrebbe preferito ridurre il tasso target di ½ punto percentuale (dunque di 50 punti base) e Jeffrey R. Schmid che, invece, avrebbe preferito non apportare alcuna variazione in questa riunione, lasciando dunque i tassi fermi.
La maggioranza del FOMC ha scelto invece di procedere di nuovo a un taglio dei tassi, lanciando però anche un chiaro messaggio ai mercati e agli economisti: una terza riduzione a dicembre, per l’appunto, non deve essere data per scontata, anche perché elementi di incertezza persistono tuttora. E per elementi di incertezza ora non si intende neanche più ’soltanto’, se così si può dire, l’effetto complessivo dei dazi di Donald Trump sul PIL e sull’inflazione degli Stati Uniti.
A far parte del club delle incognite che stremano la banca centrale americana c’è infatti, adesso, anche lo shutdown del Paese, ovvero il congelamento di diverse attività del governo federale USA che, secondo alcuni alert, potrebbe avere effetti più devastanti sull’economia americana rispetto agli episodi del passato.
Giusto per fare un esempio, riflessi sono stati rilevati già nel mercato delle IPO.
Dunque, e di nuovo, per precauzione Powell ha deciso di non promettere nulla ai mercati, tanto più una sforbiciata che concluda l’anno 2025.
D’altronde, ha spiegato lui stesso, se è vero che “lo shutdown del governo federale peserà sull’attività economica per tutto il tempo in cui persisterà”, è altrettanto vero che “queste conseguenze dovrebbero ribaltarsi dopo la fine dello shutdown ” medesimo.
In poche parole, niente allarmismi, è stato il consiglio di Powell, che continua a nutrire una grande fiducia nella resilienza dell’economia USA, in attesa di ricevere quei dati macro che si stanno facendo desiderare proprio a causa della paralisi che ha colpito l’America, ma che prima o poi arriveranno.
“Avremo qualche dato sull’inflazione, qualche dato sull’attività economica. Avremo di fronte il quadro di quello che sta accadendo. Riceveremo di nuovo anche il Beige Book ”, ha fatto notare il banchiere. Certo, “non saremo capaci di ottenere informazioni dettagliate sulla situazione. Ma penso che, nel caso in cui ci dovesse essere un cambiamento significativo nell’economia in un senso o nell’altro, lo capiremo attraverso ” la pubblicazione di quelle indicazioni.
Nell’attesa, Powell ha preferito non dire troppo e soprattutto non presentare un lato troppo dovish che avrebbe potuto portare magari qualcuno, come sta già succedendo, a credere che la Fed stia davvero per abdicare alla sua indipendenza per piegarsi ai dettami del presidente Trump.
Il banchiere ha tra l’altro ricordato il grande dilemma della Banca centrale USA, parlando di una “ situazione sfidante, in quanto i rischi sull’inflazione sono al rialzo, mentre quelli sull’occupazione sono al ribasso”.
Meglio propendere dunque per la cautela, visto che del domani non vi è alcuna certezza.
I toni di Powell hanno sfiammato Wall Street e affossato i Treasury, accendendo al contempo il dollaro USA
Non era però certo questo tipo di prudenza, e non era certo questo altolà immediato a sperare troppo su una riduzione dei tassi a dicembre, che Wall Street aveva previsto. E così gli effetti sui mercati non sono mancati.
L’indice Dow Jones Industrial Average ha concluso la sessione di oggi segnando una flessione pari a -74,37 punti, o dello 0.2%, a 47.632, mentre lo S&P 500 ha chiuso sostanzialmente piatto, a quota 6.890,59.
Il Nasdaq Composite ha invece sovraperformato, salendo dello 0,55% al valore di chiusura record di 23.958,47, grazie ai buy scattati in particolare sulle azioni Nvidia, grandi protagoniste di oggi con l’altrettanta grande notizia relativa alla capitalizzazione di mercato di ben 5 trilioni di dollari che il colosso dei chip per l’AI è riuscito a raggiungere, facendo così non solo la sua storia, ma quella di qualsiasi società quotata in Borsa.
Se Wall Street è riuscita a reggere il colpo della Fed meno dovish delle attese, diversamente è andata ai Treasury, ovvero ai Titoli di Stato USA, che sono stati travolti dalle vendite, al punto che i rendimenti decennali sono balzati di più di 8 punti base al 4,072%, mentre i rendimenti a 2 anni sono letteralmente schizzati di più di 10 punti base, al 3,602%. In crescita anche i rendimenti dei Treasury a 30 anni, saliti di più di 6 punti base, al 4,613%.
I toni da falco di Powell non potevano non avere ripercussioni sul mercato del forex. Immediata la fiammata del dollaro, che ha portato il rapporto EUR-USD a scendere di oltre lo 0,40%, a quota $1,1598.
Il biglietto verde è salito anche sullo yen, con il cambio USD-JPY in progresso di mezzo punto percentuale a quota JPY 152,78, così come sulla sterlina, con il rapporto GBP-USD in flessione dello 0,62%, a $1,3187.
Domani, per l’azionario, l’obbligazionario e il mercato del forex, in generale per tutti i mercati finanziari, altra giornata decisamente campale, con l’annuncio sui tassi che arriverà dalla BCE di Christine Lagarde.
Fed Day, gli aggiornamenti di Money.it in tempo reale
Tassi Fed, Powell: più vicini al tasso neutrale di 150 punti base. Si conclude la conferenza stampa
È terminata la conferenza stampa che ha visto il presidente della Federal Reserve Jerome Powell prendere la parola, commentando le ultime decisioni di politica monetaria annunciate oggi dalla Banca centrale USA.
Tra le ultime frasi proferite dal banchiere centrale, quella che sembra allontanare ulteriormente la possibilità di un terzo taglio dei tassi USA nella prossima riunione di dicembre: “Ci troviamo in una situazione in questo momento, in cui abbiamo tagliato altre due volte (oltre ai tagli annunciati nel 2024, in tutto tre)...”, ha ricordato il presidente della Fed, aggiungendo che, dunque, “ siamo più vicini al tasso neutrale di 150 punti base , qualsiasi possa essere il valore di questo (tasso neutrale), rispetto a quanto lo fossimo l’anno scorso”. Proprio per questo motivo, “sta crescendo ora il coro di chi ritiene che forse questo è il livello in corrispondenza del quale dovremmo aspettare almeno un ciclo, qualcosa del genere”.
Fed, Powell parla dell’impatto dello shutdown USA sul PIL
Certamente, “lo shutdown del governo federale (USA) peserà sull’attività economica per tutto il tempo in cui si protrarrà”, ha detto il presidente della Fed Jerome Powell.
Tuttavia, ha aggiunto il numero uno della Banca centrale USA, “queste conseguenze dovrebbero essere ribaltate dopo la fine dello shutdown”.
I commenti di Powell sono stati rilasciati dopo la conta dei danni dello shutdown che è stata annunciata proprio oggi dal Congressional Budget Office. L’Ufficio di Budget del Congresso degli Stati Uniti ha reso noto per la precisione che lo shutdown USA, che dura ormai da un mese circa, si tradurrà in una perdita del PIL di almeno 7 miliardi di dollari entro la fine del 2026. Il numero uno del CBO Phillip Swagel ha aggiunto poi in una lettera che le perdite aumenteranno se lo shutdown andrà avanti.
Ma Powell ammette anche che rischi al ribasso sull’occupazione sono aumentati negli ultimi mesi
Il presidente della Fed Jerome Powell non prende affatto alla leggera l’indebolimento del mercato del lavoro degli Stati Uniti. Pur avendo affermato che è possibile che l’economia USA si confermi più solida delle attese, Powell ha ammesso che, “sebbene i dati ufficiali sull’occupazione di settembre siano stati posticipati (a causa dello shutdown in USA), le prove a disposizione suggeriscono che sia i licenziamenti che le assunzioni rimangono bassi, e che sia la percezione delle famiglie riguardo alla disponibilità di posti di lavoro che la percezione delle aziende riguardo alla difficoltà ad assumere continuano a scendere, in questo mercato del lavoro meno dinamico e in qualche modo più debole ”.
Powell ha così ribadito che, “negli ultimi mesi, l’impressione è che i rischi al ribasso sull’occupazione siano aumentati ”.
Scivolano le scommesse su un altro taglio tassi Fed nella prossima riunione di dicembre
Le parole di Jerome Powell, che frenano le speranze delle colombe sull’arrivo di un terzo taglio dei tassi consecutivo nella prossima riunione di dicembre, fanno scendere anche le scommesse dei mercati sulla prossima mossa del FOMC, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve.
Le probabilità che i tassi sui fed funds USA siano lasciati fermi al range a cui sono stati portati oggi, quello compreso tra il 3,75% e il 4%, sono salite al 29%, dal 9% circa della giornata di ieri, stando a quanto emerge dal Fedwatch del CME.
Allo stesso tempo, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi al nuovo range compreso tra il 3,5% e il 3,75%, che ieri erano superiori al 90%, sono scivolate al di sotto del 69%.
A Wall Street il Dow Jones scivola fino a -150 punti. Buy sul dollaro, mentre rendimenti Treasury accelerano al rialzo
Il Dow Jones scende fino a 150 punti, dopo la frase di Jerome Powell che, nel rispondere alle domande dei giornalisti su quanto potrebbe accadere a seguito dell’ultima riunione della Fed dell’anno, quella di dicembre, ha lasciato intendere che la Banca centrale americana potrebbe anche decidere di non tagliare i tassi. Lo S&P perde lo 0,14% mentre il Nasdaq Composite riduce i guadagni in modo significativo, salendo ora di appena lo 0,26%.
Il rafforzamento del dollaro USA, sulla scia di dichiarazioni che vengono considerate hawkish dai mercati, porta il rapporto EUR-USD a scendere dello 0,45% circa, a quota $1,1597.
Sul mercato dei Treasury USA, le vendite sui Titoli di Stato americani si intensificano, portando i rendimenti decennali a scattare ulteriormente, di oltre 7 punti base, al 4,056%.
Wall Street peggiora dopo la frase di Powell sull’esito della riunione di dicembre. ’Opinioni molto divergenti’ su come procedere
Wall Street vira in rosso, mentre il presidente della Fed Jerome Powell risponde in conferenza stampa alle domande dei giornalisti su quanto potrebbe accadere ai tassi USA.
Powell ha sottolineato che un ulteriore taglio a seguito della riunione di dicembre non è scontato, deprimendo così il sentiment dei mercati.
Il banchiere centrale ha detto che “i dati del periodo precedente allo shutdown mostrano che è possibile che l’economia sia più solida”, in un contesto in cui “i dazi (di Trump) più alti stanno facendo salire i prezzi di alcuni beni”. Una prospettiva ragionevole, ha aggiunto, è che “l’impatto dei dazi (sull’inflazione) avrà breve durata, ma è anche possibile che gli effetti siano più duraturi ”. In ogni caso, “rimaniamo ben posizionati a rispondere”.
Powell ha ammesso anche che in seno al FOMC ci sono “ opinioni molto divergenti ” riguardo a come procedere sui tassi nella prossima riunione di dicembre.
Tassi Fed, la frase di Powell su cosa accadrà a dicembre
“Un ulteriore taglio dei tassi a dicembre non è affatto scontato, tutt’altro ”. Così Jerome Powell, nel commentare il trend dei tassi USA dopo il secondo taglio consecutivo annunciato oggi.
Fed, Powell: «situazione sfidante» con rischi al rialzo su inflazione e rischi al ribasso sull’occupazione USA
Powell ha ribadito il doppio mandato della Federal Reserve, che è quello di garantire la massima occupazione negli Stati Uniti e, anche, la stabilità dei prezzi, puntando a una inflazione che si attesti al target prestabilito del 2%. “Nel breve periodo la situazione è sfidante, in quanto i rischi sull’inflazione sono al rialzo, mentre quelli sull’occupazione sono al ribasso”, ha ammesso il timoniere della Fed.
Iniziata la conferenza stampa di Jerome Powell
Iniziata la conferenza stampa durante la quale il presidente della Fed Jerome Powell risponderà alle domande dei giornalisti sulle decisioni di politica monetaria che sono state annunciate oggi. Powell ha affermato che le condizioni in cui versa l’economia USA non sono cambiate in modo significativo rispetto a quelle rilevate nel meeting dello scorso 17 settembre, “sebbene la pubblicazione di alcuni dati macro sia stata ritardata, a causa dello shutdown USA”.
Wall Street ancora in rialzo post annuncio tassi Fed, si attende Powell. Focus su EUR-USD e rendimenti Treasury
Wall Street ancora positiva dopo il doppio annuncio della Fed di Jerome Powell che, oltre a tagliare i tassi come da attese al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, ha annunciato la fine del piano di Quantitative Tightening.
L’indice Dow Jones sale dello 0,28% a quota 47.823,97 punti, mentre lo S&P 500 avanza dello 0,15% a quota 6.901,05 punti. Il Nasdaq Composite segna un progresso dello 0,43%, a 23.943,197 punti.
I listini azionari USA fanno dietrofront rispetto ai massimi intraday della sessione. Il rapporto euro-dollaro rimane ancora al di sotto della parità, poco mosso attorno a quota $1,1641, mentre merita attenzione la reazione dei rendimenti dei Treasury a 10 anni che balzano al di sopra della soglia del 4%, fino al 4,018%.
I tassi dei Treasury a 2 anni avanzano al 3,518%, mentre i rendimenti a 30 anni guadagnano quasi 4 punti base al 4,585%.
Tassi Fed tagliati di 25 punti base al 3,75%-4% + fine Quantitative Tightening. Il comunicato del FOMC
Così si legge nel comunicato del FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, relativo alla decisione sui tassi annunciata oggi, mercoledì 29 ottobre 2025:
“Gli indicatori disponibili suggeriscono che l’attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo moderato.
La crescita dell’occupazione si è indebolita nel corso dell’anno e il tasso di disoccupazione è leggermente aumentato, pur restando basso fino ad agosto; gli indicatori più recenti sono coerenti con questi sviluppi. L’inflazione è aumentata rispetto all’inizio del’anno e rimane su livelli relativamente elevati. Il Comitato punta a conseguire la massima occupazione e un’inflazione al tasso del 2% nel lungo periodo. L’incertezza sulle prospettive economiche rimane elevata. Il Comitato è attento ai rischi che incombono su entrambe le componenti del suo doppio mandato e ritiene che i rischi al ribasso per l’occupazione siano aumentati negli ultimi mesi. A sostegno dei propri obiettivi, e alla luce del mutato equilibrio dei rischi, il Comitato ha deciso di ridurre l’intervallo del target per i tassi sui federal funds di ¼ di punto percentuale, portandolo a 3,75–4%. Nel valutare eventuali ulteriori aggiustamenti del target per il tasso sui federal funds, il Comitato esaminerà con attenzione i dati in arrivo, l’evoluzione dello scenario economico e il bilanciamento dei rischi. Il Comitato ha inoltre deciso di concludere la riduzione delle proprie consistenze di titoli (Quantitative Tightening) il 1° dicembre. Il Comitato resta fortemente impegnato a sostenere la massima occupazione e a riportare l’inflazione verso il proprio obiettivo del 2%. Nel valutare l’orientamento appropriato della politica monetaria, il Comitato continuerà a monitorare gli effetti delle nuove informazioni sulle prospettive per l’economia e sarà pronto a modificare l’orientamento della politica monetaria qualora dovessero emergere rischi che ostacolino il raggiungimento dei suoi obiettivi. Le valutazioni del Comitato terranno conto di un’ampia gamma di informazioni, incluse quelle relative alle condizioni del mercato del lavoro, alle pressioni inflazionistiche e alle aspettative di inflazione, così come agli sviluppi finanziari e internazionali. Hanno votato a favore di questa decisione di politica monetaria: Jerome H. Powell (Presidente), John C. Williams (Vicepresidente), Michael S. Barr, Michelle W. Bowman, Susan M. Collins, Lisa D. Cook, Austan D. Goolsbee, Philip N. Jefferson, Alberto G. Musalem e Christopher J. Waller. Hanno votato contro: Stephen I. Miran, che avrebbe preferito ridurre il tasso target di ½ punto percentuale (dunque di 50 punti base, e Jeffrey R. Schmid, che invece avrebbe preferito non apportare alcuna variazione del tasso in questa riunione”.
La Fed di Jerome Powell taglia i tassi al nuovo range 3,75%-4%. Seconda sforbiciata consecutiva
Come da attese, la Fed di Jerome Powell ha tagliato i tassi sui fed funds USA di 25 punti base, dalla precedente forchetta compresa tra il 4% e il 4,25% al nuovo range tra il 3,75% e il 4%.
Tassi Fed, parla l’esperto. In vista più tagli di quelli prezzati dal mercato?
Così Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel, nella nota con cui ha reso noto ai mercati la sua view su cosa deciderà di fare la Fed nella giornata di oggi.
L’economista ha spiegato innanzitutto che “la situazione che i policymaker statunitensi si trovano ad affrontare a poche ore dalla riunione della Federal Reserve appare piuttosto chiara: i dati attuali indicano quasi inequivocabilmente la necessità di un nuovo taglio dei tassi d’interesse di riferimento ”.
Non per niente, i futures sui fed funds scommettono sull’annuncio di un nuovo taglio nella giornata di oggi con una probabilità del 100%. D’altronde, ha spiegato Cleveland, “la maggior parte degli indicatori, con l’unica eccezione delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, evidenzia un rallentamento del mercato del lavoro ”.
Inoltre, “escludendo il rapporto di settembre, la media trimestrale dei nuovi posti di impiego del settore non agricolo – pari a 29.000 unità – suggerisce un possibile aumento della disoccupazione, soprattutto alla luce di probabili revisioni al ribasso di dati già deboli”.
Idem le statistiche sull’occupazione privata, che “confermano segnali di indebolimento a settembre”, a fronte di un tasso di inflazione USA che, ha fatto notare l’esperto, “si muove in linea con le attese: se, da un lato, le pressioni temporanee legate ai dazi incidono sui prezzi dei beni, dall’altro i servizi non abitativi e il comparto residenziale continuano ad esercitare una forza disinflazionistica, con l’indice CPI di settembre che ha registrato la lettura mensile dei prezzi abitativi più contenuta dal gennaio 2021 ”.
Il capo economista di Payden & Rygel sottolinea in questo contesto che “l’inflazione non dovrebbe quindi rappresentare un ostacolo alla normalizzazione della politica monetaria”, descrivendo il quadro attuale e annunciando che la sua view è quella di altri tre tagli dei tassi USA nel corso del 2026.
“Quasi tutti i membri del FOMC concordano sul fatto che l’attuale livello del tasso sui Fed Funds sia più che restrittivo: è comprensibile che, vista l’incertezza dei dati, alcuni preferiscano attendere nuovi riscontri nei prossimi mesi, ma, come recentemente osservato dal governatore Waller, mantenere una politica monetaria così rigida appare difficile da giustificare in un contesto in cui i rischi al ribasso superano chiaramente quelli al rialzo per l’inflazione. Guardando in prospettiva, oltre la fine dell’anno, storicamente, dopo un periodo di crescita sotto la media come quello osservato all’inizio del 2025, l’economia statunitense tende o a riaccelerare verso il trend di lungo periodo, oppure a scivolare in recessione. In entrambi i casi, come Payden ci aspettiamo ulteriori tagli dei tassi, probabilmente più di quanti siano attualmente prezzati dal mercato. In caso di recessione, crediamo che la Fed interverrebbe con decisione a sostegno dell’economia, mentre, qualora dovesse prevalere uno scenario di crescita trainata dalla produttività, la ripresa avverrebbe con un’inflazione in moderazione e con l’attenuarsi progressivo degli effetti dei dazi. In questo contesto, stimiamo tre ulteriori tagli da 25 punti base nel corso del 2026, con effetti positivi sul mercato obbligazionario”.
Piazza Affari, Ftse Mib in lieve rialzo aspettando la Fed ma anche la BCE
In attesa dell’annuncio sui tassi della Fed, l’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha terminato la seduta di oggi in lieve rialzo, salendo dello 0,26% a quota 43.242,53 punti. In evidenza tra i titoli migliori FinecoBank, le cui azioni hanno beneficiato della promozione annunciata dagli analisti di Barclays, che hanno migliorato il rating da “Equal Weight” a “Overweight” rivedendo al rialzo anche il target price, passato da 20,60 a 25 euro.
Tra i titoli in pole position sul Ftse Mib anche quelli delle due banche convolate a nozze Popolare di Sondrio e BPER. In rialzo di oltre l’1% Stellantis, dopo l’annuncio del grande accordo con Nvidia, Uber e Foxconn.
Maglia nera dell’indice Ftse Mib è stata invece Moncler, che ha scontato lo scetticismo manifestato da alcuni analisti a seguito della pubblicazione dei conti. In ribasso anche Leonardo dopo la mossa su Avio. Azionario europeo cauto non solo in vista del verdetto sui tassi della Fed di Powell, ma anche di quello, in arrivo nella giornata di domani, della BCE di Christine Lagarde, che si è riunita oggi a Firenze, su invito di Bankitalia.
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Wall Street tocca nuovi record in attesa annuncio tassi Fed. Nvidia grande protagonista, febbre AI continua
A un’ora circa dalla decisione sui tassi che sarà annunciata dal FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, la marcia al rialzo degli indici azionari americani continua. Il Nasdaq Composite guadagna lo 0,60% circa a quota 23.968; il Dow Jones Industrial Average incassa un rialzo dello 0,50%, a 47.940,25 punti. Lo S&P 500 sale dello 0,27%, a 6.909,82 punti.
Tutti e tre i listini hanno testato nuovi record della storia nei massimi intraday, sostenuti dai buy che continuano a interessare i titoli delle Big Tech americane, in primis Nvidia, le cui azioni brindano agli accordi che il colosso dei chip per l’AI ha siglato nelle ultime ore con diverse aziende di tutto il mondo, la casa automobilistica Stellantis inclusa.
Gli acquisti sui titoli Nvidia hanno consentito al gigante americano di vedere la propria capitalizzazione di mercato volare a quota $5 trilioni, un record assoluto per una società quotata in Borsa.
Tra gli accordi siglati da Nvidia, l’acquisizione di una partecipazione del valore di 1 miliardo di dollari nella finlandese Nokia.
In evidenza il commento rilasciato da Ulrike Hoffmann-Burchardi, chief investment officer per le Americhe e responsabile globale del settore azionario di UBS, che ha scritto in una nota ai clenti che, da un lato, “il tempismo per la fine del quantitative tightening dovrebbe supportare il sentiment sul rischio”, riferendosi al possibile annuncio relativo allo stop al QT che potrebbe arrivare a momenti dalla Fed.
Dall’altro lato, l’esperto di UBS ha fatto notare che Wall Street dovrebbe continuare a beneficiare della febbre per le azioni AI: “Manteniamo la nostra convinzione che le azioni legate all’AI continueranno a guidare le performance azionarie nei mesi e negli anni a venire”.
Mercato forex, che succede a dollaro, euro, sterlina, yen, franco svizzero
Nel giorno della Fed il dollaro rimane osservato speciale anche sulla scia delle speranze di un accordo tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina di XI Jinping, volto a scongiurare il peggio nelle relazioni commerciali tra le controparti. In attesa anche dall’esito della riunione della BCE, nei minimi intraday l’euro ha interrotto la scia di guadagni durata cinque sedute consecutive, scendendo fino a $1,1628.
Il dollaro è salito nelle ultime ore anche sul franco svizzero dello 0,4% circa, con il rapporto USD-CHF a quota 0,7969.
L’euro-dollaro EUR-USD è ora poco mosso, oscillando attorno a quota $1,1642. Il dollaro torna in generale a indebolirsi, viaggiando sotto la parità nei confronti dello yen, con il rapporto USD-JPY attorno a JPY 152,05.
Il biglietto verde sale invece verso la sterlina UK, con il cambio sterlina-dollaro, GBP-USD in flessione dello 0,37%, a quota $1,322.
Il trend dei rendimenti dei Treasury in attesa della Fed
Osservati speciali, oltre agli indici azionari USA, anche i Treasury USA, ovvero i Titoli di Stato americani. In attesa dell’annuncio della Fed, i rendimenti decennali sono praticamente piatti, oscillando attorno al 3,989%, mentre i rendimenti a 2 anni sono inchiodati attorno al 3,50%. I rendimenti dei Treasury a 30 anni sono anch’essi praticamente fermi, al 4,555%.
Wall Street apre in rialzo, buy su Nvidia portano la capitalizzazione della Big Tech a toccare quota $5 trilioni
In attesa del verdetto sui tassi della Fed di Jerome Powell, Wall Street ha aperto la sessione di oggi in territorio positivo. L’indice S&P 500 sale dello 0,30% a quota 6.911 punti circa, dopo aver superato la soglia psicologica di 6.900 punti per la prima volta in assoluto, durante il massimo intraday della vigilia.
Il Nasdaq Composite tocca un nuovo massimo assoluto, mettendo a segno un rialzo dello 0,70%, a quota 23.994,642 punti, mentre l’indice Dow Jones segna un progresso pari a +0,30%, portandosi a 47.850.61 punti.
Focus sulle azioni del colosso dei chip per l’AI Nvidia che, con un balzo del 3%, hanno portato in avvio di seduta la capitalizzazione della Big Tech USA a toccare la soglia di 5 trilioni di dollari, mai raggiunta in precedenza da nessuna società quotata in Borsa.
Borse europee contrastate in attesa Fed ma anche BCE. Focus su azioni Mercedes
In attesa del grande annuncio sui tassi da parte della Fed di Jerome Powell ma anche della BCE di Christine Lagarde, il Ftse Mib di Piazza Affari segna un lieve rialzo, attestandosi a quota 43.256 punti circa. Le borse europee sono contrastate. In evidenza il calo dell’indice Dax della borsa di Francoforte e del Cac 40 della borsa di Parigi, a fronte del solido rialzo del Ftse 100 della borsa di Londra.
Da segnalare tra i titoli l’ottima performance delle azioni Mercedes-Benz Group che balzano di oltre il 6%, riportando il rialzo in una seduta più forte dal luglio del 2022.
Le azioni segnano un rally nonostante i conti relativi al terzo trimestre del 2025 abbiano messo in evidenza un calo dell’utile operativo di ben il 70% (legato agli oneri sofferti a causa dei licenziamenti di migliaia di dipendenti che la casa automobilistica tedesca ha avviato, per un risparmio sui costi calcolato in 5 miliardi di euro entro il 2027.
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