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Fed taglia tassi di 25 pb al 4%-4,25% ma sforna dot plot che delude le colombe. La frase di Powell bocciata da Wall Street - LIVE

Laura Naka Antonelli

17 Settembre 2025 - 21:36

Oggi, 17 settembre 2025, la Fed ha tagliato i tassi di 25 pb, pubblicando anche il nuovo dot plot e outlook. Parla Powell. Money.it segue gli aggiornamenti in tempo reale.

Fed taglia tassi di 25 pb al 4%-4,25% ma sforna dot plot che delude le colombe. La frase di Powell bocciata da Wall Street - LIVE

Oggi, la Fed guidata da Jerome Powell, ha - finalmente per le colombe e soprattutto per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump - deciso di tagliare i tassi. Il taglio, di 25 punti base, come da attese, è stato il primo dopo ben nove mesi di stop. Nove mesi in cui Powell & Co. hanno continuato a confermare il livello precedente, appena sforbiciato, compreso tra il 4,25% e il 4,5%, abbassato oggi al nuovo range compreso tra il 4% e il 4,25%.

A nulla sono valsi fino a oggi gli appelli dovish più o meno accorati, e gli insulti e le minacce tuonati da Trump contro Powell, bollato dal capo della Casa Bianca “Mr. Too Late”, “idiota”, “stupido” e via dicendo. E certo Powell nel decidere oggi di ridurre i tassi, non si è piegato ai desiderata del presidente americano, quanto ai messaggi che ultimamente sono arrivati dal fronte macro, nello specifico dal mercato del lavoro.

Insieme al taglio dei tassi, la Federal Reserve ha pubblicato il nuovo dot plot, grafico che contiene le previsioni dei presidenti della Fed dei 12 distretti e dei 7 esponenti del Board dei governatori della Banca centrale americana sulla direzione futura dei tassi. Annunciate anche le nuove proiezioni economiche elaborate dallo staff degli economisti dell’istituzione. Money.it segue gli aggiornamenti in tempo reale.

Il primo taglio dei tassi della Fed è qui. Tutto ciò che c’è da sapere della riunione di oggi, 17 settembre 2025

Nella giornata di oggi, mercoledì 17 settembre 2025, così come preannunciato dai mercati e dagli analisti, la Fed di Jerome Powell ha annunciato di aver tagliato i tassi sui fed funds USA di 25 punti base, al nuovo range compreso tra il 4% e il 4,25%.

Come da attese, ha preso il via alle 20.30 ora italiana la consueta conferenza stampa che segue l’annuncio sui tassi di interesse, nel corso della quale il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha spiegato le decisioni di politica monetaria adottate dal FOMC. Money.it segue gli aggiornamenti in tempo reale.

Terminata la conferenza stampa di Jerome Powell

Terminata la conferenza stampa con cui il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha spiegato ai giornalisti, rispondendo alle loro domande, il motivo per cui ha deciso di intervenire sui tassi per la prima volta dal dicembre del 2024, tagliandoli di 25 punti, alla nuova forchetta compresa tra il 4% e il 4,25%.

Il commento dell’economista: “inflazione rimane una preoccupazione, non siamo ancora in recessione”

Così Robert Lind, economista di Capital Group, commenta il taglio dei tassi annunciato oggi dalla Fed di Jerome Powell:

Il taglio dei tassi da parte della Fed riflette i crescenti segnali di rallentamento economico e l’indebolimento del mercato del lavoro. La crescita dell’occupazione si è chiaramente indebolita e la disoccupazione è leggermente aumentata. Tuttavia, con l’inflazione che rimane una preoccupazione, in particolare a causa dell’impatto dei dazi sui prezzi, il percorso futuro della Fed rimane in delicato equilibrio. Probabilmente un ulteriore allentamento seguirà un approccio cauto e dipenderà dai dati. Sebbene le prospettive siano in calo, non siamo ancora in recessione. Stiamo monitorando attentamente i segnali. Questo è un momento di allerta, non di compiacenza, e per gli investitori è il momento di navigare in modo molto selettivo e attento”.

Powell spiega il no a taglio tassi di 50 pb a dispetto di Trump. Nessun mea culpa

A dispetto dell’appello del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva chiesto alla Fed di tagliare i tassi in modo più aggressivo, Powell ha spiegato che ci sono state poche ragioni per optare per una riduzione di 50 punti base. “ Non c’è stato un ampio sostegno per un taglio di 50 punti base. Credo che, nel corso degli ultimi cinque anni, abbiamo varato rialzi dei tassi e tagli dei tassi in entrambi i casi molto consistenti, cosa che tendiamo a fare nei momenti in cui riteniamo che la politica (monetaria) sia fuori posto e necessiti di essere corretta velocemente. (Ma) non è affatto ciò che avverto ora. Credo che la nostra politica monetaria abbia fatto la cosa giusta dall’inizio di quest’anno”.

La Fed rivede al ribasso le attese sul tasso di disoccupazione

Il tasso di disoccupazione è atteso dalla Fed al 4,5% nel 2025, come in precedenza e come da attese. Per il 2026 lo staff della banca centrale americana stima ora un tasso di disoccupazione inferiore rispetto al 4,5% stimato a giugno, pari al 4,4%. Revisione al ribasso anche per le proiezioni del 2027, per cui si stima una disoccupazione pari al 4,3%, rispetto al 4,4% previsto a giugno. Per il 2028, in quella che è la prima previsione per questo anno, le stime sono di un tasso di disoccupazione al 4,2%. Al 4,2% è atteso anche il tasso di disoccupazione di più lungo termine.

La Fed rivede al rialzo le previsioni sul PIL del 2025-2026-2027

La Fed prevede ora per il 2025 una crescita del PIL USA pari a +1,6%, superiore rispetto al +1,4% atteso e al +1,4% stimato nel precedente outlook di giugno.

Per il 2026, il PIL è atteso salire dell’1,8%, rispetto al +1,6% atteso e al +1,6% previsto a giugno. Revisione al rialzo anche per le stime sul PIL del 2027, previsto rafforzarsi al ritmo dell’1,9%, rispetto al +1,8% atteso e al +1,8% precedentemente inciso nelle proiezioni annunciate a giugno.

Per il 2028, l’outlook (il primo per il 2028) è di una espansione del prodotto interno lordo dell’1,8%, come da attese.

Nel più lungo termine, le previsioni sono di una crescita del PIL dell’1,8%, come da attese e come previsto a giugno.

La frase di Powell che non piace a Wall Street

Lo S&P 500 peggiora dopo che Powell ha definito il taglio dei tassi annunciato oggi dalla Fed un “taglio per gestire i rischi”.

Fed meno dovish delle attese, Wall Street peggiora, dollaro si rafforza sull’euro

Wall Street peggiora, mentre Powell continua a rispondere alle domande dei giornalisti. Il Dow Jones ora segna un rialzo di appena lo 0,10%, mentre lo S&P 500 arretra dello 0,57%. Peggio il Nasdaq, che soffre un ribasso dell’1% circa. La Fed ora prevede soltanto un taglio dei tassi nel 2026, una view decisamente più cauta rispetto alle aspettative dei mercati. Il dollaro si rafforza, provocando un ulteriore indebolimento dell’euro. Il rapporto EUR-USD perde lo 0,35% circa, a $1,1825.

Fed, Powell: un altro passo verso il livello neutrale dei tassi

Abbiamo compiuto un altro passo verso il livello neutrale dei tassi”, ha detto Jerome Powell, aggiungendo che “rimaniamo pronti a rispondere in modo tempestivo”.

PCE core, le nuove previsioni dello staff della Fed per 2025-2026-2027-2028

Per il 2025 le attese sull’inflazione misurata dal PCE core sono di un rialzo del 3,1%, come nelle stime diffuse a giugno. L’outlook per il PCE core è stato rivisto al rialzo dal 2,4% al 2,6%, come da attese mentre per il 2027 l’inflazione misurata dal PCE core è attesa al 2,1%, come a giugno, rispetto al 2,3% previsto dagli analisti. Per il 2028 il PCE core è atteso al 2%, rispetto al 2,2% previsto: è la prima previsione per il 2028 appena annunciata dalla Federal Reserve.

Powell conferma, rischi al ribasso sull’occupazione sono aumentati. Le nuove stime su inflazione headline fino al 2028

I rischi al ribasso sull’occupazione sono aumentati”. Così Jerome Powell, nell’aprire la conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi da parte del FOMC.

Da segnalare le nuove previsioni elaborate dallo staff degli economisti della Fed per l’inflazione del 2025 e degli anni successivi.

Per il 2025, l’inflazione headline è attesa salire al ritmo del 3%, come previsto nelle previsioni annunciate a giugno e come da attese. Per il 2026 le stime sull’inflazione sono state riviste al rialzo dal 2,4% di giugno al 2,6%. Quelle per il 2027 sono state confermate (2,1%), mentre per il 2028 si prevede un tasso di inflazione headline pari al 2%, in linea con le previsioni. In un orizzonte di più lungo termine, le stime sono di un tasso di inflazione headline pari al 2%, come da attese, e come emerso dalle proiezioni diffuse nel mese di giugno.

Nel commentare il quadro macroeconomico, Powell ha spiegato il rallentamento della crescita economica principalmente con l’indebolimento delle spese per consumi.

Allo stesso tempo, “gli investimenti delle aziende hanno accelerato il passo”. Powell ha sottolineato che “è ragionale credere che l’effetto dei dazi sarà di breve durata ma è anche possibile che le conseguenze siano più persistenti ”, e “il nostro scopo è quello di garantire che una deviazione straordinaria non si trasformi in un problema persistente”.

Iniziata la conferenza stampa di Jerome Powell

Iniziata come da attese alle 20.30 la conferenza stampa che vedrà il presidente della Fed Jerome Powell rispondere alle domande dei giornalisti e commentare la decisione annunciata oggi, relativa al primo taglio dei tassi del 2025.

Dot plot, quanti tagli nel 2026 e nel 2027

Dal dot plot del FOMC emerge, oltre alla previsione su base mediana di due altri tagli dei tassi prima della fine del 2025, una sola sforbiciata nel 2026, quantità di tagli decisamente inferiore rispetto a quanto prezzato dai mercati, che avevano messo in conto ben tre riduzioni. Coperto dall’anonimato, il dot plot presenta un punto che indica una sforbiciata dei tassi aggiuntiva, entro la fine di quest’anno, pari a 125 punti base. E’ possibile che quel punto rifletta le richieste dovish di Stephen Miran, la colomba scelta da Donald Trump. Nove esponenti dei 19 esponenti della Fed hanno indicato nel dot plot soltanto un’altra riduzione dei tassi entro la fine del 2025, mentre 10 hanno previsto altri due tagli che dovrebbero dunque essere annunciati nelle prossime riunioni di ottobre e di dicembre. Un funzionario della Fed avrebbe preferito che i tassi rimanessero al livello precedente il taglio di oggi, ovvero alla precedente forchetta compresa tra il 4,25% e il 4,5%, evidentemente preoccupato per il trend dell’inflazione USA. Dal dot plot emerge infine che l’aspettativa di un altro taglio dei tassi nel 2027, a fronte di un tasso di interesse neutrale di lungo termine pari al 3%.

Taglio tassi Fed di 25 punti base, contrario solo la scelta di Trump Stephen Miran

Il taglio dei tassi di interesse annunciato dalla Fed, pari a 25 punti base, ha ricevuto 11 voti favorevoli e 1 contrario. A dissentire è stato il neo governatore della Banca centrale americana appena nominato dal presidente americano Donald Trump, Stephen Miran, favorevole a un intervento maggiore, ovvero a una sforbiciata dei tassi di 50 punti base.

La Fed continuerà a monitorare i dati in arrivo dal fronte macro. Il QT va avanti

Il comunicato del FOMC va avanti indicando che, “nel valutare ulteriori aggiustamenti ai tassi sui federal funds, il Comitato esaminerà con attenzione i dati in arrivo, l’evoluzione delle prospettive economiche e l’equilibrio dei rischi. Il Comitato continuerà inoltre a ridurre le proprie consistenze di titoli del Tesoro, di titoli emessi da agenzie e di titoli garantiti da mutui emessi da agenzie. Il Comitato resta fortemente impegnato a sostenere la massima occupazione e a riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2 per cento”.

Ancora, si legge nel comunicato relativo all’annuncio del taglio dei tassi, il FOMC, “nel valutare l’orientamento appropriato della politica monetaria, continuerà a monitorare le implicazioni delle informazioni in arrivo per le prospettive economiche. Il Comitato è pronto ad adeguare l’orientamento della politica monetaria, se necessario, qualora emergessero rischi tali da ostacolare il conseguimento dei suoi obiettivi. Le valutazioni del Comitato terranno conto di un’ampia gamma di informazioni, inclusi i dati relativi alle condizioni del mercato del lavoro, alle pressioni e alle aspettative inflazionistiche, così come agli sviluppi finanziari e internazionali”.

Comunicato Fed, rischi al ribasso sull’occupazione sono saliti

La Commissione (FOMC) punta a una condizione di massima occupazione e a un tasso di inflazione al 2% nel più lungo termine. L’incertezza sull’outlook economico rimane elevata. La Commissione presta attenzione ai rischi che incombono su entrambi i lati del suo doppio mandato e ritiene che i rischi al ribasso sull’occupazione siano saliti ” . Così si legge nel comunicato con cui il FOMC ha annunciato la sua decisione di tagliare i tassi per la prima volta dal dicembre del 2024.

Il nuovo dot plot punta ad altri due tagli dei tassi entro fine 2025

Dal dot plot emerge che le previsioni degli esponenti della Fed sono di due ulteriori tagli dei tassi entro la fine del 2025.

Crescita posti lavoro si è indebolita, disoccupazione su ma rimane bassa. Inflazione ancora elevata

Gli ultimi dati suggeriscono che la crescita dell’attività economica ha moderato il passo nel primo semestre dell’anno. La crescita dei posti di lavoro si è indebolita, e il tasso di disoccupazione è salito, ma rimane basso. L’inflazione è salita e rimane in qualche modo elevata ”. Così si legge nel comunicato con cui il FOMC ha annunciato la decisione di tagliare i tassi USA di 25 punti base, alla nuova forchetta compresa tra il 4% e il 4,25%.

La Fed taglia i tassi di 25 punti base al 4%-4,25%

Il FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, ha annunciato di avere tagliato i tassi sui fed funds USA di 25 punti base, come da attese. I tassi sono così scesi nella nuova forchetta compresa tra il 4% e il 4,25%. La sforbiciata dei tassi decisa dalla Banca centrale americana è stata la prima del 2025, dopo uno stop al ciclo di allentamento monetario avviato da Powell & Co. nel settembre del 2024 e fermato con l’ultima e terza riduzione di dicembre dello scorso anno.

Il trend di Wall Street, dell’euro-dollaro, del petrolio e dell’oro con countdown tassi Fed

Mentre manca poco più di mezz’ora all’annuncio del FOMC relativo ai tassi di interesse, Wall Street riporta un trend contrastato. Bene l’indice Dow Jones, che sale dello 0,47%, a quota 45.972 punti circa. Giù invece lo S&P 500, che arretra dello 0,20%, a 6.593,25 punti circa, mentre il Nasdaq Composite perde lo 0,55%, a 22.211,384. Positivo l’indice Russell 2000, che balza dello 0,72%, a 2.420,217, mentre l’indice VIX, noto anche come indice della paura, segna un rialzo dell’1,34%, a quota 16,57 punti.

Sul mercato del forex, l’euro rimane sotto pressione, dopo essere balzato ieri al record in quattro anni sul dollaro, arretrando dello 0,15%, a $1,1848. I rendimenti dei Treasury a 10 anni segnano un lieve rialzo al 4,045%.

Riguardo ai prezzi del petrolio, il Brent e il contratto WTI riportano ribassi dello 0,30% circa, scendendo rispettivamente a $68,25 e a $64,34 al barile.

Sotto pressione anche le quotazioni dell’oro, che ha tanto beneficiato nelle ultime sedute sia delle aspettative sui tagli dei tassi da parte della Federal Reserve che di altri fattori, inanellando continui record. Oggi i futures sull’oro con scadenza a dicembre scendono dello 0,17%, a quota $3.718,80 l’oncia.

Tassi Fed, il punto di Equita SIM. Powell più accomodante? Cosa dice il mercato su tassi nel 2026

Equita SIM ha pubblicato la view su quanto potrà essere annunciato oggi dal FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed:

“Oggi si riunisce il FOMC e la Fed dovrebbe annunciare un taglio dei tassi di 25bps, come atteso dal mercato. Ci aspettiamo che il nuovo dot plot segnali 75 punti base di allentamento complessivo per il 2025, in aumento rispetto ai 50bps indicati a giugno, riflettendo il rallentamento del mercato del lavoro e il calo delle pressioni inflazionistiche. Il mercato si aspetta quasi tre tagli da parte della Fed entro fine 2025 (-68bps al 3,65%), e un’ulteriore discesa fino al 2,86% entro fine 2026 (o -78 punti base nel 2026)”.

Equita SIM ha continuato, spiegando che “il focus sarà anche sulla conferenza stampa di Powell, che dovrebbe ribadire un approccio data-dependent ma con un chiaro bias accomodante, sottolineando i rischi al ribasso per l’occupazione. Possibili dissensi sono attesi da membri del Board in senso più dovish (favorevoli a un taglio da 50bps) ”.

A questo punto, “l’elemento cruciale è la velocità del taglio dei tassi da qui in avanti. Ci aspettiamo che la combinazione di un ritmo di tagli più definito e di un tono prudente mantenga pressione sul dollaro, favorendo gli asset rischiosi. Negli Stati Uniti, pur attendendoci un rallentamento della crescita, riteniamo che sarà contenuto e non tale da compromettere la dinamica dell’economia globale, anche grazie all’orientamento più accomodante della Fed”.

Titoli di Stato, il trend dei rendimenti di Italia, Francia, USA a 10 anni. Spread BTP-OAT negativo

Nella giornata di oggi, i rendimenti dei BTP a 10 anni sono scesi di 1 punto base al 3,46%. In evidenza anche il calo di 1 punto dei rendimenti degli OAT francesi, al 3,48%, superiori ai rendimenti italiani.

Lo spread BTP-OAT, dunque, dopo essersi azzerato lo scorso 9 settembre per la prima volta nella storia dell’Eurozona, ora viaggia in territorio negativo, sebbene con un margine ridotto.

Giù nella sessione odierna anche i rendimenti dei bond della Grecia, al 3,32%, del Portogallo (3,07%), della Spagna (3,23%), della Germania (2,67%).

Al momento i rendimenti dei Treasury a 10 anni, direttamente interessati dalle mosse sui tassi della Fed, salgono di 1 punto, al 4,03% (su base annua sono saliti di ben 39 punti base, scendendo tuttavia nell’ultimo mese di 28 punti base).

Lo spread BTP-Bund a 10 anni oggi ha chiuso a un valore di poco inferiore agli 82 punti base.

Piazza Affari, Ftse Mib chiude in calo di oltre -1%. Maglia nera UniCredit, giù anche altre banche

Si conclude con il segno meno la seduta dell’indice Ftse Mib di Piazza Affari. Sotto i riflettori il trend negativo delle banche italiane. Il listino benchmark della borsa di Milano ha terminato la seduta in calo dell’1,29%, a quota 41.954,98 punti, in attesa del grande evento market mover di oggi, ovvero la riunione della Fed.

Maglia nera UniCredit (UCG). Ma in generale hanno perso terreno tutte le grandi banche quotate sull’indice, dunque i titoli di Intesa SanPaolo, Banco BPM, BPER, MPS, Mediobanca.

Tassi Fed, il commento super dovish con alert mercato lavoro USA

Nel presentare la sua view su cosa emergerà oggi dalla riunione della Federal Reserve, Jeffrey Cleveland, responsabile economista di Payden & Rygel, ha rivolto la sua attenzione al mercato del lavoro, facendo notare, in base agli ultimi dati macro diffusi, che “nel 2025 la crescita occupazionale del settore non agricolo negli Stati Uniti ha subito una forte battuta di arresto” e che, “storicamente, un rallentamento simile si è registrato soltanto durante periodi di recessione”.

Ricordati i numeri: “ La crescita media trimestrale delle buste paga non agricole è infatti passata dalle 116.000 unità del settembre 2024 alle 29.000 di ogg i. Anche le revisioni preliminari dei benchmark pubblicate martedì scorso dipingono un quadro simile, con -911.000 posti di impiego totali nel 2025 contro i -818.000 del 2024 ”.

Tutto questo, a fronte di un tasso di disoccupazione USA che è salito al 4,3%, “un dato sovrapponibile a quello registrato lo scorso settembre (del 2024) quando la Federal Reserve optò per un taglio dei tassi d’interesse da 50 punti base”. Non solo: “altri indicatori del mercato del lavoro, come le richieste di sussidi di disoccupazione e le offerte di impiego delineano un contesto sensibilmente più debole. In particolare, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione hanno toccato i valori più elevati dal 2021, mentre quelle continuative sono vicine ai massimi del ciclo”.

Altro dettaglio non trascurabile, “per la prima volta in questa fase congiunturale, il numero lavoratori in cerca di occupazione ha superato quello dei posti vacanti ”.

L’economista di Payden & Rygel ha fatto anche il punto sull’inflazione USA, ricordando che i dati di agosto resi noti la scorsa settimana - con la media mobile a tre mesi dell’indice CPI core allo 0,3%, rispetto allo 0,2% del settembre 2024 – “ sembrano suggerire un impatto limitato delle tariffe sui prezzi dei beni e, viceversa, un contributo significativo del settore immobiliare, una tendenza a nostro avviso destinata ad esaurirsi, dal momento che gli indicatori degli affitti lasciano presagire un’ulteriore moderazione dei prezzi degli alloggi”.

Tra l’altro, proprio “ la debolezza del mercato del lavoro dovrebbe portare ad un raffreddamento della componente principale dell’IPC, ovvero i servizi non immobiliari, nel corso del prossimo anno”.

In questa situazione, ha spiegato l’esperto, “ a oggi i mercati obbligazionari scontano una probabilità del 107% di un taglio da 25 punti base nel corso dell’ormai prossima riunione della Fed, ma l’entità della riduzione è una questione di poco conto. Decisivo sembra, invece, il fragile equilibrio in cui si trova oggi il mercato del lavoro, perché, storicamente, un forte rallentamento della crescita occupazionale ha portato o ad una rapida ripresa, oppure ad una recessione ”.

Per evitare un crollo”, ha concluso Cleveland, “la Fed dovrebbe, come suggerito dal governatore Waller, procedere con l’allentamento monetario: in base alle nostre previsioni, nei prossimi 12-15 mesi il tasso sui Fed Funds dovrebbe avvicinarsi al 3% (dall’attuale 4,50%) ”.

Bank of Canada taglia tassi di 1/4 punto percentuale al 2,5%

La Bank of Canada, banca centrale del Canada, ha annunciato di avere tagliato i tassi di 25 punti base, abbassandoli dal 2,75% al 2,5%. La mossa era ampiamente attesa dai mercati. L’ultima riduzione dei tassi era avvenuta in Canada nel mese di marzo, nell’ambito del ciclo di allentamento monetario iniziato nel giugno del 2024. La Bank of Canada ha motivato il taglio scrivendo nel comunicato che “la crescita dell’economia globale sta mostrando segnali di rallentamento”, a fronte di una inflazione core che continua a oscillare attorno al 3% su base annua, ma che su base mensile sta rallentando la crescita rispetto all’inizio dell’anno. La BoC ha sottolineato inoltre che la decisione recente del governo canadese di rimuovere la maggior parte dei dazi inflitti sui beni importati dagli Stati Uniti si tradurrà, andando avanti, in una pressione rialzista sui prezzi inferiore.

Dollaro USA in ripresa su euro dopo minimo in 4 anni. EUR-USD attorno a quota $1,1848

Focus sulle indicazioni che arrivano dal mercato del forex, dove il dollaro USA torna a recuperare terreno nei confronti dell’euro, dopo essere capitolato alla vigilia al minimo degli ultimi quattro anni nei confronti della moneta unica, sulla scia delle aspettative dovish dei mercati. Mercati che stanno prezzando tagli dei tassi complessivi, da parte della Fed di Jerome Powell, di 68 punti base entro la fine del 2025 e di 147 punti base entro la fine del 2026.

Oggi il dollaro recupera terreno nei confronti della moneta unica, dopo essere balzato per l’appunto al record in quattro anni, fino a $1,18785. Il rapporto EUR-USD cede lo 0,14%, a $1,1848.

La valuta americana torna a perdere invece terreno, dopo una prima ripresa, verso la sterlina, con il cambio GBP-USD in crescita dello 0,10%, a quota $1,3658, mentre il rapporto dollaro-yen USD-JPY è in flessione dello 0,11%, a quota JPY 146,31.

Wall Street apre poco mossa, Dow Jones l’indice che fa meglio. Tassi Treasury 10y invariati

Inizio di sessione senza alcun slancio da parte di Wall Street, cauta in attesa di capire cosa emergerà dal Fed Day di oggi. L’indice benchmark S&P 500 ha aperto in rialzo di appena lo 0,1%, mentre il Nasdaq Composite ha segnato un ribasso pari a -0,1%. Il Dow Jones Industrial Average fa meglio, avanzando dello 0,6%, a quota 46.047,83 punti. Poco mosso anche il trend dei Treasury USA, con i rendimenti decennali inchiodati al 4,018%.

Piazza Affari negativa nel giorno della Fed. UniCredit titolo peggiore del Ftse Mib

Sessione negativa per l’indice indice Ftse Mib di Piazza Affari di Piazza Affari che, in attesa della Fed, perde più dell’1%.

A pesare sul listino benchmark della borsa di Milano sono alcune azioni, in primis le banche, con UniCredit che guida i ribassi, capitolando di quasi il 3%. Il titolo della banca italiana paga le dichiarazioni rilasciate dal CEO Andrea Orcel che, nel commentare il flop dell’OPS lanciata su Banco BPM, ha detto oggi che Unicredit “ha provato qualcosa che non ha funzionato per ragioni esterne, ma ora abbiamo tutti imparato la lezione che non ha nulla a che vedere con la transazione in sè, ma con l’interferenza del governo ”.

Orcel ha anche sottolineato, riferendosi al caso dell’Italia, che questo è il momento in cui “ dobbiamo accelerare senza ricorrere a fusioni e acquisizioni ”. Parole che hanno sgonfiato le scommesse su una UniCredit pronta a tentare di nuovo a giocare la carta del risiko bancario, ovvero delle operazioni di M&A.

Sull’altro dossier Commerzbank, Orcel ha sottolineato che Unicredit non avverte “alcuna pressione”. Praticamente, “ possiamo semplicemente stare lì , senza più essere ostaggio del mercato”, ha detto il Ronaldo dei banchieri. In generale, le azioni delle banche italiane pagano le indiscrezioni relative all’opzione che il governo Meloni starebbe considerando per attingere alle risorse del settore, per finanziare la manovra per il 2026.

Wall Street poco mossa, attenzione alle azioni Nvidia

Wall Street con i piedi di piombo, sulla scia dell’altro market mover reso noto oggi, che attiene ai rapporti tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping.

Il Financial Times ha riportato alcune indiscrezioni, secondo le quali Pechino avrebbe deciso di vietare alle aziende tecnologiche cinesi di acquistare i chip della Big Tech USA Nvidia.

In evidenza la reazione del CEO di Nvidia Jensen Huang, che si è detto deluso: “Abbiamo contribuito al mercato cinese più di quanto la maggior parte dei Paesi abbia fatto. E sono deluso di ciò che vedo. Ma esistono agende più grandi a cui la Cina e gli Stati Uniti stanno lavorando, e questo lo capisco ”.

Secondo i rumor dell’FT, l’autorità cinese CAC (Cyberspace Administration of China) avrebbe ordinato alle aziende cinesi, che includono la holding a cui fa capo TikTok, dunque ByteDance, così come Alibaba, di non acquistare il chip di Nvidia RTX Pro 6000D, che il colosso americano ha prodotto appositamente per la Cina.

Piatto il trend dei futures sullo S&P 500 e sul Nasdaq, mentre i futures sul Dow Jones salgono dello 0,12%. Le indiscrezioni del Financial Times portano le azioni Nvidia e dell’altro grande produttore americano dei chip AMD a perdere in premercato più dell’1%.

Fed Day, il rischio che i mercati prendano una sbandata è questo

Nell’ultima riunione della fine di luglio, la Fed ha lasciato i tassi invariati all’interno della forchetta compresa tra il 4,25% e il 4,5%, per la quinta volta consecutiva dall’inizio del 2025.

L’agognato taglio dei tassi di oggi mercoledì 17 settembre, il primo del 2025, è dato praticamente per certo. Finalmente per molti, in primis per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro USA, d’altronde, è evidente, come hanno confermato gli ultimi numeri relativi alle buste paga, che non solo hanno riportato una crescita a dir poco deludente nel mese di agosto, ma che sono state riviste al ribasso in modo anche significativo nell’intero anno terminato al marzo del 2025.

Vero tuttavia anche che l’inflazione degli Stati Uniti, su cui si è abbattuto l’effetto dei dazi decisi da Trump, rimane a un livello decisamente più alto rispetto al target della Fed, pari al 2%, uguale a quello della BCE.

L’inflazione core di agosto misurata dal CPI core, ovvero l’inflazione depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni energetici ed alimentari, ha confermato la persistenza del trend rialzista dei prezzi, salendo su base annua di ben il 3,1%.

Proprio questo è il motivo che induce i mercati e la stragrande maggioranza degli analisti a escludere, almeno alla fine della riunione di oggi della Fed, un maxi taglio dei tassi di 50 punti base. Qualcuno, tuttavia, nella possibilità che Jerome Powell sforni un bazooka, ci crede.

Detto questo, dalle ultime indicazioni che arrivano da Wall Street, emerge come l’attenzione degli investitori verrà data più all’outlook sui tassi che sarà sfornato con la pubblicazione del dot plot e alle parole di Jerome Powell, che all’annuncio sui tassi.

E un allarme sul rischio che le attese dei mercati vengano disattese è stato lanciato in queste ultime ore da Subadra Rajappa, responsabile della divisione sui tassi USA di Société Générale che, in un intervento alla trasmissione “Fast Money” della CNBC, ha avvertito che “potrebbe verificarsi una serie di smobilizzi...nel caso in cui l’impressione fosse di una Fed non disposta ad agire in modo aggressivo, contrariamente a quanto prezzato dai mercati ”.

Occhio inoltre alla nota di Scope Ratings, l’agenzia di rating europea, dal titolo “La Federal Reserve rischia di allentare la politica monetaria prima che l’inflazione sia sotto controllo”.

Secondo gli analisti dell’agenzia di rating, la Federal Reserve di Jerone Powell “ rischia di anticipare un allentamento della politica monetaria senza che l’inflazione sia pienamente sotto controllo ”.

Scope Ratings considera addirittura “prematuro” il taglio dei tassi di 25 punti base, previsto per oggi, motivando le sue preoccupazioni con “la resilienza dell’economia, la ripresa dell’inflazione e l’intensificarsi delle pressioni politiche”.

Un intervento eccessivamente anticipato potrebbe indebolire la credibilità della Fed e alimentare nuove tensioni sui mercati”, ha avvertito, presentando i seguenti punti chiave:

  • Inflazione: l’indice dei prezzi al consumo è salito al 2,9%, mentre la componente core ha toccato un massimo multi-mese del 3,1%. L’inflazione nei servizi resta più elevata, pari al 3,8%, a conferma di pressioni non ancora del tutto rientrate.
  • Crescita economica: nonostante alcuni segnali di rallentamento, l’economia statunitense continua a crescere a un ritmo vicino al 2%, indicando che il quadro congiunturale rimane complessivamente positivo.
  • Mercati finanziari: gli investitori hanno già prezzato diversi tagli dei tassi entro fine anno, fino a tre riduzioni da 25 punti base. Un eventuale scostamento rispetto a queste aspettative potrebbe riflettersi in una stretta delle condizioni finanziarie.
  • Fattore politico: il presidente USA ha chiesto tagli fino a 300 punti base, mentre alcune nomine recenti accentuano il dibattito sull’indipendenza della Fed. Queste dinamiche alimentano l’idea che la politica monetaria sia esposta a pressioni esterne.

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