Il Governo è pronto per intervenire sull’Irpef del ceto medio. La maggioranza sembra essere concorde al riguardo, ma chi riguarderà l’abbassamento delle tasse?
La partita di politica economica del prossimo autunno sarà concentrata sul taglio delle tasse del ceto medio. Annunciato ormai da due anni, il taglio dell’Irpef per chi guadagna più di 28.000 euro è atteso dai lavoratori, ma va considerato che il Governo Meloni deve approvare ancora due Leggi di Bilancio (quella di fine 2025 e quella del 2026) prima della fine della legislatura. Quanto contenuto nelle due manovre, tra l’altro, potrebbe influenzare anche il voto dei cittadini ed è proprio per questo, probabilmente, che in cantiere ci sono le misure per diminuire la pressione fiscale sul ceto medio che dovrebbero seguire ai tagli degli anni precedenti i quali hanno interessato solo le fasce più basse di reddito.
Con l’ultima Legge di Bilancio il taglio della seconda aliquota Irpef e l’accorpamento del primo e secondo scaglione di reddito sono diventati strutturali, ora si attende un intervento a favore di coloro che hanno redditi tra 28.000 e 50.000 euro.
A quanto sembra i tempi sembrano essere quasi maturi per ridurre la seconda aliquota dal 35% al 33%. All’inizio dell’anno il viceministro dell’Economia Maurizio Leo aveva annunciato che, grazie al contrasto all’evasione fiscale sono stati reperiti 32 miliardi di euro. Il tesoretto sarà utilizzato per ridurre l’aliquota Irpef al ceto medio.
L’abbassamento dell’Irpef per i redditi sopra i 28.000 euro inizialmente era vincolato all’andamento del concordato preventivo biennale, ma è slittato per mancanza di coperture.
Da una parte il gettito del concordato non è riuscito a coprire i costi che la riduzione dell’aliquota comportava, dall’altra si è aggiunta la necessità di consolidare i conti pubblici. Il taglio dell’Irpef si farà, e sembra essere una delle priorità del 2025, ma entro che tempistiche?
Taglio Irpef, la maggioranza è d’accordo
Si ricorda che attualmente gli scaglioni Irpef sono 3:
- redditi fino a 28.000 euro: 23%
- redditi da 28.000 euro a 50.000 euro: 35%
- Oltre 50.000 euro: 43%
L’obiettivo del Governo è ridurre l’aliquota della seconda fascia di reddito e/o estendere la seconda fascia di reddito fino a 60.000 euro. Il taglio dell’aliquota del secondo scaglione andrebbe a riguardare 11 milioni di contribuenti. Maurizio Casasco, responsabile economico di Forza Italia, avvisa che “In manovra dovrà esserci la riduzione dell’aliquota Irpef. È il cavallo di battaglia di FI. Il ceto medio si è caricato sulle spalle la maggior parte del gettito fiscale, è ora che abbia la doverosa attenzione”.
Il vantaggio economico per i contribuenti varia da 50 a 1.500 euro l’anno per redditi da 30.000 a 60.000 euro. Se si estende la seconda aliquota ai redditi fino a 60.000 euro il costo totale dell’operazione sarebbe di 4 miliardi di euro, ma l’asticella potrebbe scendere se si decide di mantenere il secondo scaglione fino a 50.000 euro.
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Obiettivo aliquota unica
Ricordiamo che l’obiettivo della riforma fiscale è quello di arrivare all’aliquota unica e che il taglio dell’Irpef al ceto medio è solo un passo che porta verso quella direzione. La progressività dell’Irpef con un’unica aliquota, poi, si recupererebbe attraverso le detrazioni. La delega per l’attuazione della riforma fiscale scadeva ad agosto, ma è stata prorogata di 12 mesi e, quindi, c’è ancora tempo per l’approvazione dei relativi decreti attuativi.
Taglio Irpef al ceto medio, tutto rimandato
La modifica era stata annunciata dalla metà del 2024, ma essendo legata al maggior gettito portato dal concordato preventivo biennale, non è stata inserita nel testo della Manovra. La speranza era, anche, che potesse essere aggiunta nel testo durante l’iter parlamentare, ma così non è stato.
Il governo aveva manifestato a più riprese l’intenzione di intervenire sull’aliquota al 35% che grava su chi guadagna da 28.000 a 50.000 euro utilizzando il tesoretto proveniente dal patto con il Fisco delle partite Iva.
Il concordato non è stato sottoscritto dal numero di autonomi sperato e ha garantito un incasso non sufficiente per coprire l’intervento sull’Irpef. Anche la riapertura dei termini per aderire, fino al 12 dicembre, sicuramente non ha consentito di raggiungere il gettito necessario per l’intervento e proprio per questo il taglio della seconda aliquota Irpef non è stato inserito nella Manovra.
Quello che è certo è che il Governo è intenzionato a intervenire sull’aliquota al 35% e su questo non c’è nessun dubbio. Le intenzioni in tal senso sono state ribadite in più di un’occasione dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo. Si tratta di un percorso che proseguirebbe quello iniziato lo scorso anno quando da quattro aliquote e scaglioni si è passati a tre accorpando il primo e secondo scaglione di reddito per andare a tutelare le fasce più deboli della popolazione. L’intervento a cui si mira nel futuro, quanto prossimo non si sa, riguarda una riduzione del peso dell’Irpef per gli scaglioni successivi al primo.
Meno tasse per chi guadagna più di 28.000 euro, le ipotesi avanzate
Una delle ipotesi avanzate a tal riguardo prevedeva una riduzione del secondo scaglione di reddito, quello che si riferisce a chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro. Per queste tipologie di reddito oggi è prevista un’aliquota al 35%.
L’ipotesi vorrebbe che questa aliquota sia abbassata di due punti percentuali portandola dal 35% al 33%. Si era parlato anche di un intervento che potesse ampliare l’attuale secondo scaglione di reddito (da 28.000 a 50.000 euro) fino ai 60.000 euro per sottoporre a tassazione del 43% solo chi guadagna oltre 60.000 euro.
Appare chiaro che le risorse limitate che sono state messe a disposizione per la manovra di fine anno (la maggior parte delle quali serviranno a confermare l’Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale), non hanno permesso di intervenire in tal senso. La promessa, in ogni caso, è che il taglio dell’Irpef è solo rimandato.
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