Concordato preventivo biennale, cos’è, come funziona e come è cambiato

Patrizia Del Pidio

24 Luglio 2025 - 13:12

Il concordato preventive biennale è un istituto entrato in vigore nel 2024 che prevede un accordo con il Fisco per la determinazione della base imponibile su cui versare le imposte.

Concordato preventivo biennale, cos’è, come funziona e come è cambiato

Il concordato preventivo biennale è un accordo che il contribuente fa con il Fisco per la determinazione della bse imponbile su cui versare le imposte. L’accordo permette per due anni di versare le tasse non sugli effettivi guadagni, ma sul reddito concordato.

Entrato in vigore nel 2024 e valevole per il biennio 2024/2025, il concordato ha subito dei cambiamenti nel 2025 (valevole per il biennio 2025/2026) per le nuove adesioni.

Dalla normativa iniziale il concordato ha subito diverse modifiche che ne hanno cambiato profondamente anche l’ambito di applicazione: l’ultima novità riguarda una sanatoria degli anni precedenti (per il 2024 valida per le annualità dal 2018 al 2022, per le adesioni 2025 valida per le annuali dal 2019 al 2023).

A tal proposito, con la circolare 18/E 2024, l’Agenzia delle Entrate raccoglie tutte le norme sul concordato preventivo biennale valide per lo scorso anno al fine di fornire delucidazioni a professionisti e imprese.

La misura dal suo esordio è profondamente cambiata. Resta il suo intento iniziale, in ogni caso, di tassare professionisti e autonomi in base a un reddito accordato con il Fisco preventivamente: laddove il lavoratore autonomo, il professionista o l’impresa, infatti, accettasse il concordato preventivo, saprà in anticipo le tasse da versare per il biennio in corso, indipendentemente da guadagni e ricavi. Quanto previsto nello schema di Decreto Legislativo, che recava le istruzioni per il nuovo strumento, è stato rivisto diverse volte per dare più tempo di riflettere ai contribuenti e per includere una platea più ampia di possibili beneficiari.

In questo articolo andremo a vedere come funziona il nuovo istituto per le partite Iva, a chi conviene realmente accettare il patto con il Fisco e chi, invece, si troverà a pagare più del dovuto. Quali vantaggi offre realmente l’accettare la proposta di concordato preventivo biennale?

Si tratta di una sorta di scommessa che potrebbe portare, da una parte a pagare meno tasse, ma dall’altra anche a pagarne di più. Vediamo come funziona il concordato preventivo biennale e come saranno determinate le imposte.

Concordato preventivo biennale, cosa cambia nel 2025?

Con la circolare 9/E del 24 giugno 2025 l’Agenzia delle Entrate cerca di uniformare le regole del concordato preventivo biennale tra quanto previsto lo scorso anno e le modifiche apportate per l’anno in corso.

Dal 2025 possono accedere al concordato preventivo biennale solo i soggetti per i quali sono obbligatori gli ISA, sono, quindi, esclusi i contribuenti forfettari. Ai soggetti ISA, in ogni caso, la possibilità di accesso è preclusa in presenza di debiti derivanti da:

  • notifica di atti impositivi conseguenti l’attività di controllo degli uffici;
  • notifica di atti impositivi conseguenti ad attività di liquidazione degli uffici;
  • avvisi di accertamento, di contestazione e di irrogazione di sanzioni;
  • atti di recupero crediti di imposta e avvisi di liquidazione;
  • accertamento ai fini delle imposte;
  • derivanti dalla notifica di cartelle conseguenti ad attività di controllo ex artt. 36-bis, 36-ter del Tuir e art. 54-bis del T.U. Iva.

Anche in presenza di questi debiti è possibile accedere al CPB se nel corso del 2024 l’ammontare degli stessi è stato ridotto sotto la soglia dei 5.000 euro.

Regole 2025 concordato preventivo

L’adesione all’accordo con il Fisco può avvenire entro il 30 settembre 2025 oppure entro l’ultimo giorno del nono mese successivo a quello in cui è chiuso l’esercizio per i soggetti il cui periodo di imposta non coincide con l’anno solare.

La domanda di adesione può essere congiunta a quella di presentazione del modello ISA per il 2024 o si può scegliere di inviare il modello CPB in modo autonomo. Entro il 30 settembre 2025, coloro che hanno già inviato l’adesione potranno comunicare l’eventuale revoca inviando il modello CPB in via autonoma con il frontespizio compilato del modello Redditi 2025 che deve indicare nella casella “Comunicazione Cpb” il codice 2.

Determinazione delle imposte 2025

Coloro che hanno aderito al concordato preventivo biennale lo scorso anno (per 2024/2025) hanno versato entro il 21 luglio:

  • il saldo delle imposte 2024;
  • l’imposta sostitutiva sui maggiori redditi concordati;
  • il primo acconto per il 2025.

Per l’acconto riferito al periodo di imposta 2025, per chi ha aderito al concordato per il biennio 2025/2026 le regole da rispettare sono le seguenti:

  • per acconto determinato con metodo storico si deve prendere a riferimento il reddito 2024 (in questo caso non concordato) seguendo le stesse regole che sono valide per chi non ha aderito al concordato. Se si aderisce al concordato entro il 30 settembre 2025, si dovrà applicare anche una maggiorazione del 10% (e del 3% ai fini IRAP) da calcolare sulla differenza tra reddito netto concordato e reddito dichiarato nell’anno precedente;
  • se l’acconto è calcolato con metodo previsionale, invece, non è dovuta nessuna maggiorazione e la seconda rata dell’acconto si dovrà calcolare come differenza tra l’acconto complessivo calcolato sul reddito concordato per il 2025 e quanto versato con il primo acconto.

Come funziona il concordato preventivo biennale?

Il contribuente si impegna ad accettare e rispettare la proposta dell’Agenzia delle Entrate sulla definizione delle imposte per il biennio di riferimento.
Gli eventuali redditi minori o maggiori saranno irrilevanti così come saranno irrilevanti gli eventuali contributi previdenziali maggiori versati sui redditi imponibili non preventivati (ma vale anche il contrario: se si versano minori contributi per un minor reddito, questo non inciderà sulle tasse da corrispondere).

L’applicazione dell’Iva, invece, resterà operativa secondo le regole ordinarie.

L’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione del contribuente programmi utili all’elaborazione della proposta per acquisire i dati. L’Ade, infatti, tiene conto non solo dei dati in suo possesso ma anche di quanto dichiarato dal contribuente oltre che dell’andamento economico dei mercati.

Per aderire alla proposta fino al 31 ottobre.

Come si determinano i redditi della base imponibile CPB

Dal punto di vista oggettivo si ricorda che l’accordo determina il reddito di impresa e di lavoro autonomo e (solo per i soggetti ISA) la base imponibile Irap. L’Iva continua ad applicarsi secondo le regole ordinarie. Ne consegue che restano in vigore tutti gli adempimenti Iva.

Per i soggetti Isa, costituiscono redditi per i lavoratori autonomi quelli derivanti dall’esercizio di arti e professioni, di cui all’articolo 54, comma 1, del TUIR, senza considerare i valori relativi a:
a) plusvalenze e minusvalenze;
b) redditi o quote di redditi relativi a partecipazioni in società di persone e associazioni di cui all’articolo 5 del TUIR;
c) ai corrispettivi percepiti a seguito di cessione della clientela o di elementi immateriali, riferibili all’attività artistica o professionale di cui al comma 1-quater del citato articolo 54.

Plusvalenze e minusvalenze devono essere eliminate anche dalla determinazione del reddito di impresa, in questo caso non devono essere considerati neanche gli utili o le perdite derivanti da partecipazioni.

L’obiettivo è escludere componenti reddituali non tipicamente riconducibili alla attività propria dell’artista o del professionista o all’attività dell’impresa in quanto correlate a fattori ad essa esogeni.

Per quanto riguarda l’Irap, invece, l’oggetto del concordato è il valore della produzione netta (VPN) al netto delle spese per il personale.

Effetti del concordato preventivo biennale

Accettare la proposta del Fisco sull’imposizione del biennio in questione, non comporta solo avere le tasse bloccate e preventivate. Chi accetta la proposta, infatti, sarà tenuto, in ogni caso, a dichiarare i propri redditi e a presentare la dichiarazione Irap anche per i periodi concordati.

Gli adempimenti ordinari, sia contabili che dichiarativi, andranno in ogni caso effettuati.

La cifra da pagare è calcolata su un incremento del reddito rispetto a quello dell’anno di riferimento.

Come abbiamo anticipato, il contribuente ha la facoltà di integrare i dati di cui l’amministrazione tributaria è a conoscenza, ma nel caso di contribuenti che hanno omesso di dichiarare più del 30% delle entrate, il concordato decade.
Inoltre, qualora il contribuente ha un crollo del fatturato che arriva al 60%, sarà prevista una sorta di uscita di emergenza volontaria dal concordato biennale.

La sanatoria degli anni precedenti

Le Commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato hanno approvato l’emendamento al decreto Omnibus che prevedeva un condono sulle annualità pregresse per chi aderisce al concordato preventivo biennale. Una sorta di ravvedimento che permette di regolarizzare le annualità in questione versando un’imposta ridotta (anch’essa sarà variabile in base all’affidabilità fiscale).

La sanatoria contenuta nel concordato, di fatto, permette una sorta di ravvedimento spontaneo per le annualità che sono ancora accertabili (dal 2018 per chi ha aderito nel 2024 e dal 2019 per chi ha aderito nel 2025) per correggere eventuali irregolarità nelle dichiarazioni degli anni precedenti. Per la sanatoria è necessario pagare una imposta sostitutiva sulla maggiorazione che risulta essere più conveniente rispetto alle aliquote ordinarie.

Vediamo come funziona: le tasse si pagano sul maggior reddito emerso dal 5% al 50% in base al punteggio Isa e nello specifico:

  • con punteggio Isa 10 si paga il 5%;
  • con punteggio Isa 8 o 9 si paga il 10%;
  • con punteggio Isa 6 o7 si paga il 20%;
  • con punteggio Isa 4 e 5 si paga il 30%;
  • con punteggio Isa 3 e 4 si paga il 40%;
  • con punteggio Isa inferiore a 3 si paga il 50%.

Facciamo un esempio pratico: se un contribuente vuole sanare l’anno 2020 e deve dichiarare 100.000 euro in più, con un punteggio Isa massimo pagherà l’imposta solo sul 5%, ovvero 5.000 euro, con un punteggio Isa minimo (sotto il 3) pagherà sul 50%, ovvero 50.000 euro.

A chi conviene scegliere il concordato e a chi no?

Il concordato è una scelta ottima per chi prevede che il proprio volume di affari possa aumentare nel biennio di riferimento. Scegliendo di concordare le imposte preventivamente e in base ai dati posseduti dall’Agenzia delle Entrate, infatti, la prospettiva di non pagare le imposte sui maggiori ricavi potrebbe essere molto allettante.

Si tratta di una scelta che non conviene, invece, per chi ha un volume di affari incerto e che potrebbe tendere al ribasso o alla stabilità: in questo caso, infatti, rimanere nella tassazione ordinaria e pagare effettivamente sui redditi conseguiti potrebbe essere maggiormente conveniente. Il rischio, in questo caso, sarebbe concreto di trovarsi nella condizione di pagare tasse più alte al diminuire dei redditi.

Da tenere presente che vanno valutati anche possibili scenari che non possono essere preventivati, come ad esempio una malattia lunga che non consente di lavorare o la perdita di clienti o committenti, che potrebbero incidere sul fatturato del biennio in questione.

Decadenza concordato preventivo biennale

Ci sono casi in cui pur avendo aderito nei termini al concordato preventivo biennale, vi è una fuoriuscita prima del termine naturale. In sintesi si tratta dei casi di:

  • cessazione o modifica dell’attività;
  • contrazione della base imponibile oltre il 30% rispetto a quanto concordato;
  • adesione al regime forfetario (si tratta di un’adesione successiva rispetto all’accordo, ad esempi chi passa da un regime ordinario al forfetario dopo avere accettato il CPB);
  • operazioni di fusione, scissione, conferimento effettuate da società o enti, ovvero, modifiche della compagine sociale da parte di società o associazioni di cui all’articolo 5 del TUIR (per i soli contribuenti ISA);
  • dichiarazione di ricavi superiori ai limiti previsti dagli indici Isa maggiorati del 50%.
  • superamento del limite dei ricavi o compensi di cui all’articolo 1, comma 71, secondo periodo, della legge forfetari maggiorato del 50 per cento (per i soli contribuenti che applicano il regime forfetario).

Negli ultimi due casi è bene dare un’ulteriore indicazione. Se il contribuente dichiara ricavi o compensi superiori all’importo di 5.164.569 euro per i soggetti ISA e 100.000 euro per i soggetti in regime forfetario ma comunque non superiori all’importo di 7.746.853 euro per i primi e a 150.000 euro per i secondi, si avrà la fuoriuscita rispettivamente dal regime ISA o da quello forfetario, ma non anche dal CPB che, pertanto, continuerà a produrre i propri effetti.

Per i contribuenti Isa che aderiscono al CPB restano fermi tutti i benefici premiali legati a un punteggio elevato.

Concordato preventivo biennale 2024

L’Agenzia delle Entrate, sulla base dei dati che ha a disposizione concorderà con il titolare di partita Iva le imposte dovute per i due anni successivi. L’eventuale reddito in più guadagnato non sarà soggetto a imposizione. Solo nel caso di introiti minori superiori al 60% il Ministero dell’Economia e delle Finanze potrà prevedere una revoca del concordato in via straordinaria con altre ipotesi di tassazione.

Il concordato, di fatto, sarà una proposta che l’Agenzia delle Entrate farà al titolare di partita Iva, basandosi sui dati in suo possesso, per stabilire le imposte da versare preventivamente. Coinvolti nella nuova misura di blocco delle tasse per due anni saranno sia le partite Iva soggette agli Isa che i contribuenti forfettari.

Una modifica introdotta ad agosto (con il decreto 108/2024) prevede che sulla differenza di reddito calcolata tra quello dichiarato l’anno precedente e quello concordato (la proposta prevede un reddito più alto) è possibile pagare una flat tax opzionale la cui percentuale varia in base all’Isee con soglia minima di 1.000 euro:

  • per Isa pari almeno a 8 si versa il 10%;
  • per Isa tra 6 e 8 si versa il 12%;
  • per Isa fino a 6 si versa il 15%.

Per comprendere questo meccanismo facciamo un esempio pratico di un autonomo che ha una differenza di reddito tra quanto dichiarato l’anno precedente e quanto concordato di 5.000 euro. Avendo un punteggio Isa pari a 8 sarebbe chiamato a pagare il 10%, ovvero 500 euro, ma come abbiamo scritto il minimo è fissato a 1.000 euro e quindi dovrebbe pagare questa cifra. Scegliere la flat tax sull’eccedenza, in ogni caso, è solo un’opzione e si può decidere anche di applicare sulla stessa le aliquote ordinarie sull’intera somma concordata.

Concordato preventivo biennale per i forfettari

Per i contribuenti forfettari il concordato preventivo biennale segue regole leggermente diverse: il via sperimentale si aderisce all’accordo solo per un anno, il 2024. Aderendo a fine ottobre, però, appare chiaro che il grosso dei ricavi è già quantificabile e questi contribuenti appaiono favoriti dal nuovo istituto.

La flat tax applicata, inoltre sulle differenze tra reddito dell’anno precedente e reddito concordato, non essendo i forfettari soggetti a indici Isa, è prevista una aliquota fissa del:

  • 10% del reddito eccedente nel caso applichino l’aliquota al 15%;
  • 3% del reddito eccedente nel caso siano start up e applichino l’aliquota al 5%.

Da considerare inoltre che per i forfettari è previsto un limite di reddito di 85.000 euro per rimanere nel regime agevolato: chi supera questo limite dall’anno successivo ricade nel regime ordinario. Chi, invece, supera i 100.000 euro di ricavi e compensi esce immediatamente dal regime forfettario per passare in quello ordinario in corso di anno. Ebbene, con il concordato preventivo biennale chi aderisce vede cessare gli effetti dell’accordo solo al superamento del limite massimo maggiorato del 50% (150.000 euro).

Requisiti del concordato preventivo biennale

Si tratta di una misura che può essere attivata in modo molto veloce e, proprio per questo motivo, è una delle prime della riforma fiscale, a entrare in vigore. Inserita nella Legge di Bilancio 2024, è in vigore già da quest’anno.

Il CPB è un vero e proprio accordo che l’autonomo stipula su una proposta dell’Agenzia delle Entrate: le imposte saranno stabilite preventivamente, al di là di quello che poi sarà il fatturato reale.

Le imposte dovute saranno solo stimate sulla base di quanto posseduto dall’Ade. Per chi aderisce, la tassazione, però, sarà bloccata fino al 2025 compreso. Eventuali maggiori o minori redditi incassati saranno irrilevanti al fine della determinazione delle imposte, visto che le stesse saranno concordate preventivamente.

Come si determinano gli acconti?

Per il solo 2024 gli acconti sulle imposte sono così determinati:

  • se l’acconto delle imposte sui redditi è determinato sulla base dell’imposta relativa al periodo precedente, è dovuta una maggiorazione di importo pari al 10% della differenza, se positiva, tra il reddito concordato e quello di impresa o di lavoro autonomo dichiarato per il periodo precedente;
  • se l’acconto dell’Imposta regionale sulle attività produttive, Irap, è determinato sulla base dell’imposta relativa al periodo precedente, è dovuta una maggiorazione di importo pari al 3% della differenza, se positiva, tra il valore della produzione netta concordato e quello dichiarato per il periodo precedente;
  • se l’acconto è determinato sulla base dell’imposta relativa al periodo in corso, la seconda rata di acconto è calcolata come differenza tra l’acconto complessivamente dovuto in base al reddito e al valore della produzione netta concordato e quanto versato con la prima rata calcolata secondo le regole ordinarie.

Imposte redditi maggiori a quelli dichiarati, come si applica l’imposta sostitutiva

Si è detto in precedenza che la base imponibile del concordato preventivo biennale è costituita dai redditi dichiarati negli anni precedenti, ma si precisa ora che la stessa è arricchita con dati contenuti nelle banche dati in possesso del Fisco e sono rilevanti i punteggi Isa e gli andamenti di mercato.

Il reddito concordato, quindi, nella maggior parte dei casi è più alto rispetto a quello dichiarato. Per la differenza di reddito si applica però una flat tax. Sulla differenza tra redditi dichiarati e i redditi che il contribuente dovrebbe dichiarare per essere in regola con il Fisco, si applica un’imposta sostitutiva.

L’imposta sostitutiva su tali redditi è graduata in base al punteggio Isa del 2023:

  • punteggio Isa pari o superiore a 8, aliquota 10%;
  • pari o superiore a 6 ma inferiore a 8, aliquota 12%;
  • punteggio Isa inferiore a 6, aliquota 15%.

Ricordiamo che un meccanismo simile è stato proposto anche per il periodo di imposta 2018-2023 in forma di sanatoria. L’approfondimento nell’articolo che segue sotto.

Per i forfetari, come noto, non si applicano gli indici Isa, ne consegue che per il maggior reddito rispetto a quello dichiarato si applicano aliquote diverse: 10% per la generalità e 3% per le start up.

Esclusione dal concordato preventivo

La circolare 18/E 2024 dell’Agenzia delle Entrate precisa, nella parte generale, che non possono aderire al concordato preventivo biennale i contribuenti che hanno maturato debiti con il Fisco, ma deve trattarsi di “debiti definitivamente accertati con sentenza irrevocabile o con atti impositivi non più soggetti a impugnazione.

Prevista un’ulteriore clausola di salvaguardia, infatti, possono accedere comunque al concordato i contribuenti che, entro i termini previsti per aderire al concordato preventivo, estinguono i debiti fiscali e contributivi in misura tale che l’ammontare complessivo del residuo dovuto, compresi interessi e sanzioni, risulti inferiore alla soglia di 5.000 euro.

Preclude l’accesso anche non aver presentato la dichiarazione dei redditi, pur essendovi tenuti, in uno dei 3 anni di imposta antecedenti l’adesione al concordato.
Ultima preclusione è rappresentata da reati tributari.

Diverse dalle cause di esclusione sono quelle di decadenza che si verificano nel caso in cui, in seguito a controlli, dovesse emergere l’esistenza di attività non dichiarate o l’inesistenza o l’indeducibilità di passività dichiarate, per un importo superiore al 30 per cento dei ricavi dichiarati o altre gravi violazioni.

La guida definitiva dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate pubblica la circolare 18/E 2024 con la guida definitiva al Concordato preventivo biennale, prevede l’indicazione di tutte le norme applicabili al CPB. Si tratta di un modo per raccogliere tutte le norme e risolvere i dubbi dei contribuenti in vista dell’adesione entro il 31 ottobre 2024.

La circolare si divide in tre parti, la prima è generale e indica requisiti e cause di esclusione dal concordato preventivo biennale.

La seconda parte va nel dettaglio e può essere divisa in due sezioni, la prima riguarda i contribuenti che applicano gli indici Isa, la seconda sezione, invece, riguarda i contribuenti che aderiscono al regime forfetario. Ricordiamo fin da ora che per i forfetari il concordato preventivo biennale si applica in via sperimentale per il solo anno di imposta 2024. Quindi l’accordo è valido per un solo anno.

L’ultima parte della circolare è un insieme di domande a cui l’Agenzia delle Entrate risponde.

L’Agenzia nella parte finale della circolare, comunque allegata in fondo all’articolo per completezza, risponde a domande frequenti. Ad esempio, “Nel caso in cui il contribuente eserciti due attività, una di impresa ed una di lavoro autonomo, soggette entrambe ad ISA, dovrebbe compilare due diversi modelli di CPB?”
L’Agenzia in questo caso prevede due diverse proposte di tassazione per le due attività.

Circolare 18/E 2024
Circolare istruzioni Concordato preventivo biennale

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