Aumento stipendi da gennaio 2026, ma non per tutti. Ecco oltre quale soglia scattano i vantaggi in busta paga.
Si è parlato molto degli aumenti in busta paga che scatteranno da gennaio 2026, anche se non tutti hanno compreso che non si tratta di incrementi generalizzati. Con la legge di Bilancio 2026, infatti, viene individuata una platea di circa 13,6 milioni di contribuenti, composta in gran parte da lavoratori appartenenti alla classe media.
È bene chiarirlo subito: per i redditi più bassi la manovra non comporta alcun beneficio sullo stipendio fisso, anche se resta la possibilità di usufruire della flat tax al 15% sugli straordinari, riconosciuta a chi percepisce fino a 40.000 euro annui e limitata a una quota massima di 1.500 euro lordi all’anno.
Per quanto riguarda invece la retribuzione ordinaria, la riforma produce vantaggi solo per chi guadagna oltre una certa soglia, che non coincide con i 28.000 euro spesso citati da politici e media. Come abbiamo già avuto modo di spiegare, il taglio dell’Irpef interviene sul secondo scaglione di reddito, cioè quello compreso tra 28.000 e 50.000 euro, ma ciò che conta realmente è il reddito imponibile: vale a dire il reddito effettivo su cui si calcola l’imposta, dopo aver sottratto la quota dei contributi previdenziali a carico del lavoratore, pari al 9,19% nel settore privato e all’8,80% nel pubblico impiego.
È quindi necessario prima di tutto capire a quanto ammonta il reddito imponibile, ossia la parte dello stipendio al netto dei contributi, per verificare se dal prossimo anno si potrà beneficiare di un effettivo aumento in busta paga. Solo dopo aver compreso questo aspetto sarà possibile stabilire quanto spetterà in più, in base al proprio livello di reddito.
Guadagni tra 28.000 e 30.000 euro? Niente aumento in busta paga
Nel raccontare la novità del taglio dell’Irpef, il governo ha lasciato intendere che tutti coloro che guadagnano oltre 28.000 euro avrebbero beneficiato di un aumento in busta paga. In realtà non è così, perché la soglia effettiva da cui scattano i vantaggi fiscali non coincide con quella indicata nei comunicati ufficiali.
Il punto è che la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% riguarda sì il secondo scaglione di reddito (tra 28.000 e 50.000 euro), ma non si applica direttamente sulla retribuzione lorda. La tassazione, infatti, si calcola sul reddito imponibile, ossia sul lordo al netto dei contributi previdenziali a carico del lavoratore.
Nel settore privato questi contributi ammontano al 9,19% del lordo, mentre nel pubblico impiego sono pari all’8,80%. Ciò significa che un dipendente con una Ral di 28.000 o 30.000 euro ha un imponibile reale più basso, che ricade ancora nel primo scaglione Irpef, tassato al 23%.
Vediamo qualche esempio: come si vede, solo oltre i 30.800 euro lordi circa (che corrispondono a un imponibile di poco superiore ai 28.000 euro) si entra nel secondo scaglione Irpef e quindi si comincia a beneficiare del taglio fiscale introdotto dalla Legge di Bilancio 2026, seppur con un risparmio minimo. Basti vedere come con un reddito di 32.000 euro lordi, si guadagnino appena 2 euro in più al mese.
| Retribuzione annua lorda | Base imponibile | Risparmio Irpef annuo | Risparmio mensile |
|---|---|---|---|
| 28.000 | 25.428 | 0 | 0 |
| 30.000 | 27.243 | 0 | 0 |
| 32.000 | 29.058 | 21 | 2 |
Quanto devi guadagnare per avere un aumento consistente in busta paga?
Chi guadagna davvero di più con il taglio Irpef
Come si può notare dalla tabella seguente, il beneficio effettivo cresce in maniera molto graduale, diventando appena percepibile solo dopo i 35.000 euro lordi annui. Fino a quella soglia, infatti, il vantaggio mensile si limita a pochi euro, insufficienti per generare un reale aumento del potere d’acquisto.
| Retribuzione annua lorda | Base imponibile | Risparmio Irpef annuo | Risparmio mensile |
|---|---|---|---|
| 34.000 | 30.872 | 58 | 5 |
| 36.000 | 32.687 | 95 | 8 |
| 38.000 | 34.502 | 132 | 11 |
| 40.000 | 36.316 | 166 | 14 |
| 42.000 | 38.131 | 201 | 17 |
| 44.000 | 39.946 | 236 | 20 |
| 46.000 | 41.760 | 271 | 23 |
| 48.000 | 43.575 | 306 | 26 |
| 50.000 | 45.390 | 340 | 28 |
| 55.000 | 50.389 | 440 | 37 |
| 60.000 | 54.666 | 440 | 37 |
| 70.000 | 63.223 | 440 | 37 |
Il risparmio Irpef aumenta progressivamente insieme al reddito imponibile, ma va detto che - specialmente se si guarda all’importo mensile - resta comunque contenuto: un lavoratore con 40.000 euro lordi (circa 36.300 euro imponibili) ottiene un vantaggio di soli 14 euro al mese, che salgono a 28 euro per chi guadagna 50.000 euro.
Il risparmio massimo, pari a 440 euro annui, si raggiunge solo per redditi pari o superiori a 55.000 euro lordi: oltre questa soglia, infatti, il vantaggio si “satura”, cioè non cresce ulteriormente (visto che la parte tassata con l’aliquota del secondo scaglione è sempre la stessa).
E attenzione, perché per chi guadagna sopra 200.000 euro non c’è alcun vantaggio fiscale, visto che la manovra sterilizza l’effetto della minore Irpef dovuta sul secondo scaglione attraverso una minore detrazione da lavoro dipendente, decurtata esattamente di 440 euro annui.
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