Di quanto aumenta lo stipendio a gennaio 2026 rispetto a dicembre 2025. Le tabelle con gli importi

Simone Micocci

24 Novembre 2025 - 18:36

Sai di quanto aumenta lo stipendio da gennaio 2026? Ecco la differenza rispetto a dicembre 2025.

Di quanto aumenta lo stipendio a gennaio 2026 rispetto a dicembre 2025. Le tabelle con gli importi

Gennaio 2026 sarà un mese importante per molti lavoratori: con l’entrata in vigore delle misure previste dalla nuova legge di Bilancio, gli stipendi potranno beneficiare di alcuni aumenti, anche se non tutti immediati. Soltanto una parte degli interventi approvati dal governo avrà infatti un impatto diretto e visibile già nella busta paga di gennaio, mentre altri produrranno effetti solo nel corso dell’anno.

La legge di Bilancio 2026 introduce un pacchetto articolato di misure pensate per sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori: dalla riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% alla detassazione degli aumenti da rinnovi contrattuali (con imposta sostitutiva del 5%), fino alla detassazione degli straordinari, dei notturni e dei festivi tramite imposta sostitutiva del 15% ai bonus dedicati alle madri lavoratrici, confermati e potenziati anche nel 2026.

Si tratta di interventi che avranno un impatto complessivamente positivo, ma con tempi e modalità molto diversi tra loro. L’unico cambiamento effettivamente percepibile già nella busta paga di gennaio sarà quello legato all’Irpef, con un aumento, seppur contenuto, del netto mensile per chi ha un reddito superiore ai 28.000 euro annui.

Tutte le altre misure, pur operative dal 1° gennaio, diventeranno tangibili solo più avanti: gli incentivi ai rinnovi contrattuali quando verranno firmati i nuovi accordi, la detassazione degli straordinari man mano che matureranno le ore aggiuntive e il bonus mamme solo con il pagamento annuale da parte dell’Inps.

A tal proposito, in questa guida analizzeremo quindi come e perché cambia la busta paga di gennaio 2026 rispetto a dicembre 2025, chi potrà notare già da subito un aumento e quali effetti, invece, arriveranno solo nel corso dell’anno per lavoratori dipendenti pubblici e privati.

Come funziona il taglio dell’Irpef e come cambia lo stipendio

Come anticipato, tra le novità più attese della manovra c’è la riduzione della seconda aliquota Irpef, che dal 1° gennaio 2026 passerà dal 35% al 33%.

Si tratta di un intervento che rientra nella strategia dell’esecutivo di ridurre progressivamente la pressione fiscale sui redditi medio-bassi, rafforzando il potere d’acquisto delle famiglie. Il beneficio interesserà in particolare chi ha redditi compresi tra 28.000 e 200.000 euro, visto che si interviene sul secondo scaglione, quello che comprende l’imponibile lordo tra 28.000 e 50.000 euro. Il vantaggio si annulla per redditi complessivi oltre i 200.000 euro, soglia oltre la quale scatta una decurtazione delle detrazioni da lavoro dipendenti tale da annullare il vantaggio generato dal taglio dell’Irpef.

Un punto importante va chiarito: il taglio si applica sull’imponibile fiscale, cioè sul reddito lordo diminuito dei contributi previdenziali a carico del lavoratore (pari al 9,19% nel settore privato e 8,80% nel pubblico). Questo significa che il risparmio effettivo non si calcola sull’intero lordo, ma solo sulla parte che rimane dopo la trattenuta contributiva.

La tabella seguente mostra il risparmio teorico annuo calcolato sulla quota di reddito tassata con la seconda aliquota:

Retribuzione annua lorda Base imponibile Risparmio Irpef annuo Risparmio mensile
28.000 25.428 0 0
30.000 27.243 0 0
32.000 29.058 21 2
34.000 30.872 58 5
36.000 32.687 95 8
38.000 34.502 132 11
40.000 36.316 166 14
42.000 38.131 201 17
44.000 39.946 236 20
46.000 41.760 271 23
48.000 43.575 306 26
50.000 45.390 340 28
55.000 50.389 440 37
60.000 54.666 440 37
70.000 63.223 440 37

Il valore indicato nell’ultima colonna rappresenta la differenza reale tra lo stipendio di dicembre e quello di gennaio 2026, considerando che il resto delle regole fiscali resterà invariato grazie alla conferma del taglio del cuneo contributivo. L’adeguamento entrerà automaticamente in vigore con le buste paga di gennaio, ma non si esclude un leggero ritardo tecnico nel caricamento da parte di alcune aziende o amministrazioni. In tal caso, la differenza maturata verrà comunque riconosciuta tramite arretrati nei mesi successivi.

La detassazione degli aumenti riconosciuti dai rinnovi contrattuali

Tra le misure più rilevanti che hanno trovato posto nella legge di Bilancio 2026 c’è anche la detassazione degli aumenti previsti dai rinnovi contrattuali sottoscritti nel 2025 e nel 2026. L’intervento punta a facilitare la chiusura dei tavoli tra sindacati e associazioni datoriali, consentendo alle aziende di riconoscere aumenti senza subirne per intero l’impatto fiscale e garantendo ai lavoratori un netto più elevato a parità di risorse stanziate.

Nel dettaglio, la manovra introduce, per tutto il 2026, un’imposta sostitutiva del 5% sugli incrementi retributivi corrisposti in attuazione dei rinnovi contrattuali firmati nel 2025 o nel 2026. E attenzione: la misura è riservata esclusivamente ai lavoratori del settore privato con reddito da lavoro dipendente non superiore a 28.000 euro.

L’imposta sostitutiva funziona come una flat tax che sostituisce l’Irpef e le addizionali sulla sola quota di aumento, mentre i contributi previdenziali restano dovuti secondo le regole ordinarie. In pratica, l’incremento non viene tassato con l’aliquota ordinaria del 23%, ma con un’aliquota ridotta del 5%, generando un beneficio netto pari, nella fascia sotto i 28.000 euro, a circa il 18% dell’aumento lordo.

Ecco, a proposito, una tabella che mostra nel dettaglio il risparmio mensile garantito dalla nuova disciplina, tenendo fermo il limite dei 28.000 euro di reddito annuo lordo:

Aumento mensile lordo Tassazione ordinaria (23%) Tassazione agevolata (5%) Risparmio mensile netto
50 11,50 2,50 +9,00
70 16,10 3,50 +12,60
90 20,70 4,50 +16,20
110 25,30 5,50 +19,80
130 29,90 6,50 +23,40
150 34,50 7,50 +27,00
200 46,00 10,00 +36,00

Bonus mamme 2026

Tra le misure che tornano anche nel 2026 c’è il bonus mamme, introdotto lo scorso anno con l’obiettivo di sostenere le lavoratrici con figli e incentivare la permanenza nel mondo del lavoro.

Il Documento programmatico di bilancio 2026 conferma la misura e ne prevede il potenziamento, mantenendo invariati i requisiti principali: spetta quindi alle madri lavoratrici - dipendenti o autonome - con almeno due figli e un reddito annuo non superiore a 40.000 euro. Nel caso delle lavoratrici con due figli il più piccolo non deve aver compiuto i 10 anni di età, mentre per chi ne ha almeno 3 è sufficiente che anche uno solo sia ancora minorenne.

Tuttavia, anche in questo caso, è importante chiarire che non si tratta di un aumento mensile in busta paga. Come accaduto nel 2025, il bonus sarà gestito direttamente dall’Inps e pagato in un’unica soluzione a fine anno, dopo la presentazione della domanda.

Non comparirà quindi nello stipendio di gennaio 2026, né nei mesi successivi: il beneficio - che sale a 60 euro al mese - verrà erogato solo a seguito della verifica dei requisiti da parte dell’Istituto e direttamente sul conto corrente dell’interessata.

Detassazione del trattamento accessorio

Infine, la manovra ha trovato posto anche per una misura molto attesa dai lavoratori: la detassazione delle maggiorazioni legate ai turni notturni o festivi come pure alle indennità di turno. Per il solo anno 2026, queste somme saranno tassate con un’imposta sostitutiva del 15%, molto più bassa rispetto alle aliquote Irpef ordinarie del 23% (primo scaglione) e del 33% (secondo scaglione).

L’agevolazione riguarda esclusivamente i lavoratori dipendenti del settore privato che nel 2025 hanno percepito un reddito da lavoro dipendente non superiore a 40.000 euro, e si applica entro un tetto massimo di 1.500 euro lordi annui.

Il datore di lavoro - in qualità di sostituto d’imposta - applicherà automaticamente la tassazione agevolata, salvo eventuale rinuncia scritta da parte del dipendente.

Di seguito, una tabella che illustra il risparmio ottenibile da un lavoratore con reddito non superiore a 28.000 euro, applicando la nuova imposta sostitutiva del 15%:

Importo lordo annuo agevolato Tassazione ordinaria (23%) Tassazione agevolata (15%) Risparmio annuo netto
100 23 15 +8
200 46 30 +16
300 69 45 +24
400 92 60 +32
500 115 75 +40
600 138 90 +48
700 161 105 +56
800 184 120 +64
900 207 135 +72
1.000 230 150 +80
1.100 253 165 +88
1.200 276 180 +96
1.300 299 195 +104
1.400 322 210 +112
1.500 345 225 +120

Ed ecco invece il vantaggio per un lavoratore con reddito compreso tra 28.000 e 40.000 euro, nel caso in cui l’intero importo degli straordinari ricada nel secondo scaglione d’imposta (aliquota ordinaria 33%):

Importo lordo annuo agevolato Tassazione ordinaria (33%) Tassazione agevolata (15%) Risparmio annuo
100 33 15 +18
200 66 30 +36
300 99 45 +54
400 132 60 +72
500 165 75 +90
600 198 90 +108
700 231 105 +126
800 264 120 +144
900 297 135 +162
1.000 330 150 +180
1.100 363 165 +198
1.200 396 180 +216
1.300 429 195 +234
1.400 462 210 +252
1.500 495 225 +270

Detassazione per dipendenti pubblici

La legge di Bilancio 2026 introduce una misura analoga anche per i dipendenti pubblici non dirigenti, seppur con un ambito più ristretto: le componenti del trattamento accessorio (indennità, maggiorazioni, straordinari e compensi aggiuntivi) saranno tassate al 15% entro un limite massimo di 800 euro lordi annui, a condizione che il reddito da lavoro dipendente non superi i 50.000 euro.

Questa agevolazione non si applica al personale delle Forze armate e di polizia già destinatario di regimi fiscalmente agevolati come il bonus defiscalizzazione entro i 28.000 euro.

Detassazione per il personale sanitario

Per il personale del Servizio sanitario nazionale viene confermata anche per il 2026 la tassazione al 15% sulle prestazioni aggiuntive, sui turni extra e sulle attività straordinarie, già prevista nel biennio 2024-2025. L’agevolazione, inserita nell’articolo 68, comma 5, permette a medici, infermieri e operatori sanitari di trattenere una quota maggiore dei compensi accessori, sostenendo un comparto particolarmente esposto a carichi di lavoro intensi.

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