Buste paga 2026, ecco le tabelle con i nuovi importi netti

Simone Micocci

19 Novembre 2025 - 18:08

Nuove regole per il calcolo del netto in busta paga. Ecco come cambiano gli importi a partire dall’1 gennaio 2026.

Buste paga 2026, ecco le tabelle con i nuovi importi netti

Di quanto aumentano le buste paga nel 2026? Grazie alle novità introdotte dal governo Meloni le regole che portano dallo stipendio lordo al netto si fanno più vantaggiose per il lavoratore.

A parità di stipendio lordo, infatti, il netto si fa più alto grazie a una serie di misure che intervengono sulle imposte dovute sulla retribuzione, riducendole. Questo fa sì che il peso fiscale sulle buste paga si abbassa e di conseguenza entrano più soldi nelle tasche del dipendente.

Nel dettaglio, le ragioni che portano a una variazione delle busta paga nel 2026 sono diverse: la più importante è quella che interessa il taglio dell’aliquota Irpef per i redditi del secondo scaglione, ossia per la parte che supera i 28.000 ma non i 50.000 euro, ma ce ne sono anche altre come quella che interviene sui compensi accessori o sugli aumenti garantiti dai rinnovi di contratto.

Novità che sono semplici da spiegare, mentre è più complicato capire quale impatto effettivamente hanno sullo stipendio. Per questo motivo, di seguito abbiamo realizzato delle tabelle che spiegano nel dettaglio quanto aumenta lo stipendio netto grazie alle novità introdotte, con tutte le cifre a seconda di quella che è la retribuzione lorda di riferimento. Va detto che ovviamente, trattandosi di importi netti, potrebbero essere oggetto di variazione visto che i fattori che incidono sono diversi - dalle addizionali al godimento di eventuali detrazioni per familiari a carico - ma le tabelle seguenti sono comunque importanti perché ci danno un’idea di quanto il governo Meloni è riuscito a incidere sulle retribuzioni.

Quanto si risparmia con il taglio dell’Irpef in busta paga

Come più volte anticipato, con la legge di Bilancio 2026 arriva un nuovo intervento sull’Irpef che punta ad alleggerire la pressione fiscale sulla fascia centrale dei redditi.

L’articolo 2 della manovra modifica, infatti, l’articolo 11 del Tuir, riducendo dal 35% al 33% l’aliquota applicata al secondo scaglione, cioè alla parte di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 euro.

Quindi, la nuova struttura dell’Irpef sarà sempre a tre scaglioni, ma con un’aliquota differente nel secondo: il 23% fino a 28.000 euro, il 33% da 28.000 a 50.000 euro e il 43% oltre questa soglia.

In sostanza, nulla cambia per chi ha redditi bassi, mentre per chi si colloca nella fascia intermedia scatta uno “sconto” di 2 punti, che si traduce in un risparmio proporzionale alla parte di reddito compresa in quello scaglione. La misura si accompagna però a un meccanismo di correzione per i redditi più alti: per chi supera i 200.000 euro l’anno, la legge prevede una riduzione delle detrazioni fiscali di 440 euro, in modo da neutralizzare il vantaggio prodotto dal taglio dell’aliquota.
Attenzione però perché è bene sottolineare che per calcolare quanto spetta bisogna considerare solo la parte di retribuzione soggetta all’Irpef. Non tutto lo stipendio quindi, ma solo l’imponibile: questo si calcola sottraendo dalla retribuzione lorda la parte di contributi a carico del lavoratore, pari al 9,19% nel privato e all’8,80% nel pubblico.

Per maggiore chiarezza su quanto spetta, ecco quindi una tabella che riassume gli importi derivanti dal taglio dell’Irpef:

Retribuzione annua lorda Base imponibile Risparmio Irpef annuo Risparmio mensile
28.000 25.428 0 0
30.000 27.243 0 0
32.000 29.058 21 2
34.000 30.872 58 5
36.000 32.687 95 8
38.000 34.502 132 11
40.000 36.316 166 14
42.000 38.131 201 17
44.000 39.946 236 20
46.000 41.760 271 23
48.000 43.575 306 26
50.000 45.390 340 28
55.000 50.389 440 37
60.000 54.666 440 37
70.000 63.223 440 37

Quanto si risparmia con la detassazione degli aumenti previsti dai rinnovi di contratto

Un’altra novità importante prevista dalla manovra è quella che riconosce per il 2026 un’imposta sostitutiva del 5% sugli incrementi retributivi corrisposti in attuazione di rinnovi contrattuali sottoscritti nel 2025 o nel 2026, riservata esclusivamente ai lavoratori del settore privato con reddito da lavoro dipendente non superiore a 28.000 euro.

L’imposta sostitutiva, una sorta di flat tax quindi, rimpiazza l’Irpef e le addizionali sulla sola quota di aumento, mentre i contributi previdenziali restano dovuti secondo le regole ordinarie. In pratica, invece di tassare l’aumento al 23%, si applica una percentuale del 5%, il che genera un beneficio netto pari, nella parte sotto i 28.000 euro, al 18% dell’aumento.

Ecco, a proposito, una tabella che spiega nel dettaglio quanto spetta a seconda dell’importo dell’aumento, fermo restando l’obbligo per il lavoratore di non superare un reddito annuo lordo di 28.000 euro.

Aumento mensile lordo Tassazione ordinaria (23%) Tassazione agevolata (5%) Risparmio mensile netto
50 11,50 2,50 +9,00
70 16,10 3,50 +12,60
90 20,70 4,50 +16,20
110 25,30 5,50 +19,80
130 29,90 6,50 +23,40
150 34,50 7,50 +27,00
200 46,00 10,00 +36,00

Detassazione degli straordinari

La legge di Bilancio 2026 prevede anche una detassazione per il lavoro straordinario e per le maggiorazioni legate ai turni notturni o festivi, una misura pensata per riconoscere un vantaggio fiscale a chi, nel corso dell’anno, svolge attività aggiuntive rispetto all’orario ordinario.

In pratica, per il solo 2026, questi compensi verranno tassati con un’imposta sostitutiva del 15%, invece che con le normali aliquote Irpef del 23% o del 33%.

Questa agevolazione è riservata ai lavoratori dipendenti del settore privato che nel 2025 hanno avuto un reddito da lavoro dipendente non superiore a 40.000 euro, e riguarda solo una quota massima di 1.500 euro lordi all’anno.

Sarà il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, ad applicare automaticamente la tassazione agevolata fino a quel limite, salvo rinuncia scritta del dipendente.

L’aspetto più importante da capire è che il risparmio fiscale cambia a seconda del reddito complessivo del lavoratore. Chi ha un reddito fino a 28.000 euro si trova nel primo scaglione Irpef, dove l’aliquota ordinaria è del 23%: in questo caso il guadagno è limitato a 8 punti percentuali, perché la tassazione scende dal 23% al 15%.

Diverso il discorso per chi ha un reddito compreso tra 28.000 e 40.000 euro: qui si entra nel secondo scaglione Irpef, dove l’aliquota ordinaria è del 33%, e quindi la differenza con il 15% agevolato sale a 18 punti percentuali. Nella pratica, però, il risparmio più alto si applica solo alla parte degli straordinari o delle indennità che, sommata al resto dello stipendio, cade effettivamente nel secondo scaglione.

A tal proposito, ecco una tabella che spiega quanto spetta, a seconda dell’importo degli straordinari percepiti, grazie alla tassazione agevolata del 15%, a un lavoratore con reddito non superiore a 28.000 euro.

Importo lordo annuo agevolato Tassazione ordinaria (23%) Tassazione agevolata (15%) Risparmio annuo netto
100 23 15 +8
200 46 30 +16
300 69 45 +24
400 92 60 +32
500 115 75 +40
600 138 90 +48
700 161 105 +56
800 184 120 +64
900 207 135 +72
1.000 230 150 +80
1.100 253 165 +88
1.200 276 180 +96
1.300 299 195 +104
1.400 322 210 +112
1.500 345 225 +120

Ecco invece quanto spetta a un lavoratore con reddito superiore a 28.000 euro, ma non a 40.000 euro, nel caso in cui tutti i 1.500 euro di straordinario ricadano nel secondo scaglione d’imposta.

Importo lordo annuo agevolato Tassazione ordinaria (33%) Tassazione agevolata (15%) Risparmio annuo
100 33 15 +18
200 66 30 +36
300 99 45 +54
400 132 60 +72
500 165 75 +90
600 198 90 +108
700 231 105 +126
800 264 120 +144
900 297 135 +162
1.000 330 150 +180
1.100 363 165 +198
1.200 396 180 +216
1.300 429 195 +234
1.400 462 210 +252
1.500 495 225 +270

Viene riconosciuta anche la detassazione per i dipendenti pubblici, ma in tal caso la misura è più limitata: il trattamento economico accessorio - che comprende indennità, maggiorazioni e compensi per straordinari o attività aggiuntive - è assoggettato a un’imposta sostitutiva del 15% entro un tetto massimo di 800 euro lordi annui, a condizione che il reddito complessivo da lavoro dipendente non superi i 50.000 euro. L’agevolazione, introdotta dall’articolo 58 della legge di Bilancio 2026, si applica solo ai lavoratori pubblici non dirigenti e non riguarda il personale delle Forze armate e di polizia che è già destinatario di regimi fiscali agevolati specifici, ossia del bonus defiscalizzazione spettante entro 28.000 euro di reddito.

Infine, anche per il personale del Servizio sanitario nazionale viene confermata per il 2026 la detassazione al 15% delle somme percepite per prestazioni aggiuntive, turni extra e attività straordinarie, già prevista per il biennio 2024-2025. L’agevolazione, contenuta all’articolo 68, comma 5, della legge di Bilancio 2026, consente a medici, infermieri e operatori sanitari di trattenere una quota maggiore dei compensi accessori legati alle esigenze straordinarie di servizio, alleggerendo la pressione fiscale su un settore particolarmente gravato da carichi di lavoro elevati.

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