Il populismo è morto? Flop nei sondaggi in tutto il mondo

Alessandro Cipolla

30 Settembre 2019 - 11:45

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Da Trump a Bolsonaro fino a Johnson e il nostro Salvini: tra sondaggi sfavorevoli, inchieste e risultati in calo alle urne, i populisti che dovevano cambiare il mondo si trovano adesso in difficoltà.

Il populismo è morto? Flop nei sondaggi in tutto il mondo

L’ultimo campanello d’allarme per i populisti è suonato domenica 29 settembre, quando alle elezioni in Austria la destra del Partito delle Libertà è scesa dal 26% del 2017 al 17%, pagando soprattutto lo scandalo riguardante il suo ex leader Heinz-Christian Strache incastrato da una giornalista russa che gli ha proposto dei finanziamenti illeciti spacciandosi per la figlia di un magnate.

Si è trattato del degno finale di una settimana nera per i populisti in tutto il mondo: da Donald Trump a rischio impeachment a Boris Johnson in difficoltà a Londra sulla Brexit, passando poi dal nostro Matteo Salvini in calo nei sondaggi così come il presidente brasiliano Jair Bolsonaro che sta vedendo crollare la propria popolarità.

In mezzo ci sono state poi le manifestazioni in tutti i Continenti nate dall’appello di Greta Thunberg contro il climate change, con la questione ambientale che rappresenta uno dei talloni d’Achille per la destra, Bolsonaro docet.

Tra inchieste e sondaggi allarmanti, l’ultimo in ordine di tempo riguarda Vox dato in calo in vista delle elezioni in Spagna, i populisti di tutto il mondo sembrerebbero essere in crisi dopo la crescita esponenziale fatta registrare negli ultimi anni.

Sondaggi: populisti ovunque in crisi

Quello attuale non sembrerebbe essere di certo il momento migliore per i populisti in tutto il mondo. Partendo dagli affari di casa nostra, Matteo Salvini con la sua mossa di far cadere il governo gialloverde si ritrova adesso dal Viminale all’opposizione.

Gli ultimi sondaggi inoltre sono concordi nell’indicare la Lega in calo, alcuni di questi indicano il Carroccio anche sotto il 30%, rispetto all’exploit fatto registrare alle elezioni europee quando il partito dell’ex ministro è arrivato al 34%.

Se in Francia Marine Le Pen continua a essere forte ma condannata all’opposizione da una legge elettorale che con il doppio turno che la sfavorisce non poco, in Europa gli altri principali partiti di destra non brillano.

In Austria alle recenti elezioni il Partito delle Libertà è sceso di quasi dieci punti percentuali rispetto al 2017, Vox in Spagna lentamente si starebbe ridimensionando in favore dei Popolari e in Olanda il Partito per la Libertà di Geert Wilders alle europee non è riuscito a superare la soglia di sbarramento, così come Alba Dorata alle parlamentari in Grecia.

AfD in Germania viene sempre indicata stabile dai sondaggi oltre il 10%, lontano però da quella crescita ipotizzata che potrebbe portare il partito di destra tedesco a cercare di ambire alla cancelleria.

Periodo negativo anche per Boris Johnson nel Regno Unito: con la sospensione del Parlamento voleva cercare di salvaguardare l’ipotesi di un No Deal per la Brexit, mentre adesso con la riapertura di Westminster per decisione della Corte Suprema il primo ministro appare in difficoltà così come i Conservatori nelle indagini elettorali.

Non se la passa di certo meglio Jair Bolsonaro in Brasile, finito nell’occhio del ciclone per la vicenda Amazzonia e dato in forte calo di popolarità nei sondaggi: in pochi mesi i contrari al suo governo nel paese carioca sarebbero passati dal 28,2% al 53,7%.

La partita delle elezioni negli Stati Uniti

Il vero banco di prova per il fronte populista globale ci sarà però il 3 novembre 2020, quando si terranno le elezioni negli Stati Uniti. Donald Trump cercherà di ottenere un secondo mandato presidenziale, ma adesso rischia di dover affrontare un procedimento per impeachment.

La vicenda è quella della famosa telefonata al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dove il tycoon avrebbe fatto delle pressioni per indagare sul figlio di Joe Biden, suo probabile sfidante dem alle elezioni.

Se ritenuto colpevole, Trump tra le altre cose rischia anche l’interdizione dai pubblici uffici e quindi di non potersi presentare alle elezioni del novembre 2020. Anche se dovesse essere in campo, i sondaggi comunque non sorridono al Presidente.

Pur in rimonta rispetto ai mesi passati, Donald Trump secondo le varie indagini al momento perderebbe in un testa a testa sia contro Joe Biden che Elizabeth Warren, altra forte candidata che sarà in campo alle primarie del Partito Democratico.

Se negli anni scorsi c’è stata una autentica onda nera in tutto il globo, adesso questo fronte sembrerebbe essere in difficoltà: dopo essere rimasti fuori dalla governance dell’Unione Europea, nel caso Trump dovesse perdere negli Usa questo potrebbe essere un duro colpo per chi si auspicava la creazione di una sorta di rete capace di indirizzare verso le cause populiste l’andazzo della politica mondiale.

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