Dal 2015 al 2017 Leonardo è stata nel mirino degli hacker che puntavano a ottenere i segreti di un drone militare per la difesa europea

All’inizio del mese di dicembre la polizia italiana ha dato notizia di un cyber attacco effettuato ai danni di Leonardo, tra i principali operatori mondiali nel settore militare e aerospaziale. L’indagine era partita nel 2017, quando il gruppo aveva informato le autorità di un’emorragia da 10 gigabyte di informazioni classificate. L’attacco era iniziato due anni prima, nel 2015.
Adesso un avviso di garanzia, preso in visione da Reuters, rivela l’oggetto di quei dati: il più grande progetto europeo di aereo da combattimento senza pilota.
Cyber attacco a Leonardo, a cosa miravano gli hacker
L’avviso di garanzia, afferma l’agenzia di stampa, non dice se l’hacker lavorava indipendentemente o per conto di altri. Si parla però per la prima volta dell’obiettivo dell’attacco.
Uno dei computer hackerati nel corso dell’attacco del 2017 apparteneva a un tecnico al lavoro su nEUROn, velivolo militare sperimentale realizzato a partire dal 2012 all’interno di un programma europeo guidato dalla francese Dassault.
Altri computer appartenevano invece a impiegati che lavoravano alla produzione di velivoli in uso dalla Gdf e dalla Guardia costiera italiana come gli Alenia C-27J Spartan.
La sicurezza informatica è un aspetto essenziale del business di Leonardo, che offre a sua volta servizi di cybersecurity.
Le ragioni dell’attacco a Leonardo
Lo scorso 5 dicembre la Procura ha comunicato l’arresto di due uomini, Arturo D’Elia e Antonio Rossi, che avevano entrambi lavorato nella società. Il primo avrebbe installato il malware su 90 computer, 33 dei quali siti nella sede di Pomigliano D’Arco. Il secondo, invece, avrebbe cercato di insabbiare l’indagine.
Secondo il gip, la ragione dell’attacco informatico potrebbe avere diverse cause, che includono “l’uso dei dati per scopi industriali e commerciali, attività di ricatto e spionaggio industriale, o la semplice intenzione di danneggiare l’immagine della compagnia dimostrando la sua vulnerabilità organizzativa e di IT”.
Subito dopo la diffusione della notizia, Leonardo aveva precisato di essere parte lesa e che “i dati classificati, ossia strategici, sono trattati in aree segregate e quindi prive di connettività e comunque non presenti nel sito di Pomigliano”.
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