L’Italia avanza o no nella spesa dei fondi del PNRR? A che punto siamo e perché spendere i 110 miliardi di euro che mancano potrebbe essere davvero una sfida.
L’ultimo dato sul PNRR italiano parla di un avanzamento di spesa del 40% dei 194,4 miliardi di euro totali che spettano al nostro Paese dall’Ue (finora erogati 122,22 miliardi di euro).
Il numero, emerso dal dossier del Servizio studi della Camera al 31 maggio 2025, è in miglioramento rispetto al 33% dichiarato dalla Corte dei Conti alla fine del 2024. Si tratta, in sostanza, di 79 miliardi di euro spesi in totale in un conteggio fatto al 31 maggio 2025, in confronto ai 64 miliardi di euro quantificati a fine anno 2024 dalla Corte dei Conti.
L’Italia, quindi, avanza nello spendere le ingenti risorse in arrivo da Bruxelles e con le quali cambiare e rinnovare il Paese. Tuttavia, i numeri hanno anche un’altra faccia, quella di quanto finora non è stato speso: circa 115 miliardi di euro spettanti all’Italia rimangono sulla carta e da spendere. In pratica, la nostra nazione non è ancora riuscita a liquidare la metà delle risorse.
Il PNRR scade nel 2026 e il ministro degli Affari europei, le Politiche di coesione e per il PNRR Tommaso Foti ha più volte, anche di recente, sollecitato chi di dovere nel terminare i progetti già avviati con maggiore slancio e convinzione.
PNRR, l’Italia riuscirà a spendere tutti i soldi?
Mentre il Governo esulta per i traguardi finora raggiunti nella cornice del PNRR, alcuni conti potrebbero non tornare. Se, infatti, è vero che da fine dicembre a maggio 2025 sono aumentati i soldi spesi arrivando a 79 miliardi di euro, l’altra faccia della medaglia è che in 18 mesi che mancano alla fine del Piano, il nostro Paese dovrebbe spendere oltre 110 miliardi di euro.
I dubbi sulla riuscita sono molti e le parole pronunciate negli ultimi mesi dal ministro Foti sono state chiare al riguardo: “Sto cercando di capire cos’è che non funziona e cosa crea l’imbuto” e ancora “I progetti sono avviati: bisogna avere la determinazione per concludere. Alcuni progetti Pnrr non sono mai stati avviati: è meglio che chi ne è destinatario ci rinunci per utilizzare al meglio quelle risorse”.
L’Ufficio parlamentare di bilancio, organismo indipendente che vigila sui conti pubblici, ha specificato nel dossier di giugno 2025 che esiste il “significativo” rischio di “non realizzare interamente la spesa entro il termine del 2026”.
Perché queste falle? La risposta più immediata è quella che addita la cronica e strutturale incapacità del nostro Paese di spendere le risorse europee, a causa di eccessive lungaggini burocratiche e incompetenze tecniche e amministrative.
Inoltre, il sistema centrale di monitoraggio - la piattaforma ReGIS - presenta dati incompleti o errati e è stata criticata da più parti. La sua lentezza o inefficienza blocca l’erogazione delle anticipazioni, costringendo spesso i comuni ad anticipare i costi di tasca propria
Senza dimenticare che il PNRR è già stato modificato almeno quattro volte, rimodulando misure e riducendo o posticipando le scadenze. Ciò ha contribuito a rallentare la fase attuativa e generato incertezza sugli obiettivi.
Se, per esempio, i canali relativi a incentivi alle imprese e crediti d’imposta hanno avuto maggiore successo nell’accelerare la spesa e le procedura a essa collegata, lo stesso non può dirsi per la realizzazione di opere e investimenti.
I settori maggiormente in ritardo sono Transizione ecologica, Sanità e assistenza territoriale, Inclusione sociale, Pubblica amministrazione e digitalizzazione.
Dinanzi alla difficoltà di spesa dei fondi erogati e in vista della scadenza al 2026 del piano straordinario di finanziamento di Bruxelles, le opzioni per l’Italia sono diverse: rinunciare ad alcuni fondi presi in prestito; definanziare le misure e le opere che restano più indietro; cambiare rotta ai fondi non utilizzati e versarli in altre tipologie di investimenti comunitari.
Intanto, la macchina burocratica va avanti. Il primo luglio 2025 la Commissione europea ha dato il via libera alla valutazione preliminare sulla richiesta di pagamento della settima rata avanzata dall’Italia a dicembre 2024. Inoltre, il 30 giugno 2025 è stata inoltrata alla Commissione europea la richiesta di esborso dell’ottava rata.
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