L’Unione europea valuta di sequestrare i beni russi congelati, ma sarebbe illegale. Ecco cosa c’è da sapere.
L’invasione dell’Ucraina è costata innumerevoli sanzioni alla Russia, oltre al congelamento di numerosi beni russi. Una pratica, attuata tanto dall’Unione europea quanto dagli Stati Uniti, che in questi anni ha sollevato parecchie discussioni sulla legittimità. Come se non bastasse, l’Ue sta ragionando sull’ipotesi di sequestrare a tutti gli effetti questi beni, usufruendone per supportare l’Ucraina, riducendo così l’onere per le casse nazionali. Il sequestro dei beni russi è però illegale, se non eseguito rispettando la complessa normativa internazionale.
Se vi si procedesse illegittimamente, i Paesi dovrebbero restituire parecchio alla Russia, oltre ai beni in questione anche interessi maturati e risarcimenti per i danni subiti. L’opinione pubblica è molto preoccupata per il problema, ma bisogna confidare che le istituzioni agiscano nel perimetro della legalità. I cittadini, tuttavia, sono comprensibilmente dubbiosi a causa delle continue polemiche e hanno diritto a saperne di più. Vediamo le informazioni più importanti.
Differenza tra congelamento e sequestro dei beni russi
Nella vita quotidiana è facile usare questi termini come sinonimi, ma sequestro e congelamento dei beni non sono affatto la stessa cosa, anche se direttamente collegati tra loro. Allo stato attuale, i beni russi in territorio comunitario sono soltanto congelati. Il congelamento è uno strumento essenzialmente di tipo economico, che serve a impedire l’utilizzo dei beni interessati. I beni russi congelati restano infatti di proprietà dei legittimi titolari, gli oligarchi russi per lo più, che però non possono farne uso. In realtà, nessun soggetto può operare con un bene congelato (nemmeno gli istituti di credito per esempio) e questi beni non possono essere messi all’asta o assegnati ad altri. In questo contesto, il congelamento è una sanzione economica, nello specifico adottata a seguito dell’invasione dell’Ucraina.
Il congelamento dei beni è lecito, perché previsto dalla normativa comunitaria e nazionale, nell’ambito del contrasto al riciclaggio di attività illecite e dell’attività di Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale. Quest’ultima ipotesi è proprio quella che riguarda il congelamento dei beni russi attuato dall’Italia, attraverso l’apposito Comitato di sicurezza finanziaria del ministero dell’Economia e delle Finanze.
Non c’è quindi alcun dubbio sulla legittimità del congelamento dei beni operato in Italia e in generale dall’Unione europea. Parlare di sequestro, però, richiede maggiore tutela. Il sequestro, che in questa ipotesi deve necessariamente essere disposto da un decreto governativo o un regolamento della Commissione europea, è un provvedimento che consente di sottrarre il bene temporaneamente e può essere seguito dalla confisca, che è irreversibile. La confisca permetterebbe quindi all’Ue e agli Stati membri di appropriarsi dei beni, utilizzandoli nello specifico per il sostegno dell’Ucraina.
Il sequestro dei beni russi è illegale?
Alla luce di quanto detto, il sequestro dei beni russi e a maggior ragione la confisca sono illegali se non vi è un provvedimento idoneo, che non può arrivare da un giudice nazionale. Il sequestro e le confisca, inoltre, possono essere disposti soltanto come forma di contromisura rispetto a una violazione del diritto internazionale, se lo Stato accusato non si impegna a rimediare. Le contromisure, peraltro, devono essere temporanee e reversibili.
Di conseguenza, l’ipotesi di confiscare i beni russi è da scartare per il momento, anche se potrebbe essere ottenuta in seguito. I governi dell’Ue stanno dedicando grande attenzione al problema, non soltanto per rispettare il diritto internazionale ma anche per non creare un precedente allarmante a livello finanziario. Al momento, gli Stati europei hanno in parte sequestrato gli interessi dei beni congelati. Una contromisura legittima secondo i giuristi, dato che la perdita di profitti è reversibile.
Quanto dovrebbe restituire l’Italia
Attualmente, l’Unione europea ha congelato 210 miliardi di euro di beni russi, di cui più di 2,3 miliardi di euro in Italia. Se il congelamento fosse illegittimo l’Italia dovrebbe restituire ben più alla Russia, includendo tutti gli interessi sequestrati dall’invasione dell’Ucraina. Al momento, l’Ue ha usato 45,7 miliardi di euro per l’assistenza anticipata all’Ucraina, prendendo in prestito i futuri interessi attivi. La legge, però, consente di utilizzare gli utili per le spese di gestione e mantenimento del bene, affidandosi per il resto alle casse statali (con diritto al rimborso da parte dei proprietari). Il problema principale riguarda piuttosto l’eventuale mancata proroga del congelamento, che costringerebbe l’Italia (e tutta l’Ue) a fare a meno anche degli interessi. Cambiano le conseguenze in caso di sequestro e confisca illegali, che costerebbero ai colpevoli ben più del valore dei beni.
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