Borse e mercati: i fatti e le notizie più importanti del 2015

Livio Spadaro

24 Dicembre 2015 - 15:39

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Il 2015 è stato un anno di grandi cambiamenti finanziari ed economici. Ecco tutti gli eventi economico-finanziari che hanno caratterizzato l’anno che si sta concludendo.

Borse e mercati: i fatti e le notizie più importanti del 2015

Il 2015 è stato un anno caratterizzato da forti turbolenze nei mercati finanziari. L’anno che si appresta a concludersi ha registrato svariati eventi, per larga parte negativi, che hanno inficiato sull’andamento dei mercati.

Quest’anno sono state adottate misure straordinarie di politica economica che non si vedevano da anni in molti Paesi o, come nel caso dell’Eurozona, mai viste nella Storia. Ecco un riassunto di tutti gli eventi economici e finanziari che hanno caratterizzato l’andamento dei mercati nel 2015.

Inizio 2015: mercati sorpresi da abbandono del floor Euro-Franco Svizzero

Il 2015 è stato un anno molto tribolato sotto vari aspetti economici e finanziari. Quest’anno verrà ricordato per i molti eventi che si sono verificati e che probabilmente incideranno anche sull’andamento futuro dell’economia globale.

Quest’anno si è aperto con l’inaspettata decisione della banca centrale svizzera (SNB) la quale, il 15 Gennaio, ha abbandonato il floor del cambio Euro-Franco svizzero fermo al livello di 1,20 dal 2011.

La SNB decise di tagliare i tassi di deposito di 50 punti base portandoli dal -0,25% al -0,75%. La decisione a sorpresa dell’istituto centrale elvetico ha gettato nel caos la Borsa locale che ha accusato una perdita totale di $100 miliardi e subendo un crollo che non si vedeva dal 1998.

La manovra della SNB è stata operata per cercare di mettere un freno all’apprezzamento del franco svizzero in previsione del lancio del Quantitative Easing (QE) voluto dal presidente della BCE Mario Draghi.

22 Gennaio: mercati in rally dopo l’annuncio del Quantitative Easing della BCE

QE che è arrivato infatti poco tempo dopo, il 22 Gennaio il presidente Draghi annuncia la messa in atto dell’imponente manovra economica da parte della BCE.

Il Quantitative Easing messo in campo dalla BCE prevede l’acquisto di circa €1000 miliardi di bond statali di medio-lungo periodo, acquisto che è stato suddiviso in tranche da €60 miliardi mensili.

La manovra ha lo scopo di aumentare la moneta in circolazione per fare in modo di stimolare la stagnante economia dell’Eurozona.

La manovra quantitativa della BCE vedrà la messa in opera effettivamente da Marzo con l’intenzione di mantenerla in atto fino a Settembre 2016. Dal giorno dell’annuncio del Quantitative Easing, le Borse europee registrano un rally che durerà fino a Marzo-Aprile.

Dal grafico sottostante è possibile vedere il notevole rialzo osservato dai maggiori indici europei (Ftse Mib, Ibex, Cac 40, Dax ed Euro Stoxx 50) in seguito all’annuncio del QE.

Aprile-Luglio: la crisi greca mette in seria difficoltà l’andamento dei mercati

Il rally durerà fino a a Marzo-Aprile in coincidenza con l’arrivo di nubi nere sul futuro dell’Eurozona. Le Borse europee, inebriate dall’effetto Draghi, non avevano fatto caso a quanto stava succedendo in Grecia.

Il 26 Gennaio infatti, Alexis Tsipras, leader del partito Coalizione della Sinistra Radicale meglio noto con l’acronimo Syriza, stava giurando come primo ministro greco. Il partito di Tsipras è noto per le politiche euro-scettiche ed anti-asuterity che sono state il motore della vittoria politica.

I greci, insoddisfatti dall’eccessiva sudditanza mostrata dal Governo di Antonis Samaras, decidono di voltare pagina e votano a larga maggioranza il partito di Tsipras.

Il primo ministro ellenico, per scongiurare l’imminente default del suo Paese, si ritroverà a dover affrontare una lunghissima e sfiancante trattativa con i creditori dell’Eurozona ed il Fondo Monetario Internazionale.

Dopo un braccio di ferro durato mesi, nel quale si sono aperti scenari di possibile uscita della Grecia dall’Euro (noto come Grexit) a causa del referendum promosso dal governo Tsipras.

L’uscita di scena del ministro delle finanze ellenico Yanis Varoufakis riavvicinò le parti in causa e, nel mese di Luglio, viene trovato l’accordo tra le parti.

Durante i mesi di trattative, i mercati sono vittima di forte volatilità e di una diminuzione di volumi scaturiti dalla maggiore avversione al rischio degli investitori che avevano dirottato i propri fondi su Paesi più sicuri come ad esempio gli Stati Uniti.

La fine delle trattative con la Grecia, dalle quali il Paese ellenico ne uscirà sconfitto, sembrano dare respiro ai mercati europei che per circa un mese riescono a mantenere un certo equilibrio.

Agosto: l’economia cinese rallenta, il 24 è il giorno più nero delle Borse mondiali

Equilibrio che verrà spezzato dall’arrivo di una nuova crisi, questa volta proveniente dall’estremo oriente. Durante il mese di Giugno, in piena fase di trattative Grecia, il mondo sembrava non essersi accorto delle difficoltà della Cina. In sole tre settimane, l’indice cinese che era ormai da tempo in bolla speculativa, perse il 32%.

Un tale calo corrisponde a $2.500 miliardi bruciati, pari a 11 volte il PIL della Grecia e a 6 volte il debito ellenico.

Ad Agosto le proiezioni macroeconimiche cinesi hanno evidenziato un notevole rallentamento dell’economia del gigante asiatico. Si teme infatti che la Cina non riesca a raggiungere il target di crescita del PIL del 7% e aumenta la paura generata dall’eccessivo prudenzialismo delle autorità di Pechino che si limitano a svalutare lo Yuan nell’arco di tre giorni.

I giorni di fuoco si vedranno tra il 18 e il 25 Agosto, periodo in cui la Borsa di Shanghai precipita senza freni, aumentando le paure sul rallentamento dell’economia cinese che potrebbe dare un contraccolpo notevole all’economia globale e dei Paesi emergenti.

Il 24 Agosto si verifica il giorno più nero di quest’anno delle Borse mondiali. Dopo che l’indice composite di Shangai chiude in ribasso del -9%, seguito da tutti i listini asiatici, si verifica un sell-off senza precedenti sui mercati globali: il Ftse Mib italiano perde il 6%, il Dax quasi il 5%, il Cac 40 il 5,3%, Londra il 4,7% e Wall Street mediamente lascerà sul campo il -3,7%.

Un crollo del genere non si vedeva dal 2011 anno di piena crisi per i mercati europei. Le successive misure messe in atto dal governo di Pechino per riequilibrare la fine dalla bolla speculativa sortiscono i loro effetti e lentamente si torna ad un nuovo periodo di normalità.

Settembre-Dicembre: focus dei mercati si sposta su BCE e Federal Reserve

Normalità caratterizzata però sempre da una forte volatilità: infatti da Settembre a Dicembre, il focus dei mercati sarà dirottato esclusivamente sulle decisioni di politica monetaria che alcune banche centrali mondiali si apprestano ad annunciare. Nel particolare, l’attenzione è proiettata sulle decisioni di politica economica della BCE e della Federal Reserve.

Gli investitori infatti si aspettano che le banche centrali di Eurozona e Stati Uniti modifichino le politiche monetarie attualmente in atto. Previsioni che si riveleranno corrette: la BCE taglierà i tassi di deposito, aumenterà la tipologia di bond acquistati tramite il QE ed estenderà la durata di quest’ultimo.

La Federal Reserve invece, nella riunione di metà Dicembre, attuerà la tanto attesa stretta sull’economia americana tramite il rialzo dei tassi di interesse che non avveniva da 10 anni e che pone fine ad un lungo periodo di politica monetaria espansiva.

La Fed alza i tassi USA dello 0,25%, con l’intenzione di aumentare tali tassi con una cadenza trimestrale nel prossimo trimestre, alzandoli dello 0,25% di volta in volta sempre tenendo però conto del raggiungimento degli obiettivi macroeconomici prefissati.

L’aspetto semi-dovish del discorso tenuto dal presidente della Fed, Janet Yellen, dopo la decisione di innalzamento dei tassi di interesse ha fatto in modo di non far rivalutare eccessivamente il Dollaro ed ha aumentato la volatilità sui mercati che, probabilmente, rimarranno sospesi nell’arco del 2016 per vedere gli effetti dei rialzi dei tassi sull’economia americana.

2015: l’annus horribilis di petrolio e materie prime

Il taglio o il rialzo dei tassi di interesse, con conseguente modifica della politica monetaria vigente, è stato un must del 2015 visto che anche altre banche centrali si sono adoperate per equilibrare la propria economia in vista della stretta USA. Solo quest’anno infatti si è potuto assistere a:

  • Taglio dei tassi in Australia (2 volte).
  • Taglio dei tassi in Nuova Zelanda (4 volte).
  • Taglio dei tassi in Norvegia (minimi storici).
  • Aumento della politica monetaria espansiva in Giappone.
  • Taglio dei tassi in Cina.
  • Taglio dei tassi in Russia.
  • Taglio dei tassi in Canada.
  • Rinvio del rialzo dei tassi nel Regno Unito.

L’aumento della politica monetaria espansiva di molte delle nazioni sopra citate è dovuto in larga parte al crollo dei prezzi del petrolio e delle materie prime. La diminuita domanda di questi beni proveniente per lo più dalla Cina che è l’importatore numero 1 al mondo ha fatto in modo di far scivolare i prezzi delle commodity.

In aggiunta alla diminuita domanda, il surplus dell’offerta ha spinto a ribasso i prezzi delle commodity ed in particolare del petrolio. Il netto calo dei prezzi del greggio che nell’arco dell’anno si sono quasi dimezzati, ha messo in seria difficoltà le economie di alcuni Paesi.

Il braccio di ferro iniziato dai Paesi dell’Opec, desiderosi di estromettere dal mercato dell’oro nero Paesi rivali quali Canada, Russia e USA, ha fatto in modo che i prezzi del greggio crollassero. I Paesi dell’Opec, per raggiungere il loro obiettivo, hanno aumentato a dismisura l’offerta che insieme alla diminuita domanda ha generato una spirale ribassista sui prezzi del greggio.

Siria e attacchi di Parigi spaventano i mercati

La Russia, per cercare di arrestare la discesa dei prezzi di petrolio che ha portato al quasi default del Paese, cerca di espandere la propria influenza in medio-oriente stringendo un alleanza con il dittatore siriano Bashar Assad. La Siria infatti è ormai terra di guerra civile con due schieramenti contrapposti: l’esercito di Assad e i ribelli fondamentalisti legati all’Isis.

Gli attacchi terroristici di Parigi operati per mano dell’ISIS e nei quali hanno perso la vita 130 persone, hanno riportato l’attenzione sulla spinosa questione siriana.

La Russia e la Francia, dopo gli attentati, iniziano una serie di bombardamenti sul Paese di Assad e nei dintorni per cercare di distruggere le basi principali dello Stato Islamico e per fermare l’afflusso di petrolio di contrabbando operato dai militanti dell’ISIS.

La questione siriana ha aperto accesi dibattiti tra le nazioni che hanno deciso di intervenire, con la Russia che ha puntato il dito contro 40 Paesi, rei di aver aiutato l’ISIS per interessi privati.

L’abbattimento di un jet russo da parte delle forze militari turche, secondo le quali il jet avrebbe violato lo spazio aereo della Turchia, ha inasprito i rapporti tra Turchia e Russia che ha portato ad un ulteriore nervosismo sui mercati finanziari, intimoriti dal possibile scoppio di una guerra.

Ancor oggi le tensioni tra Turchia e Russia non si sono allentate e nel prossimo anno potremmo assistere a sanzioni reciproche da parte dei due Paesi.

2015 anno ricco di M&A, IPO e ristrutturazioni aziendali. Scoppia il caso dieselgate

Il crollo delle altre materie prime, quali rame, oro, argento, palladio, platino e nichel hanno messo in seria difficoltà le economie dei Paesi esportatori e di alcune grandi aziende mondiali.

Glencore ha dovuto annunciare un drastico piano di ristrutturazione societaria a causa delle ingenti perdite che ha dovuto sopportare a causa del calo dei prezzi delle materie prime.

L’Australia è dovuta correre ai ripari per cercare di mettere meno pressione all’economia appesantita dal rallentamento delle esportazioni di materie prime verso la Cina.

Il 2015 è stato un anno contrassegnato anche da eventi finanziari più o meno negativi:

  • Lo scandalo dieselgate della Volkswagen ha preoccupato ulteriormente i mercati, sempre più diffidenti anche per quei titoli considerati sicuri.
  • Aziende di livello mondiale accusano gravi difficoltà economiche e annunciano un drastico taglio dei piani industriali come ad esempio Glencore, Rolls Royce e Unicredit.
  • Le aziende petrolifere rilasciano conti disastrosi a causa del calo del petrolio. Saipem annuncia un aumento di capitale da €3,5 miliardi per riassestare la posizione debitoria della società.

2016 sarà l’anno della volatilità?

Quest’anno come si è potuto vedere, si è assistito a numerosi cambiamenti economici e finanziari che porteranno a delle conseguenze anche negli anni a venire. L’economia globale sta cercando di trovare un nuovo punto di equilibrio e questo ovviamente porta a mettere in campo operazioni straordinarie.

Nel prossimo anno ci si può sicuramente aspettare un aumento della volatilità sui mercati a causa dell’incertezza generatasi riguardo il futuro dell’economia mondiale visto che, al momento, i Paesi che sembrano godere di buona salute economica sono veramente pochi.

Il rallentamento della Cina, la crisi dei mercati emergenti, i prezzi delle commodities ed il riassetto delle politiche economiche dei maggiori Paesi mondiali saranno i driver dei mercati per il prossimo anno con la speranza che, alla fine, il mondo riuscirà a trovare un nuovo equilibrio.

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