Il 2018 è stato un anno di boom per i servizi finanziari guidati dalla tecnologia e per le aziende del settore. A che punto è l’Italia? Una panoramica dell’industria fintech nel nostro paese: numeri, crescita e tendenze.
Tutti gli analisti sono d’accordo: il 2018 è stato un anno boom per il settore FinTech a livello globale, e l’inizio del 2019 fa intravedere una tendenza di crescita che non sembra subire battute d’arresto. Giusto per dare qualche numero, si parla di 1.210 startup Fintech & Insurtech (fonte: Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano) nate dopo il 2013 che hanno ricevuto almeno un milione di dollari di finanziamenti nel periodo 2016-2018, per un totale di 43,7 miliardi di dollari raccolti.
La crescita, rispetto all’ultima rilevazione del 2016, è a doppia cifra sia da un punto di vista numerico (+66%) che per investimenti generati (+70%). A svettare nella raccolta d’investimenti sono gli Usa (13,9 miliardi di dollari), seguiti a quota 13,4 miliardi dalla Cina, sede di quattro delle prime cinque startup al mondo per finanziamenti ricevuti e con il tasso di crescita più elevato (+233%). Gli altri Paesi le cui startup hanno superato il miliardo di dollari di finanziamento sono Regno Unito, con 5,1 miliardi (+163% rispetto a due anni fa), Australia e India, con 1,2 miliardi ciascuna (rispettivamente +227% e +184%).
L’Europa, sebbene ancora distante, ha fatto un vero e proprio balzo in avanti nella prima metà del 2018, con investimenti trainati da importanti deal di M&A, tra cui l’acquisizione di WorldPay da Vantiv per 12,8 miliardi di dollari e quella di iZettle da parte di PayPal per 5,2 miliardi di dollari. La dimensione media del deal in Europa è aumentata dai 23,7 milioni del 2017 ai 60,4 milioni nel 2018, segnale di un mercato che matura.
L’ecosistema startup FinTech italiano
In questo contesto anche in Italia si sta diffondendo l’innovazione dei servizi finanziari: stando a quanto riporta l’edizione 2019 del report Il FinTech in Italia. Numeri, Player e Risorse per scoprirlo (a cura di SpecialistiDelWeb.com in partnership con Fintastico) nel 2018 sono stati raccolti dalle fintech italiane complessivamente circa 198,65 milioni di euro, un importo di 4 volte superiore rispetto al 2017 (fonte: Italiafintech). E per farsi un’idea della grandezza del fenomeno, secondo i dati del Registro delle Imprese, delle 8.900 startup innovative italiane (fonte: Corriere Comunicazioni) a maggio 2017, 235 di queste startup erano categorizzabili come realtà operanti nel Fintech (fonte: PWC).
Cresce dunque l’ecosistema startup Fintech italiano, con 8 startup che hanno superato la soglia del milione di dollari di finanziamenti ricevuti, per 44 milioni di dollari complessivi (contro i 20 del censimento precedente). “Non ci aspettavamo una crescita ancora così importante – ha dichiarato Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano. Inoltre, non solo stiamo assistendo a una sempre maggiore collaborazione tra attori consolidati e startup, ma anche a un sempre più rilevante desiderio di trovare nuovi modelli di business innovativi e integrati”.
Scendendo più nel dettaglio, il 51% delle startup censite offre servizi di banking, una su quattro (23%) di investment service, il 17% si divide fra soluzioni di marketing, big data, security e altri, il 9% propone servizi assicurativi. È proprio l’Insurtech, con le sue 107 startup, a mostrare il tasso di crescita più elevato (+174%). Il 72% dei finanziamenti ricevuti va ai servizi bancari, in particolare startup di lending & financing, di payment e bank account.
Il 24% delle nuove imprese adotta un modello di business collaborativo che mira ad aiutare le banche nella trasformazione digitale o vede gli attori tradizionali come intermediari attraverso cui offrire i propri servizi (8%). La maggior parte delle startup, però, punta a sostituirsi a banche e assicurazioni, ponendosi come concorrente su un numero ristretto di servizi (70%) o addirittura offrendo un pacchetto completo di servizi bancari e assicurativi (6%).
Parlando invece di pagamenti digitali, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano sul mobile payment, rappresentano un mercato che oggi vale globalmente 46 miliardi di euro, ovvero il 21% dei pagamenti digitali “old style” (con carta), ma si stima che nel 2020 il valore sarà più che raddoppiato, visto che raggiungerà quota 100 miliardi.
E per rimanere in Italia, nel 2020 il transato delle nuove forme di pagamento digitale potrebbe valere dai 3,2 ai 6,5 miliardi di euro. Sempre l’Osservatorio evidenzia come anche in Italia il mercato dell’equity crowdfunding sia uno strumento per raccogliere capitali in cui credono sempre più società: nel 2018 sono stati infatti raccolti 36 milioni di euro, +200% rispetto al 2017, contribuendo così a finanziare 114 tra startup, pmi e progetti immobiliari. E anche il governo sembra essersi accorto di questa realtà, visto che nella legge di bilancio 2019 è stata confermata la possibilità per portali di equity crowdfunding di collocare anche le obbligazioni di startup e pmi. La legge di bilancio ha reso lo strumento più attraente, alzando al 40% le deduzioni fiscali per chi investe in startup.
Un italiano su 4 utilizza servizi Fintech
Esaminata l’offerta, cosa succede invece sul versante della domanda? L’Osservatorio, in collaborazione con Nielsen Italia, ha realizzato un’indagine su un panel di 1.515 persone rappresentativo della popolazione attiva su internet: il dato saliente è che nel 2018 11 milioni di italiani (ovvero il 25% della popolazione fra i 18 e i 74 anni) hanno utilizzato almeno un servizio Fintech o Insurtech, con un balzo del 54% rispetto al 2017 (16%).
Il gradimento più elevato va alla possibilità di gestire i sinistri da smartphone (voto medio 9,6 su 10), di attivare assicurazioni istantanee (8,9) e l’accesso a finanziamenti da smartphone o PC (8,9); più tiepido l’entusiasmo per social lending (7,6), crowdfunding e chatbot (entrambi a 7,7). I servizi più utilizzati sono Mobile Payment (16%), servizi per gestire il proprio budget personale o familiare (15%, in crescita di 10 punti percentuali rispetto al 2017) e i servizi per trasferimenti istantanei di denaro tra privati (12%, +8% rispetto al 2017).
Non gridiamo al miracolo, però: se è vero che “il digitale sta rivoluzionando l’ecosistema finanziario italiano, favorendo la nascita di attori innovativi, facendo emergere nuove esigenze della clientela e nuove forme di relazione tra utenti, imprese, istituti finanziari e assicurativi” come affermato da Marco Giorgino, responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, è altrettanto vero che gli italiani continuano a nutrire fiducia negli istituti finanziari, che raccolgono le preferenze del 73% degli utenti per i finanziamenti e del 65% per la gestione del risparmio. Un dato che cambia tra i più giovani, che si affidano maggiormente anche ad altri attori oltre a tradizionali banche e assicurazioni.
“L’ecosistema finanziario – prosegue Giorgino - deve accelerare il processo di trasformazione digitale per non farsi trovare impreparato: è necessario approfittare delle opportunità offerte da nuove tecnologie come la blockchain o le piattaforme di Robo Advisor, per proporre nuovi servizi di valore. Banche e assicurazioni possono rispondere alle sfide della trasformazione digitale mettendo l’innovazione al centro delle strategie e puntando sulla costante collaborazione con altri player”.
FinTech e PMI, un’unione da consolidare
Il tessuto imprenditoriale italiano ha ben capito i vantaggi in termini di operatività dei servizi FinTech. Non è un caso quindi se oltre metà delle PMI italiane (il 55%) interagisce già con gli istituti finanziari tramite un’app per smartphone e il 92% tramite PC.
Anche qui, però, la doccia fredda non tarda ad arrivare, visto che il canale preferito dalle PMI rimane la relazione personale (filiale o consulente) per la richiesta di tutti i prodotti finanziari, dall’anticipo fatture agli strumenti di previsione dei flussi di cassa.
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Anche i metodi di finanziamento alternativi, come minibond, P2P lending, Crowdfunding e soluzioni di Supply Chain Finance sono ancora poco conosciuti alle masse. Molto limitato anche il loro impiego, con solo il 5% del campione che ha usato almeno uno di questi servizi. L’acquisto delle coperture assicurative avviene spesso con modalità tradizionali (nel 50% dei casi non vi è ricorso a dispositivi connessi) e gli strumenti digitali sono impiegati principalmente come supporto alla forza vendita (solo il 15% delle PMI ha comprato una copertura online in totale autonomia), mentre il restante 35% acquista con una modalità solo parzialmente digitale, rivolgendosi a un agente ma con un incontro da remoto o utilizzando documenti digitali.
Tuttavia, la maggioranza delle PMI (80%) dichiara che la propria compagnia assicurativa garantisce la possibilità di gestire digitalmente la verifica della polizza (91%), l’aggiunta di coperture (91%) e la gestione dei sinistri tramite sistemi digitali (81%).
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