Pensioni news: con l’avvicinarsi delle elezioni politiche Lega e 5 Stelle promettono, se al governo, di cancellare la riforma Fornero. Ma economicamente sarebbe fattibile?
Pensioni news: la riforma Fornero anima questo inizio di campagna elettorale, si voterà il prossimo 4 marzo, con la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle che si sono posti come obiettivo programmatico la sua abolizione se mai dovessero andare al governo.
Mentre questo 2018 a livello previdenziale ci ha portato soprattutto cambiamenti per le donne, sia in positivo vedi sconto per le mamme sia in negativo vedi mancata proroga di Opzione Donna, le ultime pensioni news vedono il dibattito politico sempre più incentrato sull’operato della Fornero. Ma cancellare la riforma è una cosa economicamente fattibile?
Pensioni news: tutti contro la Fornero
Con lo scioglimento delle Camere da parte del Presidente Sergio Mattarella, si può dire che sia ufficialmente iniziata la campagna elettorale di queste elezioni politiche 2018 visto che il 4 marzo sarà il giorno in cui gli italiani si recheranno alle urne.
Con una situazione ormai tripolare, senza dimenticare la sinistra di Liberi e Uguali, queste elezioni si annunciano essere più che mai equilibrate tanto che il pareggio elettorale, stando ai sondaggi, al momento sarebbe l’ipotesi più probabile.
Per cercare di piazzare lo sprint decisivo in questa campagna elettorale, i vari partiti quindi dovranno toccare i tasti giusti per convincere gli elettori e soprattutto quella gran fetta che ancora si professa indecisa.
Ecco dunque che le pensioni diventano uno degli argomenti più caldi di questo inizio anno. In particolare, nel mirino c’è quella riforma varata a fine 2011 dall’ex ministro Elsa Fornero che tanto ha fatto discutere anche quando, nelle scorse settimane, si è dovuta imbastire la legge di Bilancio 2018.
Le proposte della Lega e dei 5 Stelle
Dal 1 gennaio infatti ha preso il via il meccanismo di innalzamento dell’età pensionabile: il primo passo è stato l’aumento per le donne ai 66 anni e 7 mesi, come gli uomini, poi dal 2019 tutti andremo in pensione di anzianità a 67 anni.
Questo però sarà soltanto il primo step di aumento collettivo dell’età pensionabile previsto: dal 2021 infatti tutti si potranno ritirare dal mondo del lavoro a 67 anni e 3 mesi, con l’asticella che poi si innalzerà di due mesi ogni due anni.
Tutto questo è stato deciso per adeguare l’età pensionabile all’aspettativa di vita, che in Italia continua a salire. Se comunque l’Istat nei prossimi anni dovesse registrare un’inversione di tendenza, ecco che questo cronoprogramma di aumenti potrebbe subire variazioni.
In autunno quindi è andato in scena l’aspro scontro tra governo e sindacati per rivedere questo meccanismo. Alla fine è stato trovato un compromesso con 15 categorie di lavori gravosi che verranno esclusi dagli innalzamenti, continuando così ad andare in pensione a 66 anni e 7 mesi.
Tutto questo però non basta per alcuni partiti. Matteo Salvini infatti, più volte ha sottolineato come nel programma della Lega Nord al primo posto ci sia la cancellazione della riforma Fornero, tanto da asserire che sarebbe il primo provvedimento di un suo eventuale governo.
Anche nel programma del Movimento 5 Stelle è probabile che venga inserito qualcosa del genere. Luigi Di Maio in più di un’occasione ha ribadito come anche l’obiettivo dei pentastellati sia quello di superare la legge Fornero.
A differenza della Lega però che non ha mai specificato come troverebbe i soldi necessari, Di Maio ha spiegato che tagliando le pensioni d’oro, ovvero quelle sopra i 5.000 euro, si potrebbero risparmiare 12 miliardi l’anno che servirebbero a coprire i costi della cancellazione della riforma Fornero.
Si può eliminare la riforma Fornero?
Viste queste promesse elettorali, sorge spontaneo chiedersi se quindi sia veramente fattibile cancellare la riforma Fornero. La risposta è molto semplice: allo stato delle cose assolutamente no.
Eliminare nella riforma anche soltanto il meccanismo dell’età pensionabile, con tutti quindi che continuerebbero ad andare in pensione a 66 anni e 7 mesi, avrebbe un costo stimato di circa 140 miliardi.
Inizialmente infatti uno stop all’innalzamento potrebbe gravare per 3 miliardi l’anno ma poi, una volta andato a regime, si raggiungerebbero i 16 miliardi. Alla fine quindi il conto sarebbe insostenibile per le balbettanti casse statali.
Il Movimento 5 Stelle propone di coprire i costi tagliando le pensioni sopra i 5.000 euro. Come ha spiegato in un approfondimento il Corriere della Sera, attualmente queste pensioni d’oro sono in Italia 30.000. Una loro abolizione quindi farebbe risparmiare secondo il quotidiano 4 miliardi l’anno e non 12 come ipotizzato da Di Maio.
Anche se fossero giusti i calcoli pentastellati però, questo tesoretto potrebbe servire a coprire i costi soltanto per qualche anno, ma poi si verrebbe a creare un mostruoso buco di bilancio per poter pagare le pensioni.
A quel punto si potrebbero fare soltanto due cose: la prima è tagliare tutte le pensioni, anche del 40%, ma molti così andrebbero poi a percepire un assegno inferiore a quanto versato di contributi; la seconda è aumentare la somma dei contributi versati da ciascun lavoratore visto che sono i soldi liquidi che servono a pagare le pensioni.
Maggiori contributi da versare però andrebbero a significare o salari più bassi oppure maggiori spese per le aziende. In entrambi i casi, si potrebbero creare grandi problematiche soprattutto per quanto riguarda il livello occupazionale.
La Lega Nord invece ancora ci deve far sapere come intenderebbe coprire le spese per l’abolizione della riforma. Salvini ha dichiarato di “voler far piangere la Fornero” ma, senza un adeguato piano economico, a versare le lacrime potrebbero essere di nuovo soltanto gli italiani.
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