Crisi immigrazione: al vertice UE è stata decisa la sospensione per due anni del trattato di Schengen. Quali saranno le conseguenze per l’Italia?
Al Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue tenuto ieri ad Amsterdam è stata decisa la sospensione del trattato di Schengen per due anni. La proposta europea per affrontare la crisi immigrazione, se sarà approvata dalla Commissione Ue, avrà pesanti conseguenze sull’Italia.
Tra i principali argomenti di discussione al centro del vertice Ue la presunta incapacità del governo di Atene nel gestire il flusso di migranti in arrivo. Secondo i dati nelle prime settimane del 2016, 35mila migranti hanno viaggiato dalla Turchia alla Grecia, una cifra venti volte superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Crisi immigrazione: la proposta UE
Il vertice informale dell’Unione Europea tenuto ieri ad Amsterdam si è concluso con la proposta più discussa negli ultimi giorni: il ripristino delle frontiere. Il Consiglio dei ministri dell’Interno ha invitato la Commissione UE a preparare le procedure per l’attivazione dell’articolo 26 del codice Schengen che consente agli Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne.
Al momento sono sei i paesi appartenenti all’area Schengen che hanno in corso i controlli alle frontiere interne: Danimarca, Francia (in seguito agli attacchi terroristici), Germania, Austria, Norvegia e Svezia.
Con l’attivazione dell’articolo 26 questi Stati potranno prorogare i controlli fino a un massimo di due anni. La soluzione proposta permetterebbe quindi, almeno per il momento, di salvare Schengen. “Alla fine di questa giornata di lavoro Schengen è salva, per ora”, ha commentato il ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano,“abbiamo poche settimane per evitare che si dissolva tra gli egoismi nazionali”.
Tuttavia le opinioni dei rappresentanti europei restano divise tra coloro che vogliono introdurre le frontiere e coloro che difendono la libera circolazione. In particolare lo scontro più acceso vede la Grecia sul banco degli imputati.
Germania, Austria e Svezia, sotto il peso del 90% delle richieste di asilo, hanno accusato il governo di Atene di non effettuare i necessari controlli dei migranti in arrivo. “Noi eserciteremo pressione sulla Grecia affinché faccia i suoi compiti”, ha commentato il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maiziere, “Vogliamo mantenere Schengen. Vogliamo soluzioni comuni europee, ma il tempo stringe”.
Non ha tardato ad arrivare la risposta della Grecia.“Carenze e ritardi”, come ha spiegato il ministro alle Politiche migratorie Yoannis Mouzalas, “in molti casi non dipendono da Atene”. “È ora che gli Stati membri attuino pienamente le misure concordate”, avverte il connazionale Dimitris Avramopoulos, commissario UE alle Migrazioni e agli Affari Interni, perché “l’unica soluzione alla crisi dei rifugiati è una risposta europea”.
Sospensione di Schengen: quali saranno le conseguenze per l’Italia?
Nel 2015 sono stati oltre 150 mila i richiedenti asilo che sono sbarcati sulle coste italiane ma la maggior parte ha poi proseguito il viaggio verso la Francia o verso il Nord Europa. È lecito o prematuro domandarsi cosa succederà con il ripristino delle frontiere? L’Italia, uno dei principali luoghi di approdo dei migranti, potrebbe subire pesanti conseguenze dalla chiusura della frontiera austriaca o della rotta balcanica.
Il rischio è che i migranti potrebbero tornare a viaggiare via mare oppure che da Grecia e Croazia potrebbero riversarsi verso i porti di Ancona e Bari. Si stima inoltre che dovremmo accogliere oltre 300 mila persone.
Tuttavia al momento ci sono ancora troppe incognite, in primis il futuro della Libia, e il ministro Alfano avverte:
“A tutti quelli che credono che per l’Italia la soluzione sia chiudere Schengen al di là dei principi generali, dico: ma si rendono conto o no che non possiamo mettere il filo spinato nel mar Mediterraneo e nemmeno nell’Adriatico e il danno economico sarebbe enorme?”
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