Nel Documento Programmatico di bilancio la tabella che indica il contributo che banche e assicurazioni daranno in rapporto al PIL. Il commento di Salvini.
Sono diversi i miliardi di euro che le banche e le assicurazioni dovranno versare per finanziare la legge di bilancio del governo Meloni, e non solo nel 2026.
Lo ’schiaffo’ del governo Meloni al settore bancario e assicurativo è arrivato, ed è tutto scritto nero su bianco nel DPB, Documento Programmatico di Bilancio 2026, che nella giornata di ieri, mercoledì 15 ottobre 2025, è stato inviato alla Commissione europea e al Parlamento italiano.
L’annuncio della stangata del governo Meloni contro banche e assicurazioni nel DPB 2026
Qual è dunque la stangata decisa dal governo Meloni, dopo che per giorni e settimane si è parlato del ritorno di una tassa sugli extraprofitti sotto altre spoglie, partendo dall’idea di una possibile tassa sui buyback delle banche fino a una tassa retroattiva sugli utili del 2023?
Così si legge nel DPB:
“Oltre agli effetti di miglioramento del quadro di finanza pubblica dovuti alla rimodulazione del PNRR, concorrono al finanziamento della manovra, sul versante delle entrate, in particolare, le risorse reperite a carico del settore finanziario e assicurativo e, dal lato della spesa, specifici interventi sugli stanziamenti del bilancio dello Stato. Tali interventi sono volti all’efficientamento della spesa corrente, mentre, relativamente alla spesa in conto capitale, rispondono alla necessità di migliorare la capacità di programmazione delle amministrazioni mediante una rimodulazione delle dotazioni di bilancio che tenga conto dell’andamento gestionale senza pregiudicare la realizzazione dei relativi interventi”.
Tradotto, in parole povere?
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La tabella del DPB 2026 aiuta a capire il conto chiesto ai settori: 11 miliardi in tre anni. I contributi in rapporto al PIL
Il calcolo di quanto il comparto finanziario e assicurativo sarà chiamato a versare si evince dalla tabella che è stata pubblicata all’interno del DPB.
Si tratta di una cifra che in 3 anni dovrebbe arrivare a ben 11 miliardi di euro, se si considera che la copertura della manovra che arriverà dalle banche e dalle assicurazioni, sarà pari nel 2026 a 4,4 miliardi di euro circa, praticamente allo 0,19% del PIL dell’Italia, come si legge nella tabella.
La stessa percentuale in rapporto al PIL sarà versata anche nel 2027, mentre nel 2028 il contributo scenderà allo 0,10% del PIL. La cifra sarà dunque, secondo i calcoli, superiore a 11 miliardi.

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Banche e banchieri, la Lega canta vittoria. La battuta di Matteo Salvini
Il vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e leader della Lega Matteo Salvini che da settimane, in vista della legge di bilancio, ha sfornato attacchi contro le banche con cadenza quasi quotidiana, non poteva non rivendicare la paternità della batosta inflitta ai settori bancario e assicurativo dal governo Meloni, facendo anche una battuta, laddove ha sottolineato che i banchieri saranno felici di dare un contributo.
Salvini ha citato i 5 miliardi di euro circa (sono 4,3,-4,4 miliardi secondo i calcoli) che le banche e le assicurazioni dovranno versare solo nel 2026.
“Ci sono questi doverosi 5 miliardi che le banche metteranno con gioia a disposizione del Paese per aiutare famiglie e imprese in difficoltà. Non è punitivo ”, ha detto il leader della Lega, parlando da Tessera, in provincia di Venezia, così continuando:
“Leggevo oggi che qualcuno parla di Salvini che ce l’ha con le banche, non è vero. Molto banalmente le banche stanno guadagnando decine di miliardi di euro, chiuderanno il 2025 con almeno 50 miliardi di euro di utile e una parte di questi utili sono dovuti anche all’azione del Governo, alla stabilità, alla serietà”.
Dunque? Dunque per Salvini, “che almeno una piccola parte di questi utili da decine di miliardi vengano restituiti ad esempio per la sanità, per assumere medici e infermieri, e per cancellare le cartelle dell’Agenzia delle Entrate che stanno rovinando la vita a milioni di italiani”.
Anche perché, ha aggiunto il leader del Carroccio, “io sono convinto che i banchieri saranno felici di dare questo contributo ”. Sarà.
Fiero del contributo che arriverà dalle banche e assicurazioni italiane anche il deputato della Lega, presidente della commissione Enti gestori e responsabile del dipartimento Economia del Partito, Alberto Bagnai:
“Positivo il contributo straordinario che verrà dato dagli istituti bancari. Crediamo sia giusto che chi, operando in un mercato fortemente concentrato, ha avuto utili record, contribuisca attivamente al Paese e alle iniziative a sostegno dei cittadini. Un’iniziativa concreta, che va nella direzione indicata da sempre dalla Lega: far crescere l’Italia con giustizia e buonsenso, senza penalizzare nessuno ma coinvolgendo maggiormente chi può fare di più”.
Alert FABI al governo Meloni, Sileoni: attenzione a usare la parola tassa
Ieri è arrivato l’attenti di Lando Maria Sileoni, segretario della FABI, il sindacato numero uno dei bancari in Italia, che ha avvertito il governo di fare attenzione all’utilizzo della parola “tassa”.
“Per quanto riguarda l’eventuale contributo delle banche alla prossima manovra sui conti pubblici, attenzione a usare la parola tassa: c’è il rischio di creare un precedente pericoloso e di gettare le condizioni. L’uso di questo termine potrebbe spaventare i mercati e, inevitabilmente, come già accaduto purtroppo in passato”.
Così Sileoni, intervenuto nella trasmissione ReStart su Rai Tre.
“Una tassa aggiuntiva, inoltre, potrebbe essere pagata dai correntisti in termini di aumenti delle commissioni sulle operazioni allo sportello. Un accordo, invece, renderebbe sicuramente tutto più semplice, a patto, però, che oltre alle banche anche altre categorie di imprese, di altri settori economici, penso alle assicurazioni e anche al comparto energetico, siano coinvolti. La democrazia economica a senso unico non ha senso. Non deve essere una tassa, ma nemmeno un prestito. È una questione che va affrontata con un accordo, definendo la finalità di utilizzo delle risorse, per progetti specifici: sono convinto che le banche non faranno mancare il loro apporto”.
Il numero uno della FABI ha consigliato alla politica di farsi sentire di più, non in relazione alla questione degli extraprofitti delle banche, ma per affrontare la questione della “ remunerazione dei conti correnti della clientela che risulta ancora troppo bassa”, che “andrebbe adeguata alla politica monetaria della Banca centrale europea”, quando invece la parola extraprofitti viene utilizzata come “ forma di campagna elettorale, anche in prossimità di altre elezioni regionali ”.
Un vocabolo, tra l’altro, quello degli extraprofitti, che deve essere sempre ricordato non esistere nel dizionario della finanza, e di cui si parla, in relazione alle banche italiane, almeno a partire dall’agosto del 2023, quando il governo Meloni scioccò Piazza Affari annunciando la tassa sugli extraprofitti, minaccia poi rientrata del tutto.
Che qualcosa stesse bollendo nella pentola del governo Meloni è diventato chiaro da un bel po’ di settimane, almeno da quando il governo italiano si è rimesso a caccia di risorse per finanziare la legge di bilancio di turno.
Dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti contro i dividendi ai rumor su una tassa sui buyback, le dichiarazioni contro le banche sono state decisamente martellanti, soprattutto da parte della Lega, che ha presentato ai cittadini italiani i numeri relativi agli utili incassati dalle banche italiane, a suo avviso troppo alti, in diverse occasioni. In una di queste, il ministro Salvini ha fatto anche una gaffe, riferendosi a UniCredit.
Nessun trauma a Piazza Affari per le azioni delle banche italiane. Focus su Intesa SanPaolo, MPS e BPM
Detto questo, oggi nessun trauma per le azioni delle banche italiane che, a Piazza Affari, presentano in alcuni casi anche qualche segno più.
In particolare, le azioni della banca italiana numero uno Intesa SanPaolo segnano un solido rialzo, sulla scia della decisione di avviare la copertura sul titolo con un rating «Outperform» e un target price a 7 euro.
A essere state premiate oggi sono state anche le azioni MPS, sulla scia della nota degli analisti di Jefferies, che hanno presentato diversi scenari per i titoli. Positivo si è confermato in ogni caso lo scenario di base, grazie a quelle sinergie che, secondo gli esperti, la banca senese sarà capace di realizzare attraverso l’integrazione con Mediobanca.
Mentre le azioni UniCredit sono sotto pressione, guadagnano invece i titoli dell’ex preda Banco BPM, che oggi ha annunciato di aver lanciato un’offerta di riacquisto per cassa sulla totalità del proprio prestito obbligazionario emesso nell’ambito dello Euro Medium Term Note Programme da 25 miliardi, con un importo nominale complessivo in circolazione di 500 milioni.
La banca italiana guidata dal CEO Giuseppe Castagna ha precisato che emetterà nuovi titoli senior non- preferred denominati in euro, per un importo nominale indicativo di 500 milioni.
Tra le banche italiane più importanti quotate sul Ftse Mib, solidi i guadagni riportati da BPER e Banca Popolare di Sondrio, spose promesse convolate a nozze.
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