Banche italiane troppo ricche, per Meloni è colpa del M5S. Super utili e dividendi grazie alle loro scelte

Laura Naka Antonelli

22 Ottobre 2025 - 22:37

Super utili e dividendi delle banche italiane grazie al M5S? Mentre i dividendi finiscono sotto attacco, Giorgia Meloni dà la ’colpa’ al M5S.

Banche italiane troppo ricche, per Meloni è colpa del M5S. Super utili e dividendi grazie alle loro scelte

Se le banche italiane hanno collezionato in questi ultimi anni utili e dividendi a livelli record, la colpa - perché evidentemente ci troviamo in una fase politica in cui la pioggia di utili e di cedole degli istituti di credito è qualcosa da aborrire - è del M5S. A dirlo è stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella replica al dibattito sulle sue comunicazioni al Consiglio europeo.

Stavolta a scagliarsi contro i troppi utili che le banche italiane hanno incassato in questi ultimi anni non è stato così il leader della Lega, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha fatto del suo attacco alle banche uno degli slogan del suo partito, nel bel mezzo della stagione non solo della legge di bilancio 2026 ma anche delle elezioni regionali, dunque in piena ed evidente campagna elettorale.

Pioggia di utili e di dividendi dalle banche italiane, per Meloni è “grazie alle scelte del M5S”

E’ stata la stessa Giorgia Meloni ad affrontare il dossier, sebbene in risposta alle accuse arrivate dal Movimento 5 Stelle.

Nel rispondere a Riccardo Ricciardi, deputato del M5S di Giuseppe Conte - partito che ha preso ispirazione proprio dalla tassa sugli extraprofitti delle banche annunciata dal governo Meloni nell’agosto del 2023, (poi affossata del tutto), per fare ancora di più della lotta contro i profitti degli istituti di credito il suo cavallo di battaglia - Giorgia Meloni ha detto chiaro e tondo che “le banche hanno collezionato profitti grazie alle scelte di M5S ”. Ovvero?

Nella replica a Ricciardi, Meloni ha così spiegato, puntando il dito contro il partito:

Non so perché vi appassioni trattare delle materie sulle quali siete più in difficoltà. Dite che dalle banche non sono state prese abbastanza risorse per la legge di bilancio ”.

Ma in che modo, ha continuato la presidente del Consiglio, “ hanno collezionato le banche quei dividendi? ”.

La risposta l’ha data lei stessa:

“Grazie e soprattutto a due provvedimenti: i crediti fiscali del Superbonus e la famosa potenza di fuoco con la quale avete consentito con una garanzia dello Stato italiano che gli istituti di credito rinegoziassero prestiti che avevano già dato alle famiglie, alle imprese”.

Insomma, per Giorgia Meloni, se le banche italiane hanno riportato utili e dividendi ghiotti, è stato “grazie alle scelte del M5s”.

Nel rincarare le dose, la premier ha poi sottolineato: “Chiedo anche di sapere se i 5 miliardi di questa legge di bilancio non sono sufficienti e i 3,6 della precedente legge di bilancio non sono sufficienti, mi dicano quanti soldi quando erano al governo sono stati chiesti agli istituti di credito per aiutare i salari, come abbiamo fatto noi”.

L’accusa del M5S, Ricciardi punta il dito contro il governo Meloni: 165 MLD di utili in tre anni, solo 4 allo Stato

Così aveva attaccato il governo italiano nel pomeriggio di oggi, mercoledì 22 ottobre 2025, il capogruppo M5S alla Camera Riccardo Ricciardi, intervenendo sulle comunicazioni della presidente Meloni in vista del prossimo Consiglio europeo:

“Chi festeggia i tre anni di governo sono le banche che in questi tre anni hanno fatto 165 miliardi di profitto e ne verseranno solo 4 allo Stato non si capisce bene come. Chi non festeggia sono le piccole imprese con meno di venti dipendenti, il 98% delle imprese italiane, che hanno visto restringersi il credito bancario di 6 miliardi nell’ultimo anno e che hanno chiaro quante tasse devono pagare. Chi festeggia sono le grandi imprese che invece hanno visto aumentare i prestiti ma che non pagano le tasse in Italia bensì nei paradisi fiscali europei in Irlanda, Lussemburgo e Olanda. Chi festeggia sono i produttori di armi che nei prossimi dieci anni incasseranno parte dei 6.800 miliardi del piano RearmEu sottoscritto da Meloni. Chi festeggia sono i fondi finanziari speculativi ai quali il governo dice ai lavoratori di versare il TFR e che parteciperanno al Piano Trump per Gaza - quella Gaza da cui potranno essere rimuosse le macerie materiali, ma quelle morali sono irremovibili. Chi festeggia sono le assicurazioni con cui il governo ha chiesto alle aziende di assicurarsi contro il dissesto idrogeologico. Meloni dice di difendere i valori dell’Occidente, ma lei difende solo gli interessi del capitalismo finanziario che sono ben altra cosa dal libero mercato”.

Le dichiarazioni di Ricciardi e di Meloni sono state rilasciate in un momento che vede le banche italiane sempre più sotto i riflettori, sia per la stagione degli utili inaugurata proprio oggi da UniCredit, - la banca guidata dal CEO Andrea Orcel che si è vista mettere i bastoni tra le ruote in tutti i modi dal governo Meloni - sia in vista di una fase che, secondo lo stesso presidente dell’ABI (Associazione bancaria italiana) Antonio Patuelli, alla fine non è destinata a essere tanto rosea per il settore bancario italiano.

Non solo tassa utili, governo Meloni attacca anche dividendi banche. Alert da Forza Italia

Tutto, a fronte dei continui attacchi e appelli a contribuiti e tasse varie che sono stati lanciati in queste ultime settimane dal governo Meloni, e nello specifico dalla Lega di Salvini, e anche mentre a Piazza Affari è scoppiata oggi una nuova bomba contro il comparto: il rischio di un attacco diretto sia contro gli utili, che contro i dividendi.

Tanto che così, sempre oggi, si è espressa Forza Italia, il partito guidato dal vicepremier, ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, che da settimane sta facendo da scudo agli utili delle banche italiane, sottolineando più volte che parlare di tasse sugli utili del settore è roba da URSS, ergo da Unione sovietica.

Proprio Forza Italia ha commentato così le disposizioni presenti nella bozza della legge di bilancio che vanno ad attaccare anche i dividendi. Così Maurizio Casasco, deputato e Responsabile del Dipartimento Economia del partito:

Forza Italia esprime forte contrarietà alla modifica proposta in materia di tassazione dei dividendi contenuta nell’articolo 18 del disegno di legge di Bilancio 2026” e chiede “l’eliminazione di questa disposizione”.

Così Casasco nel manifestare tutto il suo sconcerto contro quella norma:

L’introduzione di una partecipazione minima del 10% per poter applicare l’esclusione dalla base imponibile del dividendo percepito, non solo comporta un aumento abnorme della tassazione ma genera una doppia tassazione sugli utili con effetto negativo sugli investimenti e la competitività del nostro sistema imprenditoriale. Non si può confondere un regime - quello del dividend exemption introdotto con la riforma IRES del 2003 - volto a garantire la neutralità fiscale lungo le catene partecipative, come una agevolazione e intervenire per fare cassa. Si tratta di un grave arretramento rispetto ai principi di coerenza e stabilità del sistema tributario italiano, consolidati da oltre vent’anni”.

Il timore di Assoholding per la disposizione anti-dividendi nella legge di bilancio 2026

Un alert su quella tassazione è stato lanciato oggi anche da Gaetano De Vito, presidente di Assoholding, che ha fatto notare che “ l’articolo 18 del disegno di legge di Bilancio 2026 introduce una modifica che, se approvata, rischia di alterare profondamente l’assetto della fiscalità d’impresa italiana”.

Praticamente, “la scelta di subordinare il regime di esclusione dei dividendi dalla base imponibile alla detenzione di una partecipazione minima del 10% rappresenta una rottura rispetto ai principi su cui si fonda la nostra architettura tributaria”.

De Vito ha continuato, parlando di “un intervento che, pur apparendo tecnico, avrebbe conseguenze strutturali sull’intero sistema economico”. E questo perché, ha spiegato ancora il numero uno di Assoholding, “ limitare il regime della dividend exemption penalizzerebbe migliaia di realtà imprenditoriali - in particolare le holding di investimento, le società veicolo e le PMI organizzate in gruppi - riducendo la capacità di reinvestire utili, di consolidare la crescita e di sostenere la competitivita’ sui mercati internazionali”.

Non è mancato così l’appello:

“Assoholding condivide la necessità di un sistema fiscale più semplice e coerente, ma ritiene imprescindibile preservare i pilastri che hanno garantito equilibrio negli ultimi vent’anni. Per questo chiediamo al legislatore di rivalutare l’impianto dell’articolo 18 e di mantenere la dividend exemption nella sua formulazione attuale, per non compromettere la capacita’ delle imprese italiane di innovare, investire e generare valore nel lungo periodo”.

Che il governo Meloni stesse preparando un agguato non solo sotto forma di una tassa sugli utili con il varo della manovra 2026 ma anche colpendo i dividendi, i mercati hanno iniziato a sospettarlo già da quando il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti aveva proferito una frase che ha alimentato timori sul futuro delle cedole distribuite dalle banche italiane. Qualche settimana fa, si è parlato poi esplicitamente di una possibile tassa sui buyback degli istituti.

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