Banche italiane, da governo Meloni una tassa sugli utili del 2023? La cifra. Ed è subito sell sulle azioni

Laura Naka Antonelli

14 Ottobre 2025 - 15:51

Azioni banche italiane attaccate dai sell a Piazza Affari dopo le ultime indiscrezioni su una tassa in arrivo dal governo Meloni. Salvini vince contro Tajani?

Banche italiane, da governo Meloni una tassa sugli utili del 2023? La cifra. Ed è subito sell sulle azioni

Banche italiane sotto attacco a Piazza Affari, sulla scia di continue indiscrezioni sul nuovo piano a cui il governo Meloni starebbe lavorando per chiamarle di nuovo all’appello per finanziare la legge di bilancio del 2026.

In queste ultime settimane, si è parlato di diverse ricette che Meloni & Co. avrebbero intenzione di sfornare per far resuscitare quella tassa sugli extraprofitti delle banche annunciata in pompa magna nell’agosto del 2023. Tassa che alla fine non ha visto mai la luce, in quanto sostituita da versioni decisamente più light, che hanno finito con il fare della lotta contro il settore lo slogan non più tanto del governo italiano, quanto dell’opposizione, in primis di quella del M5S e di AVS.

Sarebbe anche (soprattutto?) questo il motivo per cui la Lega di Matteo Salvini ha ripreso in mano il dossier, tornando ad accanirsi più volte contro le banche italiane, in queste ultime settimane, nel chiaro tentativo di rivendicare la paternità di un prelievo che non c’è mai stato, almeno nella sua versione originale, subito affossata.

Banche italiane, Salvini la spunta contro Tajani? Ora la crociata non è contro gli extraprofitti, ma proprio sugli utili

L’accanimento della Lega di Salvini va avanti da un bel po’, a dispetto delle rassicurazioni arrivate in più di una occasione da quello che può essere considerato il paladino ufficiale delle banche del governo Meloni, ovvero il leader di Forza Italia, ministro degli Affari esteri e altro vicepremier Antonio Tajani.

Già qualche mese fa il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (della Lega di Salvini) aveva proferito frasi che avevano acceso la paura di un attacco ai dividendi del settore. Non senza motivo, a quanto pare, visto che quella paura è stata poi in qualche modo confermata da altre indiscrezioni circolate sull’imposizione di una possibile tassa specifica sui buyback.

A presentare lo spettro di una stangata sulle banche italiane, calcolata in 4 miliardi se non più, è stato oggi, martedì 14 ottobre 2025, un articolo de Il Sole 24 Ore che ha fatto notare che l’idea del governo Meloni sarebbe quella non solo di far slittare di nuovo la conversione delle DTA in crediti di imposta, ma di imporre anche un prelievo non più sui noti extraprofitti (che non esistono), ma direttamente sugli utili del 2023: gli stessi che, grazie alla versione più light decisa nell’autunno di due anni fa dall’esecutivo, vennero risparmiati dall’imposta inizialmente minacciata.

Tranvata da più di 4 miliardi di euro VS contro le banche? Non solo DTA, imposta anche sui dividendi

Il Sole 24 Ore ha fatto notare di fatto che, tra il rinvio delle DTA e l’affrancamento delle somme accantonate, “il gettito salirebbe attorno a 3,7 miliardi”, per aumentare a “ ben oltre 4 miliardi se si tiene conto anche dell’imposta sui dividendi ”.

Così inoltre fonti bancarie interpellate dall’agenzia Adnkronos:

“Una delle ipotesi in campo sul quale governo e ABI stanno trattando in queste ore, per il contributo che le banche italiane potrebbero dare alla legge di bilancio, sarebbe quella di tassare gli extraprofitti di 6,2 miliardi di euro calcolati per il 2023 non più al 26%, ma al 27,5%, portando quindi il totale da inserire in manovra da 1,6 miliardi di euro a 1,75 miliardi di euro, ovvero 150 milioni in più. E’ quanto fanno sapere fonti bancarie all’Adnkronos. A questa cifra, andrebbero poi aggiunti altri 1,2 miliardi di euro derivanti dall’applicazione della tassazione sulle rendite finanziarie. Allo studio, aggiungono le fonti, ci sono anche misure sulle DTA e un intervento mirato sulla deducibilità delle perdite, con la quota che verrebbe abbattuta dall’80% al 54%”.

Lo spettro di una somma da pagare, superiore ai 4 miliardi di euro, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, si abbatte sulle azioni delle banche italiane.

In evidenza gli smobilizzi che colpiscono i titoli dei principali istituti di credito italiani quotati sul Ftse Mib di Piazza Affari, ovvero MPS, Mediobanca, UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, BPER, Banca Popolare di Sondrio.

Batosta contro utili 2023, misura aggiuntiva e retroattiva da parte del governo Meloni

Così Equita SIM riassume nella nota di oggi quanto emerso dalle ultime indiscrezioni relative all’arrivo di una tassa da parte del governo Meloni che vada a colpire gli utili incassati nel 2023:

Relativamente all’intervento richiesto al settore bancario per finanziare le misure previste dalla manovra, sembra prendere sempre più corpo l’ipotesi - avanzata ieri - di introdurre una misura aggiuntiva rispetto all’anticipo di liquidità derivante dal rinvio dell’utilizzo delle DTA per il 2026 e il 2027 ”.

In ballo ci sarebbe dunque altro, rispetto al solo rinvio dell’utilizzo delle DTA che era stato contemplato inizialmente dalla stessa girandola di rumor che da settimane circolano sulla batosta in arrivo per il comparto.

In particolare, il governo starebbe valutando di rimodulare la tassazione applicata all’affrancamento della riserva di capitale costituita nel 2023 (pari complessivamente a €6,2 miliardi), riducendo l’aliquota attualmente prevista dal 40% al 27,5% (o al 26%, secondo altre fonti di stampa)” - si legge nella nota della SIM milanese - “Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, per incentivare le banche a utilizzare tale riserva per le distribuzioni, l’affrancamento non avverrebbe su base volontaria, con il governo che avrebbe manifestato l’intenzione di introdurre un’imposizione sui dividendi futuri in caso di mancato affrancamento della riserva ”. Insomma, alla fine lo schiaffo sarebbe anche contro i dividendi.

Tassa su utili banche, i commenti degli analisti di Equita SIM e di Mediobanca

Così, ancora, Equita:

“Attraverso questa misura, l’esecutivo potrebbe recuperare circa €1,7 miliardi aggiuntivi dal settore bancario (inferiore dell’1% rispetto alla capitalizzazione di mercato complessiva del settore, con un impatto sul settore del risparmio gestito di circa lo 0,1% )”.

Equita si è anche espressa dicendo la sua, sottolineando che, “sebbene l’impatto assoluto sia limitato, la notizia è fastidiosa per il settore anche per via della sua natura retroattiva”.

A questo punto, conclude la SIM, “sarà da valutare nelle prossime settimane l’esito delle negoziazioni tra le banche e il governo per capire l’entità dell’impatto definitivo”.

In evidenza anche il commento degli analisti di Mediobanca, che temono una reazione negativa da parte degli investitori, come di fatto sta accadendo.

Se da un lato Piazza Affari potrebbe tollerare infatti un ulteriore rinvio dell’utilizzo delle DTA, “ potremmo assistere a una reazione negativa da parte degli investitori nei confronti di una imposta retroattiva”, dal momento che a essere colpiti sarebbero proprio gli utili del 2023, che erano stati salvati quell’anno, attraverso l’escamotage del loro accantonamento a riserva (che aveva finito con il rafforzare il settore, più che punirlo).

Nel caso in cui questo spettro si facesse realtà, ha continuato Mediobanca, a livello pratico e aggregato l’impatto sul capitale sarebbe pari a “circa 10-30 punti base”, in sostanza “gestibile”. Il problema è che le conseguenze, secondo la divisione di ricerca di Mediobanca, si dispiegherebbero “ in modo più che proporzionale sul sentiment e sulle valutazioni ”.

Proseguono intanto le vendite sulle azioni delle banche italiane scambiate sul Ftse Mib di Piazza Affari: alle 14.40 circa ora italiana, le azioni di Banco BPM perdono quasi il 3%, BPER arretra del 2,5% circa, Mediobanca fa -2%, Intesa SanPaolo perde l’1,3%, UniCredit cede poco meno dell’1%, MPS-Monte dei Paschi di Siena lascia sul terreno l’1,60%.

L’indice del settore bancario segna un ribasso dell’1,25%. Per ora, di ufficiale c’è quanto comunicato dall’ABI (Associazione bancaria italiana) guidata dal presidente Antonio Patuelli che, dopo essersi riunito nella serata di ieri, lunedì 13 ottobre, ha approvato all’unanimità la relazione del direttore, Marco Elio Rottigni, incaricato degli approfondimenti relativi all’accordo dello scorso anno sull’ulteriore contributo delle banche al Bilancio dello Stato per il rilancio dell’economia.

Il Comitato esecutivo dell’ABI, si legge nella nota, “ha approvato all’unanimità di proseguire in via straordinaria nei contributi poliennali al Bilancio dello Stato, nella stessa logica concordata lo scorso anno, per il rilancio dell’economia e per la solidarietà sociale”.

Detto questo sulle famose “ rendite di posizione ” attaccate nell’estate nel 2023 dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, qualche giorno fa si era espresso lo stesso Patuelli, smentendo chiaramente quella osservazione.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO