4 grandi banche accusate dalle ONG di finanziare la deforestazione in Amazzonia

Ilena D’Errico

13 Dicembre 2025 - 23:23

Le banche contribuiscono a danneggiare i polmoni del pianeta? Ecco cosa sappiamo sulle accuse delle Ong.

4 grandi banche accusate dalle ONG di finanziare la deforestazione in Amazzonia

La deforestazione è un problema che può essere combattuto soltanto con un impegno condiviso. Sforzo che, almeno sulla carta, sembra vedere il coinvolgimento di istituzioni, organizzazioni e aziende, soprattutto per la tutela di territori delicati come l’Amazzonia. Nei fatti, però, da qualche anno le associazioni di settore evidenziano che ci sono molte realtà che remano contro agli obiettivi ambientali, partendo dalle maggiori banche del mondo (peraltro spesso in prima linea proprio nella riduzione dell’impatto ambientale).

Gli interessi economici sono raramente amici della coerenza, talvolta vere e proprie catene contro le intenzioni più nobili. Nulla cambia, comunque, la gravità delle accuse lanciate dalle Ong a 4 grandi banche europee secondo cui gli istituti (che si dichiarano estranei) avrebbero finanziato indirettamente la deforestazione dell’Amazzonia. La questione è molto complessa, perciò vediamo a confronto entrambe le versioni.

Le ONG accusano le banche per la deforestazione dell’Amazzonia

Come anticipato, non è la prima volta in cui alcune banche - non sempre le stesse - vengono criticate per il finanziamento di attività che contribuiscono alla deforestazione dell’Amazzonia. In alcuni casi le accuse vengono confermate, altre volte le spiegazioni degli istituti sono più che convincenti, talvolta in ballo c’è solo l’etica e in altri casi autentici illeciti. Il nuovo caso francese, però, è molto complicato e appena agli inizi di qualsivoglia chiarimento. Le Ong che si sono interessate del fatto, dopo aver scoperto nuove aree deforestate in Amazzonia, sono in particolare Reclaim Finance e Canopée.

Queste ultime, attraverso una vera e propria indagine, hanno evidenziato il possibile coinvolgimento dei gruppi bancari francesi BNP Paribas, Banque Populaire e Caisse d’Epargne (BPCE), Crédit Agricole e Société Générale. Una responsabilità tutt’altro che accertata, ma che pretende comunque l’accensione dei riflettori. Il primo passaggio ha visto le Ong confrontare le nuove aree deforestate dell’Amazzonia mappate dalla rete satellitare MapBiomas con i magazzini delle società Bunge e Cargill, grazie ai registri immobiliari brasiliani.

Da questa analisi è emerso che ci sono ben 273 fattorie su campi disboscati a meno di 50 km dai silos delle aziende. L’ipotesi delle Ong è che si tratti dei fondi di rifornimento delle società, presunte responsabili dirette del disboscamento in quelle zone. Per completezza bisogna aggiungere che Bunge e Cargill sono due società agroalimentari, rispettivamente di fondazione olandese e statunitense, che controllano gran parte della soia e del mais in uscita dal Brasile.

Non si limitano al commercio delle materie prime esportate, ma gestiscono frantumatori, raffinerie e molto altro ancora. Queste aziende insieme ad Archer Daniels Midland, altra grande multinazionale della soia, sono da tempo accusate da Greenpeace per la deforestazione dell’Amazzonia, ma la questione è ancora in fase di accertamento nelle sedi giudiziali. Arriviamo però al ruolo delle banche, che avrebbero - secondo quanto riportato dalle Ong citate - di aver contribuito indirettamente al risultato, finanziando le aziende.

Nel dettaglio, le Ong riportano di transazioni da circa 10 miliardi di dollari tra gennaio 2024 e agosto 2025. Le banche, tuttavia, hanno contestato queste cifre parlando con i media francesi, criticando il lavoro delle Ong per la mancanza di dati e metodologie verificabili. I gruppi bancari, come pure Bunge e Cargill, si sono inoltre detti impegnati per eliminare la deforestazione entro la fine dell’anno. Il problema resta comunque di ampio respiro, perché legato indissolubilmente alle attuali logiche commerciali.

Un report di Stand Earth del 2024, per esempio, aveva evidenziato possibili criticità analoghe contro Citibank, JPMorgan Chase, Itaú Unibanco, Santander e Bank of America, accusati di finanziare società energetiche che distruggono la foresta amazzonica. Alcune di queste, insieme ad altre, compaiono anche nella recente indagine di Global Witness riguardante la deforestazione in Paraguay, in questo caso nel mercato della carne.

Nel complesso, quindi, si rileva ancora una volta come i problemi ambientali richiedano necessariamente approcci condivisi e globali per poter essere risolti. I tasselli da smontare sono tanti e la materia delicata, anche perché l’aspetto economico non può essere del tutto trascurato.

Argomenti

# Banche
# Ong

Iscriviti a Money.it