Partita Iva: perché il regime forfettario non convince?

Federico Migliorini

03/03/2015

09/01/2016 - 11:54

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Il Regime Iva forfettario lascia perplessi sia imprese che professionisti. Il Governo per il momento non interviene aspettando la prossima Legge di Stabilità.

Partita Iva: perché il regime forfettario non convince?

Il nuovo regime forfettario non convince nemmeno le piccole imprese. La determinazione forfettaria del reddito, che esclude la rilevanza fiscale degli oneri sostenuti per l’attività e l’aliquota al 15%, troppo vicina al primo scaglione Irpef, rendono al regime uno scarso appeal. Il rischio è quello di effettivo flop del nuovo regime fiscale, se il Governo non interverrà con misure correttive, che per il momento tardano ad arrivare.

Per il momento l’unica cosa certa è che l’unica misura della Legge di Stabilità pensata con l’obiettivo di semplificare la vita di milioni di piccole imprese e professionisti è il regime forfettario per le partite Iva che per il momento rischia di restare incompiuto, e che viste le tante polemiche, in assenza di ritocchi, si preannuncia una misura destinata ad uno scarsissimo utilizzo.

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Intanto con il D.L. Milleproroghe è stata lanciata qualche misura correttiva, volta a prendere tempo, in quanto, molto probabilmente si aspetterà la prossima Legge di Stabilità per intervenire corposamente a modificare il regime delle imprese e dei professionisti di minori dimensioni.

Gli interventi del Milleproroghe
Diventa definitivo il dietrofront per l’aumento delle aliquote contributive Inps per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata. L’aliquota resterà pari al 27,72% del reddito dichiarato ai fini Irpef. Torna in vigore la possibilità di aderire al regime dei minimi, con imposta sostitutiva al 5%, che potrà essere scelto per tutto il 2015. In questo modo i tecnici di Palazzo Chigi e a quelli dell’Economia potranno continuare a studiare i possibili correttivi anche per tutto l’anno in corso.

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Lo scarso appeal del regime forfettario
A queste condizioni, rischiano di essere davvero in pochi i contribuenti (imprese o esercenti arti o professioni) a voler lasciare gli attuali regimi, per intraprendere la strada del regime forfettario. Oltre ai professionisti, ai quali la soglia massima di ricavi a 15.000 € va stretta, il forfait al 15% sembra non convincere nemmeno le piccole e medie imprese italiane.

Determinare il reddito sulla base di un forfait, senza tenere conto delle spese effettivamente sostenute, appare assai penalizzante per le imprese, che ai fini fiscali, con questo metodo, non potrebbero mai essere in perdita. Insomma, il metodo di calcolo delle imposte è assai semplice, ma in un periodo come questo dover versare imposte senza tener conto dei costi sostenuti non è quello che le imprese si aspettavano per venire in contro alle loro esigenze.

Le imprese che ad oggi hanno adottato il nuovo regime forfettario sono prevalentemente quelle che provengono dal vecchio regime agevolato e che non hanno deciso di passare alla contabilità semplificata. Inoltre, le imprese che avevano già adottato il regime dei minimi nel 2014 non hanno alcun interesse a spostarsi nel nuovo regime, e questo la dice lunga sulla convenienza che ne può derivare.

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