Rottamazione quinquies e taglio Irpef nella Legge di Bilancio, novità e limiti

Patrizia Del Pidio

8 Luglio 2025 - 08:36

Doppio taglio in Legge di Bilancio 2026: Irpef per il ceto medio e rottamazione quinquies. Vediamo cosa bolle in pentola e quali sono i limiti delle proposte.

Rottamazione quinquies e taglio Irpef nella Legge di Bilancio, novità e limiti

Rottamazione quinquies e taglio dell’Irpef nella Legge di Bilancio 2026. Sono questi i primi rumors che cominciano a circolare sulla nuova Manovra di fine anno la cui discussione non è ancora entrata nel periodo più caldo.

Per quel che riguarda la rottamazione delle cartelle esattoriali giunta alla sua quinta edizione, molti sono i contribuenti che attendono la sanatoria per risanare la propria situazione con il Fisco. Al riguardo, però, c’è molta incertezza, anche se il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha affermato di non essere contrario alla sanatoria.

Anche se si discute sulla rottamazione quinquies, appare chiaro che non entrerà in vigore prima della Legge di Bilancio 2026 perché le coperture a disposizione per il 2025 sono esaurite (a dimostrazione della cosa anche il fatto che la decontribuzione per le mamme lavoratrici, che doveva entrare in vigore nel 2025 è stata rimandata al prossimo anno e sostituita da un bonus di 480 euro annuo).

Quando arriva la rottamazione quinquies

La proposta di rottamazione quinquies inizialmente avanzata per essere inserita nella Legge di Bilancio 2025, era stata spostata a inizio anno in un altro disegno di legge. Ma si continua a posticipare l’attuazione di questa misura che consentirebbe ai contribuenti di saldare i debiti iscritti a ruolo tra l’inizio del 2000 e la fine del 2023 in 120 rate con un piano di dilazione decennale.

Il Ddl che contiene la sanatoria, però, è ancora fermo in Senato e, ormai, è poco probabile che passi senza modifiche, se non altro perché le scadenze previste sono abbondantemente superate. Tra le altre cose è assai improbabile anche che sia prevista per tutti, come ha spiegato Leo, infatti, “la rottamazione si può fare, ma non deve essere erga omnes” e "della nuova rottamazione se ne sta parlando a livello di commissione. Vediamo in che misura sarà possibile andare incontro alle esigenze comprensibili di chi si trova ancora in debito con il Fisco ed è in difficoltà. Per coloro che usano in maniera pretestuosa la Rottamazione ci sarà attenzione e sensibilità da parte nostra”.

Sì alla rottamazione, ma non per tutti coloro che hanno debiti. Il viceministro ha chiarito che se non si va a vedere chi si trova effettivamente in difficoltà economica si rischia di avere solo il 50% di pagatori sulle adesioni presentate. Leo ha precisato che è necessario ridurre il numero di chi aderisce alla sanatoria «per evitare che ci sia gente che ha grande disponibilità e usi pretestuosamente questi strumenti che danneggiano lo Stato, perché effettivamente danneggiano anche l’immagine che dobbiamo dare ai contribuenti onesti, perché rottamazione suona male, anche se l’imposta va pagata. Quindi, vediamo di ridurre il numero, vediamo di dare una valorizzazione ragionevole, di tener fuori i recidivi, quelli che fanno queste cose ripetutamente e poi non pagano mai e in qualche modo se ne esce da questa situazione».

Quello che Leo intende è che bisogna limitare l’accesso alla rottamazione per non permettere ai furbetti di utilizzare la domanda di adesione per vedere disinnescate le azioni esecutive del Fisco, senza l’intenzione di pagare effettivamente il debito.

Insieme alla rottamazione il taglio dell’Irpef

Per la nuova Legge di Bilancio c’è già chi parla di doppio taglio, il primo grazie alla rottamazione, il secondo con il taglio strutturale dell’Irpef per il ceto medio che non ha trovato spazio (e risorse) nella Manovra di quest’anno.

Il taglio delle imposte il prossimo anno dovrebbe riguardare chi ha redditi tra 28.000 e 50.000 euro con l’idea di estendere il beneficio a chi ha redditi fino a 60.000 euro. L’aliquota Irpef applicata dovrebbe scendere dall’attuale 35% al 33%.
Nel 2025 l’intervento è saltato perché legato al gettito del concordato preventivo, arrivato troppo tardi per garantire l’inserimento della misura nella Manovra di fine anno. La speranza dei contribuenti è che si proceda con il taglio nella prossima Legge di Bilancio, ma resta una proposta legata alle coperture.

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