Wall Street sale dopo la pubblicazione delle minute Fed: la banca centrale americana conferma tempi più veloci per il rialzo dei tassi da 50 punti base nei prossimi meeting.
Wall Street applaude la Fed e sale mercoledì dopo la pubblicazione delle minute.
L’S&P 500 è salito dello 0,95%, il Dow Jones Industrial Average dello 0,6%. Il Nasdaq è salito dell’1,51%. Positivi anche i future che in mattinata erano scesi in territorio negativo, salvo poi tornare sopra il riferimento.
Wall Street applaude la Fed (per ora)
I verbali della Fed non hanno sorpreso i mercati, ma hanno confermato l’intenzione dell’istituto centrale di contrastare l’accelerazione dell’inflazione, ritenendo «appropriato un orientamento restrittivo della politica monetaria, a seconda dell’evoluzione dell’outlook economico». Questo si traduce nella possibilità di aumenti di mezzo punto del tasso di riferimento nelle prossime due riunioni di giugno e luglio: il FedWatch Tool di Cme Group stima al 96,8% la possibilità di un aumento dei tassi di 50 punti base a giugno e del 90,4% a luglio.
I mercati si stanno riprendendo dai ribassi delle scorse settimane, ma gli investitori non sono molto convinti che il piano aggressivo della Fed per combattere l’inflazione sia la soluzione giusta: il timore è che rendendo più costoso il prestito per individui e imprese le prospettive di crescita economica peggiorino, fino a causare una recessione.
Nella riunione del 3 e 4 maggio, la Fed ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base, portandoli nel range 0,75-1%: è stata la mossa più aggressiva dal 2000. Due aumenti da 50 punti base porterebbero i tassi all’1,75-2%. Tutto questo basterà per ricondurre l’inflazione verso l’obiettivo del 2%?
A breve la prova del nove: nel pomeriggio saranno pubblicati i dati sul Pil del primo trimestre, atteso in calo dell’1,3% dopo la flessione dell’1,4% della lettura precedente. Domani sarà diffuso il dato della spesa per consumi personali (PCE), aumentato dello 0,9% a marzo (su base mensile) e del 6,6% su base annua. I dati mostreranno se l’economia sta effettivamente rallentando.
Wall Street: l’S&P 500 sale (senza slancio)
L’S&P 500 ha terminato gli scambi mercoledì a 3978 puti circa, in rialzo dello 0,95%. Nonostante il risultato positivo, la reazione dell’indice benchmark non ha slancio. Le quotazioni dovranno tornare sopra i 4000 punti per mostrare segnali convincenti di ripresa e superare a 4090 il picco del 17 maggio. Un movimento di questa portata non basterebbe comunque a riportare fiducia negli acquisti: in area 4125 si posiziona il 38,2% di ritracciamento del ribasso partito a marzo. Questo riferimento, derivato dalla successione di Fibonacci, rappresenta il primo ostacolo determinante per la definizione del quadro di medio periodo. Fino a quel momento infatti il rimbalzo andrà considerato un fenomeno correttivo rispetto alla precedente discesa. Indicazioni negative sotto 3880 punti: in quel caso aumenterebbe il rischio di affondo anche sotto i recenti minimi a 3810 punti.
Wall Street, dollaro in ripresa dopo la Fed
Dopo le minute della Fed, il dollaro (DXY) ha frenato la correzione in atto dai top di metà maggio a 105, individuando un supporto in area 101,65 circa. Nel medio termine il trend resta saldamente orientato al rialzo con i prezzi che potrebbero allungarsi anche oltre quota 105, verso livelli di oltre venti anni fa.
«Nel lungo termine tutti i fattori che hanno fornito supporto al biglietto verde saranno ancora presenti», secondo un trader della Silicon Valley Bank.
EUR/USD attualmente si muove sotto 1,07, andando alla deriva verso i supporti a 1,063-1,064. L’euro rischia di indebolirsi sotto questo riferimento, base del canale che contiene il movimento dai minimi di metà maggio, per supporti a 1,054 (target del potenziale testa e spalle ribassista in formazione dal picco del 23 maggio. Discorso diverso, invece, alla rottura della resistenza a 1,07: atteso in quel caso un nuovo test di 1,074 ed eventualmente del lato alto del canale citato a 1,078-1,08.
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